La stitichezza (o stipsi) colpisce circa 13 milioni di italiani: 9 milioni di donne e quasi 4 di uomini.
Lo stile di vita occidentale, causa di stress, caratterizzato da ritmi frenetici, sedentarietà e da una dieta povera di acqua, fibre, probiotici (e talvolta di grassi), contribuisce pesantemente all'insorgenza della stitichezza.
Le errate abitudini di vita non sono tuttavia l'unico fattore di rischio; spesso, all'origine della stipsi vi sono problemi ben più importanti, come, ad esempio, il prolasso della parte terminale dell'intestino.
Ma cos'è esattamente la stitichezza? Quali sono le cause? E i rimedi per combatterla? Scopriamolo.
Cos'è la stitichezza?
La stipsi o stitichezza non è una malattia, ma un sintomo, che può insorgere a causa di svariati errori dietetici, di stile di vita, ma anche di problematiche organiche o funzionali dell'intestino. Altre volte, all'origine della stitichezza vi sono delle malattie che interferiscono solo indirettamente con la funzionalità intestinale (diabete, ipotiroidismo ecc.).
Sintomi della stitichezza
Quando una persona soffre di stitichezza riferisce un ritardo o un insufficienza nell'evacuazione delle feci. Si tratta, comunque, di sensazioni soggettive che variano spesso da persona a persona.
Nel linguaggio medico si parla di stitichezza quando nell'ultimo anno una persona ha sofferto di almeno due dei seguenti sintomi per almeno 12 settimane, non necessariamente consecutive (cioè nel 25% dei casi):
- ridotto numero di evacuazioni settimanali (<2);
- difficoltà e sforzo nell'evacuare;
- presenza di feci dure, caprine o nastriformi;
- sensazione di blocco/ostruzione anorettale;
- aiuto manuale (svuotamento manuale, compressione sulla parete posteriore della vagina).
Chi soffre maggiormente di stitichezza?
Nella popolazione adulta la stipsi colpisce soprattutto gli anziani e le donne (quasi quattro volte più degli uomini).
Nei bambini, la stitichezza è invece più frequente nei maschi (2:1).
Nei neonati e nella prima infanzia, in presenza di evacuazioni molto distanti tra loro, non si può parlare di vera e propria stitichezza. Si tratta infatti di una condizione fisiologica legata all'assorbimento quasi completo delle sostanze nutritive contenute nel latte materno, e alla conseguente scarsa produzione di scorie.
Perché viene la stitichezza? Cause
Se i sintomi della stitichezza sono piuttosto vari, le cause d'origine sono ancor più numerose. Vediamone alcune:
- Patologie ano-rettali (emorroidi, ragadi, rettocele ecc.);
- Malattie nervose;
- Farmaci;
- Patologie funzionali che colpiscono l'intestino (colite, diverticolite ecc.);
In assenza di una malattia specifica, si parla invece di stitichezza cronica idiopatica, che può essere dovuta a:
- Dieta incongrua (insufficienza di fibre e/o acqua, di probiotici, di grassi, globalmente scarsa);
- Patologie secondarie (diabete, celiachia ecc.);
- Sedentarietà (ridotta attività motoria del colon);
- Gravidanza (dislocazione del colon da parte dell'utero, cambiamenti ormonali che rilassano i muscoli del tratto gastrointestinale);
- Sindrome del colon irritabile.
Diagnosi: quando bisogna preoccuparsi per la stitichezza?
Determinare l'esatta causa di origine è il primo passo verso la cura della stitichezza. Solo in questo modo la terapia potrà essere mirata e dare i suoi migliori risultati.
Il paziente dovrebbe rivolgersi al medico quando la stitichezza perdura ormai da diverso tempo e quando insorge improvvisamente o si accompagna ad altri sintomi (dolori addominali, sanguinamento, astenia, famigliarità per il tumore del colon o febbre).
Una diagnosi indicativa può essere eseguita interpretando i sintomi della stitichezza: feci piccole (caprine), lucide, stipsi alternata a diarrea, sensazione di incompleto svuotamento e dolore risolto dalla defecazione sono per esempio sintomi tipici della sindrome del colon irritabile.
Feci sottili o nastriformi accompagnate a sensazione di svuotamento incompleto e dolore durante la defecazione sono invece indice di una patologia ano-rettale (emorroidi, ragadi, rettocele ecc.).
Infine, quando la stitichezza è responsabile di dolore addominale associato ad assenza dello stimolo alla defecazione e ad evacuazione di feci dure e piccole, potrebbe trattarsi di problematiche più importanti, come la stenosi organica (cancro, infiammazione cronica, ischemia cronica, endometriosi, ernie, neoplasie dell'ovaio, dell'utero). E' questo il caso in cui è molto importante rivolgersi al medico.
Una diagnosi corretta non può prescindere da indagini più approfondite. Tra gli esami diagnostici più utilizzati in presenza di stitichezza ricordiamo:
- colonscopia;
- clisma opaco a doppio contrasto (utilizzato soprattutto in caso di stitichezza di recente insorgenza e/o accompagnata a sintomi come febbre, sanguinamento, dolori addominali);
- studio dei tempi di transito intestinale;
- defecografia;
- manometria anorettale.
Stitichezza: cosa fare se si ha il tappo di feci? Come sbloccare l'intestino?
Il trattamento della stitichezza deve prima di tutto finalizzarsi alle cause; ricordiamo che la stipsi di per sé è soltanto un sintomo che può essere espressione di diverse malattie.
Da quanto espresso finora non può esistere un rimedio universale per combattere la stitichezza, e nemmeno terapie così potenti da risolvere in pochi giorni un problema che, spesso, perdura da anni.
Quando all'origine della stitichezza non esiste una patologia specifica, è importante andare ad agire sulla dieta e sullo stile di vita.
Sono assolutamente da evitare, invece, i rimedi "fai da te"; o, peggio ancora, imitare le terapie intraprese da amici o parenti.
L'uso di lassativi può contribuire - in assenza di controindicazioni e su consiglio medico - a risolvere "un'emergenza". Tuttavia, molti prodotti causano assuefazione, con il rischio di peggiorare la stipsi.
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