L'ulcera peptica è una malattia di notevole rilevanza sociale. Dai dati attualmente disponibili risulta che nei Paesi occidentali il 2% della popolazione presenta un'ulcera attiva, mentre il 6-15% ha presentato nel corso della vita manifestazioni cliniche compatibili con la presenza di ulcera gastrica o duodenale. Gli uomini sono colpiti più frequentemente delle donne, con un rapporto di 3:1. La localizzazione duodenale è quella più frequente, tranne che nelle statistiche giapponesi, in cui prevale l'ulcera gastrica. Il 5-15% dei pazienti presenta contemporaneamente ulcera gastrica e duodenale. Negli uomini la comparsa dell'ulcera peptica è rara prima dei 20 anni, ma la sua incidenza cresce nel corso delle decadi successive fino a raggiungere un picco massimo in corrispondenza dei 50 anni. L'insorgenza dell'ulcera nelle donne è poco frequente in età pre-menopausale; ciò suggerisce un possibile ruolo protettivo esercitato dagli ormoni. L'incidenza dell'ulcera peptica, particolarmente di quella duodenale, è andata riducendosi negli ultimi 30 anni, probabilmente in relazione alla scoperta dei fattori che la causano ed alla loro relativa eliminazione.

L'ulcera peptica è una lesione localizzata che interessa la mucosa dell'apparato digerente esposta all'azione del secreto acido dello stomaco. La localizzazione più frequente dell'ulcera è a livello gastrico e duodenale, ma essa può comparire anche nell'esofago, nei casi di reflusso acido o alcalino dallo stomaco all'esofago stesso, nel digiuno, dopo un intervento chirurgico che abbia rimosso la metà inferiore dello stomaco ed il duodeno, nella sindrome di Zollinger-Ellison (un tumore spesso familiare del sistema endocrino, e talora anche nel diverticolo di Mekel (un diverticolo dell'intestino tenue), per la presenza di mucosa gastrica quando, normalmente, questa non dovrebbe esservi.
La secrezione gastrica di acido cloridrico e pepsina svolge un ruolo fondamentale nell'insorgenza dell' ulcera; è dimostrato infatti che l'ulcera peptica non insorge in caso di acloridria (mancanza di secrezione acida). Le mucose gastrica e duodenale, in condizioni normali, sono assai resistenti all'azione del secreto acido-peptico; l'insorgenza dell'ulcera nello stomaco e nel duodeno viene quindi considerata la risultante di uno squilibrio tra i fattori aggressivi per la mucosa (acido e pepsina, sostanze gastrolesive, batteri ecc.) e quelli difensivi (secrezione di muco e bicarbonato, flusso sanguigno della mucosa, ricambio cellulare), che partecipano alla formazione della cosiddetta "barriera mucosa". La mucosa degli altri tratti dell'apparato digerente risulta invece particolarmente sensibile alle secrezioni gastriche; il reflusso acido nella porzione inferiore dell'esofago nei soggetti con incontinenza del cardias (la valvola che separa l'esofago dallo stomaco), od il passaggio di chimo acido nel digiuno in seguito a rimozione chirurgica di una porzione di stomaco e del duodeno, possono infatti indurre l'insorgenza di ulcere peptiche. Tuttavia, queste due ultime forme hanno una incidenza bassissima, perciò, con il termine di ulcera peptica, si indica comunemente la patologia ulcerosa gastro-duodenale, che rappresenta il 98% dell'intera patologia ulcerosa.
Se osserviamo al microscopio ottico una piccola porzione di tessuto che costituisce l'ulcera peptica, possiamo apprezzare una lesione della mucosa e della sottomucosa, quasi sempre solitaria, che si può approfondire nella parete gastrica o duodenale oltre la muscularis mucosae, raggiungendo e spesso superando la tonaca muscolare. Ciò distingue le ulcere dalle semplici erosioni mucose, caratterizzate da rapida e completa risoluzione, perché limitate all'epitelio della mucosa. In alcuni casi, però, l'erosione mucosa, più che una entità distinta, rappresenta un semplice stadio iniziale della comparsa dell'ulcera. L'ulcera gastrica e quella duodenale sono per molti aspetti diverse da l'una dall'altra; vengono perciò illustrate separatamente.
Indagini di laboratorio e strumentali
Il ricorso ad esami di laboratorio e ad indagini strumentali è indispensabile per accertare la diagnosi, formulare la prognosi e guidare la condotta terapeutica delle malattie dello stomaco e del duodeno. Le metodiche più importanti per lo studio delle malattie gastro-duodenali sono:
- l'endoscopia digestiva, con le metodiche ad essa associate (biopsia endoscopica, cromoendoscopia, endoscopia operativa, ecografia endoscopica). è sicuramente l'esame di più frequente utilizzazione, per il fatto che richiede tempi di esecuzione brevi e si serve di una tecnica semplice. Inoltre, in condizioni di emergenza può essere eseguito anche in sala operatoria.
- l'esame radiologico del primo tratto del tubo digerente con pasto radio opaco;
- la valutazione dell'attività secretoria gastrica;
- il dosaggio della gastrinemia.
La ricerca del sangue occulto nelle feci è un esame non specifico ma utile in fase "diagnostica" (screening) iniziale; la positività del test è indice di un piccolo ma costante sanguinamento ematico (stillicidio) nel tubo digerente. Lo stomaco e il duodeno sono tra le sedi più frequenti di sanguinamento.
L'ecografia e la TC dell'addome sono da considerarsi quasi sempre accertamenti di seconda scelta, utili per definire la natura di nuove formazioni che determinano compressione dall'esterno sullo stomaco e sul duodeno e per valutare l'eventuale coinvolgimento di altri organi addominali da parte di una patologia primitiva gastro-duodenale, come per esempio le frequenti metastasi al fegato causate da un tumore gastrico.
L'arteriografia selettiva del tronco celiaco e dell'arteria mesenterica superiore può essere talora utilizzata per identificare la sede del sanguinamento nel caso di emorragia digestiva in atto; è un esame radiologico impiegato raramente, che è stato sostituito nella maggior parte dei casi dall'endoscopia.