Ultima modifica 28.09.2018

Lo stadio di invasione del tumore è espresso dalla stadiazione FIGO, che è una classificazione chirurgica, e viene elaborata osservando in dimensioni reali ed al microscopio la massa tumorale asportata durante l'intervento chirurgico, poiché la neoplasia va sempre trattata chirurgicamente. La prognosi è strettamente correlata a questa classificazione mentre la classificazione clinica (TNM) che veniva usata in passato non può fornire quell'insieme di elementi che permettono di valutare la diffusione del tumore con esattezza.

 

Classificazione FIGO (chirurgica) del carcinoma endometriale

 

CARCINOMA PREINVASIVO

Stadio I

Aumento della proliferazione delle ghiandole dell'endometrio (iperplasia endometriale atipica o carcinoma in situ). C'è un sospetto di lesione maligna.

 

CARCINOMA INVASIVO

Stadio I

Il carcinoma è confinato al corpo dell'utero

stadio Ia Il tumore è limitato all'endometrio
stadio Ib Il tumore ha invaso in qualche zona il miometrio, ma meno della sua metà di spessore
stadio Ic Il tumore ha invaso in qualche zona la metà ed oltre dello spessore del miometrio

Stadio II

Il carcinoma ha coinvolto il corpo dell'utero e la cervice ma non è esteso al di fuori dell'utero

Stadio IIa Vi è solo il coinvolgimento delle ghiandole superficiali della cervice
Stadio IIb Vi è invasione della cervice più in profondità

Stadio III

Il carcinoma è esteso al di fuori dell'utero ma non fuori della pelvi

Stadio IIIa Il tumore invade il peritoneo dell'utero ed il liquido peritoneale è positivo per cellule tumorali
Stadio IIIb Presenza di metastasi alla vagina
Stadio IIIc Presenza di metastasi alla pelvi e/o ai suoi linfonodi

Stadio IV

Il carcinoma è esteso fuori dalla pelvi od ha coinvolto la vescica e/o il retto

Stadio Iva Diffusione della neoplasia ad organi adiacenti: vescica, retto, colon sinistro, intestino tenue
Stadio IV b Diffusione ad organi distanti o metastasi diffuse a tutto l'addome e/o ai linfonodi inguinali

 

La valutazione per il trattamento deve sempre avvalersi, in ordine, di:

  1. visita ginecologica;
  2. ecografia transvaginale: permette di misurare lo spessore della mucosa dell'utero nelle aree normali ed in quelle infiltrate dal tumore, ma permette anche di misurare la lunghezza della cavità uterina;
  3. ecografia del fegato e dei reni;
  4. microcolpoisteroscopia, oppure isteroscopia, oppure esame frazionato del canale cervicale e della cavità uterina: sono tutti esami che hanno come fine il controllo isteroscopio, cioè l'esame diretto della cavità dell'utero mediante una piccola telecamera che viene infilata al suo interno. Essi possono fornire informazioni circa la diffusione del tumore nella cavità endometriale e l'eventuale coinvolgimento della cervice ma anche, attraverso il prelievo di materiale sospetto (biopsia) è in grado di confermare la neoplasia al microscopio;
  5. radiografia dei polmoni;
  6. linfografia se non esistono controindicazioni o difficoltà (si tratta spesso di pazienti anziane, obese, con malattie vascolari degli arti inferiori): consiste in un'indagine radiologica che evidenzia i linfonodi interessati dalle metastasi tumorali servendosi di un mezzo di contrasto fluorescente;
  7. risonanza magnetica (RM): secondo alcuni studiosi, sarebbe un metodo eccellente per individuare, in caso di carcinoma dell'endometrio, il coinvolgimento anche della cervice (stadio IIb).

Durante l'intervento chirurgico, al momento dell'apertura dell'addome, è importantissimo aspirare il liquido del peritoneo per poterlo analizzare al microscopio alla ricerca di cellule tumorali. Occorre inoltre ispezionare lo stesso peritoneo, i visceri addominali e fare la biopsia di qualsiasi lesione sospetta, compresa quella dei linfonodi addominali e della pelvi se esiste il sospetto clinico che siano interessati da metastasi o se la linfografia lo ha confermato.
L'esame del pezzo tumorale asportato durante l'operazione permette di individuare:

  1. il tipo istologico del tumore, cioè di che tipi di cellule esso sia costituito;
  2. il numero di linfonodi interessati da metastasi;
  3. l'invasione del miometrio;
  4. la diffusione alla cervice;
  5. la presenza di metastasi alle ovaie od alle tube o al tratto di vagina (se asportato);
  6. la positività del fluido peritoneale a cellule maligne;
  7. il grado di differenziazione del tumore.

In media, si può affermare che il 70-80% dei casi di tumore dell'endometrio risultano allo stadio I (di cui il 30% allo stadio Ia, il 50% allo stadio Ib ed il 20% allo stadio Ic). Le pazienti allo stadio II sono dal 10 al 15% mentre quelle allo stadio III non superano il 15%.
L'interessamento dei linfonodi, il grado di differenziazione, la penetrazione nel miometrio ed il tipo istologico sono i più importanti fattori per elaborare una prognosi.



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