Tubercolosi Trattamento: come si cura la TBC? Durata terapia e vaccino

Tubercolosi Trattamento: come si cura la TBC? Durata terapia e vaccino
Ultima modifica 23.03.2023
INDICE
  1. Cura e trattamento della TBC
  2. Tubercolosi Latente
  3. Tubercolosi Attiva
  4. Effetti collaterali
  5. Tubercolosi Resistente agli Antibiotici
  6. Completare il ciclo
  7. Vaccinazione anti-tubercolare (BCG)

Cura e trattamento della TBC

La Tubercolosi è curabile?

La tubercolosi può essere efficacemente trattata con farmaci antibiotici, che hanno lo scopo di eradicare il Mycobacterium tuberculosis. Tuttavia, la terapia farmacologica dev'essere protratta molto più a lungo rispetto ai normali trattamenti. Il paziente affetto da tubercolosi, infatti, deve assumere gli antibiotici per un periodo di almeno 6-9 mesi. Questo lasso di tempo, così come il tipo di medicinali impiegati nelle varie fasi, viene attentamente calcolato dal medico sulla base dell'età, dello stato generale di salute dell'assistito, della gravità e localizzazione della malattia, nonché del grado di resistenza del ceppo batterico ai vari medicinali.

Come viene trattata la Tubercolosi?

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Il normale regime di trattamento per i casi di tubercolosi completamente suscettibili alle classi di antibiotici utili a debellare il Mycobacterium tuberculosis consiste in 6 mesi di terapia multifarmaco.

Il trattamento empirico inizia con un regime di 4 farmaci:

  1. Isoniazide
  2. Rifampicina
  3. Pirazinamide
  4. Etambutolo (o streptomicina)

Questa terapia viene successivamente adeguata in base ai risultati dei test di sensibilità e alla tossicità (si consiglia a tal proposito di consultare il seguente articolo).

Le donne incinte, i bambini, i pazienti con infezione da HIV e i pazienti con infezione da ceppi resistenti ai farmaci richiedono regimi diversi. In gravidanza, per esempio, esiste un maggior rischio di epatotossicità indotta da isoniazide, mentre la streptomicina non deve essere utilizzata. Nella maggior parte dei bambini, invece, la tubercolosi può essere trattata con isoniazide e rifampicina per 6 mesi, insieme a pirazinamide per i primi 2 mesi se la coltura del caso di origine è completamente suscettibile.

Per prevenire la diffusione dell'infezione da Mycobacterium tuberculosis, è indicato l'isolamento fino a quando gli strisci dell'espettorato sono negativi per 3 determinazioni consecutive (di solito, dopo circa 2-4 settimane di trattamento).

Per approfondire: Tubercolosi: Cos'è? Come si prende e Sintomi TBC

Tubercolosi Latente

Come si cura Tubercolosi latente?

Lo specialista che ha in cura un malato di tubercolosi in forma latente può optare per un trattamento preventivo di chemioprofilassi, con lo scopo di distruggere i batteri inattivi annullando il rischio di future evoluzioni della patologia nella pericolosissima forma attiva.

Nei bambini piccoli e nelle persone infette da HIV, questa precauzione è particolarmente importante. A tale scopo, viene somministrato, in genere, un singolo farmaco (isoniazide TB) in dosi quotidiane o bisettimanali per un periodo che generalmente si attesta intorno ai nove mesi.

Tubercolosi Attiva

Tubercolosi attiva: qual è la terapia prevista?

Chi è stato colpito dalla forma attiva di tubercolosi, viene prontamente sottoposto ad una terapia multifarmacologica, basata generalmente su quattro farmaci: rifampicina, etambutolo (o streptomicina), isoniazide e pirazinamide. Tale "cocktail" può variare nel tempo qualora la combinazione scelta non sortisca l'effetto terapeutico sperato. I vari principi attivi possono essere talvolta combinati all'interno di una singola pillola (rifapentina), il che migliora la compliance del paziente senza incidere negativamente sull'effetto terapeutico.

Per approfondire: Farmaci per la cura della Tubercolosi

Effetti collaterali

Trattamento della Tubercolosi: quali sono i possibili effetti collaterali?

Il trattamento, essendo così prolungato, non è scevro da effetti collaterali, come il rischio di sviluppare malattie epatiche ed epatiti; i valori ematici che rispecchiano la funzionalità dell'organo (ad es. transaminasi) vengono pertanto attentamente monitorati durante tutta la durata della malattia. Per la stessa ragione, si raccomanda di limitare al massimo l'uso e l'abuso di alcol, nonché di farmaci a base di paracetamolo (acetaminofene) durante tutto il percorso terapeutico. La rifampicina può inoltre causare gravi sintomi simil-influenzali, come febbrebrivididolori muscolarinausea e vomito.

Durante il trattamento il paziente dovrà pertanto segnalare tempestivamente la comparsa di sintomi quali nausea, vomito, perdita di appetitocolore scuro delle urinepelle di colorito giallognolo (ittero), febbre che persiste da tre o più giorni senza un motivo evidente, gonfiori addominali e visione offuscata.

Tubercolosi Resistente agli Antibiotici

Come si cura la Tubercolosi Resistente agli Antibiotici?

Accanto ai farmaci di prima scelta, esistono altre specialità destinate alla cura dei pazienti affetti da tubercolosi multiresistente o poliresistente.

Proprio a causa dell'elevata resistenza dei bacilli, le probabilità di sopravvivenza sono inferiori e anche in caso di successo terapeutico potrebbe essere necessario eseguire un piccolo intervento chirurgico per rimuovere le aree in cui l'infezione è ancora attiva o riparare i danni polmonari causati dalla malattia. Altrettanto complicato è il trattamento di pazienti sieropositivi colpiti da tubercolosi attiva, in quanto alcuni farmaci utilizzati nel trattamento dell'AIDS (terapia antiretrovirale) interagiscono con gli antibiotici destinati alla cura della tubercolosi, diminuendo l'efficacia di entrambe le terapie.

La probabilità di successo terapeutico dipende dall'estensione della resistenza del ceppo batterico, dalla gravità della malattia e dal livello di compromissione del sistema immunitario del paziente.

Completare il ciclo

Perché è importante completare il trattamento della TBC

Qualunque sia la cura intrapresa, è fondamentale portare a termine il ciclo terapeutico, nel pieno rispetto della prescrizione medica. Dopo poche settimane dall'inizio del trattamento, la maggior parte dei pazienti non è più contagiosa e si sente meglio. Il ritrovato benessere può indurre a sospendere anzitempo la terapia antibiotica; un simile comportamento va assolutamente condannato, in quanto facilita la selezione di ceppi resistenti mettendo a rischio la salute dell'individuo e dell'intera collettività. Lo stesso, drammatico, risultato si ottiene utilizzando medicine di bassa qualità o seguendo un protocollo di trattamento inadeguato.

Per arginare la diffusione di ceppi resistenti è stato messo a punto un protocollo, la cosiddetta strategia DOT (directly observed therapy). Tale approccio prevede l'assistenza continua da parte di un infermiere o di un altro operatore sanitario, che monitora costantemente la progressione della malattia, la regolarità di assunzione dei farmaci, nonché gli effetti e l'efficacia degli stessi.

Vaccinazione anti-tubercolare (BCG)

Vaccino contro la tubercolosi

La vaccinazione antitubercolare è oggi obbligatoria in vari Paesi del Mondo. Attualmente, l'unico preparato a disposizione è il BCG (bacillo di Calmette Guérin), a cui si attribuisce un'efficacia prossima al 80% nella prevenzione di forme gravi infantili. Tuttavia, la protezione conferita da questo vaccino è massima nei confronti di bambini residenti in zone fortemente endemiche, mentre decresce in aree dove i micobatteri sono meno prevalenti; risulta altresì inefficace in età adulta. Considerata la drammatica diffusione della tubercolosi a livello globale, in questi ultimi anni sono stati studiati e sviluppati diversi vaccini, che attualmente sono ancora in una fase di sperimentazione.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici