Ultima modifica 20.12.2019

Tripsina e chimotripsina sono due enzimi chiave nella digestione delle proteine alimentari. Entrambi sono prodotti e secreti come zimogeni, cioè in forma inattiva, dal pancreas; il precursore zimogeno della tripsina è chiamato tripsinogeno, mentre quello della chimotripsina prende il nome di chimotripsinogeno.

Tripsina e chimotripsina appartengono alla grande famiglia degli enzimi proteolitici (coinvolti nella digestione proteica) e al sottogruppo delle endopeptidasi. Queste sostanze - tra cui ricordiamo anche la pepsina gastrica e l'elastasi pancreatica - attaccano i legami peptidici all'interno della catena aminoacidica, dando origine a frammenti molecolari più piccoli. Gli enzimi appartenenti al secondo gruppo, quello delle esopeptidasi, completano il lavoro della tripsina e della chimotripsina, staccando singoli aminoacidi dalle estremità della catena peptidica; appartengono a questa famiglia le carbossipeptidasi pancreatiche (A1, A2 e B, che attaccano l'estremità carbossilica), ma anche le aminopeptidasi (che attaccano l'estremità aminoterminale) e le dipeptidasi, entrambe prodotte e secrete dalla mucosa dell'intestino tenue. Alcune carbossipeptidasi, similente a quanto visto per la tripsina (tripsinogeno) e la chimotripsina (chimotripsinogeno), vengono secrete dal pancreas in una forma inattiva. In tutti e tre i casi l'enzima coinvolto nel processo di attivazione enzimatica è l'enteropeptidasi, una proteina prodotta e secreta dalle cellule della mucosa duodenale; più in particolare, l'enteropeptidasi è specifica per il tripsinogeno, che una volta convertito in tripsina attiva anche gli altri enzimi proteolitici, incluso lo stesso tripsinogeno.

 

Ricordiamo, brevemente, che il duodeno è il primo tratto dell'intestino tenue e che in esso si riversano non solo i succhi pancreatici, ma anche quelli epatici (bile), fondamentali per la correzione del pH e la digestione lipidica.

 

Digestione delle proteine

 

Le diversità funzionali tra tripsina e chimotripsina riguardano semplicemente la loro specificità, ovvero la capacità di riconoscere e scindere soltanto i legami formati da ben precisi aminoacidi. La tripsina interviene soprattutto sui legami peptidici che impegnano aminoacidi basici (come arginina e lisina), mentre la chimotripsina idrolizza prevalentemente legami che coinvolgono tirosina, fenilalanina, triptofano, leucina e metionina.

Grazie ai vari enzimi proteolitici, con il contributo dell'acidità gastrica, le proteine della dieta - all'origine formate da svariate decine di amminoacidi - vengono scomposte in dipeptidi, tripeptidi e aminoacidi liberi, tutte sostanze facilmente assorbibili che dai capillari della mucosa intestinale vengono trasportate al fegato.

Tripsina e chimotripsina nelle feci

La determinazione della chimotripsina e della tripsina nelle feci è utilizzata, e lo era soprattutto in passato, come test indiretto della capacità funzionale del pancreas esocrino. Se qualcosa a livello di questa ghiandola non funziona in maniera adeguata è logico aspettarsi una ridotta sintesi di tripsina e chimotripsina, che saranno carenti anche nelle feci. Il test ha buona sensibilità, ma è oberato dal rischio concreto di falsi positivi e falsi negativi. L'utilizzo di lassativi, ad esempio, diminuisce la concentrazione degli enzimi nel materiale fecale, mentre l'assunzione di estratti digestivi pancreatici (come la pancreatina) o vegetali (ad es. il gambo d'ananas, la papaia, la papaina e la bromelina) sono causa di risultati falsamente negativi. Anche la flora batterica intestinale influenza leggermente la quantità di tripsina e chimotripsina che giungono inalterate nelle feci; per questo motivo l'uso di antibiotici può produrre falsi negativi; al contrario, in presenza di diverticolosi ed altre condizioni che favoriscono la proliferazione batterica, si possono registrare risultati falsamente positivi.

Un'applicazione classica del dosaggio della tripsina e della chimotripsina nelle feci, è l'individuazione dell'insufficienza pancreatica nei pazienti affetti da fibrosi cistica. Una delle conseguenze di questa malattia è la compromissione del normale trasporto della tripsina e degli altri enzimi digestivi dal pancreas al duodeno; per questo motivo, alla nascita, le feci del bambino affetto da fibrosi cistica risultano particolarmente compatte, al punto da causare un ostruzione intestinale. Di conseguenza, si registrano quantità particolarmente ridotte di chimotripsina e tripsina nel meconio.