Stimolazione Vagale per il Trattamento della Tachicardia

Ultima modifica 03.07.2019

Generalità

La stimolazione vagale rappresenta un possibile trattamento di determinanti episodi aritmici: le tachicardie sopraventricolari. Infatti, mediante l'aumento del tono vagale, è possibile interrompere l'evento tachicardico, rallentando il battito cardiaco. La stimolazione vagale si può effettuare tramite specifiche manovre o mediante determinati farmaci. In entrambi i casi è fondamentale rivolgersi ad un medico, per apprendere nel dettaglio come si effettuano certe manovre e come seguire la cura farmacologica, nonché per valutare i i rischi connessi.

Il nervo vago

Prima di descrivere il ruolo della stimolazione vagale nel trattamento delle tachicardie sopraventricolari, è opportuno richiamare alla memoria qualche caratteristica del nervo vago, o nervo pneumogastrico.
I due nervi vaghi, di destra e di sinistra, compongono il decimo (X) paio di nervi cranici (o encefalici) delle dodici coppie presenti nel corpo umano. Originano nel cranio, come tutti i nervi encefalici, e si estendono fino all'addome. I

l nervo vago è un nervo misto somatico e viscerale, in quanto possiede fibre motrici e sensitive (componente somatica) e fibre parasimpatiche (componente viscerale).
Le fibre parasimpatiche si occupano di innervare la muscolatura liscia involontaria di:

Le fibre motrici innervano, invece, i seguenti muscoli scheletrici:

  • Muscolo cricotiroideo.
  • Muscolo elevatore del velo palatino.
  • Muscolo palatoglosso.
  • Muscolo palatofaringeo.
  • Muscoli costrittori faringei superiore, medio e inferiore.
  • Muscolo salpingofaringeo.
  • Muscoli della laringe.

Le fibre sensitive, infine, prendono contatto con:

  • Condotto uditivo esterno.
  • Mucosa della faringe.
  • Mucosa della laringe.

Pertanto, il nervo vago controlla e regola eventi fisiologici fondamentali, come:

Il controllo della frequenza cardiaca, da parte delle fibre parasimpatiche, avviene principalmente mediante il nervo vago di destra. Infatti, quest'ultimo innerva il nodo seno atriale, cioè il centro segnapassi dominante del cuore, e - se stimolato - rallenta il ritmo cardiaco sinusale. Il nervo vago di sinistra, invece, innerva con effetti meno potenti il ventricolo e, se stimolato, blocca gli impulsi tra atrio e ventricolo (blocco atrioventricolare).

Stimolazione vagale nel trattamento delle tachicardie

La stimolazione vagale è un possibile trattamento terapeutico per interrompere episodi di tachicardia sopraventricolare in pieno svolgimento.
Quando si parla di stimolazione vagale o di aumento del tono vagale, ci si riferisce alla medesima cosa.
Per ottenere un aumento del tono vagale allo scopo di interrompere un attacco di tachicardia, si possono eseguire alcune manovre particolari oppure si possono somministrare determinati farmaci. È doveroso sottolineare che ogni tecnica descritta deve essere effettuata da un medico, che istruirà il paziente sulle corrette operazioni da fare e sugli effetti collaterali associati a ciascuna di esse.

Per quanto riguarda le manovre, le più note e meno pericolose da mettere in pratica sono:

Queste due operazioni consistono nel trattenere quanto più a lungo possibile un respiro profondo.
Altre manovre sono:

  • La compressione simultanea dei bulbi oculari.
  • La stimolazione del seno carotideo.

Mediante la compressione simultanea dei bulbi oculari, esercitata con i pollici, dal medico, si riesce a bloccare l'attacco di tachicardia sopraventricolare. La pressione deve essere di un'entità tale da far percepire dolore al paziente. Per questo motivo, non è una pratica raccomandabile.

La stimolazione del seno carotideo, invece, è una tecnica più efficace e meno dolorosa. Il seno carotideo si trova a livello della biforcazione dell'arteria carotide comune. Si ottiene un effetto migliore se si stimola il seno carotideo di destra, rispetto a quello di sinistra, in quanto, come si è visto, il nervo vago di destra, passante vicino alla carotide destra, innerva il nodo seno atriale, cioè il centro segnapassi dominante. L'esatta operazione viene eseguita dal medico con la pressione di due o tre dita e mediante un massaggio verticale della zona.
L'utilità di tale manovra è data non solo dall'aspetto terapeutico, ma anche dal valore diagnostico che essa può garantire. Infatti, se si collega il paziente ad un elettrocardiografo e si esegue la stimolazione, è possibile monitorare l'andamento del ritmo cardiaco e capire la vera natura dell'aumento della frequenza cardiaca. Le possibili conclusioni diagnostiche sono tre:

  • Se il paziente mostra un rallentamento del battito, tale per cui raggiunge in modo stabile il ritmo sinusale, significa che l'attacco di tachicardia è effettivamente di tipo sopraventricolare.
  • Se il paziente mostra un rallentamento transitorio, tale per cui, al termine della stimolazione seno carotidea, il ritmo aumenta nuovamente, significa che l'aumento della frequenza cardiaca è da imputare ad un'altra aritmia di tipo atriale.
  • Se il paziente non mostra alcun rallentamento del battito cardiaco, significa che l'aumento di frequenza è dovuto a un'aritmia ventricolare.

La stimolazione vagale indotta da farmaci prevede la somministrazione di:

  • Farmaci ad azione diretta sul nervo vago.
  • Farmaci ad azione indiretta sul nervo vago.

I farmaci che agiscono direttamente sul nervo vago sono quelli a base di aceticolina, il mecholyl o la prostigmina. Agiscono con successo, ma hanno anche effetti collaterali assai sgradevoli.

I farmaci che agiscono indirettamente sul nervo vago sono quelli deputati ad alzare la pressione. L'aumento pressorio stimola i seni carotidei, che, di riflesso, aumentano il tono vagale. I farmaci usati sono la noradrenalina o il metaraminolo e vanno somministrati per via endovenosa.
Al momento del trattamento farmacologico, il medico deve misurare contemporaneamente la pressione arteriosa, allo scopo di assicurarsi che quest'ultima non superi i 160 mmHg (il valore ideale è di 150 mmHg). Al di sopra di questo valore, si corre il rischio di provocare edema polmonare. Risulta chiaro, anche in questo caso, quanto importante sia la presenza del medico nell'eseguire la sopraccitata procedura di stimolazione vagale.


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza