Sonno: perché è importante?
Ultima modifica 15.02.2023
INDICE
  1. Introduzione
  2. Considerazioni sul significato funzionale del sonno
  3. Sonno REM e NREM

Introduzione

L'uomo trascorre mediamente un terzo della sua vita dormendo. Ma dormire non vuol dire tagliare completamente i ponti con la realtà o "spegnersi", anzi, il nostro sonno è un fenomeno attivo che svolge tante importante funzioni nell'ambito della conservazione delle nostre funzioni cognitive, della nostra competenza immunologica, nella protezione cardiovascolare e nella riparazione tissutale. 

Il fenomeno "produttivo" sonno-correlato che di più colpisce ed ha colpito l'immaginario collettivo è il "sogno", studiato variamente negli anni sia per il suo significato biologico che psicoanalitico. 

La scoperta del sonno REM e quindi la possibilità di distinguere le diverse fasi del sonno, (NREM leggero, NREM profondo e REM appunto), hanno costituito il primo fondamentale passo per uno studio oggettivo del sonno e di tutto quanto accade complessivamente nell'organismo umano durante questa importante fase della nostra vita. Sono state quindi descritte le fondamentali modificazioni legate al sonno dell'attività cerebrale, dell'attività motoria, della temperatura corporea, delle funzioni cerebrali e cardiovascolari e così via. L'importanza del sonno si può evidenziare anche sul piano evolutivo: assente nei pesci e negli anfibi, comincia a comparire nei rettili, mentre le fasi REM e non-REM fanno una timida comparsa negli uccelli, per strutturarsi definitivamente nei mammiferi (Jouvet M., 2000).

Oltre al fondamentale apporto alla tutela del nostro benessere proveniente dalla conoscenza della fisiologia del sonno, notevole importanza ricopre l'approfondimento verso le patologie del sonno che genericamente vengono classificate come: le insonnie, le parasonnie, le ipersonnie. Si calcola che attualmente circa un quarto della popolazione sopra i 40 anni abbia una qualità del sonno inadeguata. Se si tiene conto di questa elevata prevalenza e del fatto che dormire male non è solo un problema confinato alle ore notturne ma ha un importante ruolo nel compromettere la qualità di vita diurna ed il funzionamento globale dell'individuo, si può comprendere l'importanza di una sensibilizzazione verso il sonno, non solo sul piano teorico, ma anche su quello clinico (G. Coccagna., 2000).

Considerazioni sul significato funzionale del sonno

A dispetto del gran tempo della vita che passiamo dormendo e della quantità di ricerche che in fisiologia e in psicologia sperimentale e clinica sono state fatte sul sonno, rimangono ancora solo parzialmente chiariti quali siano i significati funzionali che questo stato fisiologico ha. 

Gli effetti della privazione di sonno, che comporta l'estremo depauperamento organico fino alla morte dell'animale, suggeriscono che questa condizione fisiologica è indispensabile per l'economia biologica e mentale e per le stesse funzioni vitali. In questa prospettiva, il sonno presenta analogie con le funzioni di altri sistemi, tese a far sì che ogni animale possa adattarsi alla propria nicchia ecologica e possa sopravvivere all'attacco di predatori. L'assenza di sonno REM, ad esempio, di alcuni cetacei (delfini) nonostante il loro alto quoziente di encefalizzazione, potrebbe appunto rispondere a queste esigenze adattative e di sopravvivenza (Jouvet M., 2000). 

Un discorso sul significato funzionale del sonno deve poter prendere in considerazione i due grandi stadi (NREM e  REM) di cui il sonno è composto. È opinione comune che il sonno NREM, specialmente la sua componente delta, sia correlato alla conservazione e al ristoro di funzioni vegetative di base, mentre il sonno REM sembra collegato soprattutto alle funzioni cerebrali superiori e a quelle mentali che si organizzano in questa fase. In particolare, il sonno delta NREM sembra avere una relazione, forse regolata da una situazione istintuale, con la veglia che l'ha preceduto e con le necessità metaboliche, termoregolatorie e omeostatiche ad essa correlate. A favore di questa ipotesi sono la secrezione dell'ormone della crescita (GH), i processi omeostatici e termoregolatori attivi proprio in questa fase del Sonno e l'aumento della sua percentuale dopo esercizio fisico prolungato. Il riposo collegato al sonno NREM sembra anche in accordo con una diminuita attività neuronale che si osserva in questa fase. Per contro, il sonno desincronizzato o sonno REM può assolvere la funzione primaria di ristoro cerebrale e maturazione corticale. È quindi una fase implicata nelle funzioni psicologiche a costituire una "cornice biologica" adeguata allo sviluppo di specifiche attività mentali. A favore di questa ipotesi stanno alcune considerazioni che sottolineano la coincidenza tra sonno REM e sogno e l'aumento della sintesi proteica che si osserva nella fase REM. Questi dati offrono una soddisfacente base biologica per interpretare il processo di elaborazione delle informazioni e una loro memorizzazione che avviene con particolare evidenza durante il Sonno REM (Block V. et Al., 1981; Gigli GL. et Al., 1985). 

Il processo di maturazione corticale appare anche influenzato dal Sonno attivo-REM che nel feto prima e nel neonato poi domina il quadro elettropoligrafico e comportamentale ed è considerato uno stimolo endogeno indispensabile per la sinaptogenesi corticale. Il Sonno REM, inoltre, sembra partecipi ad uno sviluppo e affinamento del controllo oculomotorio nella ontogenesi. L'intenso rimbalzo di Sonno REM che segue la privazione selettiva di questo stadio, insieme alle osservazioni psicofisiologiche che collegano questa fase all'esperienza onirica, hanno suggerito che il sonno REM possa essere per le funzioni cerebrali e mentali, più importante del sonno NREM (Jouvet M., 2000; Marks GA., Shaffety JP. et Al., 1995). 

I processi della sinaptogenesi appaiono come la base neurobiologica dell'organizzazione delle informazioni e dell'apprendimento, il sonno REM può essere considerato lo stadio in cui le informazioni, che hanno raggiunto il cervello in veglia, vanno incontro ad una riorganizzazione (che permetterebbe un processo adattativo) e un consolidamento (che permetterebbe la memorizzazione e il ricordo). È comunque rilevante il fatto che i processi mentali con più intensa partecipazione emotiva che si collegano all'apprendimento siano paralleli ad una inibizione motoria e sensoriale, ad un aumento dell'attività talamocorticale specifica, ad una intensa desincronizzazione EEG e ad un aumento significativo con scoppi di attività di un'alta percentuale di neuroni corticali.

Sonno REM e NREM

Il Sonno REM potrebbe avere la funzione specializzata per l'elaborazione delle informazioni da parte dell'emisfero destro. In favore di questa ipotesi è il fatto che manipolazioni pre-sonno che attivano l'emisfero destro riducono il bisogno di Sonno REM e così alcune pratiche di meditazione trascendentale. Questa ipotesi conferisce al Sonno REM anche una funzione di reset del sistema di registrazione delle informazioni. Tale funzione avrebbe il compito di cancellare le informazioni irrilevanti accumulatesi durante la veglia e preparare il cervello all'arrivo di nuove informazioni (Block V. et Al., 1981; Marks GA. et AL., 1995; Gigli GL. et Al., 1985). 

Forse questa funzione si integra con quella discussa precedentemente così da permettere in sonno REM un confronto tra le informazioni attuali e quelle recuperate dalla memoria a lungo termine. Tale processo di integrazione sarebbe in grado di conferire un significato alle nuove informazioni e ne condizionerebbe la riorganizzazione. A queste ipotesi essenzialmente neurobiologiche delle funzioni del Sonno REM e NREM vanno aggiunte le ipotesi di natura psicologica e psicodinamica relative a quegli stati mentali che si organizzano proprio nelle "cornici biologiche" create dalle diverse fasi del Sonno. 

È centrale, infatti, nel discorso sul significato funzionale del Sonno, il fatto che il Sonno NREM abbia una sua attività mentale che può essere anche considerata preparatoria all'attività che emerge nel Sonno REM. In quest'ultima fase, le funzioni mentali sono rappresentate da processi onirici che pongono quindi il problema delle funzioni del sogno. Possiamo quindi affermare che il Sonno come momento biologico è anche in funzione del sogno quale processo mentale (Jouvet M., 1993). 

La psicoanalisi ha scoperto l'importanza di questo processo nella vita dell'uomo e lo studia per conoscere i meccanismi inconsci che condizionano i suoi sentimenti, emozioni, pensieri e comportamenti coscienti.

Riassumendo possiamo distinguere quattro teorie sul significato del Sonno:

Teoria del recupero

Secondo questa teoria il Sonno avrebbe la funzione di ristorare l'organismo. In particolare il Sonno avrebbe una funzione di recupero sull'organismo durante le fasi NREM e di recupero (svolgendo un ruolo di riprogrammazione genetica dei comportamenti innati) e fissazione della memoria (facilitando l'incorporazione di nuovi comportamenti appresi in veglia) durante le fasi REM (Block V. et Al., 1981; Gigli GL. et Al., 1985).

Teoria della conservazione dell'energia

Questa teoria si fonda sull'osservazione che durante il Sonno si assiste ad una riduzione dell'attività metabolica del 10% e della temperatura del corpo. Questo dato ha poco valore nell'uomo ma assume grande significato dal punto di vista evolutivo. Rispetto agli animali poichilotermici come i rettili, i mammiferi e gli uccelli hanno bisogno di un notevole dispendio di energia per mantenere costante la temperatura interna. Per questo motivo la riduzione di temperatura che si verifica soprattutto durante le prime fasi del Sonno avrebbe il significato di preservare energia. Questo processo è lo stesso che permette a molti animali di iniziare il processo di letargo (Jouvet M., 2000).

Teoria dell'apprendimento

Secondo questa teoria il Sonno e soprattutto il Sonno REM avrebbe un ruolo determinante per la maturazione del sistema nervoso centrale, infatti durante la fase REM si assiste ad un incremento dell'attività cerebrale. In studi sperimentali uomini sottoposti a sessioni intensive di apprendimento presentavano un aumento significativo del Sonno REM, espressione del processo di fissazione dei dati appresi nella memoria a lungo termine. I neonati presentano una percentuale maggiore di Sonno REM rispetto agli adulti ed agli anziani parallelamente alla maggiore capacità di apprendere (Gigli GL. et Al., 1985; Marks GA.,et Al., 1995).

Teoria evolutiva

Il Sonno secondo la teoria evolutiva si sarebbe sviluppato in relazione al concetto di rapporto 'preda, predatori' ovvero in relazione alle influenze dell'ambiente. Durante il Sonno le prede attraggono meno l'attenzione dei predatori ma dall'altra parte sono anche più vulnerabili in quanto meno sensibili agli stimoli. Ad esempio gli erbivori dormono per periodi brevi in modo da avere tempo di procacciarsi il cibo e vigilare contro i predatori. Gli animali carnivori essendo meno in pericolo e procacciandosi più velocemente il cibo possono dormire più a lungo. Basti pensare che l'animale che presenta la quantità di sonno REM maggiore (circa 200 minuti) è proprio l'animale meno a rischio ambientale: il gatto domestico (Jouvet M., 2000).

Per approfondire: Disturbi del sonno