Vedi anche: PAPP-A e screening per la sindrome di Down
Un test di screening è un esame che permette di identificare, in una popolazione considerata a rischio per una determinata malattia, quei soggetti che hanno maggiori probabilità di soffrirne, indirizzandoli a specifici esami diagnostici che in caso di positività permettono di adottare strategie terapeutiche precoci, e per questo generalmente efficaci o addirittura preventive.
Un classico ambito di applicazione degli screening è quello oncologico. Molti tipi di tumore, infatti, evolvono in maniera estremamente lenta ed asintomatica o paucisintomatica, tale per cui una diagnosi precoce risulta essenziale per aumentare le possibilità terapeutiche e di sopravvivenza. Uno screening adeguato può non solo salvare la vita, curare la malattia o alleviare le sofferenze che ne derivano, ma addirittura prevenire l'insorgenza della stessa, ad esempio asportando polipi intestinali o noduli mammari considerati a rischio di evoluzione maligna.
Vediamo ora i rincipali test di screening in campo oncologico validi per la popolazione generale:
Tumore | Candidati* | Test di screening |
Tumore della mammella | Donne di età compresa tra i 50 ed i 69 anni |
Mammografia bilaterale ogni due anni |
Tumore della cervice uterina |
Donne tra i 25 ed i 64 anni | Pap test ogni tre anni |
Tumore del colon retto |
Uomini e donne tra i 50 ed i 70/74 anni |
Ricerca di sangue occulto nelle feci ogni due anni. Tra i 58 ed i 60 anni rettosigmoidoscopia da ripetere ogni 10 anni. |
* in presenza di familiarità per la patologia gli screening possono essere indicati a partire da età più precoci; si consiglia di rivolgersi al proprio medico per valutare l'opportunità di sottoporsi a specifici test di screening.
L'esplorazione digitale rettale ed il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico), a partire dai 50 anni, fanno parte dello screening per il tumore alla prostata, ma la loro validità - a differenza dei casi riportati in tabella - rimane controversa.
La parola "screening" è un termine di comune impiego nella medicina attuale che letteralmente significa: "scegliere attentamente". Lo screening rappresenta un filtro da utilizzare nella popolazione per individuare le persone a rischio per una determinata malattia.
Lo scopo del test di screening è quindi quello di identificare le persone a maggior rischio a cui offrire la possibilità di eseguire ulteriori indagini.
Nel caso risulti positivo ai test di screening, come anticipato, il paziente viene sottoposto ad ulteriori indagini (perché non è necessariamente malato), come la colposcopia (in caso di sospetto tumore della cervice uterina), la colonscopia (in caso di sospetto tumore del colon retto), lastre aggiuntive, visita senologica ed ecografia mammaria (in caso di sospetto tumore alla mammella).
Nel valutare l'opportunità di campagne di screening a livello nazionale, è necessario considerare una lunghissima lista di fattori, come:
il rapporto costo/beneficio (giustificabile solo per patologie di grande rilevanza epidemiologica);
il rischio di falsi positivi (soggetti in cui lo screening mostra un alta probabilità di malattia, poi smentita dalle successive indagini) e relative ripercussioni (stress psicologico subìto dai pazienti, conseguenze affettive, lavorative ecc.);
il rischio di falsi negativi (soggetti in cui lo screening ha esito negativo nonostante l'effettiva presenza della patologia) e relative ripercussioni (falsa sensazione di sicurezza, tendenza ad abbandonare eventuali misure di carattere preventivo o a non sottoporsi ai successivi screening).
Un altro classico ambito di applicazione degli screening è quello ostetrico. In tal senso si ricercano innanzitutto eventuali malattie infettive che possono arrecare danno al feto, come la toxoplasmosi (toxotest), la rosolia (rubero-test), la sifilide (lue screening), l'HIV e l'Herpes simplex (che rientrano nel TORCH), il Citomegalovirus ed un eventuale incompatibilità materno-fetale (Test di Coombs). Molto importante risulta anche lo screening per il diabete gestazionale (GCT, Glucose Challenge Test), mentre eventuali alterazioni cromosomiche vengono tipicamente valutate tramite ecografia (translucenza nucale), analisi ematiche (tri-test per la sindrome di Down) ed amniocentesi. Subito dopo il parto, inoltre, il nascituro viene sottoposto al cosiddetto screening neonatale, per la ricerca di alcune malattie congenite, come la fibrosi cistica, la fenilchetonuria e l'ipotiroidismo congenito. Ancora una volta, questo tipo di screening è giustificato dal fatto che la patologia non è visibile al momento della nascita e la sua esecuzione previene danni irreversibili e la morte del bambino per ritardi diagnostici, migliorando nel contempo il decorso della patologia e la qualità della vita dell'individuo.
Oltre ai tradizionali esempi riportati nell'articolo, esistono innumerevoli test di screening per altre patologie, che vengono però effettuati soltanto su particolari popolazioni a rischio, ad esempio per la familiarità di una o più malattie.