Ultima modifica 29.01.2020

Generalità

PAPP-A è una glicoproteina ad alto peso molecolare, dosabile nel sangue come test di screening precoce per la sindrome di Down.

La sigla PAPP-A è acronimo di Pregnancy-associated plasma protein A, ovvero Proteina Plasmatica A associata alla gravidanza.PAPP-a | Proteina Plasmatica A associata alla gravidanza

Cos'è

La proteina plasmatica A associata alla gravidanza (PAPP-A) è una glicoproteina di origine placentare, ad alto peso molecolare (720-850 kD).

Questa proteina viene principalmente prodotta nel sincizio trofoblasto (cioè l'elemento dello sviluppo embrionale necessario per l'annidamento nell'utero) ed è rilasciata nel circolo materno.
La PAPP-A consente di valutare il rischio che un feto possa essere portatore di anomalie cromosomiche, come la trisomia 21 (sindrome di Down).

Perché si Misura

Il dosaggio della PAPP-A - congiuntamente a quello della Beta-HCG (sub-unità β della gonadotropina corionica umana - β-hCG), e ad un esame ecografico assolutamente innocuo (Translucenza Nucale) - permette di quantificare il rischio che il feto sia interessato da anomalie cromosomiche, in particolare dalla trisomia 21 (sindrome di Down) o dalla trisomia 18 (sindrome di Edwards); allo stesso tempo, consente di identificare situazioni di rischio particolare per alcune anomalie anatomiche o placentari.

Tutto ciò è possibile già durante il primo trimestre di gestazione; in particolare, secondo le linee guida, il periodo ottimale per l'esecuzione di questi esami è compreso tra l'undicesima e la tredicesima settimana di gravidanza.

Indicazioni del test PAPP-A

L'associazione del bi-test su sangue venoso materno (PAPP-A e β-hCG) con l'esame della translucenza nucale, è indicato per:

  • Gestanti di età inferiore a 35 anni che desiderano valutare precocemente il rischio che il feto sia affetto da sindrome di Down (trisomia 21), per poi decidere se sottoporsi ad esami più invasivi, come l'amniocentesi o il prelievo di villi coriali;
  • Gestanti di età superiore a 35 anni che desiderano valutare in modo più preciso il rischio, per decidere se evitare o meno di sottoporsi a metodiche diagnostiche prenatali invasive (amniocentesi o prelievo di villi coriali), consigliate dai protocolli internazionali a causa dell'alto rischio associato all'età.

Valori normali

Nelle gravidanze, la concentrazione di PAPP-A aumenta normalmente con l'età gestazionale fino alla nascita.

Dopo il parto, la quantità della proteina riscontrabile in circolo diminuisce rapidamente con emivita di 3-4 giorni.

PAPP-A Alta - Cause

Papp - A TestDi norma, le concentrazioni del PAPP-A nel siero materno crescono rapidamente fin dall'inizio della gravidanza stessa. Pertanto, alti livelli di questa proteina non sono associati, di solito, a problemi di tipo medico e/o a conseguenze patologiche.

PAPP-A Bassa - Cause

Livelli bassi di PAPP-A nel siero hanno un buon valore predittivo nella rilevazione di alterazioni cromosomiche a carico del feto. In particolare, la proteina A plasmatica associata alla gravidanza può essere ridotta in presenza di trisomia 21 (sindrome di Down) o di trisomia 18 (sindrome di Edwards).
La diminuzione della concentrazione di PAPP-A nel siero materno si osserva anche in presenza di un rischio di interruzione spontanea della gravidanza, anche in assenza di aneuploidie fetali (cioè anomalie numeriche dei cromosomi).
In tal senso, bassi livelli di questa proteina possono essere indicativi di:

Come si misura

Il test combinato (bi-test) consiste in un prelievo di sangue, a cui si deve sottoporre la futura mamma; il risultato di quest'esame viene integrato poi con quello dell'ecografia del feto.
Le analisi della PAPP-A vengono eseguite durante il primo trimestre di gravidanza, nell'ambito della valutazione globale del rischio di malformazioni fetali (trisomia 21 e trisomia 18); in questo contesto, si effettuano in combinazione con altri esami (come l'ecografia della translucenza nucale) che concorrono all'elaborazione del calcolo del rischio.

Preparazione

Prima di sottoporsi all'esame, è necessario osservare un digiuno di almeno 8 ore, durante le quali è ammessa l'assunzione di una modica quantità di acqua.

Interpretazione dei Risultati

Nel primo trimestre di gestazione, in caso di feto affetto da sindrome di Down, i livelli di PAPP-A tendono a essere inferiori a quelli attesi.

PAPP-A bassa = alto rischio di sindrome di Down

Le concentrazioni di Proteina Plasmatica A associata alla gravidanza, nel siero materno, crescono rapidamente fin dall'inizio della gravidanza.
I ricercatori hanno notato come in presenza di un feto affetto da Sindrome di Down, i livelli di PAPP-A tendano a essere quasi sempre inferiori rispetto alle attese. Tuttavia, per minimizzare il rischio di ottenere risultati falsamente positivi o negativi, il dosaggio della PAPP-A dev'essere necessariamente integrato da altri esami.

  • Nei casi di trisomia 21, durante il primo trimestre, la concentrazione nel siero materno della frazione β-hCG è più elevata rispetto alla gravidanza con feto euploide (non affetto da trisomia 21), mentre la PAPP-A risulta inferiore alla norma.
  • Per quanto riguarda la trasluscenza nucale, l'esame valuta lo spazio compreso fra lo scheletro e la superficie corporea del feto a livello delle vertebre cervicali. Se questo spazio aumenta rispetto al valore atteso per il periodo di gestazione considerato, è indicativo di anomalie cromosomiche o di altre patologie del feto stesso.

Associando età materna, marcatori biochimici e translucenza nucale, la detection rate stimata per la trisomia 21 raggiunge circa il 90-95%, con una percentuale di falsi positivi del 3-5%. Ciò significa che - statisticamente parlando - questo screening precoce riesce a individuare mediamente 90-95 casi effettivi di sindrome di Down su 100, mentre nel 3-5% dei casi diagnostica come affetto da sindrome di Down un feto sano.

Nonostante la sensibilità e la specificità non ottimali, uno screening così precoce consente di selezionare le gestanti da avviare a successive indagini diagnostiche invasive (prelievo dei villi coriali, amniocentesi), che risultano più precise ma gravate da un piccolo rischio di aborto (0,5-1%).
A parte PAPP-A e i vari screening precoci nel primo trimestre, esistono diversi markers biochimici in grado di quantificare il rischio di sindrome di Down anche nel secondo trimestre di gestazione. In questo caso, si valutano i valori sierici dell'alfa-fetoproteina materna (AFP), della gonadotropina corionica umana totale (hCG), dell'estriolo non coniugato (uE3) ed eventualmente dell'inibina A (INH-A):
il rischio di portare in grembo un figlio affetto da sindrome di Down viene considerato elevato quando la madre presenta alti livelli ematici di inibina A e gonadotropina corionica umana, associati a una riduzione delle concentrazioni di estriolo e alfafetoproteina.


Per approfondire: Tri-test


Quando ci si sottopone ad un test di screening per le anomalie cromosomiche bisogna tener presente che:

  • Se il rischio di malattia è ridotto, non significa che sia nullo.
  • Se il rischio di malattia risulta elevato questo non implica necessariamente che il feto sia affetto da anomalia cromosomica; piuttosto, significa semplicemente che il rischio è abbastanza elevato da giustificare un esame invasivo chiarificatore (villocentesi o amniocentesi).
  • Pertanto una gestante che desidera avere la certezza assoluta circa l'assenza di anomalie cromosomiche, ed accetta il piccolo rischio associato a queste procedure diagnostiche, viene direttamente indirizzata ad amniocentesi o villocentesi, bypassando i test di screening.

NOTA BENE: l'associazione tra bi-test su sangue venoso-materno (PAPP-A - β-hCG) e translucenza nucale, fornisce una STIMA della probabilità che il feto sia affetto da sindrome di Down. Il test non può fare una diagnosi, ma esprime una probabilità.
Il risultato della PAPPA-a e degli altri test viene generalmente comunicato come stima delle probabilità (ad esempio 1 caso patologico possibile su 1.000 o un caso patologico possibile su 100) e non come risultato positivo o negativo.
L'indice di probabilità è frutto di un'elaborazione informatica dei dati di laboratorio, ecografici e amnestetici (età, peso, etnia della madre ecc.); se il suo valore è compreso tra 1/1 e 1/250 la probabilità che il bambino sia affetto da Trisomia 21 è considerata elevata. Se il numero al denominatore è superiore a 250 (<1/250) la probabilità è considerata bassa.

Sulla base di questa stima, la gestante deciderà se sottoporsi o meno ad accertamenti invasivi (amniocentesi, prelievo dei villi coriali); fortunatamente, nella maggior parte dei casi questi esami mostreranno la totale assenza di complicazioni.


Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici