La pH-metria è un esame diagnostico utilizzato per monitorare il pH del lume dello stomaco e/o dell'esofago. L'eccessiva acidità del contenuto gastrico è infatti implicata nell'insorgenza di numerose malattie, come erosioni ed ulcerazioni della mucosa dello stomaco. Un ambiente endoluminale con pH particolarmente basso favorisce anche la comparsa di lesioni esofagee, specie in presenza di reflussi ravvicinati non fisiologici (risalite anomale del contenuto gastrico in esofago). Sono quindi candidati alla pH-metria pazienti alle prese con sintomi riconducibili a gastriti o reflussi gastroesofagei; tra questi ricordiamo il bruciore (pirosi) ed il dolore retrosternale (non cardiaco), l'acidità di stomaco, la dispepsia, e la percezione della risalita di materiale acido lungo l'esofago. Possono inoltre insorgere manifestazioni cosiddette atipiche, come faringite, disfagia e raucedine, talvolta associate a tosse e crisi asmatiche.
La pH-metria esofagea delle 24 ore è l'esame più sensibile e specifico, e rappresenta il "gold-standard" per la diagnosi di reflusso gastroesofageo patologico.
Grazie alla pH-metria è possibile valutare il grado ed il tempo di esposizione dell'esofago al reflusso, l'intervallo impiegato dall'organo per ripulirsi dall'acido, la relazione del disturbo e dei suoi sintomi con i pasti e l'entità degli stessi. La pH-metria permette inoltre di stabilire il trattamento (farmacologico o chirurgico) più opportuno, per poi valutare periodicamente l'efficacia della terapia intrapresa.
pH-metria: come si esegue
La versione più attuale dell'esame prevede il monitoraggio prolungato, per 24 ore, del pH endoluminale. La pH-metria viene eseguita in regime ambulatoriale, su paziente collaborante e a digiuno da almeno 12 ore; la presenza di cibo nello stomaco impedirebbe infatti l'adeguata valutazione del reflusso e potrebbe provocare vomito. Per lo stesso motivo, nei giorni che precedono l'esame è necessario sospendere l'assunzione di tutti quei farmaci in grado di inficiarne i risultati (a volte anche per 5-10 giorni); tra questi ricordiamo gli antiacidi, i procinecitici, gli alginati, gli anticolinergici, i miorilassanti, i nitrati, i calcio antagonisti, gli inibitori della pompa protonica e gli H2 antagonisti.
Durante la pH-metria, un sondino in gomma viene infilato nella narice del paziente e fatto scendere sino al termine dell'esofago o nel lume dello stomaco; durante la procedura il paziente rimane seduto su un lettino e viene invitato a deglutire ripetutamente piccoli sorsi d'acqua in modo da favorire la discesa della sonda. Per valutare il reflusso gastroesofageo tale discesa verrà arrestata a circa 5 centimetri dallo sfintere esofageo inferiore (pH-metria intraesofagea), mentre per indagare lo stato di salute dello stomaco verrà fatta proseguire fino al raggiungimento del lume gastrico (pH-metria gastrica). L'esame, sostanzialmente, non è doloroso e al più provoca sensazioni fastidiose al passaggio del sondino nella gola; per questo motivo, prima di procedere, viene spruzzata una piccola quantità di anestetico in spray (xylocaina) in una narice del paziente.
Raggiunta la sede anatomica desiderata, il tratto di sonda che fuoriesce dal naso viene fissato con alcuni cerotti (vedi figura) e collegato ad un registratore portatile. All'altro capo del sondino, grazie all'ausilio di un elettrodo collegato a tale estremità, vengono rilevati i valori di pH, puntualmente trasmessi al registratore. Il giorno successivo tutta l'apparecchiatura viene tolta senza alcun dolore o fastidio; i dati registrati nelle 24 ore vengono quindi analizzati al computer e confrontati con le informazioni annotate dal paziente (viene generalmente chiesto di riportare su un apposito diario gli orari di inizio e fine pasto, le variazioni posturali, le pause di riposo ed i periodi di insorgenza di eventuali sintomi). In alcuni casi sul sondino vengono montati due minielettrodi per captare e registrare le oscillazioni di pH in due sedi diverse (ad esempio 5 centimetri sopra e 5 centimetri dopo lo sfintere esofageo inferiore; in questo modo è possibile valutare reflussi non solo acidi, ma anche alcalini).
L'esame è controindicato in presenza di gravi patologie cardiovascolari o respiratorie; tutto sommato, comunque, è una procedura sicura, che solo in una piccolissima parte di pazienti può determinare complicanze legate ad allergie verso l'anestetico (per questo è importante riferire al personale sanitario eventuali episodi allergici da contatto con anestetici). Una volta montata l'apparecchiatura è meglio non guidare e farsi accompagnare a casa da un assistente; durante le normali attività quotidiane sarà necessario attenersi scrupolosamente alle indicazioni mediche, in modo da non compromettere l'esito della pH-metria. Tra le vari disposizioni, potrà ad esempio esservi quella di alimentarsi in maniera normale, magari evitando alcuni alimenti (molto acidi o difficili da digerire) senza comunque stravolgere le abitudini quotidiane.