Ormoni nella carne: vero o falso? Quali le più pericolose?

Ormoni nella carne: vero o falso? Quali le più pericolose?
Ultima modifica 11.11.2022
INDICE
  1. Perché usare gli ormoni nell’allevamento?
  2. Quali effetti potrebbero avere troppi ormoni per i consumatori?
  3. Quali carni sono più pericolose dal punto di vista ormonale?
  4. Ormoni nella carne: cos’è successo in Europa negli ultimi 40 anni?
  5. Aspetti internazionali: perché l’Europa ha dovuto adeguarsi al resto del Mondo?
  6. Conclusioni: la carne che mangiamo è sicura?
  7. Opinioni scientifiche e Legislazione

Tra i timori più diffusi che riguardano la sicurezza alimentare c'è il dubbio che nelle carni, nel latte e derivati e nelle uova si possano trovare residui di farmaci ad azione ormonale.

Complici alcune segnalazioni, evidenze scientifiche e relative modifiche della legislazione vecchie ormai di oltre quarant'anni, e fake-news che sorgono con una certa sistematicità, ancora oggi molti consumatori non consumano alimenti di origine animale – o tendono a prediligere "allevamenti biologici" – per la paura di assumere farmaci attraverso questi prodotti.

Sappiamo che, nell'industria dell'allevamento, l'impiego di certe medicine è pressoché inevitabile*, a prescindere da quello che possano sperare gli acquirenti finali. Quello che fa certamente la differenza d'altro canto, è il tipo di farmaco, il dosaggio e la recovery da fare seguire alle creature prima della macellazione.

*Tutti gli animali sono sottoposti a un certo rischio di ammalarsi (parassiti esterni, protozoi, vermi, batteri, virus ecc.); inoltre, qualsiasi allevamento, inclusi quelli biologici, hanno un alto rischio di contagio e diffusione.

È per questo che ogni paese del mondo adotta uno specifico protocollo che disciplina l'allevamento, sia degli animali destinati alla macellazione, sia di quelli destinati alla produzione di latte o uova.

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L'Italia sottostà alle regole dell'Unione Europea (UE) che, ad essere sinceri, sono considerevolmente più restrittive e tutelanti rispetto a molte altre parti del Mondo; le stesse agiscono anche sui prodotti di importazione e, di certo, "non è un caso" che in Italia arrivi molto poco dai continenti americano, asiatico, africano e tantomeno oceanico.

D'altro canto Italia ed Europa sono vincolate ad un certo "allineamento" con i paesi mondiali; politica e diplomazia, purtroppo e per fortuna, si basano sul principio del "compromesso".

Nelle prossime righe cercheremo di capire meglio "se" e "perché" mangiare carne in tranquillità, senza il timore che in essa possano celarsi residui farmacologici ormonali.

Perché usare gli ormoni nell’allevamento?

Partiamo dal presupposto che gli ormoni sono bio-molecole naturalmente già presenti negli organismi animali; ciò che può cambiare, d'altro canto, è la loro concentrazione.

Quando "aggiunti", ovviamente, il residuo può essere davvero rilevante.

Gli ormoni che promuovono la crescita sono usati per far aumentare di peso gli animali più velocemente, riducendo così i tempi di attesa, diminuendo tutti i costi (dal mangime alla manutenzione delle stalle) e aumentando significativamente la produttività – sia per la carne, sia per il latte.

Quelli sessuali possono essere usati per migliorare l'ovulazione per aiutare il concepimento.

Quali effetti potrebbero avere troppi ormoni per i consumatori?

Tra gli ormoni sessuali, come vedremo, alcuni si sono rivelati particolarmente problematici.

Un estrogeno sintetico chiamato dietilstilbestrolo (DES), usato negli anni '60 per prevenire gli aborti spontanei, ha dimostrato di aumentare il rischio di cancro vaginale – nelle figlie delle donne trattate e – ne fu quindi vietato l'uso.

Un atro, decisamente più recente, ha anch'esso dimostrato un certo potenziale cancerogeno; parliamo dell'estradiolo 17ß. Basti pensare che, anche negli stati in cui le istituzioni sono più "permissive", le mucche alle quali è stato somministrato questo farmaco non possono essere utilizzate per la produzione di latte.

Anche un residuo eccessivo di ormoni della crescita presenti nella carne, d'altro canto, possono esercitare effetti negativi. In particolare, se un soggetto in accrescimento non sta ancora producendo questi ormoni spontaneamente, il consumo degli stessi "potrebbe" influire sul processo di pubertà anticipandolo.

Non esiste ancora, d'altro canto, un collegamento definitivo a dimostrazione di tale congettura, poiché la pubertà precoce è attribuita soprattutto ad una serie di altri motivi, che vanno dall'obesità e dalla mancanza di esercizio fisico, fino all'abuso di molti alimenti trasformati.

Quali carni sono più pericolose dal punto di vista ormonale?

Difficile dare una risposta che non fuorvii i gentili lettori.

Diciamo che, se prendessimo in considerazione i soli ormoni sessuali e della crescita – non parliamo quindi di antibiotici, antiparassitari ecc. – le carni più "bersagliate" sono certamente quelle provenienti dai grandi mammiferi.

Parliamo soprattutto dei bovini, ma anche di suini, equini, caprini e ovini.

Detto questo, lo ribadiamo, il regolamento è perfettamente tutelante e, se ben applicato, non aumenta in alcun modo i rischi per la salute dei consumatori.

Ormoni nella carne: cos’è successo in Europa negli ultimi 40 anni?

Nel 1981, con la Direttiva 81/602/CEE, l'UE ha vietato l'uso di sostanze ad azione ormonale finalizzate all'aumento della crescita negli animali da allevamento.

Esempi di questi farmaci sono l'estradiolo 17ß, il testosterone, il progesterone, lo zeranolo, il trenbolone acetato e il melengestrol acetato (MGA).

Tale divieto si applica allo stesso modo negli Stati membri e, eventualmente, alle importazioni da paesi terzi. Lo strumento giuridico in vigore è la Direttiva 96/22/CE, come modificata dalla Direttiva 2003/74/CE.

L'ex Scientific Committee on Veterinary Measures (SCVPH – comitato scientifico per le misure veterinarie relative alla salute pubblica) ha rivalutato a fondo i rischi per la salute umana derivanti dai residui ormonali nella carne bovina e nei prodotti a base di carne trattati con sei ormoni per la promozione della crescita.

Nel 1999 questo organismo consultivo scientifico indipendente ha concluso che non era possibile stabilire un'assunzione giornaliera accettabile (DGA) per nessuno di questi ormoni.

Per l'estradiolo 17ß ha concluso che esistono prove sostanziali che suggeriscono che l'estradiolo 17ß deve essere considerato un cancerogeno completo (esercita sia effetti di innesco del tumore che di promozione nello sviluppo) e che i dati disponibili non consentirebbero una stima quantitativa del rischio. Dopo aver esaminato ulteriori dati scientifici, l'SCVPH ha confermato il suo parere nel 2000 e nel 2002.

Sulla base di tale parere scientifico, nel maggio 2000 la Commissione ha proposto al Parlamento Europeo e al Consiglio di modificare la direttiva 96/22/CE relativa al divieto dell'uso di determinate sostanze ad azione ormonale o tireostatica e di beta-agonisti nell'allevamento.

Il 22 settembre 2003, il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno modificato la direttiva 96/22/CE mediante l'adozione della direttiva 2003/74/CE, a seguito di una procedura di codecisione, ai sensi dell'articolo 252 del trattato.

Come modificata, la Direttiva conferma il divieto delle sostanze ad azione ormonale per la promozione della crescita negli animali da allevamento. Inoltre, riduce drasticamente le circostanze in cui l'estradiolo 17ß può essere somministrato per altri scopi agli animali da produzione alimentare. Restano consentiti solo tre usi, su base transitoria, e sotto stretto controllo veterinario:

  1. Trattamento della macerazione fetale – processo patologico che si verifica a carico del feto morto trattenuto in utero con regressione del corpo luteo;
  2. Piometra nei bovini (per motivi di benessere animale) – in quanto si tratta di una patologia causata da una degenerazione del tessuto uterino che causa un accumulo di pus nella cavità dell'utero;
  3. Induzione dell'estro in bovini, equini, ovini e caprini – anche se quest'ultimo uso è stato poi gradualmente eliminato nell'autunno 2006.

Nell'ottobre 2005, la Commissione ha presentato una relazione sulla disponibilità di medicinali veterinari alternativi a quelli contenenti estradiolo 17ß, o suoi derivati ​​simili all'estere, per il trattamento della macerazione fetale nei bovini e della piometra nei bovini.

La Commissione continua a tenere conto di tutti i nuovi dati scientifici emergenti provenienti da qualsiasi fonte.

Aspetti internazionali: perché l’Europa ha dovuto adeguarsi al resto del Mondo?

Fin da subito, gli Stati Uniti hanno sospeso le concessioni commerciali con l'Unione Europea, imponendo di più dazi all'importazione sui prodotti dell'UE.

Già la prima azione statunitense nel 1989 impose tariffe di ritorsione del 100% ad valorem su prodotti alimentari selezionati ed è rimasto in vigore fino al 1996.

Nel 1997, un panel del World Trade Organisation (OMC - organizzazione mondiale del commercio) ha stabilito che la misura dell'UE non era in linea con l'accordo Agreement on the Application of Sanitary and Phytosanitary Measures (SPS - accordo sull'applicazione di misure sanitarie e fitosanitarie).

L'UE ha impugnato questa sentenza e, nel 1998, l'organo d'appello dell'OMC ha annullato la maggior parte delle conclusioni del collegio.

Nel 1999 ha nuovamente imposto un dazio ad valorem del 100% su alimenti selezionati provenienti da paesi dell'UE.

L'organo d'appello dell'OMC ha confermato la constatazione secondo la quale il divieto di importazione di carne di animali trattati con ormoni nell'UE non rispettava il requisito di una valutazione pertinente dei rischi per la salute umana.

Questo perché, in effetti, l'UE non aveva condotto una valutazione completa dei rischi, portando una serie di studi ed evidenze parzialmente significativi. Sul fronte opposto, si notava un chiaro consenso scientifico mondiale a sostegno della sicurezza per i consumatori nel mangiare carne trattata con ormoni.

In reazione a questi risultati, l'UE ha imposto una nuova valutazione dei rischi per la salute umana derivanti dai residui ormonali nella carne bovina e nei prodotti a base di carne trattati con sei ormoni utilizzati per la promozione della crescita.

Successivamente, l'UE ha dovuto comunque modificare la Direttiva 96/22/CE adottando la Direttiva 2003/74/CE, e ha quindi implementato i suoi obblighi internazionali nel contesto dell'OMC.

Nel gennaio 2009, il rappresentante commerciale degli Stati Uniti (USTR) ha annunciato l'intenzione di apportare ulteriori modifiche all'elenco dei prodotti dell'UE soggetti a tariffe maggiorate. L'UE ha ovviamente contestato. Nel maggio 2009, a seguito di una serie di trattative, gli Stati Uniti e l'UE hanno firmato un memorandum d'intesa (MOU), che permette gradualmente alcuni cambiamenti nel corso di anni.

Attualmente, l'UE ha concesso l'accesso delle esportazioni statunitensi di manzo allevato senza l'uso di promotori della crescita e gli Stati Uniti hanno sospeso l'aumento dazi per i prodotti dell'UE importati elencati nella controversia.

Conclusioni: la carne che mangiamo è sicura?

Certo che sì!

In definitiva, gli ormoni oggettivamente pericolosi sono attualmente (e ovunque) vietati o concessi solo in periodi ben precisi della vita dell'animale, a posteriori dei quali viene sempre prevista una fase di recupero – un po' come avviene anche per i fitofarmaci usati in agricoltura.

Ad oggi non ci sono evidenze che dimostrino eventuali effetti negativi sulla salute dei prodotti concessi, né all'estero, né in Unione Europea.

Detto questo, ovviamente, i controlli veterinari rimangono fondamentali per verificare che i produttori si attengano alle direttive vigenti.

Ad oggi l'UE si dimostra internamente indipendente sulla scelta di non utilizzare o limitare a casi specifici questi prodotti, mentre a livello internazionale ha ottenuto un ottimo compromesso sull'accettare solo bovini non allevati con l'uso di ormoni.

D'altro canto, ciò che abbiamo letto deve indurre due importanti riflessioni ai gentili lettori:

  1. In Unione Europea, la legislazione è ben fatta e gli alimenti più sicuri che nella maggior parte del resto del Mondo;
  2. Negli Stati in cui ancora si somministrano ormoni, anche vista l'estrema diffusione nel consumare carne in eccesso, il tasso di patologie tumorali non è così alto quanto ci si aspetterebbe.

Opinioni scientifiche e Legislazione

  • EUROPEAN COMMISSION - HEALTH & CONSUMER PROTECTION DIRECTORATE-GENERAL – Directorate C - Scientific Opinions – C2 - Management of scientific committees; scientific co-operation and networks - OPINION OF THE SCIENTIFIC COMMITTEE ON VETERINARY MEASURES RELATING TO PUBLIC HEALTH ON Review of previous SCVPH opinions of 30 April 1999 and 3 May 2000 on the potential risks to human health from hormone residues in bovine meat and meat products;
  • EUROPEAN COMMISSION - HEALTH & CONSUMER PROTECTION DIRECTORATE-GENERAL – Directorate B - Scientific Health Opinions Unit B3 - Management of scientific committees II – REVIEW OF SPECIFIC DOCUMENTS RELATING TO THE SCVPH OPINION OF 30 APRIL 99 ON THE POTENTIAL RISKS TO HUMAN HEALTH FROM HORMONE RESIDUES IN BOVINE MEAT AND MEAT PRODUCTS (adopted on 03 May 2000);
  • EUROPEAN COMMISSION – DIRECTORATE-GENERAL XXIV CONSUMER POLICY AND CONSUMER HEALTH PROTECTION – Directorate B - Scientific Health Opinions – Unit B3 - Management of scientific committees II – OPINION OF THE SCIENTIFIC COMMITTEE ON VETERINARY MEASURES RELATING TO PUBLIC HEALTH ASSESSMENT OF POTENTIAL RISKS TO HUMAN HEALTH FROM HORMONE RESIDUES IN BOVINE MEAT AND MEAT PRODUCTS.
  • Directive 2003/74/EC, concerning the prohibition on the use in stockfarming of certain substances having a hormonal or thyrostatic action and of beta-agonists (22 July 2003);
  • Directive 96/22/EC, concerning the prohibition on the use in stockfarming of certain substances having a hormonal or thyrostatic action and of ß-agonists (29 April 1996).

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer