Mononucleosi: Cos'è la Malattia del Bacio? Come si prende, Sintomi e Cura

Mononucleosi: Cos'è la Malattia del Bacio? Come si prende, Sintomi e Cura
Ultima modifica 14.09.2023
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos’è
  3. Cause e Fattori di Rischio
  4. Sintomi e Complicazioni
  5. Diagnosi
  6. Trattamento e consigli utili
  7. Prevenzione

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Generalità

La mononucleosi è una malattia infettiva che colpisce l'organismo in seguito alla trasmissione di un virus. Questo agente virale si trasmette, nella maggior parte dei casi, tramite la saliva; per questo motivo, l'infezione è nota anche come la "malattia del bacio".

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Il responsabile della mononucleosi è, infatti, il virus di Epstein Barr (EBV), appartenente alla famiglia degli herpes virus.

I sintomi prevalenti della mononucleosi sono: astenia (senso di spossatezza), febbre elevata, ingrossamento dei linfonodi (in special modo, quelli del collo) e faringite che, nel giro di una settimana, diviene molto intensa. Dopo la presentazione clinica della mononucleosi, si guarisce, nella maggior parte dei casi, senza troppe complicazioni: negli adolescenti e negli adulti le manifestazioni tendono a scomparire nell'arco di alcune settimane. L'unico disturbo che tende a persistere, anche per diversi mesi dall'infezione, è una sensazione di stanchezza generalizzata, mentre la complicanza più temibile è la rottura della milza ingrossata.

Cos’è

Mononucleosi: cos'è la Malattia del Bacio?

La mononucleosi è una malattia di origine virale, acuta e contagiosa, nota anche per la frequenza con cui si osserva negli adolescenti. L'infezione si trasmette, infatti, abitualmente attraverso la saliva; per questo motivo, la mononucleosi è conosciuta anche come "kissing disease" o "malattia del bacio". Meno spesso, la malattia viene contratta in seguito alla condivisione di oggetti (dalle posate ai bicchieri) entrati in contatto con un soggetto infetto.

Cause e Fattori di Rischio

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Quali sono le cause della Mononucleosi?

La mononucleosi è una malattia causata dal virus di Epstein Barr (EBV). Questo agente virale appartiene alla stessa famiglia degli herpes virus, ovvero la stessa di cui fanno parte i patogeni responsabili di varicella, herpes labiale o genitale e fuoco di Sant'Antonio.

Allo stesso modo dei suoi "parenti", una volta contratta l'infezione, il virus EBV rimane per sempre latente nel corpo umano e può ricomparire periodicamente.

Perché si chiama "Mononucleosi"?

Il nome deriva dalla reazione del corpo all'infezione: la presenza del virus di Epstein Barr nell'organismo stimola la produzione dei globuli bianchi e, nella fattispecie, delle cellule mononucleate (con un solo nucleo) o monociti nel sangue, solitamente presenti in numero ridotto.

Contagiosità: con quanta facilità si trasmette la Mononucleosi?

La mononucleosi è una malattia a contagiosità modesta, che interessa soprattutto soggetti di età compresa fra i 15 ed i 35 anni.

Mononucleosi: chi è più a rischio?

La mononucleosi colpisce di preferenza gli adolescenti ed i bambini, ma gli adulti non ne sono per nulla esenti.

L'infezione si contrae più facilmente quando il nostro sistema immunitario è indebolito (per esempio, dopo una malattia particolarmente debilitante o durante un periodo di intenso stress).

Mononucleosi contagio: quanto è diffusa?

Diffusa in tutto il mondo, la mononucleosi interessa entro l'adolescenza il 50% degli individui che vivono nei Paesi industrializzati, mentre compare più precocemente in quelli in via di sviluppo.

Considerato il tasso di contagiosità, la mononucleosi può causare piccole epidemie soltanto in particolari condizioni, quali:

  • Stretto contatto con soggetti affetti;
  • Sovraffollamento;
  • Cattive condizioni igieniche.

Secondo recenti stime, nel corso della propria vita circa il 90% della popolazione mondiale adulta, senza particolare predilezione di sesso, entra in contatto con il virus di Epstein Barr. La maggior parte di queste persone ha sviluppato anticorpi specifici, senza aver mai accusato alcun segno di infezione.

Come si prende la Mononucleosi?

Il contagio può essere diretto ed avvenire tramite saliva (via oro-faringea) e le urine, i rapporti sessuali non protetti o le trasfusioni di sangue ed emoderivati. Tuttavia, l'infezione può essere contratta anche con modalità indirette tramite, per esempio, l'utilizzo comune di oggetti contaminati quali posate, bicchieri, piatti e giocattoli, nonché con le goccioline diffuse tossendo.

La contagiosità può permanere per molto tempo, poiché l'eliminazione faringea del virus persiste fino ad un anno dopo l'infezione. Bisogna considerare, inoltre, che, durante i periodi di riattivazione del virus, gli stessi portatori sani possono diventare fonte di contagio. In ogni caso, se si è già stati infettati una volta, ogni successivo contatto con una persona affetta da mononucleosi sarà privo di conseguenze.

Sintomi e Complicazioni

Mononucleosi Sintomi: come si manifesta?

I sintomi iniziali della mononucleosi sono simili a quelli di un comune malanno invernale come, per esempio, l'influenza e comprendono:

Le manifestazioni della malattia sono dovute sia all'aumentata produzione delle cellule mononucleate (linfociti e monociti) - solitamente presenti in numero ridotto - sia alle sostanze che essi producono per indurre il corpo a reagire all'infezione.

Periodo di incubazione della Mononucleosi

Il periodo di incubazione dell'infezione è piuttosto lungo e variabile dai 30 ai 50 giorni in adulti ed adolescenti. Generalmente, questo tempo che precede la presentazione dei sintomi è inferiore nei bambini, pari a circa 10-15 giorni (che sviluppano la mononucleosi in forma pressoché priva di sintomi).

Decorso della Mononucleosi

L'esordio clinico è spesso preceduto da una fase che preannuncia l'infezione, detta prodromica, in cui la sintomatologia è di carattere generale e non particolarmente preoccupante; durante questo periodo si manifestano:

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Se il virus prende il sopravvento sul sistema immunitario, la mononucleosi vera e propria esordisce con un quadro clinico più specifico, i cui elementi principali sono rappresentati da:

  • Astenia (debolezza o senso di spossatezza);
  • Mal di gola con presenza di placche bianco-giallastre sulle tonsille, che spesso raggiungono notevoli dimensioni, impedendo la normale deglutizione (nei casi più seri, possono verificarsi disidratazione e difficoltà respiratorie, a causa della parziale ostruzione delle alte vie aeree);
  • Linfoadenomegalia (cioè i linfonodi sul collo, sotto le ascelle e nel basso ventre si ingrossano e risultano dolenti);
  • Attacchi di febbre elevata (fino a 39-40° C), con ingente sudorazione durante la notte.

Dopo alcuni giorni si assiste alla comparsa di un rilevante numero di cellule linfocitarie atipiche nel sangue.

Altri sintomi caratteristici della mononucleosi comprendono:

  • Splenomegalia (aumento delle dimensioni della milza che, sebbene asintomatico, può condurre alla rottura dell'organo in seguito ad un trauma o ad uno sforzo);
  • Esantema morbilliforme (simile a quello del morbillo).

In qualche caso, la malattia può indurre una sofferenza epatica, evidenziabile attraverso esami sierologici, per l'aumento delle transaminasi. Raramente, compare un lieve ittero.

Nota

Se il contagio avviene durante l'infanzia, la mononucleosi è solitamente caratterizzata da sintomi lievi, non specifici o da nessun sintomo.

Quanto dura la Mononucleosi?

Dopo il contagio, la mononucleosi si manifesta in un periodo compreso tra le 3 e le 6 settimane successive, dopo le quali la maggior parte dei soggetti riesce a riprendere le normali attività quotidiane. Tuttavia, la stanchezza può persistere per settimane e, talvolta, per mesi.

Dopo la guarigione, l'infezione rimane allo stato latente e può ripresentarsi periodicamente.

Mononucleosi: sintomi principali

Possibili complicanze della Mononucleosi

  • La mononucleosi può causare delle complicanze, fortunatamente piuttosto rare, ematologiche (anemia emolitica e piastrinopenia) ed a carico del sistema nervoso centrale e periferico (convulsioni, alterazioni comportamentali, encefaliti e meningiti). Possibile è anche il coinvolgimento di cuore e polmoni.
  • In alcuni casi, la malattia si manifesta in maniera subdola, con poca febbre ed un senso di malessere generale e stanchezza, che può perdurare anche per diversi mesi. Dopo l'iniziale contagio, il virus di Epstein Barr rimane infatti silente, in attesa che le difese immunitarie si abbassino. La sua successiva riattivazione pare sia implicata nella "sindrome da stanchezza cronica".
  • Altri studi clinici hanno ipotizzato, invece, un legame tra un deficit immunitario, l'infezione da EBV e l'insorgere di altre infezioni croniche – con modalità simili a quanto avviene nel caso dell'AIDS.
  • L'infezione persistente da virus di Epstein Barr è stata recentemente messa in relazione anche con l'insorgenza del linfoma di Burkitt, il cancro nasofaringeo e di altre malattie neoplastiche. È stato evidenziato, infatti, che alcuni virus alterano il DNA della cellula ospite in modo da renderla soggetta allo sviluppo dei tumori, tuttavia - poiché questo virus è molto diffuso, non è detto che le due patologie siano il risultato di un'accertata causa-effetto.
Per approfondire: Mononucleosi nei Bambini: sintomi, come si trasmette e cosa fare

Diagnosi

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Mononucleosi: come viene diagnosticata?

A livello clinico, l'infezione acuta da mononucleosi è sospettata in presenza del contemporaneo manifestarsi di malessere generalizzato, febbre, ingrossamento dei linfonodi, faringite con tonsille ricoperte da una patina biancastra ed aumento delle dimensioni della milza. Questa sintomatologia si presenta, tuttavia, anche nel corso di altre malattie infettive, come l'epatite virale, la malattia da citomegalovirus, la toxoplasmosi e la rosolia.

Pertanto, una diagnosi certa si raggiunge soltanto mediante la constatazione della presenza di linfociti caratteristici nel sangue (linfocitosi) associata a test anticorpali e riscontri sierologici (presenza di anticorpi eterofili circolanti e/o anticorpi diretti contro proteine specifiche di EBV).

Mononucleosi: quali esami sono previsti?

Per confermare il sospetto di malattia che deriva dall'aumento dei globuli bianchi, sono indicati esami ematologici ed immunologici specifici, tra cui:

  • Esame emocromocitometrico: in presenza di mononucleosi, alla conta dei globuli bianchi se ne riscontra l'aumento, mentre all'analisi microscopica dello striscio ematico risulta la presenza di caratteristiche cellule mononucleate (da qui il nome della malattia);
  • Monotest: test semplice e rapido utilizzato per il supporto alla diagnosi di infezioni da EBV, ma poco specifico;
  • Ricerca degli Anticorpi anti-EBV VCA: valuta la presenza nel siero di anticorpi specifici (Viral Capsid Antigen) per l'EBV, sia di classe IgG, sia IgM, che compaiono a seguito dell'infezione (in particolare le IgM indicano uno stato di attività del virus); quando le IgM calano e restano solo le IgG significa che l'infezione è totalmente superata;
  • Ricerca degli Anticorpi anti-EBV EA: individua gli anticorpi specifici del virus (Early Antigen), riscontrabili nel sangue anche a distanza di mesi (le IgG si possono ritrovare anche a distanza di anni nel sangue a indicare che la mononucleosi è stata contratta in precedenza).

Trattamento e consigli utili

Mononucleosi: come si cura?

Nella maggior parte dei casi, la mononucleosi si risolve positivamente, senza complicazioni, entro due o tre settimane dall'esordio dei sintomi.

Raramente, i pazienti presentano ricadute croniche negli anni che seguono, anche se alcuni pazienti tendono comunque ad accusare stanchezza e difficoltà di concentrazione per diversi mesi.

Dopo la guarigione, l'EBV rimane, infatti, latente nel tessuto linfoghiandolare e può riattivarsi dando luogo alla cosiddetta "sindrome da fatica cronica", uno stato di debilitazione generale che può perdurare diversi mesi, sottraendo al soggetto energie fisiche e mentali (si noti l'analogia con l'herpes simplex e zoster, responsabili, rispettivamente, dell'herpes labiale/genitale e della varicella/fuoco di Sant'Antonio).

Il paziente colpito da mononucleosi dovrebbe riposare a letto ed evitare sforzi fisici per almeno 6-8 settimane, specie se si è sviluppato un ingrossamento della milza. La rottura di quest'organo per traumi addominali è, infatti, una complicanza rara, ma temibilissima (si tratta di un'emergenza medica e, come tale, va prontamente gestita in ambiente ospedaliero). Le categorie a maggior rischio sono i bambini e gli sportivi, che dovrebbero astenersi dagli sforzi anche per qualche settimana dopo la remissione clinica. Pertanto, se durante l'attività, dopo energica palpazione o in seguito ad un incidente, dovessero insorgere dolori diffusi alla parte superiore sinistra dell'addome, è bene richiedere l'intervento immediato dei soccorsi sanitari.

Farmaci

Non esistono farmaci specifici per la mononucleosi, ma solo terapie sintomatiche. Il trattamento si basa, quindi, sulla somministrazione di analgesici (come l'ibuprofene) ed antipiretici, come il paracetamolo (va escluso, invece, l'acido acetilsalicilico che nei bambini e negli adolescenti può causare una grave complicanza, chiamata sindrome di Reye).

Soltanto nei casi più gravi è previsto il ricorso ai farmaci corticosteroidei, ma solo per pochi giorni e sotto stretto controllo medico, per gestire rare complicazioni come l'edema delle vie aeree. Nel caso fallissero anche questi medicinali, la cura della mononucleosi si può avvalere delle IgG (immunoglubuline).

L'importante è non utilizzare mai gli antibiotici, poiché in caso di malattia virale non servono a nulla e possono causare ulteriori danni al sistema immunitario. Dopo che i sintomi più evidenti sono cessati, di solito, la persona smette di essere infettiva.

Per approfondire: Farmaci per la Cura della Mononucleosi

Prevenzione

Mononucleosi: si può prevenire?

Come avviene per tutte le malattie infettive e contagiose, anche per la mononucleosi, la prevenzione è fondamentale per evitare il contagio. In particolare, occorre limitare il contatto diretto ed indiretto con persone la cui patologia sia conclamata, non solo durante il periodo della malattia, ma anche nei giorni successivi al termine delle manifestazioni cliniche e sintomatiche.

Per prevenire il riattivarsi del virus, poi, è importante mantenere l'efficienza del sistema immunitario con uno stile di vita attivo, privo di eccessivi stress e basato su una sana alimentazione.

Per approfondire: Dieta per la Mononucleosi

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici