Ultima modifica 25.02.2020

Definizione

L'ipotensione ortostatica consiste in un brusco calo della pressione sanguigna in seguito all'improvviso passaggio dalla posizione seduta o sdraiata (clinostatismo) a quella eretta (ortostatismo). Ipotensione ortostatica

Affinché si possa parlare a tutti gli effetti di ipotensione ortostatica, il calo pressorio dev'essere consistente, superiore a 20 mmHg per la pressione sistolica o a 10 mmHg per quella diastolica.

Sintomi

L'ipotensione ortostatica determina molto spesso tutta una serie di sintomi, scatenati dal ridotto afflusso di sangue agli organi vitali, in modo particolare al cervello. Possono così insorgere spiacevoli capogiri e difficoltà visive (temporanea cecità o visione offuscata), sensazioni di mancamento, debolezza o affaticabilità, sudorazione profusa, confusione e mal di testa fino ad una vera e propria sincope (svenimento). L'aumentato rischio di cadute eleva, soprattutto nelle persone anziane, la suscettibilità a fratture osteoporotiche di origine traumatica; nel contempo, il ridotto ritorno ematico al cuore incrementa il rischio di subire un infarto cardiaco, mentre episodi ripetuti sembrano influire negativamente anche sulla salute del cervello.

L'ipotensione ortostatica è sperimentata, in almeno un'occasione, da moltissime persone, soprattutto dagli anziani. Si tratta generalmente di episodi lievi che si risolvono entro pochi secondi o minuti dall'assunzione della posizione eretta; sintomi severi, che si ripetono frequentemente o perdurano a lungo, meritano di essere sottoposti prontamente all'attenzione medica; analogo discorso per un singolo ed isolato episodio di svenimento.

Cause

Quando ci si alza in piedi dalla posizione sdraiata, la forza di gravità tende a richiamare il sangue negli arti inferiori; il sistema venoso delle gambe non riesce a restituire immediatamente tutto il sangue sequestrato e ad opporsi con sufficiente efficacia al ristagno ematico; ne deriva un'inevitabile riduzione del ritorno di sangue al cuore. Il ridotto afflusso ematico ed il calo pressorio che ne derivano, vengono immediatamente captati da alcune strutture cellulari chiamate barocettori, situate in prossimità del cuore e del collo; tali organelli innescano una risposta sistemica atta a riportare nella norma la pressione ematica, quindi basata sull'aumento della costrizione dei vasi sanguigni, ma anche della frequenza e della contrattilità cardiaca. Se qualcosa in questo meccanismo di compensazione non funziona a dovere, il calo pressorio è tale da scatenare i sintomi tipicamente associati all'ipotensione ortostatica; tale condizione può essere conseguente a:

  • disidratazione: se le perdite idriche derivanti da febbre, vomito, diarrea, sudorazione profusa ed esercizio fisico strenuo non vengono reintegrate, si ha un impoverimento dell'acqua corporea, inclusa la frazione liquida del sangue: il plasma diminuisce il proprio volume, con sensibile calo della pressione ematica.
  • Diabete: quando non viene adeguatamente trattato con farmaci appropriati, il diabete porta alla perdita di zuccheri con l'urina; per ragioni osmotiche tale perdita si associa all'escrezione di grandi quantità di acqua. La minzione cospicua e frequente che ne deriva si accompagna a disidratazione e ad un inevitabile calo pressorio. Inoltre, dopo molti anni di malattia, il diabete tende a danneggiare i nervi deputati alla trasmissione dei segnali nervosi, inclusi quelli che contribuiscono a regolare la pressione sanguigna.
  • Problemi cardiaci: alcune malattie del cuore, come la bradicardia patologica, i problemi valvolari, la necrosi del tessuto miocardico (infarto) e l'insufficienza cardiaca, favoriscono l'istaurarsi di ipotensione ortostatica, perché minano la capacità del cuore di pompare in circolo quantità di sangue adeguate a compensare il basso ritorno ematico.
  • Malattie neurologiche degenerative, come il morbo di Parkinson, l'amiloidosi, la sindrome di Shy-Drager e l'atrofia multisistemica, possono danneggiare il sistema di regolazione della pressione sanguigna.
  • Farmaci ipotensivanti, farmaci antidepressivi (MAO-inibitori, triciclici), diuretici, anemia (il sangue è meno viscoso) e alcolismo, possono favorire l'insorgenza di ipotensione ortostatica.
  • Mantenimento statico della posizione eretta: la contrazione dei muscoli della gamba e della coscia, unitamente alla componente valvolare del circolo venoso, è fondamentale per favorire il ritorno ematico del cuore contro la forza di gravità; ecco allora che il mantenimento di una posizione statica dopo essersi alzati in piedi, favorisce l'insorgenza di ipotensione ortostatica. Anche la presenza di vene varicose è un fattore predisponente.

Trattamento

In genere, mettendosi a sedere o sdraiandosi dopo un episodio di ipotensione ortostatica, si assiste una rapida risoluzione dei sintomi e al recupero dei normali valori pressori.

Nei casi più gravi, oltre alla cura della patologia di base, possono rivelarsi utili specifici farmaci per il trattamento dell'ipotensione ortostatica.



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