Invecchiamento: la lunga strada verso la longevità

Ultima modifica 01.04.2020

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La prima strada: cosa fare con l'aiuto del personale sanitario

Test genetici

La mappatura del genoma umano è stata recentemente completata, portando all'identificazione di circa 35.000 geni. Grazie al lavoro dei genetisti si è visto che in molti casi non esistono geni specifici per determinate malattie. Per esempio non esiste un gene che causa il cancro al seno, così come non ne esiste uno responsabile del morbo di Alzheimer. InvecchiamentoEsistono invece geni che aumentano il rischio di sviluppare queste patologie, specialmente quando si conducono stili di vita errati. Per capire su quale fattore di rischio modificabile occorra intervenire bisogna conoscere il gene implicato nella predisposizione alla malattia. L'assistenza di un genetista è fondamentale proprio per individuare tale gene e stabilire le strategie terapeutiche e comportamentali più idonee. Vediamo alcuni esempi.
I geni del citocromo P450 (CYP450) codificano per una serie di proteine che aiutano la neutralizzazione delle tossine a livello epatico. La mutazione di uno di questi geni, chiamato C17, in un individuo di sesso femminile, si accompagna ad un aumentato rischio di sviluppare il cancro alla mammella o l'osteoporosi. Dal momento che alti livelli di estrogeni favoriscono la comparsa di tumore al seno, una donna con una mutazione del gene C17 dovrebbe evitare le terapie estrogeniche. Allo stesso tempo, per prevenire l'osteoporosi dovrebbe svolgere attività sportive come il ballo o il jogging, assumere integratori a base di calcio e vitamina D ed aumentare l'esposizione alla luce solare.
Alcune mutazioni del gene 1A1, sempre appartenente alla famiglia dei geni CYP450, possono rendere le persone più suscettibili allo sviluppo del cancro al polmone. Ovviamente gli individui a cui viene diagnosticata tale alterazione dovrebbero stare particolarmente lontani dal fumo attivo e da quello passivo.

Diagnosi precoce di malattie cardiovascolari e forme tumorali

In molti Paesi industrializzati le malattie cardiovascolari sono una piaga sociale di primaria importanza, tanto da rappresentare la principale causa di morte. La diagnosi precoce gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione di questi disturbi.

Per individuare i pazienti a rischio i test ematici tradizionali, basati sul controllo del colesterolo totale, delle varie lipoproteine, dei trigliceridi ecc. sono spesso insufficienti. Per questo motivo dovrebbero essere affiancati dal monitoraggio di altre sostanze, come l'omocisteina, la proteina C reattiva (CRP) e la apolipoproteina A1. Bisogna inoltre considerare che molti valori di riferimento utilizzati dai laboratori di analisi sono inadeguati. I livelli di colesterolo totale, per esempio, sono considerati accettabili se inferiori ai 200 mg/dl, quando per essere ottimali dovrebbero attestarsi tra i 130 ed i 160 mg/dl.
L'aterosclerosi - una malattia causata dalla formazione di placche di materiale lipidico, proteico e fibroso nelle arterie - fino a pochi anni fa veniva indagata soprattutto attraverso il cateterismo arterioso, cioè introducendo un piccolo catetere in un vaso principale fino a raggiungere il distretto desiderato. Oggi è possibile eseguire queste indagini sfruttando test non invasivi (non prevedono l'inserimento del catetere) che si avvalgono della risonanza magnetica o di particolari tecniche ecografiche.
I tumori sono la seconda causa di morte e rappresentano per questo una delle maggiori sfide degli ultimi anni. Ma ancor prima degli interventi terapeutici, oggi più che mai, la prevenzione gioca un ruolo a dir poco fondamentale. Esistono infatti diversi test specifici capaci di individuare i tumori in fase precoce, quando cioè sono facilmente asportabili. Tra i tanti va segnalato il test DR-70, in grado di individuare precocemente diversi tipi di cancro con un piccolo prelievo ematico.

Terapie ormonali

Elevati livelli ormonali sono prerogativa della giovinezza, così come un declino di tali valori è segno caratteristico dell'invecchiamento. La decadenza inizia intorno ai trent'anni, inizialmente in modo quasi impercettibile, poi, con il passare degli anni, in maniera sempre più evidente. Ristabilendo gli elevati livelli ormonali che caratterizzano gli anni della giovinezza, molti cinquantenni possono godere di ampi benefici nella propria sfera lavorativa, sociale e sessuale. Gli ormoni anti-età più conosciuti sono gli estrogeni, il progesterone, il testosterone, gli ormoni tiroidei, e l'ormone della crescita (hGH).
L'efficacia e la sicurezza delle terapie ormonali prevede la somministrazione dei soli ormoni per cui è stata dimostrata una reale carenza. L'uso indiscriminato di queste sostanze, comune in molti sportivi, avrebbe infatti  effetti collaterali a lungo termine piuttosto gravi.



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