Indici di Flogosi: cosa sono e come aiutano a gestire l'Infiammazione

Indici di Flogosi: cosa sono e come aiutano a gestire l'Infiammazione
Ultima modifica 11.01.2023
INDICE
  1. Cosa sono
  2. Perché si misurano?
  3. Quali sono?
  4. Proteina C reattiva (PCR)
  5. Velocità di eritrosedimentazione (VES)
  6. Procalcitonina (PCT)

Cosa sono

Esami per rilevare l'infiammazione: cosa sono gli Indici di Flogosi?

Gli indici di flogosi, detti anche marcatori di infiammazione o marker infiammatori, sono parametri che contribuiscono determinare la causa di una risposta infiammatoria sistemica e stabilirne l'entità.

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Questi valori possono essere misurati nel sangue o in altri liquidi biologici; in ambito clinico, la loro valutazione può essere utile per il medico come campanello d'allarme che indica la presenza di infiammazioni dovute a lesioni, infezioni o specifiche condizioni patologiche.

Oltre ad essere utilizzato come supporto nell'inquadramento diagnostico, il dosaggio degli indici di flogosi presenti viene utilizzato per stabilire la prognosi e/o la risposta ad un eventuale trattamento.

L'infiammazione è una parte della risposta immunitaria dell'organismo. Questa può essere acuta, sviluppandosi rapidamente (ad esempio, dopo un trauma o nel corso di un'infezione) oppure può protrarsi nel tempo (cronica) in presenza di malattie come le patologie autoimmuni o il cancro.

Perché si misurano?

Il dosaggio degli indici di flogosi viene indicato per:

  • Valutare l'andamento e la gravità del processo infiammatorio;
  • Determinare l'efficacia di una terapia antinfiammatoria;
  • Verificare il processo di guarigione delle ferite chirurgiche, delle ustioni o del trapianto d'organo.

Dopo aver valutato i risultati, il medico può orientarsi meglio e consigliare altre indagini di approfondimento.

A cosa servono gli Indici di Flogosi?

Gli indici di flogosi sono molecole o proteine rilasciate nel torrente ematico quando un particolare organo o tessuto dell'organismo risulta coinvolto da una significativa risposta infiammatoria, dovuta, per esempio, a lesioni, ischemia o infezioni. La valutazione di questi indicatori serve, quindi, per determinare la presenza di patologie in cui è presente un'infiammazione e monitorarne il decorso, soprattutto dopo aver stabilito una terapia. Inoltre, questi indicatori possono essere impiegati per valutare il rischio del paziente nello sviluppare una specifica malattia.

L'esame dei marker infiammatori viene prescritto, di solito, in associazione ad altri accertamenti diagnostici, quando il medico sospetta che il paziente abbia una patologia acuta o cronica responsabile di danno tissutale o cellulare.

Quali sono?

Quali sono i marcatori di infiammazione?

I marcatori infiammatori più comunemente usati sono:

  1. Proteina C reattiva (PCR)
  2. Velocità di eritrosedimentazione (VES)
  3. Procalcitonina (PCT)

Altri marcatori infiammatori sono valutati, talvolta, in circostanze specifiche.

Per esempio:

  • Emocromo con formula: i cambiamenti nelle percentuali in cui sono presenti le cellule del sangue e nei parametri a loro associati (es. una conta leucocitaria e piastrinica elevata con un basso livello di emoglobina) possono contribuire a rilevare la presenza di una risposta flogistica in corso. L'emocromo può dare numerose informazioni sullo stato di salute del paziente, ma è considerato un indicatore d'infiammazione aspecifico, poiché ascrivibile a varie malattie, anche molto diverse tra loro, come infezioni, malattie autoimmuni, malattia infiammatoria intestinale e tumori. In altre parole, eventuali alterazioni dei valori dell'emocromo vanno interpretate correttamente dal medico che provvederà a prescrivere esami più approfonditi per stabilire una diagnosi.
  • Calprotectina: sostanza presente nei neutrofili, molto attivi nell'infiammazione. La quantità di calprotectina nelle feci può essere utilizzata per distinguere la malattia infiammatoria intestinale da una causa non infiammatoria dei propri sintomi (come la sindrome dell'intestino irritabile).
  • Ferritina: proteina essenziale per lo stoccaggio del ferro nell'organismo. Un basso livello di ferritina nel sangue può indicare una carenza di ferro, mentre un alto livello di ferritina nel sangue potrebbe indicare artrite reumatoide, malattie del fegato, ipertiroidismo o altre condizioni infiammatorie.
  • Fibrinogeno: è un fattore essenziale per la coagulazione del sangue, rilasciato in circolo in caso di necessità; quando c'è una ferita ed inizia il sanguinamento, si forma un coagulo attraverso una serie di passaggi (emostasi). In uno degli ultimi step, il fibrinogeno solubile viene convertito in filamenti di fibrina insolubili che si intrecciano tra loro formando una rete che si stabilizza ed aderisce al sito danneggiato fino alla guarigione. I suoi livelli, insieme alle cosiddette proteine di fase acuta (proteina C reattiva, fattori del complemento, protrombina ecc.), aumentano durante processi infiammatori di qualsiasi origine, nella ripresa da un intervento chirurgico e durante la gravidanza.

In ogni caso, occorre ricordare che i risultati di ciascun esame non vanno interpretati da soli, ma sempre alla luce dei risultati di altre analisi, che potranno essere indicate dal medico, di volta in volta.

Esami associati

Spesso, altre indagini sono prescritte insieme ai marcatori di flogosi per valutare la salute generale del paziente, nonché lo stato dei reni, del fegato, degli elettroliti e dell'equilibrio acido/base, della glicemia e delle proteine plasmatiche.

A seconda dello specifico caso clinico, questi esami possono comprendere:

Proteina C reattiva (PCR)

La proteina C reattiva è un indice d'infiammazione: si tratta, in particolare di una delle proteine della fase acuta del processo infiammatorio e viene rilasciata a seguito dello stimolo delle interleuchine IL-6 e IL-8.

La proteina C reattiva si riscontra nel sangue delle persone che presentano un processo flogistico di varia origine. La proteina C reattiva è prodotta principalmente a livello epatico, in risposta a stimoli quali agenti nocivi, microrganismi patogeni ed immunocomplessi, ma anche in seguito a traumi.

L'aumento della proteina C reattiva si verifica in molte diverse condizioni infiammatorie, tra cui:

La PCR è correlata ad un altro esame usato per valutare uno stato infiammatorio: il test della velocità di sedimentazione dei globuli rossi (VES). A differenza di quest'ultimo parametro, però, la proteina C reattiva aumenta e diminuisce più rapidamente.

Per approfondire: Proteina C Reattiva

Velocità di eritrosedimentazione (VES)

La velocità di eritrosedimentazione (VES) è un indice infiammatorio che, come suggerisce lo stesso termine, misura la velocità con cui gli eritrociti (globuli rossi) di un campione di sangue - reso incoagulabile - sedimentano sul fondo della provetta che lo contiene. Il paramento viene espresso in millimetri di sedimento prodotto in un'ora.

Molti processi patologici possono determinare un aumento della velocità di eritrosedimentazione: infiammazioni, infezioni di vario genere, anemia ed alcuni processi tumorali.

Occorre precisare che la VES è un indice aspecifico (cioè generico) e deve essere interpretato nel contesto di altre indagini cliniche mirate: risultati elevati indicano spesso la presenza di infiammazione senza indicare al medico esattamente dove è situata l'infiammazione e da cosa è provocata. In altre parole, il riscontro di un valore elevato non deve indurre preoccupazione, se altri parametri risultano nella norma.

Per la corretta interpretazione, la VES è solitamente utilizzata in combinazione ad altri test, come il dosaggio della proteina C reattiva (PCR), gli anticorpi antinucleo (ANA), il fattore reumatoide, il fibrinogeno ed altri esami generici, come il pannello metabolico totale o l'emocromo con formula.

I globuli rossi sedimentano più velocemente in presenza di un'aumentata concentrazione di proteine nel sangue in risposta all'infiammazione, in particolare di quelle chiamate "di fase acuta" (come la proteina C reattiva ed il fibrinogeno).

Per approfondire: VES: Velocità di Eritrosedimentazione

Procalcitonina (PCT)

La procalcitonina (PCT) è il precursore della calcitonina e viene utilizzato quale un marcatore biologico di sepsi, shock settico e gravi reazioni infiammatorie. A livello plasmatico, il riscontro di valori elevati è fortemente suggestivo di una risposta flogistica ad un'infezione batterica sistemica.

La procalcitonina può essere prodotta da diversi tipi di componenti cellulari e da molti organi in risposta a stimoli pro-infiammatori (es. endotossine batteriche e citochine infiammatorie).

La determinazione della procalcitonina può essere richiesta insieme ad altre indagini di laboratorio, come emocultura, emocromo con formula leucocitaria, analisi del liquor e misura della proteina C-reattiva (PCR).

Per approfondire: Procalcitonina - PCT

Autore

Dott.ssa Giulia Bertelli

Dott.ssa Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici