Helicobacter pylori
Diagnosi
Oggi i medici hanno a disposizione vari strumenti per dimostrare l'infezione da Helicobacter pylori.
Tra i test non invasivi, un ruolo di primo piano è ricoperto dalle analisi del sangue, tramite le quali si ricercano anticorpi anti-Helicobacter pylori in un piccolissimo campione ematico.
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Dopo il contagio, infatti, l'organismo inizia a produrre anticorpi per difendersi dall'infezione e continua a produrli per lungo tempo. Purtroppo, come accade in tutte le risposte anticorpali, le immunoglobuline anti Helicobacter pylori non scompaiono in seguito all'eradicazione del microrganismo; di conseguenza il dosaggio anticorpale manca di utilità nel caso in cui si voglia valutare l'efficacia della terapia intrapresa. Più utile, in tal senso, è un altro test non invasivo, tramite il quale si effettua una ricerca di materiale antigenico di Helicobacter pylori nelle feci.
Tra gli accertamenti non invasivi rientra anche il cosiddetto breath test, o test del respiro. Durante questa procedura diagnostica il paziente viene invitato a bere una soluzione contenente urea marcata con carbonio 13 (un isotopo NON radioattivo del carbonio) ed acido citrico (per rallentare lo svuotamento gastrico). Dopo l'ingestione, l'attività ureasica dell'eventuale colonia di Helicobacter pylori scinde l'urea in ammoniaca ed anidride carbonica (CO2). Perciò, valutando la concentrazione di anidride carbonica marcata nell'aria espirata trenta minuti dopo l'assunzione del pasto di urea, il medico può confermare o smentire l'infezione. In particolare, il mancato incremento della concentrazione di carbonio 13 nell'aria espirata, indica - a seconda dei contesti - l'assenza di infezione o l'avvenuta eradicazione del batterio.
Non invasiva ed altamente sensibile e specifica - sia in fase di digagnosi che di monitoraggio della terapia - è la ricerca degli antigeni dell'Helicobacter pylori nelle feci.
Le metodiche invasive si basano su tecniche endoscopiche, come la fastidiosa gastroscopia, che consentono una visione diretta dello stomaco e di eventuali alterazioni quali gastriti, erosioni ed ulcere. Durante l'esame, inoltre, il medico ha la possibilità di prelevare frammenti bioptici della mucosa gastrica nelle sedi più
I campioni di tessuto vengono quindi analizzati al microscopio (istologia), con l'ausilio di tecniche di colorazione e messa in coltura (utili per valutare la sensibilità a farmaci antimicrobici; in particolare, l'antibiogramma diviene assai utile nell'impostazione terapeutica quando il trattamento di prima scelta non è riuscito a debellare l'infezione).
Il test rapido all'ureasi verifica la presenza di Helicobacter pylori attraverso l'aggiunta di frammenti bioptici ad un terreno liquido o substrato solido, contenente urea ed un indicatore di pH. La presenza di attività ureasica nel campione - tipica dell'Helicobacter pylori - determina la produzione di ammoniaca ed il conseguente viraggio del colore dell'indicatore. Sebbene si tratti di un test sensibile, esiste la possibilità di falsi negativi, specie in rapporto alla recente esecuzione, da parte del paziente, di terapie antibiotiche.
Trattamento
La terapia di eradicazione dell'Helicobacter pylori mira da un lato a debellare il patogeno mediante uno o più antibiotici e dall'altro a privarlo dell'ambiente acido in cui vive attraverso l'impiego di farmaci inibitori della pompa protonica. A tal proposito si utilizza generalmente un trattamento "d'urto" che consiste nella somministrazione congiunta, per 7-10 giorni, di un paio di antibiotici e di un inibitore della pompa protonica. Tra gli antibiotici di più comune impiego si ricordano l'amoxicillina, la claritromicina, il tinidazolo, la tetaciclina ed il metronidazolo, mentre tra i più usati inibitori della pompa protonica figurano l'omeprazolo, l'esomeprazolo, il lansoprazolo e la ranitidina bismuto citrato.
Dopo qualche settimana dal termine del trattamento, il medico prescrive nuovi esami diagnostici per accertarsi dell'avvenuta eradicazione dell'Helicobacter pylori.
Attualmente sono in fase di sperimentazione anche vaccini in grado di prevenire l'infezione da Helicobacter pylori, che hanno già dimostrato una buona efficacia in modelli murini e nei primi studi di fase I su soggetti umani.