Ultima modifica 02.10.2019
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos’è
  3. Perché si esegue
  4. Preparazione
  5. Come si esegue
  6. Complicanze e Rischi
  7. Risultati

Generalità

L'embolizzazione è un intervento di radiologia interventistica, che prevede l'occlusione selettiva di alcuni vasi sanguigni, a scopo terapeutico.

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Più nel dettaglio, la procedura consiste nell'introduzione di emboli autologhi o altri materiali embolizzanti (es. colla chirurgica, spirali metalliche, farmaci sclerosanti ecc.) attraverso cateteri endovascolari o puntura diretta della parte da trattare.

L'embolizzazione può essere praticata per risolvere numerose condizioni, tra cui emorragie acute, patologie vascolari, tumori e fibromi uterini. L'intervento viene eseguito sotto controllo radiologico, previa somministrazione di un anestetico locale o generale.

L'embolizzazione può essere utilizzata da sola o in combinazione con altri trattamenti, come la chirurgia tradizionale o la radioterapia.

Cos’è

L'embolizzazione è una procedura non-chirurgica, minimamente invasiva, che rientra nell'ambito della radiologia interventistica. La metodica consiste nell'occlusione selettiva di uno o più vasi arteriosi o venosi che riforniscono la lesione.

L'embolizzazione si ottiene con l'uso di particolari materiali e/o sostanze, che vengono introdotte attraverso cateteri per via endovascolare o puntura diretta della parte.

Lo scopo dell'embolizzazione è quello di sopprimere, definitivamente o temporaneamente, l'apporto vascolare di una lesione, una malformazione o una neoformazione tumorale. Il risultato dell'occlusione dei vasi afferenti è una necrosi ischemica, con eliminazione o riduzione della massa o della ferita, senza dover ricorrere alla chirurgia tradizionale.

Radiologia interventistica: cos'è e di cosa si occupa

  • La radiologia interventistica è una branca della radiologia medica che comprende tutte le procedure diagnostiche e terapeutiche effettuate sotto la guida ed il controllo di metodiche radiologiche, quali fluoroscopia, ecografia, tomografia computerizzata e risonanza magnetica.
  • L'embolizzazione rientra nella radiologia interventistica vascolare (detta anche "chirurgia endovascolare"), così come l'angioplastica, la fibrinolisi ed il posizionamento di stent. L'obiettivo di queste procedure consiste nell'ottenere risultati uguali o migliori rispetto ai corrispondenti interventi chirurgici tradizionali.

Materiali embolizzanti: cosa e quali sono?

I materiali embolizzanti vengono scelti in base alle caratteristiche delle lesioni da trattare per ottenere l'effetto terapeutico desiderato.

Gli agenti o le sostanze per l'embolizzazione differiscono per:

  • Caratteristiche fisico-chimiche (liquidi e solidi);
  • Tipo di occlusione (permanente o temporanea).

I principali materiali embolizzanti utilizzati per il trattamento sono biocompatibili e comprendono:

  • Coaguli autologhi;
  • Farmaci sclerosanti;
  • Particelle di materiali vari o microsfere polimeriche acriliche, impregnate di gelatina;
  • Alcool polivinilico;
  • Materiale spongioso (es. spugna di gelatina);
  • Colle cianoacriliche;
  • Spirali metalliche di dimensioni diverse (filamenti di platino a forma di elica, bobine in acciaio inossidabile ecc.).

Perché si esegue

L'embolizzazione può essere applicata a molte parti del corpo, per controllare o prevenire sanguinamenti in atto anormali. Questa procedura è considerata una valida opzione terapeutica e viene praticata quale alternativa alla chirurgia per la gestione di varie condizioni patologiche.

I problemi di salute che possono essere trattati con l'embolizzazione includono:

  • Emorragie acute, esempi:
  • Malformazioni artero-venose (connessioni anomale che possono formarsi tra le arterie e le vene nel sistema circolatorio, in qualsiasi parte del corpo compreso il cervello o il midollo spinale; queste lesioni determinano una sorta di "cortocircuito", ostacolando completamente la circolazione del sangue ed il rifornimento d'ossigeno dove è necessario);
  • Fistole artero-venose (ponti di collegamento fra arterie e vene);
  • Aneurismi o pseudo-aneurismi (l'embolizzazione, in tal caso, serve come alternativa alla chirurgia, per chiudere il sacco aneurismatico o bloccare l'arteria che fornisce queste dilatazioni della parete vascolare);
  • Tumori maligni o benigni ipervascolari;
  • Angiomi;
  • Varicocele;
  • Ipersplenismo;
  • Fibromi uterini.

Lo scopo di questa metodica consiste nel sopprimere selettivamente l'apporto ematico, provocando l'occlusione dei vasi afferenti ad una lesione o ad una neoformazione. L'embolizzazione determina, quindi, una necrosi ischemica.

L'occlusione vascolare è provocata dall'introduzione mediante puntura o cateterismo di un materiale embolizzante, in grado di bloccare il flusso ematico e facilitare la trombogenesi.

Embolizzazione: possibili applicazioni

L'embolizzazione è un trattamento che viene utilizzato con l'obiettivo di:

  • Arrestare la crescita o il peggioramento della lesione: l'embolizzazione è curativa quando si applica al trattamento di tutte le lesioni benigne o pseudo-tumorali, come le cisti aneurismatiche e gli angiomi, allo scopo di guarirle.
  • Facilitare un eventuale intervento chirurgico: l'embolizzazione ha un significato adiuvante quando viene realizzata allo scopo di agevolare il trattamento chirurgico di lesioni benigne e maligne (localmente aggressive). Quest'approccio permette una riduzione dimensionale della lesione, occludendo i vasi che le stanno fornendo sangue, facilitandone l'asportazione, oltre ad essere utile per il controllo di eventuali emorragie e completare i risultati della chirurgia. L'embolizzazione può anche essere usata per somministrare dei farmaci chemioterapici, come la doxorubicina o l'irinotecan.
  • Ridurre il dolore: l'embolizzazione può essere utile per controllare l'aggressività di una lesione (specialmente quando il tumore è difficile o impossibile da rimuovere) e la sintomatologia ad essa correlata. L'effetto antalgico è strettamente correlato alla necrosi ischemica: dalla riduzione della massa o della lesione consegue una minore compressione dei tessuti limitrofi.

Preparazione

  • L'indicazione all'embolizzazione viene posta dopo una corretta diagnosi della lesione che consentirà di definirne la morfologia, le dimensioni ed i rapporti con le strutture limitrofe. Nel caso delle neoformazioni tumorali, oltre alla stadiazione, va sempre eseguito l'esame bioptico prima dell'intervento (dopo l'embolizzazione, il tessuto necrotico potrebbe porre dei problemi di diagnosi istopatologica).
  • Prima di sottoporsi all'embolizzazione, è necessario essere a digiuno di cibi solidi da almeno 8 ore, ma è consentito bere piccole quantità di acqua.
  • Il paziente si recherà in sala radiologica con un accesso venoso periferico. Nella maggior parte dei casi, la procedura viene eseguita in anestesia locale. Talvolta, è praticata l'anestesia epidurale (es. embolizzazione dei fibromi uterini di grandi dimensioni) o generale, se le manovre richiedono un'estrema delicatezza (come nel caso del trattamento di un aneurisma cerebrale).
  • L'intervento di embolizzazione si svolge in condizioni di sterilità. La procedura viene seguita all'angiografia della regione, al fine di evidenziare la vascolarizzazione patologica.

Come si esegue

Come si svolge l'Embolizzazione?

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  • L'embolizzazione con cateterismo prevede la puntura dell'arteria femorale (vie di accesso alternative sono quella omerale o ascellare). Al fine di raggiungere la lesione da embolizzare, viene introdotto, successivamente, un sottile catetere per via retrograda, sotto controllo di fluoroscopia, ecografia o altre tecniche radiologiche.
  • Il catetere viene spinto attraverso i vasi fino alla zona patologica da trattare e, attraverso l'inoculazione di un mezzo di contrasto, viene valutato esattamente il tipo ed il grado di vascolarizzazione della lesione (angiografia). Se da quest'esame preliminare, la procedura risulta fattibile, attraverso il catetere stesso viene introdotta la sostanza o il materiale embolizzante che occluderà i vasi patologici.
  • Al termine della procedura, il medico eseguirà un'angiografia di controllo per valutare la distribuzione territoriale e la qualità della occlusione vascolare. Dopo essersi assicurato della riuscita della devascolarizzazione, il medico sfila il catetere ed appone una medicazione compressiva sul punto d'ingresso dello stesso nella cute.
  • La procedura può essere ripetuta anche più volte a distanza di tempo. In assenza di complicanze, è sufficiente una degenza di 24-48 ore.

Complicanze e Rischi

L'embolizzazione è considerata una procedura mini-invasiva e rappresenta una valida alternativa rispetto alla chirurgia tradizionale "a cielo aperto".

Tuttavia, la metodica non è esente da rischi:

  • A parte gli ematomi (raccolte circoscritte di sangue) che rappresentano un evento spesso correlato alla puntura dell'arteria o della vena d'accesso, le complicanze sono essenzialmente rappresentate dall'embolizzazione accidentale di territori non lesionali. Quest'evento può verificarsi per la dislocazione in altri vasi degli agenti embolizzanti. In determinati distretti vascolari adiacenti o a distanza, come il rachide, questa situazione può risultare invalidante, causando danni ischemici, ulcerazioni cutanee o lesioni nervose. Tali conseguenze sono generalmente di modesta entità e reversibili, ma, in casi più rari, possono comportare gravi danni funzionali e richiedere, a volte, interventi chirurgici riparativi.
  • L'inoculazione del mezzo di contrasto nel corso della procedura può provocare alcune reazioni avverse lievi (nausea, vomito e prurito) o moderate (orticaria diffusa, edema facciale e broncospasmo) e sono, in genere, risolte con semplici provvedimenti terapeutici. In rarissimi casi, si possono verificare shock ipotensivo, edema polmonare ed arresto cardio-respiratorio.
  • L'angiografia correlata all'embolizzazione può, inoltre, dare origine a reazioni vagali (nausea, abbassamento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa ecc.) secondarie ai riflessi scatenati dalla puntura.

Embolizzazione: è dolorosa?

  • Essendo una procedura che prevede l'inserimento di un catetere o l'inoculazione mediante puntura di un agente embolizzante, il trattamento può provocare fastidio e dolore.
  • Durante il decorso post embolizzazione è normale si manifesti un indolenzimento della zona trattata, che tende a diminuire progressivamente nel giro di due-tre settimane circa. Raramente, il dolore può durare più a lungo. In questi casi, il malessere può essere alleviato con farmaci antidolorifici.

Risultati

Il successo clinico dell'embolizzazione dipende da molti fattori, tra cui la dimensione e la posizione della lesione o del tumore.

La terapia di embolizzazione può offrire numerosi benefici rispetto ai trattamenti chirurgici, come la minima invasività, l'elevata efficacia nel controllo del sanguinamento, il rischio minimo d'infezione, i tempi di recupero più rapidi e l'assenza di cicatrici.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell'embolizzazione?

PRO

Il principale vantaggio dell'embolizzazione consiste nell'eliminazione oppure, se ciò non risultasse possibile, nella riduzione della lesione da trattare, per migliorarne lo stato e non dover ricorrere all'intervento chirurgico.

L'embolizzazione riduce il rischio operatorio e la percentuale di successo è molto alta, soprattutto per quanto riguarda il controllo delle emorragie in situazioni di emergenza. Questa procedura, inoltre, correla a minori complicanze (circa la metà rispetto alla chirurgia) e la degenza ospedaliera è relativamente breve.

L'embolizzazione può essere usata per trattare tumori e malformazioni vascolari che non possono essere rimossi o comporterebbero un grande rischio se si tentasse di eseguire un intervento chirurgico.

CONTRO

In una piccola percentuale di casi, l'embolizzazione non è tecnicamente possibile, poiché il catetere non può essere posizionato in modo appropriato, senza il rischio di danneggiare il tessuto normale.

Talvolta, sono necessari più interventi di embolizzazione per ottenere migliori risultati.

Se dopo un trattamento ben riuscito, la patologia occorre nuovamente o evolve verso un peggioramento, è necessario procedere con altre tipologie d'intervento.

Autore

Dott.ssa Giulia Bertelli

Dott.ssa Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici