Effetto Rebound: cos’è? Quando si verifica, farmaci più a rischio e cosa fare

Effetto Rebound: cos’è? Quando si verifica, farmaci più a rischio e cosa fare
Ultima modifica 07.03.2023
INDICE
  1. Cos’è
  2. Perché succede?
  3. Sintomi Effetto Rebound
  4. Psicofarmaci e altri esempi
  5. Cosa fare

Cos’è

Effetto Rebound: cosa s’intende per effetto rimbalzo dei farmaci?

In farmacologia, l'effetto rebound si verifica quando l'assunzione di un medicinale viene interrotta bruscamente o ne viene ridotto impropriamente il dosaggio e consiste nell'insorgenza di sintomi assenti o controllati durante il trattamento. In altre parole, dopo la sospensione o la riduzione del farmaco, si verifica la comparsa o il peggioramento dei disturbi, in molti casi di gravità superiore rispetto ai livelli di pretrattamento.  

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L'effetto rebound si verifica, ad esempio, quando, dopo prolungata assunzione di un farmaco per trattare la depressione, questo viene interrotto repentinamente e senza scalare gradualmente il dosaggio; quale conseguenza, possono manifestarsi i sintomi di astinenza e una depressione anche più severa di quella che all'inizio ha giustificato l'assunzione del farmaco.

Definizione di Effetto Rebound di un farmaco

L'effetto rebound è noto anche come fenomeno di rebound o effetto rimbalzo.

Secondo il New Webster's New World Medical Dictionary, "rimbalzo" è definito come «l'inversione di una risposta al ritiro di uno stimolo», mentre "effetto rimbalzo" è «l'aumento della produzione di sintomi negativi quando l'effetto di un farmaco è passato o il paziente non risponde più al farmaco. Se un farmaco produce un effetto di rimbalzo, la condizione per cui è stato usato può tornare ancora più forte, quando il farmaco viene interrotto o perde efficacia».

Perché succede?

Cause Effetto Rebound: perché si verifica?

L'effetto rebound è una delle possibili conseguenze dell'impropria interruzione di una terapia farmacologica: smettere bruscamente di prendere un farmaco dopo un lungo percorso di terapia o sospendere un farmaco al momento sbagliato, può causare sintomi fisici o psicologici spesso opposti a quelli controllati dal medicinale. Nel complesso, l'effetto rebound accade quando il corpo cerca di ritornare al suo stato basale (omeostasi) dopo essere stato alterato dagli effetti primari della terapia, pertanto deve avere un tempo adeguato per riadattarsi a stare senza il farmaco. In pratica, il rimbalzo è il risultato dei tentativi automatici dell'organismo di ritrovare un equilibrio. Pare che nella manifestazione del fenomeno sia implicata l'alterata regolazione e/o capacità di risposta dei recettori fisiologici coinvolti nel meccanismo d'azione del farmaco che possono indurre il rebound per l'interruzione parziale o completa dell'assunzione.

Effetto Rebound: cosa aumenta il rischio?

Se un farmaco determinerà o meno un effetto rebound è difficile da prevedere. Per alcuni medicinali, la necessità di scalare la dose in maniera controllata è nota: ad esempio, l'assunzione di cortisonici va smessa gradualmente, poiché questi principi attivi influenzano la produzione naturale di ormoni da parte dei surreni e una sospensione troppo brusca potrebbe provocare insufficienza surrenalica.

In generale, è più frequente che l'effetto rebound possa verificarsi in caso di:

  • Prolungata assunzione di un farmaco
  • Sovra-dosaggio di un farmaco
  • Abuso di un farmaco
  • Assunzione di farmaci "fai da te" (cioè senza seguire modalità e posologia indicate dal medico)

Sintomi Effetto Rebound

Effetto Rebound: quali sono i sintomi e come si riconosce?

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Alcuni effetti rebound sono transitori e poco gravi, mentre altri possono essere legati a disturbi di difficile gestione. I sintomi associati al fenomeno si rendono evidenti già dopo 24-96 ore dalla riduzione o sospensione del farmaco e possono durare alcune settimane, ma anche mesi o anni.

Comprendere l'effetto di rimbalzo spiega perché alcuni farmaci, in particolare quelli che hanno un effetto rapido e intenso sul sistema nervoso, creano una forte dipendenza. Per fare un esempio: un farmaco sedativo può indurre rilassamento e sonnolenza, ma quando l'effetto svanisce potrebbe manifestarsi agitazione o estrema irritabilità quale effetto di rimbalzo.

Tra l'altro, i farmaci attivi sul sistema nervoso centrale sono quelli per cui la sospensione della terapia deve essere condotta con maggiore attenzione. L'interruzione brusca delle benzodiazepine, per esempio, dare origine a sintomi di astinenza, con la comparsa proprio dei disturbi per cui di solito si assumono questi farmaci: insonnia spesso associata a incubi, forte ansia, attacchi di panico, tensione muscolare ecc.

Effetto Rebound: cosa è successo a Fedez?

A marzo 2023, il cantante riferisce la sua esperienza: «Da gennaio mi è stato prescritto questo antidepressivo molto forte che mi ha cambiato, mi ha agitato tanto e mi ha dato anche degli effetti collaterali dal punto di vista fisico molto forti fino al punto di provocarmi dei tic nervosi alla bocca e da impedirmi di parlare in maniera libera. L'ho dovuto sospendere senza scalarlo: solitamente non si fa questa cosa, a meno che non ci siano rischi importanti. Io correvo rischi importanti e quindi ho dovuto sospenderlo in maniera repentina e mi ha provocato un effetto rebound, che è una cosa che non auguro a nessuno. Vi spiego di cosa si tratta: oltre a darmi un annebbiamento importantissimo a livello cognitivo, mi ha dato dei forti spasmi muscolari alle gambe che mi hanno impedito per diversi giorni di camminare, sensazione di vertigini molto forti, mal di testa incredibili, nausea forte fino a perdere 5 chili in quattro giorni».

Psicofarmaci e altri esempi

Effetto Rebound: con quali farmaci può succedere?

L'effetto rebound si verifica più comunemente con alcune categorie di farmaci, tra cui:

  • Psicofarmaci e antidepressivi: l'effetto rebound può comparire quando questi farmaci vengono cambiati o sospesi troppo rapidamente e fa sì che si ripresentino o si manifestino all'improvviso dei sintomi correlati al disturbo. Soprattutto nelle patologie psichiatriche, infatti, le interruzioni brusche possono portare a recidive, quindi vanno evitate. Molti antidepressivi, inclusi gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, possono causare, per esempio, disturbi come insonnia, mal di testa, alterazioni sensoriali e dell'equilibrio, sintomi simil-influenzali, depressione di rimbalzo, attacchi di panico e ansia quando interrotti.
  • Ipnotici sedativi: l'insonnia di rimbalzo è l'insonnia che si verifica in seguito all'interruzione delle sostanze sedative assunte per alleviare l'insonnia primaria. L'uso regolare di queste sostanze può far sì che una persona diventi dipendente dai suoi effetti per addormentarsi. Pertanto, quando una persona ha interrotto l'assunzione del farmaco e si sta "riprendendo" dai suoi effetti, potrebbe sperimentare l'insonnia come sintomo di astinenza. Occasionalmente, questa insonnia può essere peggiore dell'insonnia che il farmaco avrebbe dovuto trattare. 

L'esempio di effetto rebound più noto è probabilmente quello correlato ai decongestionanti topici (spray nasali), poiché associato al trattamento farmacologico della congestione nasale associata a raffreddore, allergie e altre affezioni comuni che producono naso chiuso quale sintomo. I decongestionanti nasali possono essere usati con l'accorgimento di non superare i giorni di trattamento indicati dal medico, perché potrebbero peggiorare i sintomi; indicativamente, la rinite da rimbalzo (detta anche rinite medicamentosa) è un'evenienza possibile se si superano i 3-5 giorni consecutivi.

Inoltre, l'effetto rebound può verificarsi in relazione all'assunzione di farmaci stimolanti (come il metilfenidato o le destroanfetamine; gli effetti di rimbalzo includono psicosi e depressione) e agenti adrenergici alfa-2 (che possono indurre un'ipertensione da rimbalzo). Nell'ambito del regime terapeutico della psoriasi, la sospensione improvvisa di corticosteroidi potenti, come il clobetasolo, può causare lo sviluppo di un episodio molto più grave di psoriasi.

Un altro esempio di rimbalzo farmaceutico è la cefalea di rimbalzo, che si verifica quando la dose di antidolorifico viene abbassata, l'effetto del farmaco svanisce o l'assunzione dello stesso viene interrotta bruscamente.

Cosa fare

Come evitare l’Effetto Rebound

Per evitare l'effetto rebound, innanzitutto, è bene non interrompere di propria iniziativa la terapia, ma concordare con il medico ogni sospensione di cura, valutando attentamente tutti i rischi e i benefici del caso. Dopo quest'analisi, il medico può decidere di prescrivere un altro farmaco con effetti analoghi o consigliare il paziente di proseguire il trattamento, anche se non si hanno più disagi evidenti.

Per diminuire il rischio d'incorrere nell'effetto rebound, poi, è bene:

  • Evitare d'interrompere bruscamente l'assunzione di un farmaco senza prima consultare il medico;
  • Intraprendere una terapia farmacologica adeguata (che non necessariamente corrisponde con il ripristino del farmaco che era stato appena ridotto o sospeso);
  • Assumere un farmaco solo se c'è realmente bisogno;
  • Evitare il "fai da te" e chiedere sempre consiglio al medico prima di assumere qualsiasi farmaco.

Da ricordare! Per prevenire l'effetto rebound è necessario gestire l'abbandono della terapia sotto la guida del medico e preferibilmente seguire la riduzione progressiva dei dosaggi come prescritto.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici