Compliance Terapeutica - Cos'è e Come Migliorarla

Ultima modifica 02.11.2017

Generalità

In medicina, il termine inglese compliance (acquiescenza) indica il grado con cui il Paziente segue le prescrizione mediche, siano esse farmacologiche o non farmacologiche (dietetiche, di regime di vita, di esami periodici di monitoraggio ecc).

ComplianceValutare l'osservanza del Paziente alle prescrizioni mediche è piuttosto importante, poiché, in generale, una terapia che non viene effettuata con puntualità e precisione perde di efficacia. Di conseguenza, una scarsa compliance può favorire l'insorgenza di complicazioni, recidive o prolungamenti della malattia che si prefigge di curare. Tutto ciò si traduce in un problema di salute pubblica, in quanto aumenta i costi sanitari e - in alcuni casi specifici - favorisce la diffusione delle malattie infettive e lo sviluppo di antibiotico-resistenza.

Buona Compliance

Una buona compliance si ha quando il Paziente mette in pratica quanto prescritto dal professionista sanitario; ad esempio:

  • assume un dato farmaco rispettando la posologia prescritta;
  • adotta le modifiche dello stile di vita suggerite dal medico (ad es. abbandono del fumo, astensione dal alcool e droghe, aumento dell'attività fisica ecc.), evitando i comportamenti a rischio per la propria salute;
  • osserva la dieta prescritta del medico;
  • rispetta gli appuntamenti per le visite di controllo.

In questi casi si dice che il Paziente è compliante; nello specifico, per essere considerato tale, il Paziente deve completare la terapia prescritta per almeno l'80%.

Cattiva Compliance

Una cattiva compliance è sinonimo di scarsa aderenza alla terapia prescritta; ad esempio, il Paziente - di proposito o involontariamente - modifica dosi e tempi di assunzione dei farmaci prescritti.

Cause di Cattiva Compliance

Le cause di una cattiva compliance possono essere numerose.

Anzitutto la scarsa aderenza ai trattamenti può essere:

  • non intenzionale (ad esempio il Paziente non comprende correttamente la terapia o parti di essa);
  • intenzionale (il Paziente sceglie consapevolmente di non seguire la terapia medica per le ragioni più disparate, siano esse razionali o irrazionali).

Tra le principali cause di cattiva compliance si ricordano:

  • Età: la compliance è più bassa nell'adolescenza e nell'età anziana; nel bambino, dipende ovviamente dai genitori. L'anziano, ad esempio, può involontariamente modificare l'assunzione di un farmaco, scordando le prescrizioni mediche, dimenticando l'assunzione quotidiana o confondendo le confezioni dei medicinali.
  • Stato fisico legato alla malattia: i deficit cognitivi, visivi e/o acustici diminuiscono la compliance;
  • Stato psichico legato alla malattia: nei Pazienti depressi o fortemente stressati, la compliance è minore;
  • Tipo di terapia: ad esempio, la compliance per le prescrizioni non farmacologiche riguardanti lo stile di vita (es. dieta corretta, smettere di fumare ecc.) è bassa;
  • Forma farmaceutica: in genere i farmaci che richiedono una frequenza di somministrazione minore si traducono in una compliance migliore, e viceversa; l'acquiescenza, ad esempio, tende a essere superiore se l'applicazione cutanea di un prodotto in crema 3 volte al giorno viene sostituita dall'applicazione dello stesso prodotto tramite cerotti da cambiare una volta al dì;
  • Complessità degli schemi terapeutici: la necessità di assumere più farmaci e/o di assumerli in più momenti della giornata riduce in maniera importante l'aderenza alle prescrizioni;
  • Difficoltà nel raggiungere le strutture adibite alla cura e alle visite di follow-up;
  • Costo elevato e difficoltà di approvvigionamento dei farmaci: maggiori sono le difficoltà economiche e di reperire fisicamente i farmaci, minore è la compliance
  • Durata del trattamento: la compliance tende a essere elevata per i trattamenti brevi e assai più bassa per quelli cronici;
  • Mancata accettazione della malattia: il Paziente potrebbe rifiutare l'idea di essere malato, ad esempio perché i sintomi e i disturbi della malattia non si sono ancora manifestati o perché questa non è ancora insorta (terapia preventiva negli individui a rischio).
  • Malattie croniche: la consapevolezza del Paziente che non potrà guarire da una malattia, ma al massimo controllarne i sintomi, può innescare un desiderio di abbandonare la cura prescritta o di cercare una soluzione alternativa, magari affidandosi ingenuamente "al sentito dire".
  • Fasi di remissione e malattie asintomatiche: quando una malattia cronica rimane a lungo asintomatica, il Paziente potrebbe rifiutare l'idea di ricorrere alla terapia nelle fasi in cui la sintomatologia è assente, o convincersi di essere guarito.
  • Paura degli effetti collaterali dei farmaci: soprattutto nei casi in cui il Paziente interpreta come non necessaria la terapia prescritta (vedi casi precedenti); ad esempio, nella gestione di una malattia cronica l'intervento farmacologico potrebbe creare dei disturbi che prima non erano presenti;
  • Ambiente sociale sfavorevole: il supporto della famiglia e delle reti di sostegno sociale risulta utile per migliorare la compliance;
  • Cattivo rapporto medico-Paziente: la compliance, nella sua definizione classica, implica un'accettazione passiva, da parte del Paziente, di quanto prescritto dal medico. Tuttavia, la maggior parte dei Pazienti desidera partecipare attivamente alla definizione del percorso terapeutico, discutendo col medico gli effetti della terapia, le alternative, le esperienze passate ecc; di conseguenza, per migliorare la compliance il medico dovrebbe argomentare le proprie scelte con un linguaggio comprensibile, rispondendo ai dubbi e alle richieste del Paziente, coinvolgendolo nella gestione della malattia e creando delle aspettative realistiche sugli effetti terapeutici che potrà ottenere e sulle tempistiche necessarie a raggiungere tali risultati.
  • Scarsa fiducia verso il medico curante, che porta al cosiddetto "nomadismo medico", cioè alla ricerca di volta in volta di un nuovo medico che possa prescrivere una terapia migliore.

Come Migliorare la Compliance

Una migliore compliance si ottiene intervenendo sulle cause che possono portare a una cattiva acquiescenza.

Per quanto riguarda il rapporto-medico Paziente, come anticipato, è molto importante passare da un rapporto di passività del Paziente a un rapporto di collaborazione nel quale si senta pienamente coinvolto nel programma di cura.

Durante le visite preliminari, è quindi importante che:

  • il medico fornisca informazioni sulla malattia e sulla terapia prescritta, coinvolgendo il Paziente e verificandone la corretta comprensione; a tale scopo è utile:
    • Fornire informazioni che ispirino fiducia;
    • Utilizzare un linguaggio semplice;
    • Limitare le istruzioni a 3-4 punti principali;
    • Integrare le informazioni verbali con materiale scritto;
    • Rinforzare i concetti discussi, ripetendoli.
  • il Paziente venga incoraggiato a esprimere le sue domande e preoccupazioni, per poterli discutere insieme;
  • vengano chiarite le finalità, le priorità e le modalità del trattamento, anche con l'ausilio di documenti cartacei (ad es. opuscoli) e/o digitali che aiutino il Paziente a ricordarle (secondo alcune statistiche, la maggior parte dei Pazienti dimentica cosa il medico ha detto già nel momento stesso in cui lascia l'ambulatorio; inoltre, circa la metà di quello che i Pazienti ricordano viene ricordato in maniera sbagliata)
  • vengano identificati e discussi i possibili ostacoli che possono ridurre l'aderenza alla terapia, e le strategie utili per prevenire tali difficoltà
  • se necessario, sia coinvolta anche la famiglia, rendendola consapevole della malattia e degli altri aspetti legati alla terapia prescritta.

Tale rapporto andrà poi coltivato nel tempo, in occasione dei successivi controlli (follow-up della terapia):

  • il Paziente va incoraggiato a esprimere il suo parere sulla terapia seguita, sottolineando eventuali ragioni di insoddisfazione o di preoccupazione e riportando la frequenza e l'entità di eventuali scostamenti rispetto a quanto prescritto;
  • sia ribadita l'importanza del trattamento e l'utilità dello stesso (ad esempio ricordando che il disagio e le difficoltà di adesione sono minori del beneficio che se ne trae);
  • vengano stabilite, ove possibile, delle strategie per ridurre tali difficoltà.

Evoluzione positiva del Termine

Compliance: implica un concetto di passività del paziente, che deve attenersi alle prescrizioni del medico (assimmetria decisionale) → Aderenza: termine oggi preferito al precedente, in quando sottolinea il ruolo attivo del paziente e la sua partecipazione al trattamento → Concordanza: ancora poco usato, pone l'accento sull'alleanza terapeutica che si dovrebbe creare tra medico e paziente, frutto di un processo di negoziazione, con pieno rispetto delle esigenze di entrambi.