Colesterolemia: cos'è? Valori normali e quando preoccuparsi

Colesterolemia: cos'è? Valori normali e quando preoccuparsi
Ultima modifica 27.09.2024
INDICE
  1. Cos'è la colesterolemia?
  2. Da cosa dipende la colesterolemia?
  3. Valori normali di colesterolo
  4. Cosa si intende per ipercolesterolemia?
  5. Rischi per la salute dell'ipercolesterolemia

Cos'è la colesterolemia?

La colesterolemia è la quantità di colesterolo presente nel sangue. Viene misurata su un piccolo campione ematico prelevato a digiuno da almeno 10-12 ore e si esprime in milligrammi di colesterolo per decilitro di sangue (mg/dl).

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Da cosa dipende la colesterolemia?

Cosa influenza i valori di colesterolo nel sangue?

La colesterolemia è influenzata dal ritmo con cui l'organismo, soprattutto a livello epatico, produce colesterolo, e in misura minore dalla dieta.

Per questo motivo, nei giorni che precedono il prelievo, l'alimentazione dev'essere sobria e povera di cibi grassi ed alcol, che potrebbero alterare in eccesso i valori colesterolemici.

Il corpo produce colesterolo!

L'organismo di una persona sana, pesante circa 68 kg, sintetizza ogni giorno approssimativamente un grammo di colesterolo, ne contiene in totale circa 35 volte tanto e ne ricava dalla dieta intorno ai 250 mg/die.

Valori normali di colesterolo

Sebbene esista una certa variabilità individuale sulla base di diversi fattori (sesso, età, genetica, stile alimentare, attività fisica), nell'adulto la colesterolemia si attesta mediamente tra i 140 ed i 200 mg/dl. Quando la concentrazione di colesterolo nel sangue eccede tali valori, o più in generale quelli ritenuti normali per la popolazione di riferimento, si parla di ipercolesterolemia.

Mediamente, l'alimentazione influenza i valori di colesterolo soltanto del 10-20%.

La colesterolemia dipende infatti in larga misura dalla quantità di colesterolo prodotta dal corpo umano.

Cosa si intende per ipercolesterolemia?

L'eccessiva concentrazione di colesterolo nel sangue non è una vera e propria malattia, bensì un disordine metabolico che a sua volta può divenire causa di svariati processi morbosi, in particolare di patologie cardiovascolari.

Nella stragrande maggioranza dei casi, l'ipercolesterolemia non dà alcun sintomo evidente; tuttavia, quando perdura per svariati anni, favorisce la formazione di depositi collosi (chiamati placche) sulle pareti interne delle arterie.

Tali placche possono diminuire il flusso ematico fino ad interromperlo, privando organi importanti come il cuore ed il cervello di un adeguato apporto di ossigeno e nutrienti.

Concreto anche il rischio che il vaso sanguigno colpito vada incontro a rottura o che la placca aterosclerotica si rompa e subisca un processo coagulativo, con formazione di un trombo spesso causa di infarto cardiaco improvviso od ictus.

Rischi per la salute dell'ipercolesterolemia

Quando l'ipercolesterolemia diviene pericolosa?

Nel precedente paragrafo abbiamo visto che l'ipercolesterolemia è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, in particolare per l'aterosclerosi (formazione di placche nelle arterie di grosso calibro) e le patologie ad essa associate, come l'angina pectoris, l'infarto e l'ictus.

Appare quindi evidente la necessità di mantenere la colesterolemia a livelli quanto più possibile adeguati. Ma quali sono questi livelli?

 

Come interpretare correttamente i valori di colesterolo?

Semplice da misurare ed economico, ma ormai considerato superficiale e poco significativo, il colesterolo totale è soltanto uno dei tanti fattori che predispongono alle malattie cardiovascolari, come l'ipertensione, il diabete mellito, il fumo di sigaretta, l'obesità, l'ipertrigliceridiemia, la familiarità per tali patologie e l'inattività fisica. Alcuni di questi fattori risultano modificabili (abitudine al fumo di sigaretta, pressione arteriosa, diabete mellito), mentre altri vengono definiti non modificabili (età, sesso, familiarità e fattori genetici).

Alla luce di queste considerazioni, la decisione di intraprendere un trattamento atto a riportare nella norma la colesterolemia, non è dettata dal superamento di un particolare valore limite, ma dalla valutazione complessiva del rischio cardiovascolare del singolo individuo. Così, per esempio, il medico può decidere di non trattare un paziente sportivo, non fumatore, giovane, in perfetta forma e con una colesterolemia pari a 220 mg/dl e di prescrivere statine ad un altro soggetto che, pur avendo una colesterolemia pari a 170 mg/dl, presenta, nel complesso, un elevato rischio cardiovascolare (ad esempio perché diabetico o post-infartuato).

Come se non bastasse, negli ultimi anni sono stati proposti numerosi altri "termometri del rischio cardiovascolare", come l'omocisteina, l'iperuricemia, l'aggregabilità piastrinica, le apolipoproteine (soprattutto l'apolipoproteina A1 e l'apolipoproteina B), i radicali liberi, i fattori proinfiammatori (soprattutto la proteina C reattiva o PCR), l'ossido nitrico, gli immancabili trigliceridi e tanti altri.