Cardiopatia Ipertensiva
Generalità
La cardiopatia ipertensiva è una patologia a carico del cuore, che deriva da un persistente aumento dei valori pressori.

L'ipertensione arteriosa provoca, infatti, un sovraccarico di lavoro che conduce ad uno sfiancamento muscolare. Questo processo sottopone il muscolo cardiaco ed i vasi sanguigni che sono collegati allo stesso ad una serie di alterazioni della struttura, della meccanica e della funzione.
Nelle forme lievi di cardiopatia ipertensiva, i sintomi sono poco evidenti; quando compaiono, i disturbi più comuni comprendono il respiro difficoltoso e l'affanno (dispnea), il senso di stanchezza continuo (astenia), il gonfiore alle caviglie ed alle gambe, il dolore toracico e la tachicardia. Nel tempo, se viene trascurata o non viene trattata in modo adeguato, la cardiopatia ipertensiva può provocare complicanze gravi e potenzialmente fatali, quali l'infarto e lo scompenso cardiaco.
Cos’è
Ipertensione arteriosa: nozioni preliminari
- L'ipertensione è definita clinicamente quando risulta protratto l'aumento dei valori della pressione arteriosa sistolica e/o diastolica, misurati a riposo, oltre i 140 millimetri di mercurio (mmHg) per la massima ed i 90 mmHg per la minima.
- L'ipertensione arteriosa è un importante fattore di rischio cardiovascolare.
- Nella maggior parte dei casi, la pressione arteriosa elevata non produce sintomi caratteristici, perciò deve essere prestata attenzione ai segnali generici che possono indurne il sospetto. Per questo motivo, l'ipertensione è nota come "killer silenzioso".
- L'evoluzione naturale dell'ipertensione arteriosa prevede l'instaurarsi graduale e progressivo di lesioni che prevalgono a livello di alcuni organi bersaglio, tra cui cuore, cervello, occhi e reni. Il rialzo eccessivo dei valori pressori è un fattore di rischio importante per l'ictus (soprattutto emorragico), l'infarto del miocardio e l'insufficienza renale.
Cardiopatia ipertensiva: cos'è?
La cardiopatia ipertensiva è una patologia che deriva da valori della pressione arteriosa persistentemente elevati. Questa condizione può essere associata a disfunzione meccanica, elettrica e strutturale del muscolo cardiaco.
In pratica, nella cardiopatia ipertensiva, il cuore è sottoposto ad un sovraccarico di lavoro. Inizialmente, l'organo cerca di adattarsi alla nuova condizione, andando incontro dapprima all'ipertrofia, poi alla dilatazione (cioè aumentano rispettivamente lo spessore delle pareti ed il volume del muscolo cardiaco), oltre a velocizzare il battito (tachicardia). A lungo andare, queste modificazioni tendono a "sfiancare" il cuore.
Cause
La causa principale della cardiopatia ipertensiva è rappresentata da uno stato ipertensivo di lunga durata (mesi o anni), soprattutto se trascurato o non adeguatamente controllato con la terapia.
Questa condizione provoca, infatti, un'alterazione della struttura cardiaca che porta ad un'inadeguatezza del cuore a svolgere le sue normali funzioni di pompa. Ciò significa che il muscolo cardiaco ha una ridotta capacità di riempirsi o non ha una forza sufficiente per svuotarsi.
Nella cardiopatia ipertensiva, di conseguenza, gli organi e i tessuti non vengono irrorati adeguatamente e non ricevono quantità sufficienti di ossigeno per le loro esigenze metaboliche, quindi possono andare incontro a sofferenza.
Fattori di rischio
La cardiopatia ipertensiva è può essere favorita e/o aggravata da numerosi fattori, che indeboliscono il cuore e rendono le sue camere troppo rigide per riempirsi di sangue e pomparlo in circolo.
Tra questi rientrano:
- Età avanzata: il rischio di sviluppare questa forma di cardiopatia e, più in generale, uno stato ipertensivo aumenta con l'età.
- Familiarità e fattori genetici: la predisposizione soggettiva gioca un ruolo molto rilevante nell'insorgenza della patologia, in particolare se entrambi i genitori sono ipertesi.
- Fumo: il tabacco tende ad aumentare la pressione e le sostanze chimiche combuste delle sigarette danneggiano le pareti delle arterie.
- Abuso di alcool: il consumo eccessivo di alcolici sembra essere correlato ad un maggiore rischio di sviluppare la cardiopatia ipertensiva attraverso vari meccanismi (azione vasocostrittiva, sbilanciamento nell'equilibrio fra magnesio e calcio, riduzione della sensibilità dei barorecettori situati sulle pareti arteriose ecc.).
- Obesità: il rischio di incorrere nella cardiopatia ipertensiva aumenta parallelamente al valore dell'IMC (Indice di Massa Corporea).
- Diabete: spesso questa patologia si associa all'ipertensione, incrementando ulteriormente il rischio cardiovascolare.
- Stress: la tensione emotiva e fisica eccessiva possono causare un aumento temporaneo, ma significativo, della pressione.
- Dieta: diverse abitudini alimentari possono contribuire al mantenimento della cardiopatia ipertensiva; tra queste rientrano l'utilizzo eccessivo di sale da cucina e lo scarso apporto di potassio (che controbilancia la quantità di sodio presente nelle cellule).
Sintomi e Complicazioni
La cardiopatia ipertensiva è una patologia che raramente si manifesta all'improvviso: in genere, il quadro clinico si sviluppa in modo lento e progressivo. Ciò significa che i disturbi e le limitazioni delle attività quotidiane subentrano gradualmente, prima di degenerare in un'insufficienza cardiaca.
I sintomi più caratteristici e comuni della cardiopatia ipertensiva comprendono:
- Dispnea: è il principale sintomo della cardiopatia ipertensiva. All'inizio, l'affanno si presenta sotto sforzo, cioè dopo aver compiuto attività di una certa intensità; in un secondo momento, le difficoltà respiratorie sono indotte anche da sforzi lievi e, negli stadi più gravi, perfino quando la persona si trova a riposo. La dispnea è dovuta alle elevate pressioni di riempimento ventricolare che si ripercuotono a livello degli atri e delle vene polmonari. Il respiro difficoltoso può associarsi all'aumento della frequenza del battito cardiaco (tachicardia) e ad un accumulo di liquidi nei tessuti, che provoca gonfiore alle caviglie ed alle gambe, senso di stanchezza continuo (astenia) ed aumento di peso ingiustificato e rapido. La ritenzione di sodio ed acqua determina una congestione di fluidi anche all'interno dei polmoni, condizione che può aggravarsi fino a portare all'edema polmonare acuto. Con l'aggravamento della cardiopatia ipertensiva, possono manifestarsi anche ortopnea (affanno a riposo, che migliora prontamente con la posizione seduta e peggiora in posizione supina) e dispnea parossistica notturna (difficoltà respiratoria che compare improvvisamente durante la notte, a volte causando tosse).
- Dolore toracico: è correlato all'insufficienza coronarica.
- Tachicardia: i battiti accelerati sono determinati da un'alterazione della conduzione elettrica per modificazione delle cellule cardiache, a seguito dell'ipertrofia. La complicanza della cardiopatia ipertensiva più temuta è la morte improvvisa per il manifestarsi di aritmie maligne, quali la fibrillazione ventricolare.
- Astenia: la stanchezza ingravescente e la facile affaticabilità che sopraggiunge in seguito allo svolgimento delle normali attività quotidiane dipende da un'ipoperfusione dei vari distretti corporei, associata ad uno sfiancamento del ventricolo sinistro.
La cardiopatia ipertensiva può indurre anche altri sintomi aspecifici.
In particolare, possono manifestarsi:
- Mal di testa (specie al mattino);
- Vertigini;
- Ronzii nelle orecchie (acufeni, tinniti);
- Epistassi;
- Alterazioni della vista (scotomi o flash luminosi).
Nelle fasi più avanzate di cardiopatia ipertensiva, inoltre, è possibile riscontrare perdita dell'appetito e sensazione di tensione a livello dell'addome o del collo. La congestione epatica può causare fastidi al quadrante addominale superiore destro. Un grave stato di ipoperfusione cerebrale e di ipossiemia predispone, invece, alla compromissione della funzione mentale (stato confusionale e sincope). Sintomi meno specifici della cardiopatia ipertensiva sono l'ipotermia periferica, la nicturia e la riduzione della minzione diurna.
Possibili conseguenze
La complicanza più temuta della cardiopatia ipertensiva è lo scompenso cardiaco (o insufficienza cardiaca).
Questa condizione può predisporre anche all'infarto miocardico e può indurre la morte improvvisa del paziente.
Diagnosi
Per stabilire la presenza della cardiopatia ipertensiva, il medico effettua innanzitutto un'attenta anamnesi familiare e personale, allo scopo di identificare le eventuali cause di ipertensione e valutare il rischio cardiovascolare totale, valutando la presenza di altri fattori di rischio e/o la presenza di patologie concomitanti.
Il medico procede, poi, all'esame obiettivo, per stabilire i livelli di pressione arteriosa e ricercare eventuali segni indicativi dell'entità del danno d'organo.
Successivamente, la valutazione della cardiopatia ipertensiva si avvale di esami strumentali e di laboratorio, quali:
- Elettrocardiogramma (ECG): fornisce informazioni sul ritmo cardiaco (rivelando, ad esempio, la presenza di aritmie) e sulla presenza di alterazioni della conduzione elettrica.
- Ecocardiogramma: consente di valutare il funzionamento delle valvole cardiache e la presenza eventuale di alterazioni del pericardio (calcificazioni, versamento ecc.).
- Monitoraggio della pressione arteriosa: per seguire l'andamento della pressione, anche sotto terapia farmacologica.
- Analisi del sangue: servono a verificare il grado di funzionalità dei reni e del fegato, la presenza di un'ischemia del muscolo cardiaco ed il livello di elettroliti (sodio, potassio) e di peptidi natriuretici (ormoni che svolgono un ruolo importante nella regolazione dei liquidi circolanti nel corpo, utili nella diagnosi dello scompenso cardiaco). Per l'inquadramento diagnostico, i parametri valutati sono generalmente: emocromo, glicemia, emoglobina glicata (HbA1c), creatinemia, uricemia, trigliceridi e colesterolo totale, HDL e LDL. Per la ricerca di danno d'organo, possono essere prescritti anche il dosaggio di microalbuminuria, troponina, creatina chinasi-MB (CK-MB) e mioglobina. Inoltre, gli esami ematochimici sono utili per escludere le condizioni che possono aggravare la cardiopatia ipertensiva, come le disfunzioni della tiroide, l'anemia ed il diabete.
- Radiografia del torace: può essere utile per evidenziare segni di congestione o edema polmonare.
Trattamento
Una volta diagnosticata la cardiopatia ipertensiva, il medico sceglierà la terapia più appropriata per il singolo paziente, tenendo in considerazione i livelli di ipertensione, i fattori di rischio e/o la presenza del danno d'organo. Le opzioni di trattamento sono numerose.
Quando la cardiopatia ipertensiva non è grave, spesso è sufficiente la terapia farmacologica. Tra i farmaci più utilizzati rientrano gli ACE inibitori, i sartani ed i beta-bloccanti, i quali riducono la pressione e contribuiscono a regolare il ritmo cardiaco. Per contribuire all'eliminazione dei liquidi in eccesso accumulati dall'organismo ed alla riduzione dei sintomi è possibile ricorrere, invece, a diuretici.
Altri trattamenti che possono essere utilizzati in pazienti selezionati comprendono defibrillatori cardiaci impiantabili e pacemaker anti-scompenso (o terapia di resincronizzazione cardiaca).
Il cambiamento di alcuni aspetti dello stile di vita, poi, è utile nel ridurre l'ipertensione e, in generale, il rischio cardiovascolare ad essa associato.
Pertanto, per prevenire l'evoluzione della cardiopatia ipertensiva è opportuno:
- Tenere sotto controllo la pressione arteriosa (registrando le misurazioni su un diario) ed il peso corporeo;
- Smettere di fumare;
- Adottare un'alimentazione equilibrata e varia, ricca di fibre, frutta e verdura e povera di grassi di origine animale (insaccati e formaggi), sale e dolciumi;
- Limitare il consumo di alcool (non più di 1-2 bicchieri di vino al giorno) e l'assunzione di caffeina (non più di 1-2 caffè al giorno);
- Eseguire una regolare attività fisica, concordandola con il medico.