Ultima modifica 25.02.2020

Complicanze infiammatorie

Le complicazioni infiammatorie della biopsia prostatica determinano il rigonfiamento della ghiandola, che può crescere al punto da impedire il normale flusso di urina; anche in questa abbastanza rara circostanza (<1%), può rendersi necessario il posizionamento di un catetere da mantenere per qualche giorno. A scopo preventivo, specie in caso di prostata molto voluminosa o di un'importante flogosi della stessa, il medico può decidere di applicare il catetere vescicale subito dopo l'esame e mantenerlo in sede per alcune ore.

Complicanze INFETTIVE

In presenza di complicazioni infettive (cistiti, prostatiti infettive ed epididimiti), la difficoltà ad urinare si associa tipicamente a perdite uretrali e a febbre più o meno elevata, che quando diviene particolarmente alta impone il ricovero ospedaliero; in tal caso vengono in aiuto gli antibiotici, il cui utilizzo andrà perpetuato per qualche giorno dal termine della biopsia.

Molte delle complicanze elencate in questo capitolo possono essere prevenute, o perlomeno attenuate, seguendo scrupolosamente le indicazioni fornite dall'urologo circa le modalità di preparazione all'esame.

Complicanze allergiche

La comparsa di reazioni allergiche all'anestetico utilizzato è piuttosto rara.

Affidabilità

La Biopsia Prostatica è un Esame Attendibile?

Il numero di campioni prelevati durante la biopsia prostatica dev'essere tale da ottenere un campionamento significativo per l'esame istologico.

Considerate le sue spesso contenute dimensioni, infatti, può succedere che non vengano prelevati campioni in corrispondenza del tumore, restituendo dei falsi positivi (soggetti che secondo l'esame citologico appaiono sani quando in realtà soffrono di carcinoma prostatico). Pertanto, anche se gli esiti della biopsia escludono la presenza di un tumore, di solito si rende necessario un nuovo controllo del PSA; in presenza di ulteriori sospetti clinici si renderà quindi necessaria una nuova biopsia prostatica a distanza di qualche mese.

Dal lato opposto, i medici si trovano a fare i conti con l'importante rischio di sovradiagnosi, cioè di scoprire e trattare tumori che - se non fossero stati diagnosticati - non avrebbero comunque causato problemi rilevanti al paziente e non ne avrebbero provocato la morte. Il rischio, infatti è che a seguito di una biopsia prostatica positiva il medico decida di procedere con l'asportazione chirurgica della ghiandola, con le relative conseguenze di incontinenza e impotenza che spesso accompagnano il post-intervento. Una scelta particolarmente difficile, quindi, dato che come abbiamo visto molto spesso il tumore asportato, con tutto ciò che ne consegue sul piano psicologico e fisico, non avrebbe prodotto danni di rilievo nell'arco della vita del soggetto.

Preparazione

Come ci si prepara a una biopsia prostatica?

Per ridurre al minimo il rischio di complicanze, è fondamentale che la preparazione alla biopsia prostatica avvenga secondo quanto prescritto dal medico. Ad esempio, per prevenire gravi episodi emorragici è importante sospendere l'assunzione dei farmaci che diminuiscono la capacità coagulativa del sangue, come il warfarin (Coumadin), l'acenocumarolo (Sintrom) ed i FANS (Cardioaspirina, Aspirinetta, paracetamolo, ibuprofene ecc.); analogo discorso per gli integratori erboristici dotati delle medesime proprietà (come il Ginkgo Biloba, lo zenzero e l'aglio). Il periodo di sospensione viene stabilito dal medico (può arrivare fino a due settimane), che stabilisce anche la necessità di intraprendere o meno eventuali terapie sostitutive.

Per evitare le complicazioni infettive, l'infermiera può iniettare intramuscolo una fiala di antibiotico durante la biopsia; in alternativa, può essere richiesta l'assunzione di antibiotici per via orale o parenterale (iniettiva) da un giorno prima dell'esame sino a tre giorni dalla conclusione dello stesso.

Entro quattro/cinque ore dall'esame, è necessario eseguire un clistere ("peretta") di pulizia (acquistabile in farmacia secondo i consigli del medico); la pulizia della mucosa rettale dai residui fecali consente alla sonda ecografica di visualizzare al meglio la prostata, guidando l'urologo verso una biopsia prostatica più agevole. Un'altra raccomandazione importante è quella di presentarsi all'esame con vescica sufficientemente piena, (non troppo), mentre il digiuno non è normalmente richiesto.

A causa dell'impiego di anestetici, è opportuno che il paziente si presenti all'appuntamento per la biopsia prostatica accompagnato da qualcuno; al termine dello stesso è infatti sconsigliabile mettersi alla guida dell'automobile. Piuttosto, il paziente può essere tenuto in osservazione per qualche tempo; raramente, durante la biopsia prostatica si verifica una lieve e transitoria diminuzione della pressione arteriosa, con comparsa di sudorazione e sensazione di svenimento. Per prevenire questi episodi lipotimici (svenimento), può essere somministrata una leggera sedazione, che determina un rallentamento dei riflessi anche nelle ore successive alla biopsia prostatica, rendendo pericoloso lo svolgimento di attività che richiedono coordinazione ed attenzione come per esempio la guida di automezzi.



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