Ultima modifica 21.01.2020

Le cause dell'aterosclerosi sono molteplici e per certi aspetti ancora sconosciute. Alla base della patologia esistono comunque numerosi fattori di rischio genetici ed ambientali come il sesso, il fumo e l'obesità .

Fattori di rischio non modificabili

ETÀ: l'aterosclerosi è una malattia legata all'invecchiamento e come tale colpisce prevalentemente soggetti anziani. Sebbene la patologia sia meno frequente tra i più giovani interessa comunque un'ampia fascia della popolazione. Spesso, quando si parla di aterosclerosi, vengono riportati i risultati di uno studio condotto su soldati americani morti in Corea e Vietnam che evidenziò una percentuale significativa di lesioni coronariche in giovane età. Ancor più sorprendenti sono i risultati di un altro studio in cui il 50% dei feti di madri ipercolesterolemiche presentava già strie lipidiche nelle pareti dell'aorta.

In ogni caso, dati statistici alla mano, si scopre che in media le sindromi coronariche acute insorgono a partire dai 50 anni nell'uomo e dai 65 anni nella donna.


SESSO: l'aterosclerosi, così come molte altre malattie cardiovascolari, è più frequente tra i maschi. La spiegazione di questo fenomeno è legata al profilo ormonale delle femmine che, almeno fino alla menopausa, riduce significativamente il rischio cardiovascolare.


GENETICA: la familiarità per la patologia è senza dubbio un fattore di rischio importante che dovrebbe spingere il soggetto ad adottare uno stile di vita salutare. Particolare attenzione va posta in presenza di familiarità giovanile per malattia aterosclerotica.

Fattori di rischio modificabili

FUMO DI SIGARETTA: il fumo aumenta lo stress ossidativo anche a carico delle cellule dell'endotelio vasale favorendo la comparsa e l'aggravarsi dell'aterosclerosi (aumenta la risposta infiammatoria). L'interruzione del consumo di tabacco porta a una rapida regressione degli effetti avversi.


IPERCOLESTEROLEMIA: è un fattore di rischio importantissimo; tenere sotto controllo il colesterolo cattivo (LDL) e quello buono (HDL) riduce notevolmente la probabilità di sviluppare l'aterosclerosi (ogni riduzione dell'1% del colesterolo plasmatico è associata ad una diminuzione del rischio di aterosclerosi del 2-3%).


IPERTENSIONE: esiste una relazione tra l'aumento della pressione sistolica e diastolica e rischio di ictus, infarto, insufficienza cardiaca e insufficienza renale.


OBESITÀ: negli Stati Uniti rappresenta la seconda causa di morte dopo il fumo. I soggetti obesi hanno un'elevata probabilità di sviluppare placche aterosclerotiche a causa della contemporanea presenza di più fattori di rischio (spesso chi è obeso soffre anche di ipertensione, ipercolesterolemia e conduce uno stile di vita sedentario).


SEDENTARIETÀ: l'attività fisica è un fattore indipendente per la salute dell'uomo; da sola è infatti in grado di diminuire il rischio di mortalità per qualsiasi malattia, compresa quella aterosclerotica. Alcuni benefici: miglioramento della funzionalità cardiocircolatoria, degli antiossidanti endogeni, dei capillari e del profilo lipidico del sangue (aumento della frazione HDL). L'attività fisica previene inoltre altri fattori di rischio legati all'aterosclerosi come l'ipertensione e l'ipercolesterolemia.


DIABETE MELLITO: la severità dell'aterosclerosi è associata ai livelli glicemici: tanto più la glicemia è elevata e tanto maggiore è il rischio cardiovascolare.

Sinergia tra i fattori di rischio

Il concetto di sinergia tra i vari fattori di rischio è molto importante e spiega, almeno in parte, come mai alcune persone con colesterolo LDL elevato non sviluppino mai malattia aterosclerotica ed altre con valori nella norma abbiano avuto un infarto in giovane età.

La pericolosità del colesterolo LDL e degli altri singoli fattori di rischio è variabile da soggetto a soggetto sulla base della correlazione di tutti gli altri elementi visti sinora. In particolare la coesistenza di tali condizioni determina un aumento esponenziale e non solo sommatorio sulla probabilità di subire eventi vascolari futuri.



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