Anoressia: un tunnel appena sfiorato
A cura della Dott.ssa Francesca Fanolla
L'anoressia (dal greco ανορεξία: anorexía, comp. di an- priv. e órexis: 'appetito'), è scientificamente definita come la mancanza o la riduzione volontaria dell'appetito, così come la bulimia (dal greco boulimía, comp. di bôus 'bue' e limós 'fame'; propr. 'fame da bue') consiste nel disturbo opposto, ossia un bisogno compulsivo di assumere spropositate quantità di cibo, spesso eliminate tramite il vomito autoindotto.
Definizioni scientifiche. Terminologia tecnico-medica. Parole, spesso troppo fredde, formali, semplicistiche per spiegare invece quello che è divenuto, negli anni, un vero e proprio disagio sociale, un fenomeno di vastissima portata e diffusione, soprattutto nella popolazione adolescente e giovanile. Entrambe le patologie (o disturbi alimentari) mettono a nudo una realtà di cui si parla ancora in modo troppo distaccato, e soprattutto mettono a nudo un corpo, il corpo non accettato, martoriato, fustigato, denutrito o nutrito eccessivamente, ma comunque punito. Sia che ci si riduca ad uno scheletro ambulante, sia che si arrivi ad alti livelli di obesità o ci si rovini anche i denti nel continuo vomitare, la questione di fondo, il vero problema è uno stato di disagio interiore, una vera e propria sofferenza psicologica. I motivi possono esser molti, stress emotivo, delusione d'amore, psicopatologie legate a difficoltà nell'infanzia o nell'adolescenza, sia famigliari che esterne... Ma c'è un grande, inarrestabile 'mostro' che incombe, minaccia e fagocita migliaia di ragazzine e, sorprendentemente, anche tantissimi ragazzi: i mass-media.
La tv, i giornali, le riviste, persino i libri, internet... ovunque si assiste all'ostentazione di fisici perfetti, magri, spesso magrissimi, fotomodelle e fotomodelli che si perdono in abiti dalle taglie microscopiche, tutti sempre costantemente sotto i riflettori, sulle foto, accanto a grandi divi, in posti di villeggiatura. Ricchi, sorridenti. O per lo meno apparentemente.
Non voglio dilungarmi eccessivamente su cosa siano l'anoressia e la bulimia, ma vorrei piuttosto approfittare di questo spazio concessomi nel grande universo di Internet per esporre la mia esperienza personale, il mio approccio, seppur fortunatamente breve, con queste due tremende 'piaghe' sociali, come le definirei.
Avevo 16 anni, ero il capitano di una squadra di pallavolo, facevo agonismo già da qualche anno e seppure per me, allora, esistessero solo il campo e la palla, ad un certo punto decisi di dover cambiare qualcosa. Ero alta pressappoco già 1,69cm, il mio peso oscillava intorno ai 56 kg. Un peso-forma, per l'età e per la statura. Tuttavia, non ricordo bene perché, improvvisamente cominciai a vedermi troppo 'grassa'. Ci tengo a puntualizzare che allora non avevo ancora fatto la mia conoscenza con la sala pesi e la mia struttura muscolare non era di certo quella attuale. Avevo gambe molto esili, una vita stretta, spalle non molto larghe; insomma, vantavo un fisico 'atletico' ma magro. Si, magro. Eppure... mi vedevo grossa, grassa, volevo dimagrire, entrare in taglie di jeans più piccole come una 40. Cominciai così con l'escludere inizialmente gli alimenti che ritenevo più 'pericolosi' e colpevoli della mia presunta 'grassezza' come dolci, biscotti, gelati ecc... per poi passare anche alla pasta, pane, frutta, carne, persino verdura... insomma, di tutto molto meno rispetto a prima. Nel giro di qualche mese i 'tagli' all'alimentazione (che tra l'altro era piuttosto equilibrata, a casa mia si è sempre fatta molta attenzione a ciò che si mangia) crebbero sempre più, fin quando cominciai, con mia grande soddisfazione, a notare i risultati dell'incosciente battaglia contro qualcosa che non esisteva assolutamente sul mio corpo di adolescente: il grasso, 'la ciccia'. Ancora più entusiasta fui nel raggiungere i 51 kg di peso, fino a sfiorare i 50kg. Voglio sottolineare che quei 50kg guadagnati privandomi di qualsiasi alimento, senza alcun
criterio, dato che ancora non mi interessavo di alimentazione e non ne potevo sapere più di quel che propugnano le riviste di diete
'fai da te' erano assolutamente insufficienti per una studentessa liceale che si impegnava moltissimo nello studio e che praticamente si allenava più di un'ora al giorno tra allenamenti di pallavolo, partite, mountain bike e corse all'aperto. Ero e sono tutt'ora una persona molto dinamica, dal regime di vita molto intenso, dal punto di vista sia fisico che psichico.
Tutto procedeva come pianificato e dalla drastica riduzione del cibo al vomito auto-indotto il passo fu breve. Quando cominciai a soffrire anche di attacchi bulimici, ingerendo praticamente tutti gli alimenti più calorici, dolci, grassi che trovassi nelle dispense, il senso di colpa che mi assaliva immediatamente dopo mi induceva a rinchiudermi in bagno e a provocarmi una specie di vomito 'selettivo' (cercavo di vomitare soltanto quel che ritenevo 'di più', come il pezzo di pizza che avrei potuto evitare o il dolce a fine pranzo o dopo cena). Naturalmente, dopo breve tempo, il vomito non fu più selettivo, ma totale... Fortunatamente non scesi sotto i 51kg, ma i capelli cominciarono ad indebolirsi e a cadere, ebbi le prime avvisaglie di una lieve anemia ma soprattutto cominciai a perdere forze ed energie. Ciò che mi salvò trascinandomi indietro da quel tunnel maledetto che avevo imboccato per mia scelta, senza conoscerne il vero motivo neanche oggi, fu la mia più grande passione: la pallavolo, lo sport.