Ultima modifica 20.12.2019

Generalità

L'alfafetoproteina (AFP) è una sostanza glicoproteica prodotta, sin dalle prime fasi di gravidanza, dal sacco vitellino prima e dal feto poi.

Durante la vita intrauterina, il nascituro sintetizza l'AFP soprattutto a livello epatico, con un contributo marginale da parte di reni e apparato gastroenterico. Dopo la nascita, i livelli di alfafetoproteina iniziano a diminuire raggiungendo valori tipici di un adulto nell'arco di un anno.Alfafetoproteina in gravidanza

Cos'è

L'alfafetoproteina è una proteina che viene sintetizzata dal fegato e dal sacco vitellino durante le fasi di sviluppo fetale ed embrionale. Questa proteina è presente nel plasma del nascituro in quantità elevate, a partire dal secondo trimestre di gravidanza, così da essere rivelata anche nel sangue materno.
Dal momento del parto in poi, i livelli dell'alfafetoproteina si riducono rapidamente, tanto da ritrovarsi solo in piccole tracce nelle donne e nei bambini sani.
Attualmente, la funzione svolta da questa proteina negli adulti e nel corso dello sviluppo fetale resta ancora poco chiaro.

Il gene responsabile della sua espressione è il gene AFP localizzato sul braccio q del cromosoma 4.

Perché si Misura

Nelle donne in gravidanza, il dosaggio dell'alfafetoproteina nel sangue viene utilizzato come screening di controllo per eventuali malformazioni congenite a carico del tubo neurale (come la spina bifida o l'anencefalia). Inoltre, l'esame è utile per supportare la diagnosi di trisomia 21 (o sindrome di Down).
Il dosaggio dell'alfafetoproteina si esegue insieme all'estriolo ed al β-hCG; la combinazione di queste tre valutazioni prende il nome di tri-test e si esegue tra la quindicesima e la ventesima settimana di gravidanza.


Se il feto ha un difetto di chiusura del tubo neurale, significa che è presente un'apertura a livello del midollo spinale, della testa o della parete addominale. Tali difetti fanno sì che concentrazioni superiori alla norma di AFP passino attraverso la placenta e si ritrovino in eccesso nel sangue materno.

Quando viene prescritto?

Il dosaggio dell'alfafetoproteina viene prescritto tra la 15esima e la 20esima settimana di gravidanza, allo scopo di valutare il rischio di avere un feto affetto da malformazioni o da condizioni come, ad esempio, la sindrome di Down. Se lo screening risulta positivo sono necessari altri test per confermare la diagnosi, come l'ecografia e l'amniocentesi.

Valori normali

Valori nelle varie fasi della gravidanza

Durante la vita intrauterina, l'AFP rappresenta la principale proteina plasmatica fetale ed esercita, in tal senso, funzioni del tutto simili a quelle dell'albumina; le sue concentrazioni sieriche tendono ad aumentare sino alla fine del primo trimestre, raggiungendo un picco di circa 3 mg/mL tra la 10a e la 13a settimana di gestazione.
Successivamente, i livelli di alfafetoproteina scendono in modo esponenziale tra la 14a e la 32a settimana, al termine della quale ammontano a circa 0,2 mg/mL; tale discesa va di pari passo al progressivo aumento della sintesi di albumina (quella che sarà la principale molecola proteica del plasma), all'aumento del volume ematico e alla diminuita sintesi epatica di alfafetoproteina.
Indipendentemente dalle concentrazioni amniotiche di AFP, una parte proporzionale di questa sostanza raggiunge il circolo materno, in parte superando le membrane fetali e la decidua uterina (via transamniotica) e in parte attraverso la via transplacentare.
Durante le primissime fasi di gravidanza l'alfafetoproteina sembra diffondere dal circolo fetale al liquido amniotico attraverso l'epidermide, che in queste fasi non è ancora cheratinizzata. Ad ogni modo, non appena i reni fetali iniziano a funzionare (verso la fine del primo trimestre), l'alfafetoproteina entra nelle urine del feto e da qui passa nel liquido amniotico.

AFP Alta - Cause

Studiando l'andamento delle concentrazioni di alfafetoproteina nel liquido amniotico e nel sangue materno, gli studiosi hanno scoperto una correlazione positiva tra elevati livelli di AFP e alcune patologie malformative, riguardanti soprattutto i difetti del tubo neurale come l'anencefalia (che porta alla morte del feto) e la mancata chiusura del tubo neurale (spina bifida, cioè quando le vertebre non avvolgono adeguatamente il midollo spinale).

In effetti, di norma la concentrazione amniotica di alfafetoproteina è particolarmente bassa rispetto a quella plasmatica fetale. In presenza di un difetto del tubo neurale, invece, la soluzione di continuità che si crea tra il liquor e liquido amniotico determina il libero passaggio di grandi quantità di AFP, cosicché la concentrazione amniotica aumenta sensibilmente (insieme ai livelli di acetilcolinesterasi, un enzima specifico del tessuto nervoso che in queste condizioni subisce un significativo aumento).
Le concentrazioni di alfafetoproteina possono essere misurate anche nel sangue materno come semplice test di screening, in modo da identificare le gravidanze a rischio che necessitano di ulteriori accertamenti, tra cui l'ecografia. Quest'ultimo esame, in particolare, viene attualmente preferito al dosaggio dell'alfafetoproteina come test di screening precoce, sia per la non proprio eccellente sensibilità di quest'ultimo, sia cper l'ormai ottima capacità di individuare segni ecografici di cromosomopatie.
I livelli di alfafetorpoteina nel siero materno tendono ad aumentare anche in presenza di un distacco della placenta (abruptio placentae).

Nella situazione opposta, cioè quando si registrano bassi valori di alfafetoproteina nel sangue materno, è maggiore il rischio che il feto sia affetto da sindrome di Down.

Grazie a queste evidenze, il dosaggio dell'alfafetoproteina nel sangue materno rappresenta un valido strumento di screening, a cui molte donne in età a rischio vengono sottoposte tra la 15a e la 21a settimana di gestazione. Più in particolare, i livelli di alfafetoproteina vengono valutati - nel cosiddetto Tri-Test - insieme a quelli di altri markers biochimici, come l'HCG (gonadotropina corionica umana) e l'estriolo (estrogeno placentare) non coniugato.
Altre volte si inserisce anche il dosaggio dell'inibina A e si parla pertanto di Quadruplo-Test.
Nelle gestanti portatrici di feti con sindrome di Down, i tassi sierici di alfafetoproteina e di estriolo non coniugato diminuiscono, mentre aumentano quelli di gonadotropina corionica umana.
Anche in questo caso non si tratta di veri e propri test diagnostici, ma di esami di screening che - unitamente all'età della madre - consentono di quantificare il rischio che il feto sia affetto da sindrome di Down. Quando tale rischio si rivela importante, le gestanti vengono indirizzate verso opportuni accertamenti diagnostici come l'amniocentesi.


I livelli di alfafetoproteina nel sangue della gestante possono SALIRE eccessivamente a causa di:

  • Età gestazionale sbagliata, poiché i valori di riferimento variano ampiamente durante le varie fasi di gravidanza
  • Minaccia di aborto
  • Morte intrauterina (morte del feto)
  • Gravidanza multipla
  • Distacco della placenta
  • Difetti del tubo neurale, come spina bifida ed anencefalia
  • Contaminazione con liquido amniotico (se il campione di sangue viene prelevato dopo amniocentesi o dopo prelievo dei villi coriali)
  • Neoplasie materne epatiche od ovariche
  • Altre anomalie rare
  • Aumento fisiologico non correlato ad alcun genere di anomalia

AFP Bassa - Cause

I valori di alfafetoproteina possono risultare bassa nei seguenti casi:

  • Età gestazionale inferiore a quella presunta (quando non si conosce con esattezza la data del concepimento);
  • Aborto non ancora identificato.

Nelle gestanti portatrici di feti con difetto cromosomico che determinerà la sindrome di Down, i tassi sierici di alfafetoproteina e di estriolo non coniugato tendono a essere bassi, mentre aumentano quelli di gonadotropina corionica umana (hCG) e inibina A.

Come si misura

L'esame dell'alfafetoproteina è un'analisi di laboratorio che prevede l'esecuzione di un semplice prelievo di sangue da una vena del braccio. I test di AFP, hCG, Estriolo e inibina A possono essere eseguiti sullo stesso campione ematico.

Preparazione

Per l'analisi dell'AFP, è richiesto un digiuno di almeno 8 ore, per evitare che il cibo interferisca con il risultato.

Interpretazione dei Risultati

Il risultato dovrebbe essere interpretato da un consulente genetico o da un clinico, che possa spiegare il significato dell'esame.
Il valore dell'alfafetoproteina nel circolo sanguigno dipende strettamente dalla determinazione dell'età gestazionale del feto. Infatti, nel caso quest'ultima non fosse stata calcolata in maniera precisa dal ginecologo, vi è il rischio di considerare troppo alti o bassi i livelli di alfafetoproteina.
Nel siero materno, la concentrazione di AFP nel sangue inizia ad aumentare esponenzialmente fino alla 32a settimana, per poi ridursi pochi giorni dopo il parto. 
Valori elevati di alfafetoproteina nelle donne in gestazione possono dipendere da:

Tuttavia, i fattori che potrebbero innalzare i livelli di AFP comprendono anche:

Bassi livelli di alfafetoproteina possono associarsi, invece, a disordini cromosomici. Per la precisione, un basso livello di AFP insieme a un livello aumentato di HCG (bi-test) è stato associato a un aumento del rischio di Sindrome di Down.
In ogni caso, una volta riscontrati questi valori anomali, il medico consiglierà ulteriori accertamenti, quali un'ecografia addominale o un'amniocentesi per misurare i livelli di alfafetoproteina nel liquido amniotico.


Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici