AIDS - Infezione da HIV: Cos'è, Come si trasmette e Cosa significa Sieropositivo

AIDS - Infezione da HIV: Cos'è, Come si trasmette e Cosa significa Sieropositivo
Ultima modifica 03.08.2022
INDICE
  1. AIDS: Cos'è?
  2. Epidemiologia
  3. Modalità di Contagio
  4. Rischio di Infezione da HIV

AIDS: Cos'è?

La sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS, acronimo di "Acquired ImmunoDeficiency Syndrome") è una malattia infettiva provocata dal virus HIV, che attacca il sistema immunitario, rendendo più suscettibili alle infezioni e all'insorgenza di alcuni tumori.

La sindrome da immunodeficienza acquisita è caratterizzata, infatti, dalla progressiva perdita della capacità di difesa immunitaria, che non è più in grado di proteggere l'organismo dalle malattie.

Le manifestazioni cliniche dell'AIDS sono costituite da infezioni opportunistiche (causate cioè da virus, batteri o funghi patogeni che, in soggetti con una risposta immunitaria non compromessa, non causano alcuna malattia) e da alcune forme di tumori (come i linfomi), favorite da una gravissima compromissione del sistema immunitario. Questo processo degenerativo prosegue fino alla morte del paziente.

I due principali tipi di Virus dell'Immunodeficienza Umana (Human Immunodeficiency Virus, HIV) responsabili dell'AIDS sono HIV-1, il più diffuso, e HIV-2. Questi sembrano avere, comunque, caratteristiche patologiche e cliniche simili.

L'alterazione immunitaria tipica dell'AIDS è in larga parte dovuta al deficit selettivo di una sottopopolazione di cellule indispensabili alla risposta immunitaria, chiamati linfociti T CD4+, che vengono infettati dal virus.

Al momento, non esiste purtroppo una cura o un vaccino per eliminare definitivamente l'HIV dal corpo. Tuttavia, la diagnosi e le terapie tempestive possono ritardare moltissimo o addirittura impedire la comparsa dell'AIDS.

Da ricordare: l'AIDS è causato dall'HIV

  • L'AIDS è una malattia provocata dall'infezione da HIV, un virus che aggredisce il sistema immunitario umano, causando una riduzione delle difese dell'organismo fino ad annullare la sua risposta contro altri agenti infettivi e processi neoplastici.
  • La sindrome da immunodeficienza acquisita, i tumori e le infezioni ad essa correlate sono, quindi, la diretta o indiretta conseguenza di un'infezione da HIV-1 e HIV-2.
  • Una persona contagiata dal virus viene definita sieropositiva all'HIV.
  • Il virus e la malattia sono spesso indicati insieme come HIV/AIDS.

Sieropositività e AIDS: cosa significa essere sieropositivo

Si parla di sieropositività quando si riscontra nel sangue la presenza di anticorpi anti-HIV, ma non si sono ancora manifestate le infezioni opportunistiche (es. polmonite, toxoplasmosi ecc.) come avviene nell'AIDS. Pur essendo sieropositivi, è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi del contagio. In questo periodo, inoltre, è possibile il ricorso a farmaci antiretrovirali (terapia HAART) che riducono e bloccano la replicazione virale, migliorando la qualità di vita e prolungando la sopravvivenza delle persone sieropositive.

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L'AIDS subentra quando le difese immunitarie sono state ormai danneggiate e non riescono più a proteggere l'organismo da microrganismi normalmente innocui, mettendo il paziente in serio pericolo di vita.

Sottoporsi all'esame per la ricerca degli anticorpi anti-HIV elaborati dall'organismo quando si entra in contatto con il virus che provoca l'AIDS, è, quindi, l'unico modo di scoprire l'infezione: si tratta del test ELISA, indagine che prevede un semplice prelievo di un campione di sangue, indolore, veloce, anonimo e gratuito nelle strutture sanitarie pubbliche.

Per avere un responso certo, il test deve essere eseguito dopo 3 mesi (periodo di tempo che va dal momento del contagio a quello della comparsa degli anticorpi specifici) dall'ultimo comportamento a rischio (ad esempio, un rapporto sessuale non protetto dal preservativo). Se confermata, la presenza degli anticorpi contro l'HIV non è indice di malattia, ma solo di avvenuto contagio. Il test positivo viene poi confermato con esami di secondo livello, come un Western Blot, che conferma, definitivamente, che è avvenuta l'infezione.

Epidemiologia

AIDS: quanto è diffusa nel Mondo?

A differenza di quanto si pensi, l'AIDS non è una malattia scomparsa. La sindrome da immunodeficienza acquisita rappresenta un importante problema sanitario in molte parti del Mondo e la sua diffusione è considerata una delle attuali pandemie (nota: l'ultima, in ordine di tempo, è quella di COVID-19).

Per approfondire: Cos’è una Pandemia?

In Italia, nel 2018, i dati riferiti nel contesto del sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV indicano 4,7 nuovi casi per 100.000 residenti. A fine 2018, l'Organizzazione Mondiale della Sanità riporta siano 37,9 milioni le persone che vivono con il virus HIV e ci siano state 1,7 milioni di nuove diagnosi.

Negli ultimi anni, si è notato un aumento dei casi attribuibili alla trasmissione sessuale. Poco rilevante appare per il momento il ruolo epidemiologico di HIV-2, che ancor oggi ha una diffusione limitata ad alcune regioni dell'Africa occidentale; anche la frequenza con la quale si sviluppano casi di malattia a partire dall'infezione da HIV-2 è notevolmente inferiore a quella che si osserva nei soggetti HIV-1-positivi.

Quando e dove ha avuto origine l’epidemia globale di AIDS?

Le prime testimonianze del virus dell'immunodeficienza umana (HIV) proviene dai campioni ottenuti da pazienti africani negli anni Cinquanta. Si ritiene che la prima infezione sia avvenuta proprio in Africa, in seguito al contagio da altre specie di primati infetti. HIV-1 rappresenta, infatti, la versione mutata di un virus delle immunodeficienza della scimmia (SIV) che convive con questi animali da molte centinaia di anni. Il virus (identificato come HIV-1 di gruppo M) venne originariamente trasmesso all'uomo dagli scimpanzé. In realtà, questo passaggio sarebbe avvenuto più di una volta in Africa centrale, agli inizi del Novecento, ma solo uno di questi casi ha portato allo scoppio dell'epidemia di AIDS tra gli esseri umani.

Uno studio condotto da un team di ricerca internazionale, pubblicato su "Science", ha ricostruito la storia genetica ed epidemiologica dell'AIDS ("The early spread and epidemic ignition of HIV-1 in human populations"; Science. 2014 Oct 3; Vol. 346 no. 6205 pp. 56-61). Confrontando le sequenze genetiche di centinaia di campioni di HIV provenienti da diverse zone dell'Africa, il gruppo di ricercatori ha realizzando una sorta di albero genealogico. Applicando le conoscenze sul tasso di mutazioni del virus, gli studiosi sono stati in grado di collegare i diversi rami dell'albero genealogico con i dati storici a disposizione. Così, è stato possibile risalire all'origine dell'epidemia di AIDS: il virus si diffuse nel 1920 a Kinshasa, attuale capitale della Repubblica del Congo.

All'inizio del XX secolo, infatti, Kinshasa era una città coloniale in forte espansione, al centro di un fiorente commercio; in seguito all'espansione del traffico ferroviario, divenne una delle città meglio collegate dell'Africa centrale e si stima che, alla fine degli anni ˈ40, vi transitarono centinaia di migliaia di persone.

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L'adattabilità genetica del virus, l'incremento della popolazione, lo sviluppo dei trasporti, la prostituzione, la presenza dei altre malattie infettive e l'abitudine di utilizzare negli ospedali siringhe non sterilizzate sono tutti fattori che contribuirono a portare il virus in città e negli altri Paesi africani. Alla fine degli anni Settanta, l'AIDS si è diffusa nelle isole dei Caraibi e in alcune aree metropolitane degli USA e del Nord Europa. Gli intensi scambi commerciali e turistici tra aree inizialmente interessate dall'epidemia ed aree non ancora colpite e l'uso di sangue inconsapevolmente infetto a scopo trasfusionale hanno contribuito alla diffusione dell'infezione da HIV in tutto il Mondo all'inizio degli anni Ottanta. 

Perché il simbolo dell'AIDS è il nastro rosso?

Il nastro rosso ripiegato a formare un fiocchetto è il simbolo internazionale della lotta contro l'AIDS.

Il "Red Ribbon" è comparso per la prima volta in occasione dei Tony Awards del 1991, grazie all'attore Jeremy Irons che lo esibì per sensibilizzare il pubblico sulla questione dell'AIDS.

L'origine del simbolo è attribuita ad un artista newyorkese che avrebbe inviato il progetto alla "Visual AIDS Artist Caucus". La sua forma non solo può evocare la A di AIDS, ma rappresenta, secondo la Red Ribbon Foundation, la solidarietà ai sieropositivi e ai malati di AIDS.

In realtà, l'idea del fiocco-spilla aveva un precedente: nella primavera del 1991, si diffusero per le strade americane dei nastri gialli piegati a formare un occhiello, in onore dei soldati americani impegnati nella guerra del Golfo.

Il successo conobbe ulteriore diffusione nel 1992, in occasione del concerto a Londra dedicato alla memoria di Freddie Mercury, il solista dei Queen, scomparso l'anno precedente per infezioni collegate all'AIDS: nello stadio di Wembley furono distribuiti tra il pubblico oltre 100.000 nastri rossi.

Modalità di Contagio

Come avviene il contagio da virus HIV?

Esistono tre diverse modalità di contagio: ematica, materno-fetale e sessuale. La via di trasmissione del virus HIV più drammatica è sicuramente quella da madre con HIV a figlio durante la gravidanza, il parto o l'allattamento al seno.

Quali liquidi biologici trasmettono il virus HIV?

L'infezione da HIV, da cui consegue l'AIDS, si trasmette attraverso lo scambio di sangue, sperma e liquido pre-eiaculatorio, secrezioni vaginali e latte materno, in qualsiasi stadio della malattia.

Trasmissione per via ematica

La trasmissione per via ematica del virus HIV avviene attraverso:

  • Contatto ematico diretto tra un sieropositivo e quello di una persona sana, come nel caso di un'esposizione stretta e diretta con gravi ferite aperte o profonde, schizzi di sangue o di altri liquidi biologici sulle membrane/mucose (come gli occhi);
  • Trasfusioni di sangue infetto o somministrazione di suoi emoderivati (derivati del sangue privi di globuli rossi, come plasma o piastrine) e/o trapianti di organi infetti. Negli anni Ottanta, quando le conoscenze sulle modalità di diffusione del virus erano limitate, diverse persone sono state contagiate dall'HIV con tale modalità. Oggi questo tipo di trasmissione è stata praticamente eliminata, grazie al controllo preliminare delle unità di sangue, al trattamento con calore degli emoderivati, all'accurata selezione dei donatori ed al maggiore utilizzo dell'autotrasfusione.
  • Inoculazione di piccole quantità di sangue contaminato attraverso lo scambio di siringhe usate o altro materiale per l'uso di droghe iniettabili tra i tossicodipendenti;
  • Puntura accidentale con aghi usati o utilizzo di strumenti infetti sporchi di sangue (rasoi, lamette, pinzette, forbicine).

È possibile contrarre l'HIV con tatuaggi e piercing?

Il rischio di contrarre l'infezione da HIV con tatuaggi e piercing è associato al mancato rispetto delle norme dei requisiti igienico-sanitari dei locali e delle attrezzature. Si tratta, infatti, di pratiche che perforano la pelle e potrebbero facilitare il contatto con sangue potenzialmente infetto.

L'HIV e malattie infettive, come l'epatite B e C, infatti, possono essere trasmesse mediante procedure che implicano l'impiego di aghi e strumenti taglienti contaminati e non adeguatamente sterilizzati. 

Per questo motivo, l'igiene e la professionalità del tatuatore sono indispensabili requisiti da verificare prima di procedere alla realizzazione del tatuaggio. In tutte le fasi del lavoro, gli operatori devono utilizzare guanti, contenitori per pigmenti, circuito per flusso e inchiostro, strumenti taglienti (es. rasoi), e aghi monouso (da sostituire per ogni cliente). La testata e il supporto per gli aghi deve essere sterile, così come l'inchiostro e l'acqua (se il pigmento è diluito).

Dopo l'uso, lo smaltimento del materiale utilizzato per tatuare deve essere appropriato. I locali, inoltre, devono essere mantenuti puliti ed in buone condizioni igieniche.

Trasmissione per via sessuale

La modalità più frequente di trasmissione dell'infezione da HIV è per via sessuale: a rischio sono i rapporti vaginali, anali e oro-genitali con persone sieropositive, non protetti dal preservativo, soprattutto in presenza di circostanze aggravanti, quali piccole ferite, infiammazioni e lesioni dell'apparato genitale (anche se non visibili a occhio nudo), malattie veneree o forme violente di penetrazione che determinino la fuoriuscita di sangue. La trasmissione avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, sperma, sangue) e le mucose, anche se sono apparentemente integre.

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Il virus HIV contenuto nel liquido pre-eiaculatorio e seminale di maschi sieropositivi può contagiare cellule suscettibili della mucosa vaginale o rettale oppure raggiungere direttamente le abituali cellule bersaglio, cioè i linfociti T, attraverso lesioni delle superfici mucose, immediatamente al di sotto delle quali si trovano le stesse cellule linfocitarie.

L'infezione può essere trasmessa anche dalle donne, con secrezioni cervicali e vaginali infette. Un altro fattore di rischio per la trasmissione e/o acquisizione dell'HIV è rappresentato dalla concomitante presenza di infezioni sessualmente trasmesse quali sifilide, gonorrea ed herpes genitale.

Il coito interrotto non protegge dall'HIV, così come l'uso della pillola anticoncezionale, del diaframma, dell'anello vaginale e della spirale. Le lavande vaginali, dopo un rapporto sessuale, non eliminano la possibilità di contagio.

Che legame esiste tra HIV e altre infezioni sessualmente trasmissibili?

Le malattie a trasmissione sessuale sono causate da virus, batteri e protozoi che si contraggono con i rapporti sessuali vaginali, anali e orali, non protetti dal preservativo. Tra queste vi sono l'infezione da papilloma virus, clamidia, gonorrea, herpes e sifilide.

Le infezioni sessualmente trasmissibili favoriscono l'acquisizione e la trasmissione dell'HIV, poiché durante i rapporti sessuali le ulcerazioni e le lesioni dei genitali causate da altre patologie favoriscono l'ingresso nell'organismo del virus responsabile dell'AIDS. Inoltre, la presenza di un'infiammazione nella zona genitale può far aumentare il rischio di contagio, in quanto nel corso del processo flogistico vengono reclutate numerose cellule immunitarie, tra cui quelle più vulnerabili all'infezione da HIV.

Nelle persone sieropositive, poi, le infezioni sessualmente trasmissibili comportano problemi maggiori e sono più difficili da trattare.

Trasmissione verticale (materno-fetale)

Una donna sieropositiva può contagiare il figlio:

  • Durante la gravidanza, attraverso il sangue che passa normalmente dalla madre al feto;
  • Al momento del parto (mediante le secrezioni vaginali ed il sangue);
  • Dopo la nascita con l'allattamento al seno (il virus è contenuto anche nel latte materno).

Il rischio per una donna sieropositiva di trasmettere l'infezione al feto è pari a circa il 20%; questo è ridotto al di sotto del 2% somministrando un farmaco antivirale (zidovudina) alla madre durante la gravidanza e al neonato nelle prime sei settimane di vita.

HIV: come NON si trasmette

L'infezione da HIV non si può trasmettere attraverso i normali contatti quotidiani con persone sieropositive: strette di mano e abbracci sono innocui, così come i baci (ad eccezione dei casi in cui la persona sieropositiva abbia lesioni e sanguinamenti delle mucose orali macroscopicamente visibili, quindi il contatto con il sangue è probabile).

Non comporta alcun rischio di contagio neanche la condivisione di vestiti, bicchieri, posate, piatti, asciugamani, lenzuola, sedili del water e altri oggetti (ad esclusione di quelli che possono avere avuto contatto occasionale con il sangue, come rasoi e spazzolini da denti).

Il virus responsabile dell'AIDS non si può trasmettere neppure con saliva, colpi di tosse, lacrime, sudore, muco, urina, feci, morsi, graffi e punture di insetti.

L'HIV non si trasmette frequentando palestre, piscine, scuole, ristoranti, cinema, locali pubblici e mezzi di trasporto.

Leggi anche: Sesso Orale Non Protetto: Quali Rischi?

Rischio di Infezione da HIV

Quanto è alta la probabilità di prendere l’HIV?

Il rischio di infezione è molto diverso e varia da caso a caso in relazione alle modalità di esposizione ed ai fattori predisponenti dell'ospite. La dinamica della diffusione del virus HIV sembra assumere caratteristiche diverse a seconda delle aree geografiche interessate dall'epidemia: negli USA ed in Europa la malattia ha un'incidenza più elevata nei maschi di età compresa tra i 20 e i 50 anni.

Da sapere

Il pregiudizio che l'AIDS sia legata a gruppi a rischio, quali omosessuali e tossicodipendenti, è difficile da superare; l'HIV, in realtà, può interessare tutti: dai giovani con una sessualità promiscua e non protetta, agli adulti e anziani che contraggono il virus durante rapporti occasionali extraconiugali. Così, molte persone non essendo consapevoli di essere sieropositivi continuano ad infettare inavvertitamente i partner, contribuendo alla diffusione del virus.

Le persone sieropositive hanno il dovere morale di comunicare la propria condizione alle persone con cui hanno rapporti intimi e ravvicinati.

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Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici