Generalità
Le infezioni dovute al West Nile virus sono episodi sporadici, caratterizzati da febbre, mal di testa e, in rarissimi casi, da encefaliti e meningiti. Il serbatoio del patogeno è rappresentato dagli uccelli, ma la trasmissione del virus avviene tramite la puntura delle zanzare.
La diagnosi si basa su alcune indagini di laboratorio, in cui vengono analizzati il sangue e il liquor cefalorachidiano di un individuo. Qualora quest'ultimo sia infetto, liquor e sangue presenteranno determinate caratteristiche, molto significative.
Di solito, il West Nile virus non causa alcun sintomo o segno particolare. Tuttavia, in quei rari casi in cui determina febbre, encefaliti ecc, l'unico trattamento attuabile consiste nella somministrazione di antalgici.
La prevenzione è fondamentale, per evitare la diffusione della malattia.
Cos'è il West Nile virus?
Il West Nile virus si trasmette all'uomo e agli animali (i cavalli, in particolare) attraverso la puntura delle zanzare e può causare un'infezione dai caratteri simil-influenzali, nota con lo stesso nome.
Questo microrganismo appartiene al genere Flavivirus, come, per esempio, i virus della febbre gialla, della dengue e di alcune encefaliti.
L'infezione da West Nile virus non presenta sintomi particolarmente drammatici, se non in rare occasioni; tali frangenti, come si vedrà, possono caratterizzarsi per dei disturbi neurologici (encefaliti, meningiti ecc), talvolta anche pericolosi e dall'esito permanente, che richiedono le dovute attenzioni.
DOVE SI TROVA?
Il West Nile virus si è diffuso, nel corso degli ultimi 20 anni, in numerose zone geografiche temperate e tropicali. In queste regioni, il clima della stagione estiva (da giugno a settembre) favorisce la proliferazione delle zanzare, responsabili del contagio.
Zone del mondo in cui il virus è considerato endemico (cioè caratteristico del territorio):
Figura: In blu, le zone del mondo, in cui il West Nile virus è endemico. Dal sito: health.howstuffworks.com
- Stati Uniti
- Africa sub-orientale
- Europa orientale
- Europa mediterranea
- Medio Oriente
- India
- Australia
STORIA DEL VIRUS NELL'UOMO
La scoperta dell'esistenza del West Nile virus risale al 1937, in Uganda. Si scoprirono, poi, altri casi di contagio in zone limitrofe, nelle vicinanze del fiume Nilo, sempre tra Africa orientale e sub-orientale. Ciò spiega, quindi, l'origine del nome.
All'inizio, il virus non destò particolare interesse: gli effetti sull'uomo sembravano scarsi e non pericolosi. Tuttavia, nel 1994, in Algeria, si verificò un'epidemia, che causò i primi casi di encefalite. Questi furono seguiti da episodi simili, un paio di anni più tardi, nel 1996, in Romania.
Nel 1999, il virus fece la sua comparsa a New York e, da quel momento, si diffuse largamente in tutte le Americhe, da nord a sud, e in Europa. Nel 2012, i morti negli Stati Uniti, per West Nile virus, sono stati 286.
I primi casi, in Italia, si sono registrati nel 2008 e nel 2012 nelle zone della Pianura Padana, dove si è temuto per un'epidemia.
Cause
La causa principale di diffusione del West Nile virus è la puntura di zanzara. Quest'ultima diventa portatrice del patogeno solo dopo aver punto un uccello infetto. Infatti, il vero serbatoio del West Nile virus sono gli uccelli Passeriformi.
Le specie di zanzare coinvolte nella trasmissione sono:
- Culex tarsalis
- Culex pipiens
- Culex quinquefasciatus
ALTRE CAUSE DI TRASMISSIONE
Il West Nile virus può trasmettersi anche in modi differenti dalla puntura di zanzara.
È possibile contrarre l'infezione dopo:
- Esposizione a sangue infetto
- Trasfusione di sangue, proveniente da donatori infetti
- Trapianto di organi, provenienti da donatori infetti
- Allattamento
A seguito della grande diffusione del West Nile virus negli Stati Uniti, a partire dal 2003, si sono cominciati a eseguire, sui donatori, dei controlli precisi per la sua identificazione.
Nel Regno Unito, le misure precauzionali sono ancora più strette: viene eseguito, infatti, un test sul sangue dei donatori che sono stati negli USA nell'ultimo mese.
I FATTORI DI RISCHIO
Esistono una serie di circostanze, o fattori, che aumentano le probabilità di contrarre il West Nile virus. Esse sono:
- La stagione dell'anno. Negli Stati Uniti e in tutti quei paesi dove il virus è endemico, si è osservato che la maggior parte dei pazienti si ammala nei mesi estivi (da giugno a settembre), in quanto questo è il periodo di maggior diffusione delle zanzare.
- La regione geografica. Il clima di determinate zone del mondo ha fatto sì che ci fossero le basi affinché il virus e l'infezione diventassero endemici.
- Il tempo trascorso all'aperto. Se un individuo svolge un lavoro all'aperto, per esempio, e vive in un zona dove il West Nile virus è presente, può ammalarsi più facilmente.
Sintomi
Per approfondire: Sintomi West Nile Virus
Di solito, le persone che contraggono il West Nile virus non mostrano alcuna sintomatologia. In altre parole, l'infezione passa inosservata e alla completa insaputa del paziente.
Tuttavia, le cose non vanno sempre così.
Infatti, in alcuni casi (20% circa), il West Nile virus può determinare una serie di lievi sintomi, molto simili a quelli influenzali; sono invece ancora più rari (solo l'1%) gli episodi in cui l'infezione determina dei gravi disturbi al sistema nervoso centrale.
Ma quali sono questi sintomi e per quale motivo alcune persone li manifestano e altre no?
WEST NILE VIRUS: I SINTOMI DI UNA INFEZIONE LIEVE
Quando i sintomi da West Nile virus compaiono in forma lieve, si parla di febbre West Nile. Questa dura qualche giorno ed è caratterizzata dalle seguenti manifestazioni:
- Febbre
- Mal di testa
- Dolori muscolo-scheletrici
- Fatica
- Dolore lombare
- Eruzione cutanea
- Linfonodi ingrossati
- Dolore agli occhi
Come si può notare, sussiste una vaga somiglianza tra questi sintomi e quelli di una normale influenza. Tuttavia, le due patologie sono causate da due virus diversi, appartenenti a due differenti generi.
WEST NILE VIRUS: I SINTOMI DI UNA INFEZIONE SERIA
Una piccolissima percentuale (1%) delle infezioni da West Nile virus può manifestarsi con sintomi molto seri. In queste occasioni, viene colpito l'intero sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) e le membrane che lo rivestono (meningi). Tutto ciò si traduce nell'insorgenza di: encefaliti, meningiti, e forme acute di paralisi flaccida (detta anche poliomielite West Nile).
Per completare il quadro sintomatologico, bisogna includere, oltre ai sopraccitati disturbi, i seguenti sintomi:
- Febbre alta
- Mal di testa severo
- Torcicollo
- Disorientamento o confusione
- Torpore o coma
- Tremori e muscoli che si muovono a scatti
- Perdita di coordinazione
- Convulsioni
- Dolori muscolo-scheletrici
A differenza della febbre West Nile, le infezioni che provocano encefaliti e meningiti durano diverse settimane. Addirittura, nei casi più sfortunati, può accadere che alcuni disturbi, come la paralisi flaccida, determinino effetti permanenti.
Cos'è la paralisi flaccida?
La paralisi flaccida è la perdita progressiva delle capacità motorie dei muscoli del corpo. Tale condizione si manifesta con debolezza e calo del tono muscolare: chi ne soffre non riesce più a contrarre i muscoli. Il paziente può morire dopo il coinvolgimento dei muscoli deglutitori e respiratori, i quali, non funzionando più adeguatamente, causano la morte per soffocamento. Tra le altre cause di paralisi flaccida, si citano il botulismo, la poliomielite, la malattia di Lyme, gravi traumi neuronali ecc.
CHI COLPISCE?
La seconda domanda chiedeva per quale motivo certi individui, punti da una zanzara infetta, non mostrino alcun sintomo, mentre altri, punti dalla medesima zanzara, si ammalino in modo grave.
La risposta è la seguente.
È stato osservato che il West Nile virus ha maggiori probabilità di sviluppare un'infezione drammatica in soggetti anziani e immunodepressi (cioè dotati di scarse difese immunitarie). I classici esempi di pazienti immunodepressi sono i trapiantati d'organo, poiché devono assumere dei farmaci immunosoppressori per evitare che il nuovo organo venga considerato estraneo dall'organismo.
Età e stato di salute, pertanto, sono due fattori fondamentali nel far sì che il virus abbia effetti nocivi per l'uomo.
TEMPI DI INCUBAZIONE
Il periodo d'incubazione, ovvero il lasso di tempo che intercorre tra la puntura di una zanzara infetta e la comparsa dei primi sintomi, va dai 3 ai 15 giorni.
QUANDO RIVOLGERSI A UN MEDICO?
Sintomi lievi non richiedono particolari attenzioni. Il paziente, in queste circostanze, si rimette in pochi giorni.
Viceversa, se un individuo avverte forte mal di testa, torcicollo, disorientamento e confusione, è bene che prenda le dovute precauzioni e contatti il proprio medico per un controllo approfondito.
Le infezioni gravi da West Nile virus richiedono l'ospedalizzazione.
Diagnosi
Per una corretta diagnosi di un'infezione da West Nile virus, il medico, prima di tutto, valuta i sintomi e la storia recente del paziente. Infatti, sapere se quest'ultimo ha soggiornato in zone dove la malattia è endemica, è un'informazione fondamentale.
Tuttavia, per la piena conferma, servono ulteriori indagini. Ecco, quindi, che il passo successivo prevede diversi esami di laboratorio e strumentali, quali:
ESAMI DEL SANGUE
Il sangue di un paziente infetto presenta elevati livelli di anticorpi specializzati a combattere il West Nile virus (in medicina, si definiscono anticorpi virus-specifici). Si tratta di immunoglobuline di tipo G (IgG) e anticorpi neutralizzanti.
Inoltre, mediante un test specifico, è possibile rintracciare dei piccoli frammenti di RNA, ovvero il materiale genetico del virus.
PUNTURA LOMBARE
Quando si sospetta un'infiammazione a livello di cervello, meningi e midollo spinale, uno degli esami diagnostici più indicati è la puntura lombare. Essa consiste nel prelievo di liquor (o liquido cefalorachidiano), mediante l'introduzione di un ago tra le vertebre L3-L4 o L4-L5, e nella sua analisi in laboratorio. È una procedura lievemente invasiva. Pertanto, richiede le dovute attenzioni al momento dell'esecuzione.
Il liquor di un paziente contagiato da West Nile è caratterizzato da linfocitosi e da neutrofilia.
Cosa sono la linfocitosi e la neutrofilia?
I due termini, linfocitosi e neutrofilia, identificano, rispettivamente, un aumento del numero di linfociti e di neutrofili. I linfociti rappresentano il 20-40% dei globuli bianchi circolanti; i neutrofili sono, invece, il 70% dei globuli bianchi circolanti.
Quando linfocitosi e neutrofilia si verificano nel liquor cefalorachidiano, si parla più propriamente di pleiocitosi linfocitaria e di pleiocitosi neutrofila. Queste condizioni sono assai significative, in quanto vogliono dire che è in corso un'infiammazione o un'infezione di tipo virale a livello del sistema nervoso centrale.
ELETTROENCEFALOGRAMMA E RMN
Tramite un elettroencefalogramma (EEG) si riesce ad analizzare l'attività cerebrale e le anomalie che caratterizzano un'infezione da West Nile virus. È un esame abbastanza utile e per nulla invasivo.
Tramite una risonanza magnetica nucleare (RMN) al cervello, invece, si riesce a rilevare un'infiammazione cerebrale. Non è un esame diagnostico invasivo, ma, nonostante questo, non è molto praticato in tali circostanze.
Trattamento
Poiché la maggior parte dei pazienti non mostra sintomi eclatanti, non è necessario ricorrere a particolari trattamenti terapeutici. L'infezione, se non passa da sé in pochi giorni, può essere curata con l'aiuto di farmaci antalgici, come l'aspirina o il paracetamolo. Quest'ultimi riducono il mal di testa e la sensazione generale di stanchezza.
Un discorso diverso, invece, lo meritano i casi caratterizzati da encefaliti e meningiti. Per questi pazienti, purtroppo, non esiste una terapia efficace, in grado di ridurre gli effetti più gravi del West Nile virus. La strada perseguita, pertanto, è l'ospedalizzazione e la somministrazione di farmaci antibiotici per prevenire altre infezioni (di tipo batterico), che potrebbero aggravare la situazione.
LA RICERCA
Sono attualmente in corso delle indagini per capire se è possibile curare le encefaliti West Nile con un terapia a base di interferone. In alcuni casi, gli esiti sono stati confortanti, in quanto i pazienti trattati hanno mostrato sensibili miglioramenti, rispetto ai pazienti non trattati. Tuttavia, servono ulteriori conferme.
Prognosi
La prognosi di un'infezione da West Nile virus dipende da quali effetti essa ha avuto nell'individuo colpito. I casi asintomatici hanno una prognosi positiva; lo stesso si può dire per i casi caratterizzati da sintomi di lieve entità. La febbre West Nile, infatti, impiega pochi giorni a risolversi ed è priva di conseguenze.
Le circostanze cambiano quando ci si imbatte nelle forme d'infezione grave. Infatti, i danni provocati dalle infiammazioni del sistema nervoso centrale potrebbero essere permanenti.
Prevenzione
La migliore soluzione, per evitare la diffusione del West Nile virus (riducendo così anche i rischi di un'epidemia) consiste nell'applicazione di semplici misure anti-zanzara. Per ridurre la proliferazione di questo insetto e la probabilità di venirne a contatto, è bene:
- Eliminare le acque stagnanti presenti nel proprio giardino o nelle zone verdi della città, in quanto sono tra i siti preferiti dalle zanzare
- Sturare le grondaie, evitando così il ristagno di acqua e la proliferazione di zanzare.
- Se si possiedono uccelli domestici, cambiare gli abbeveratoi delle gabbie con regolarità.
- Svuotare le piscine inutilizzate.
- Non frequentare le zone più popolate dalle zanzare nelle ore critiche (alba o tramonto).
- Indossare maglie a maniche lunghe e pantaloni, quando si ha in programma di recarsi in una zona infestata da zanzare.
- Applicare, sulla pelle, i repellenti anti-zanzara.
VACCINO ANTI-WEST NILE VIRUS
Attualmente, non esiste ancora un vaccino anti-West Nile virus adatto all'uomo.