Ultima modifica 25.02.2020

Generalità

Il trimetoprim è un farmaco antibatterico di sintesi dotato attività batteriostatica, cioè non è in grado di uccidere le cellule batteriche, ma è in grado di inibirne la crescita.
Fu sviluppato, nel 1969, dal medico statunitense George Hitchings e dalla farmacologa e biochimica statunitense Gertrude Elion.

Trimetoprim

Trimetoprim - Struttura Chimica

Generalmente, il trimetoprim viene somministrato in associazione a vari tipi di sulfamidici (altri farmaci antibatterici).
L'associazione di queste due tipologie di antibatterici è in grado di esercitare sulle cellule batteriche un'azione battericida. Inoltre, l'associazione induce meno resistenza rispetto a quella indotta dai due farmaci utilizzati singolarmente. Tuttavia, se i batteri trattati con l'associazione trimetoprim-sulfamidico possiedono già una resistenza nei confronti di uno dei due antimicrobici, il vantaggio della somministrazione in associazione viene vanificato.
Esistono varie associazioni fra trimetoprim e sulfamidici, la più famosa e la più utilizzata è, probabilmente, quella che dà origine al cotrimossazolo.
Il cotrimossazolo non è altro che un antibatterico costituito dall'associazione di sulfametossazolo e trimetoprim in un rapporto fisso 5:1.

Indicazioni

Per Cosa si Usa

Il trimetoprim può essere utilizzato da solo per il trattamento d'infezioni non complicate del tratto urinario provocate da Escherichia coli o da altri batteri Gram-negativi.
Quando il trimetoprim è somministrato in associazione a sulfamidici, può essere utile per il trattamento di:

Meccanismo d'azione

Il trimetoprim svolge la sua azione antibatterica interferendo con la sintesi dell'acido tetraidrofolico all'interno delle cellule batteriche.
L'acido tetraidrofolico è un composto essenziale per la sintesi delle basi puriniche e pirimidiniche che andranno poi a costituire il DNA batterico.
Più nel dettaglio, il trimetoprim è in grado di inibire l'enzima coinvolto nell'ultima tappa della sintesi dell'acido tetraidrofolico, tal enzima è la diidrofolato reduttasi.
I sulfamidici, invece, inibiscono la diidropteroato sintetasi, un enzima coinvolto nelle prime tappe della suddetta sintesi.
Con l'associazione delle due tipologie di antibatterici, perciò, si assiste a un blocco sequenziale di due passaggi fondamentali della stessa via metabolica, in questo modo, è molto difficile che i microorganismi riescano a sopravvivere.

Effetti collaterali

Il trimetoprim può indurre effetti indesiderati come:

L'uso del trimetoprim, inoltre, può favorire lo sviluppo di superinfezioni da batteri resistenti o da funghi. Come, ad esempio, le infezioni da Clostridium difficile, il battere responsabile dell'insorgenza della colite pseudomembranosa che si manifesta con diarrea grave, talvolta accompagnata da sangue.

Resistenza al trimetoprim

Purtroppo, molti batteri hanno sviluppato e continuano a sviluppare resistenza nei confronti del trimetoprim.
I meccanismi con cui i microorganismi sviluppano questa resistenza sembrano essenzialmente due:

  • Mutazione di uno degli amminoacidi che costituiscono la diidrofolato reduttasi, rendendo così l'enzima resistente all'inibizione da parte dell'antimicrobico;
  • Sovraespressione della stessa diidrofolato reduttasi. Pare che questo meccanismo sia una peculiarità di alcuni ceppi resistenti di Staphylococcus aureus.

Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista