Generalità
Il trimetoprim è un farmaco antibatterico di sintesi dotato attività batteriostatica, cioè non è in grado di uccidere le cellule batteriche, ma è in grado di inibirne la crescita.
Fu sviluppato, nel 1969, dal medico statunitense George Hitchings e dalla farmacologa e biochimica statunitense Gertrude Elion.

Trimetoprim - Struttura Chimica
Generalmente, il trimetoprim viene somministrato in associazione a vari tipi di sulfamidici (altri farmaci antibatterici).
L'associazione di queste due tipologie di antibatterici è in grado di esercitare sulle cellule batteriche un'azione battericida. Inoltre, l'associazione induce meno resistenza rispetto a quella indotta dai due farmaci utilizzati singolarmente. Tuttavia, se i batteri trattati con l'associazione trimetoprim-sulfamidico possiedono già una resistenza nei confronti di uno dei due antimicrobici, il vantaggio della somministrazione in associazione viene vanificato.
Esistono varie associazioni fra trimetoprim e sulfamidici, la più famosa e la più utilizzata è, probabilmente, quella che dà origine al cotrimossazolo.
Il cotrimossazolo non è altro che un antibatterico costituito dall'associazione di sulfametossazolo e trimetoprim in un rapporto fisso 5:1.
Indicazioni
Per Cosa si Usa
Il trimetoprim può essere utilizzato da solo per il trattamento d'infezioni non complicate del tratto urinario provocate da Escherichia coli o da altri batteri Gram-negativi.
Quando il trimetoprim è somministrato in associazione a sulfamidici, può essere utile per il trattamento di:
- Infezioni urinarie;
- Otiti medie;
- Shigellosi;
- Diarrea del viaggiatore;
- Legionellosi;
- Bronchite;
- Infezioni provocate da Staphylococcus aureus meticillino-resistente (infezioni da MRSA);
- Infezioni da Pneumocystis jirovecii (un tempo conosciuto come Pneumocystis carinii) che causano polmoniti in pazienti affetti da AIDS.
Meccanismo d'azione
Il trimetoprim svolge la sua azione antibatterica interferendo con la sintesi dell'acido tetraidrofolico all'interno delle cellule batteriche.
L'acido tetraidrofolico è un composto essenziale per la sintesi delle basi puriniche e pirimidiniche che andranno poi a costituire il DNA batterico.
Più nel dettaglio, il trimetoprim è in grado di inibire l'enzima coinvolto nell'ultima tappa della sintesi dell'acido tetraidrofolico, tal enzima è la diidrofolato reduttasi.
I sulfamidici, invece, inibiscono la diidropteroato sintetasi, un enzima coinvolto nelle prime tappe della suddetta sintesi.
Con l'associazione delle due tipologie di antibatterici, perciò, si assiste a un blocco sequenziale di due passaggi fondamentali della stessa via metabolica, in questo modo, è molto difficile che i microorganismi riescano a sopravvivere.
Effetti collaterali
Il trimetoprim può indurre effetti indesiderati come:
- Reazioni allergiche in soggetti sensibili;
- Reazioni di ipersensibilità cutanea;
- Sindrome di Stevens-Johnson;
- Rash cutanei;
- Disturbi gastrointestinali, come nausea e vomito;
- Discrasie ematiche.
L'uso del trimetoprim, inoltre, può favorire lo sviluppo di superinfezioni da batteri resistenti o da funghi. Come, ad esempio, le infezioni da Clostridium difficile, il battere responsabile dell'insorgenza della colite pseudomembranosa che si manifesta con diarrea grave, talvolta accompagnata da sangue.
Resistenza al trimetoprim
Purtroppo, molti batteri hanno sviluppato e continuano a sviluppare resistenza nei confronti del trimetoprim.
I meccanismi con cui i microorganismi sviluppano questa resistenza sembrano essenzialmente due:
- Mutazione di uno degli amminoacidi che costituiscono la diidrofolato reduttasi, rendendo così l'enzima resistente all'inibizione da parte dell'antimicrobico;
- Sovraespressione della stessa diidrofolato reduttasi. Pare che questo meccanismo sia una peculiarità di alcuni ceppi resistenti di Staphylococcus aureus.