Sindrome da stanchezza cronica: quali sono i sintomi e cosa fare?
Generalità
La sindrome da stanchezza cronica è un disturbo alquanto complicato, contraddistinto da un senso di fatica persistente e privo di motivi apparenti. Chi ne è affetto non soffre di alcuna patologia particolare e non trae alcun beneficio dal riposo.
Le cause di questa sindrome rimangono tuttora sconosciute; a riguardo, gli esperti hanno formulato varie ipotesi, che però non hanno ancora trovato sufficienti conferme scientifiche.
Oltre a sentirsi sempre stanchi, i pazienti colpiti da sindrome da stanchezza cronica avvertono altri disturbi, simili ai sintomi di un'influenza.
Purtroppo, non esiste ancora una cura specifica.
Cos'è
Sindrome da Stanchezza Cronica: Cos'è?
La sindrome da stanchezza cronica - chiamata anche sindrome da fatica cronica, CFS o encefalomielite mialgica - è un disturbo assai complesso, caratterizzato da un senso di fatica persistente, inspiegabile e non mitigabile in alcun modo. In chi ne è affetto, infatti, il senso di prostrazione non si attenua con il riposo e non dipende (nel senso che non è correlato) da problemi di salute o da attività fisiche particolarmente intense.
Che cosa vuol dire encefalomielite mialgica?
Encefalomielite vuol dire infiammazione del cervello e del midollo spinale. Il termine mialgica, invece, deriva da mialgia e significa dolore muscolare.
Epidemiologia: quanto è comune la Sindrome da Stanchezza Cronica?
Secondo alcune fonti, in Italia, le persone affette da sindrome da stanchezza cronica sono tra le 200.000 e le 300.000.
L'encefalomielite mialgica può colpire chiunque, tuttavia è più frequente in persone di età compresa tra i 40 e i 50 anni, e predilige il sesso femminile (nel 60-85% dei casi sono donne).
I bambini che ne sono affetti hanno, di solito, tra i 13 e 15 anni.
Cause
Sindrome da Stanchezza Cronica: le Cause
Nonostante i numerosi studi in merito, i ricercatori non sono ancora riusciti a individuare le precise cause della sindrome da stanchezza cronica.
Le varie ipotesi finora formulate hanno preso in considerazione:
- Infezioni di tipo virale. L'idea di un legame con alcuni virus nasce dal fatto che molti pazienti con sindrome da stanchezza cronica hanno sofferto, in precedenza (cioè prima di ammalarsi di encefalomielite mialgica), di alcune malattie virali. I virus sotto inchiesta sono il virus di Epstein-Barr (responsabile della mononucleosi), l'Herpesvirus umano 6 e il virus della leucemia del topo.
- Difetti del sistema immunitario. Alcuni studiosi hanno osservato che il sistema immunitario di certi individui malati di sindrome da stanchezza cronica funziona in maniera inadeguata. Tuttavia, non è chiaro quale sia il legame tra le due situazioni anomale.
- Sbilanciamenti ormonali. Un numero cospicuo di pazienti con sindrome da stanchezza cronica presenta valori anomali di ormoni dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene. È da stabilire se le due condizioni siano una l'esito dell'altra.
- Problemi di natura psicologica. Diverse persone con sindrome da stanchezza cronica hanno vissuto, in passato, periodi provanti di stress o un forte trauma emotivo. Rimane ancora da chiarire come queste situazioni possano aver inciso sulla comparsa della malattia.
Fattori di Rischio per la Sindrome da Stanchezza Cronica
- Età compresa tra i 40 e i 50 anni;
- Sesso femminile;
- Tendenza allo stress.
Sintomi e Complicanze
Per approfondire: Sintomi Sindrome da stanchezza cronicaLa sindrome da stanchezza cronica è contraddistinta da un senso di fatica persistente (è il sintomo principale), affiancato da una serie di disturbi secondari, sempre di carattere cronico, che per certi aspetti ricordano un'influenza.
Tali espressioni patologiche si possono riassumere in otto punti, ovvero:
- Deficit di memoria e concentrazione;
- Dolore muscolare (mialgia) senza motivo;
- Mal di gola frequente/ricorrente;
- Linfonodi ingrossati, sia sul collo che sulle ascelle;
- Mal di testa molto intensi;
- Dolore alle articolazioni (artralgia);
- Sonno non ristoratore;
- Stanchezza intensa e prolungata, anche dopo che sono trascorse più di 24 ore dall'ultimo sforzo fisico o mentale.
Caratteristiche della Fatica
I pazienti affetti da sindrome da stanchezza cronica descrivono il senso di fatica come una sensazione di sfinimento, spossatezza. Inoltre, tale sensazione:
- non sembra alleviabile in alcun modo, nemmeno con un riposo appropriato;
- tende a peggiorare drasticamente dopo un'intensa attività fisica o mentale (di solito, in questi frangenti, le conseguenze si pagano uno o due giorni dopo).
Quando Rivolgersi al Medico?
Per le caratteristiche della sintomatologia, la sindrome da stanchezza cronica potrebbe ricordare stati morbosi assai più gravi (e potenzialmente anche più pericolosi), come:
- La malattia di Lyme;
- Alcuni disturbi del sonno;
- La depressione maggiore;
- La dipendenza da alcol;
- Il diabete;
- L'ipotiroidismo;
- La mononucleosi;
- La sclerosi multipla;
- Il lupus eritematoso sistemico;
- L'epatite cronica.
Alla luce di ciò, se il senso di fatica è prolungato e se, soprattutto, non accenna a risolversi nemmeno dopo un periodo di assoluto riposo, si consiglia di rivolgersi immediatamente al proprio medico.
Sindrome da Stanchezza Cronica: le Complicazioni
Quando la stanchezza e il senso di fatica si fanno eccessivi, il malato si sente completamente privo di forze: non riesce a svolgere le mansioni più semplici, fatica a muoversi, trova difficile alzarsi dal letto e, addirittura, gli riesce impossibile lasciare la propria abitazione.
Tutto ciò potrebbe isolarlo dal contesto sociale, portarlo alla depressione o indurlo ad assentarsi cronicamente dal posto di lavoro.
Diagnosi
Come riconoscere la Sindrome da Stanchezza Cronica: la Diagnosi
Non esiste attualmente un test diagnostico specifico per la sindrome da stanchezza cronica.
Pertanto, per stabilire se una persona è affetta o meno da encefalomielite mialgica, il medico procede, prima, escludendo le malattie che provocano un senso di fatica molto simile (diagnosi differenziale) e, poi, analizzando i sintomi descritti direttamente dal paziente.
Fondamentale, per quest'ultimo passaggio, è l'ausilio di quanto pubblicato dal Centro statunitense per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CDC) in merito alla sindrome da stanchezza cronica.
N.B: negli Stati Uniti, il CDC è l'istituto nazionale di sanità pubblica. Tale ente si avvale di medici, biologi, farmacologi e altri esperti per delineare le caratteristiche principali (dalle cause ai sintomi, fino ai criteri di diagnosi e alla prevenzione) delle varie malattie.
Diagnosi Differenziale
Un medico, prima di prendere in considerazione la sindrome da stanchezza cronica, deve assicurarsi che il senso di fatica persistente non sia dovuto a:
- Disturbi del sonno, come la sindrome delle apnee ostruttive del sonno, la sindrome delle gambe senza riposo o l'insonnia;
- Problemi di salute gravi e dal carattere cronico, come anemia, diabete e ipotiroidismo;
In questo caso, sono di fondamentale importanza gli esami di laboratorio sul sangue del paziente; - Malattie psicologiche e mentali, come la depressione, l'ansia, il disturbo bipolare e la schizofrenia. In questo caso, è utile richiedere il consulto di uno specialista del settore.
Criteri di Diagnosi
Secondo il CDC statunitense, il senso di fatica persistente può essere connesso alla sindrome da stanchezza cronica (in un adulto) se:
- È in atto da almeno 6 mesi, non è direttamente conseguente a un intenso esercizio fisico e non è legato ad alcun stato morboso particolare;
- Riduce significativamente qualsiasi tipo di attività svolta da una persona;
- È associato ad almeno 4 degli 8 punti riportati nel capitolo dedicato ai sintomi.
N.B: nei pazienti di giovane età, è sufficiente che il senso di fatica sia in atto da 3 mesi.
Terapia
Attualmente, non esiste alcuna cura specifica che guarisca dalla sindrome da stanchezza cronica. Sono disponibili, però, rimedi e strategie terapeutiche finalizzate all'attenuazione dei sintomi.
Da tempo, ormai, è in atto un dibattito in merito all'effettiva efficacia di tali rimedi e strategie, in quanto non tutti i pazienti ne traggono eguali benefici; in alcun casi, si assiste anche a un peggioramento della sintomatologia.
Terapia Cognitivo-Comportamentale
Lo scopo della terapia cognitivo-comportamentale è di insegnare al paziente a capire la malattia di cui soffre e a riconoscerne i sintomi, in modo da poterli dominare in qualche maniera.
In genere, l'attuazione di questa terapia è riservata alle malattie mentali, ma i medici hanno notato che è efficace anche contro la sindrome da stanchezza cronica; trattati con una terapia cognitivo-comportamentale, infatti, alcuni pazienti con encefalomielite mialgica hanno mostrato di saper "accettare" la propria situazione e di saper "reagire" bene ai sintomi, senza lasciarsi condizionare da essi.
Tuttavia, bisogna ricordare ai lettori che si sono verificati anche casi in cui la sintomatologia, anziché migliorare, è peggiorata.
Approccio pacing per la gestione dell'attività fisica
Il pacing è una strategia di autogestione delle energie disponibili che evita al paziente con sindrome da stanchezza cronica di esagerare con l'attività o l'esercizio. Questo approccio riduce la probabilità di innescare il cosiddetto malessere post-esercizio, anche noto come PEM, e può aiutare a ridurre i sintomi della condizione.
Un caposaldo dell'approccio pacing è che l'attività svolta sia sempre sostenibile, in modo da mantenere sotto controllo la sintomatologia.
Un adeguato ricorso al pacing prevede un'alternanza tra attività sostenibile e riposo.
Per il pacing, gli esperti consigliano l'utilizzo di un diario giornaliero, su cui annotare le attività svolte (con durata, intensità ecc.) e l'effetto che queste hanno avuto a livello fisico anche a distanza di tempo; com'è noto, infatti, il PEM potrebbe manifestarsi anche a distanza di 24-48 ore, rendendo talvolta difficile individuare la reale causa del problema.
Ecco, di seguito, alcuni suggerimenti su come regolare il pacing:
- Utilizzare un diario su cui tenere annotare le attività svolte e gli eventuali sintomi comparsi nei giorni successivi. Questa strategia può aiutare a identificare quali sono i tuoi limiti. Per i pazienti con ME/CFS meno grave, l'uso di un contapassi può aiutare a misurare la quantità di attività fisica intrapresa ogni giorno; può essere di aiuto anche un cardiofrequenzimetro, al fine di monitorare i livelli di attività e sapere quando riposare.
- Suddividere le attività in piccole parti, intervallandole con delle pause di riposo. Ancora una volta, il diario è importante perché permette al paziente di monitorare i sintomi mentre modifica i livelli di attività. L'obiettivo è capire cosa è sostenibile per evitare di incappare nel PEM.
- Alternare l'attività fisica con quella cognitiva. Questo approccio permette di distribuire al meglio il carico energetico. È fondamentale che il paziente identifichi le attività più faticose e pianifichi un riposo extra prima e dopo. Sono sicuramente da evitare attività troppo pesanti tutte nello stesso giorno.
- Trovare modi per risparmiare energia durante le attività.
- Ascoltare il proprio corpo. Quando il corpo invia segnali di stanchezza, bisogna fermarsi e riposare, anche se la testa dice che si potrebbe continuare.
- Bisogna essere realisti. È impossibile attuare perfettamente la strategia di pacing ed è importante che il paziente se ne renda conto. Per esempio, la gestione dei figli per chi pazienti genitori potrebbe rendere difficile la gestione delle energie.
Il pacing va inteso come strategia per controllare i sintomi. - Bisogna ricordare che anche le emozioni consumano energia. I periodi di stress o di sconvolgimento emotivo sottraggono energie, il che significa che il paziente ha meno energia disponibile per altre cose.
- In caso di eccessiva attività fisica o altri imprevisti che hanno ridotto le energie disponibili, bisogna riposare di più. Esagerare ripetutamente può causare una ricaduta grave e duratura, portando con sé un peggioramento di molti sintomi della ME/CFS.
Il pacing non è una cura per la ME/CFS e non tratta la causa della malattia.
Farmaci Antidepressivi
Soffrire di sindrome da stanchezza cronica potrebbe portare all'isolamento sociale e alla depressione. Se ciò dovesse verificarsi, è possibile che il medico prescriva dei farmaci antidepressivi, come per esempio l'amitriptilina (antidepressivo triciclico).
Attenzione: il trattamento basato esclusivamente sull'uso di farmaci antidepressivi è poco efficace e sconsigliato. Occorre, specialmente in caso di depressione, affidarsi a uno psicoterapeuta esperto.
N.B: l'amitriptilina è controindicata in caso di problemi di cuore.
Farmaci Antidolorifici
I pazienti con forti dolori muscolari e articolari possono assumere dei farmaci antidolorifici, ma solo su prescrizione medica.
Per approfondire: Sindrome da Stanchezza Cronica - Farmaci e Cura »Consigli e altri Rimedi
Nell'eseguire le varie attività fisiche, una buona strategia per evitare effetti avversi è procedere passo per passo, con pazienza e segnando magari su un diario le proprie sensazioni.
Inoltre, è assai utile alternare qualche giorno di esercizio a qualche giorno di riposo, rispettando diligentemente tale alternanza, senza mai eccedere, anche nei momenti in cui il senso di stanchezza pare essersi affievolito.
Sindrome da Stanchezza Cronica: Rimedi e Soluzioni Naturali
Ai pazienti con sindrome da stanchezza cronica, i medici consigliano solitamente di:
- Evitare situazioni particolarmente stressanti;
- Evitare le bevande alcoliche e il caffè;
- Non eccedere con gli zuccheri e i dolcificanti artificiali;
- Evitare qualsiasi cibo o bevanda verso cui c'è intolleranza;
- Mangiare leggero, ma più volte nell'arco della giornata;
- Ritagliarsi del tempo, durante la giornata, per rilassarsi;
- Andare a letto sempre alla stessa ora ed evitare, se possibile, di fare lunghi pisolini durante la giornata.
Prognosi
Sindrome da Stanchezza Cronica: si può Guarire?
Non esistendo una cura specifica contro la sindrome da stanchezza cronica, raramente le persone che ne sono affette guariscono del tutto.
Il fatto, poi, che non se ne conoscano le precise cause scatenanti rende il percorso terapeutico ancor più difficile.
Per quanto riguarda i bambini, sembra che nei pazienti giovani la sindrome da stanchezza cronica abbia una prognosi migliore, con una percentuale di guarigioni più elevata.