Emofilia: genetica, trasmissione, sintomi e cura
Generalità
L'emofilia è una malattia genetica ereditaria, che pregiudica il normale processo di coagulazione. Il paziente affetto, di conseguenza, è soggetto a emorragie prolungate, anche dopo banali traumi o tagli della pelle.
A causare l'emofilia è la carenza, nel sangue, di un fattore indispensabile al processo coagulativo. Tale deficienza viene saggiata mediante un esame del sangue, rendendo possibile la diagnosi.
Stabilito qual è l'elemento carente, si può procedere con la terapia più appropriata. Oggi, la medicina ha fatto notevoli passi in avanti e ha garantito trattamenti efficaci e a basso rischio. Un tempo, infatti, si poteva ricorrere unicamente alle trasfusioni di sangue umano, assai più pericolose.
Anche la prevenzione, come in tutte le malattie, è fondamentale e contribuisce a garantire, ai pazienti emofilici, una buona qualità della vita.
I cromosomi umani
Per capire l'emofilia, serve una premessa che descriva il corredo cromosomico umano. Ogni cellula di un essere umano sano contiene 23 paia di cromosomi. Un paio di questi cromosomi è di tipo sessuale, cioè determina il sesso dell'individuo; le restanti 22 paia, invece, sono composte da cromosomi autosomici. In tutto, quindi, il genoma umano presenta 46 cromosomi.
LE ALTERAZIONI DEI CROMOSOMI
Ciascun paio di cromosomi contiene determinati geni.
Quando avviene una mutazione in un cromosoma, un gene può risultare difettoso. Tale gene difettoso, di conseguenza, esprime una proteina difettosa.
Quando, al contrario, a variare è il numero di cromosomi, si parla di aneuploidia. In questo caso, anziché due, i cromosomi possono essere tre (trisomie) o uno soltanto (monosomia).
I CROMOSOMI SESSUALI
I cromosomi sessuali sono fondamentali nello stabilire il sesso, maschile o femminile, di una persona. La donna possiede, nelle cellule del suo corpo, due copie del cosiddetto cromosoma X; l'uomo, al contrario, presenta un cromosoma Xeun cromosoma Y. Come per i cromosomi autosomici, anche quelli sessuali sono ereditati dai genitori: una copia è donata dal padre, un'altra dalla madre. Esistono diverse patologie genetiche dovute ai cromosomi sessuali. Esse presentano o alterazioni della struttura cromosomica o modificazioni del numero dei cromosomi.
Cos'è l'emofilia?
L'emofilia è una malattia genetica che altera il normale processo di coagulazione sanguigna e causa emorragie prolungate.
Nella maggior parte dei casi, all'origine dell'emofilia c'è una mutazione genetica del cromosoma sessuale X, trasmessa dai genitori ai figli. Come la distrofia muscolare di Duchenne o il daltonismo , pertanto, anche l'emofilia rientra nel gruppo delle cosiddette malattie ereditarie legate ai cromosomi sessuali.
IL PROCESSO DI COAGULAZIONE
Quando un individuo si procura un taglio superficiale della pelle, la perdita di sangue conseguente è limitata e temporanea: infatti, in poco tempo, si può osservare, anche ad occhio nudo, come il sangue passi dallo stato fluido allo stato solido. Questo singolare processo, detto coagulazione, è messo in pratica dalle piastrine e da una serie di biomolecole (proteine, enzimi e cofattori) del sangue, chiamate fattori della coagulazione, che si attivano a cascata. Lo stesso processo avviene quando si subisce un piccolo trauma interno: l'ematoma, che compare dopo una botta per esempio, è il sangue fuoriuscito e, poi, solidificato.
Questa capacità di formare un coagulo sanguigno è vitale, perché, senza di essa, l'emorragia sarebbe inarrestabile.
L'INDIVIDUO EMOFILICO
Nell'individuo affetto da emofilia, la coagulazione è deficitaria e non blocca, con la stessa efficienza e rapidità, la perdita di sangue. Pertanto, un taglio, anche quando è di lieve entità, determina un'emorragia prolungata, con effetti talvolta gravi.
Cause
La causa dell'emofilia è una mutazione genetica, a carico del cromosoma sessuale X, che determina la carenza di uno dei fattori della coagulazione.
I FATTORI DELLA COAGULAZIONE. PATOGENESI
I fattori della coagulazione sono funzionali al loro scopo solo se sono tutti presenti.
Il motivo è semplice. Essi si attivano a catena ("meccanismo a cascata"), uno di seguito all'altro. In altre parole, ogni fattore agisce da innesco per quello che lo segue. Pertanto, se un fattore manca o è carente, quelli successivi, che dipendono da lui, non verranno innescati o verranno azionati lentamente. Tutto ciò si traduce in un difetto coagulativo.
I fattori della coagulazione sono delle biomolecole (proteine, enzimi e cofattori), prodotte in parte dal fegato e circolanti nel sangue.

Il meccanismo a catena, con cui si attivano i fattori della coagulazione. Come si può vedere la presenza di ciascun fattore è fondamentale, per lo scopo finale. Dal sito: farmacologiaoculare.com
GENETICA
L'emofilia colpisce prevalentemente il sesso maschile. Ma per quale motivo?
La mutazione del cromosoma X, che determina l'emofilia, è di tipo recessivo. Ciò significa che la donna, provvista di due cromosomi X, manifesta la malattia solo se entrambi i suoi cromosomi sessuali sono mutati (possibilità assai remota); infatti, quando a essere mutato è un solo cromosoma X, l'altro sano compensa le mancanze del primo e provvede lui stesso a produrre il fattore della coagulazione mancante.
Viceversa, nell'uomo, il cromosoma X è uno soltanto (l'altro è il cromosoma Y) e una sua mutazione è fatale e senza alternative. Di conseguenza, il processo coagulativo manca, in modo irrimediabile, di una componente fondamentale.
EREDITARIETÀ E TRASMISSIONE
Si è detto che l'emofilia è una malattia genetica ereditaria.

Figura: la trasmissione dell'emofilia, quando la madre è portatrice sana della malattia. Dal sito: infoemofilia.it
Ma come avviene la trasmissione del cromosoma X tra genitori e figli? Quando quest'ultimi sono malati?
Se la madre è portatrice sana.
L'unione tra una donna, avente un solo cromosoma X mutato (per questo detta portatrice sana), e un uomo sano può avere le seguenti conseguenze:
- I figli maschi hanno la stessa probabilità (50%) di nascere sani o malati.
Il cromosoma Y deriva, inevitabilmente, dal padre; di conseguenza, quello X proviene dalla madre. Se si tratta di quello mutato, il figlio nascerà affetto dalla malattia. - Le figlie femmine hanno la stessa probabilità (50%) di nascere portatrici sane o del tutto sane. Esse, infatti, ereditano dal padre il cromosoma X sano. L'altro cromosoma X, ereditato dalla madre, può essere malato o sano.
Se entrambi i genitori hanno un cromosoma X mutato.
Essendo l'emofilia una malattia compatibile con la vita, un uomo malato può avere dei figli. La sua unione con una donna portatrice sana può dar vita a:
- Figli maschi con la stessa probabilità (50%) di nascere sani o malati.
È come il caso, in cui c'era solo la madre portatrice sana della malattia. È il cromosoma X materno a determinare lo stato di salute del figlio maschio, perché, dal padre, ereditano solo il cromosoma Y. - Figlie femmine con la stessa probabilità (50%) di nascere portatrici sane o malate.
Esse ereditano sicuramente un cromosoma X mutato dal padre. L'altro cromosoma, quello di provenienza materna, può essere sano oppure mutato.
Se solo il padre è malato.
In questo caso, la sua unione con una donna sana, ha due conseguenze:
- I figli maschi nascono tutti sani, perché manca la componente mutata da parte materna.
- Le figlie femmine nascono tutte portatrici sane, perché ricevono tutte, dal padre, il cromosoma X mutato.
Figura: la trasmissione dell'emofilia, quando solo il padre è malato: tutte le figlie sono portatrici sane, tutti i figli sono sani. Dal sito: infoemofilia.it
I TIPI DI EMOFILIA
In base al fattore della coagulazione coinvolto, si distinguono tre tipi di emofilia:
- Emofilia A, in cui il fattore della coagulazione carente è il fattore VIII.
- Emofilia B, in cui il fattore della coagulazione carente è il fattore IX.
- Emofilia C, in cui il fattore della coagulazione carente è il fattore XI.
A questo punto, occorre fare una precisazione.
L'emofilia C, invece, è una malattia genetica autosomica, in quanto l'anomalia genetica risiede sul cromosoma 4 autosomico.
EPIDEMIOLOGIA
L'emofilia è una malattia rara, che colpisce maggiormente gli individui maschi.
Secondo alcuni dati statistici, un maschio su 5.000 circa nasce con l'emofilia di tipo A, mentre un maschio su 30.000 nasce con l'emofilia di tipo B.
Nelle donne, l'emofilia, sia di tipo A che di tipo B, è rara, poiché, come si è visto, richiede che entrambi i genitori siano portatori di un cromosoma mutato (il che è una circostanza assai remota).
L'emofilia di tipo C è un caso a sé stante. Essa è ancora più rara delle precedenti e colpisce, con uguale probabilità, sia i maschi che le femmine.
Sintomi e Complicanze
Per approfondire: Sintomi Emofilia
Il principale sintomo dell'emofilia (di qualsiasi tipo essa sia) è la perdita di sangue prolungata, anche dopo una leggero trauma esterno (a seguito di un taglio, un graffio ecc) o interno (a seguito di una botta, una caduta ecc). A esso si aggiungono:
- Ematomi estesi e profondi
- Emorragie all'interno delle grandi articolazioni (ginocchio, anca, caviglia ecc), con conseguente dolore e gonfiore articolare
- Emorragie ed ematomi "spontanei"
- Sangue nelle urine e nelle feci
- Emorragia prolungata dopo l'estrazione di un dente
- Sangue da naso
- Irritabilità (nei bambini di età infantile)
- Fatica
Questi sintomi non si presentano sempre allo stesso modo: più è carente il fattore della coagulazione coinvolto nell'emofilia (a prescindere dal tipo), più le manifestazioni sopraccitate saranno gravi. Un esempio utile a capire quanto detto è il seguente: un paziente con emofilia A, avente un bassissimo livello di fattore VIII nel sangue, presenterà un quadro sintomatologico peggiore rispetto a un altro paziente con la stessa emofilia ma con livelli modesti di fattore VIII.
Alla luce di ciò, in base alla quantità di fattore della coagulazione presente, si distinguono un'emofilia lieve, un'emofilia moderata e un'emofilia grave.
Grado di severità dell'emofilia | Percentuale di fattore residuo nel sangue | Caratteristiche distintive |
Lieve | 5-50% | Emorragia prolungata in caso di gravi traumi o lesioni |
Moderato | 1-5% |
Emorragie prolungate anche per traumi banali Emorragie interne, in corrispondenza delle articolazioni |
Grave | <1% | Emorragie spontanee |
EMOFILIA LIEVE
Gli individui con una quantità di fattore della coagulazione compresa tra il 5 e il 50% del normale, sono affetti da una forma lieve di emofilia. In queste circostanze, la malattia non desta particolari problemi, salvo in alcune occasioni. Per esempio, ci si accorge che l'emorragia ha tempi più lunghi del solito quando ci si ferisce per la prima volta in modo grave o dopo la prima estrazione dentaria (nei bambini).
EMOFILIA MODERATA
Quando l'emofilia è moderata, le quantità di fattore della coagulazione sono assai ridotte (tra l'1 e il 5% rispetto alla quota normale). Le conseguenze di questa condizione sono evidenti: il paziente manifesta, anche se il trauma è lieve, ematomi estesi, lunghi sanguinamenti ed emorragie all'interno delle articolazioni. Quest'ultime riguardano soprattutto le ginocchia e le caviglie e causano dolore, gonfiore e senso di rigidezza articolare.
EMOFILIA GRAVE

Figura: Ginocchio di una persona sana (a sinistra) e ginocchio di una persona con emofilia (a destra). Dal sito: emofilia.it
La dose di fattore della coagulazione è meno dell'1% della quota normale. Molto simile, per i sintomi manifestati, all'emofilia moderata, la forma grave si contraddistingue per la predisposizione del paziente a emorragie spontanee e apparentemente senza motivo.
La situazione, in questi casi, è critica.
EMOFILIA DURANTE L'INFANZIA
Durante i primi anni di vita, non è facile accorgersi che il proprio figlio è affetto da emofilia. Questo perché il bambino non si muove ancora molto; tuttavia, con i primi passi e le prime inevitabili cadute (attorno ai due anni circa), ecco che fanno la loro comparsa i classici sintomi dell'emofilia.
Quando rivolgersi al medico?
- In presenza di emorragie prolungate
- Ematomi frequenti, anche dopo lievi traumi
- Storia familiare di emofilia
COMPLICAZIONI
Quando l'emofilia determina profonde emorragie interne, le complicazioni principali riguardano i muscoli, le articolazioni e il cervello.
Gli arti si gonfiano, si fatica a muoverli e si ha la sensazione che la muscolatura sia intorpidita.
Le articolazioni (in particolare, ginocchio e caviglia) sono dolenti, anche dopo un movimento minimo. Senza alcun trattamento, inoltre, si deteriorano in modo progressivo, fino a sviluppare artrosi.
Il cervello, infine, è maggiormente esposto a emorragie cerebrali, successive a un trauma cranico anche banale. Quando ciò avviene, bisogna agire d'urgenza, poiché il paziente è in pericolo di vita.
Di seguito, sono riportati i sintomi avvertiti in occasione di un'emorragia cerebrale.
I sintomi di un'emorragia cerebrale, nei pazienti emofilici:
- Mal di testa duraturo
- Vomito ripetuto
- Visione doppia
- Dolore al collo
- Perdita della coordinazione e dell'equilibrio
- Paralisi parziale o totale dei muscoli facciali
- Confusione e difficoltà nel parlare
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