Ultima modifica 02.10.2019

Terapia

Chi è colpito da un arresto cardiaco necessita, per sopravvivere, di cure immediate; pertanto, chiunque si trovi nelle sue vicinanze o in sua compagnia deve prestargli soccorso nel più breve tempo possibile.

Massaggio cardiaco

Figura: il massaggio cardiaco va effettuato comprimendo il torace con due mani, una sopra l'altra.

La prima cosa che un soccorritore deve fare è chiamare il 118, per convocare sul posto il personale ospedaliero specializzato e ricevere le indicazioni sul da farsi; la seconda cosa è praticare la defibrillazione (se si dispone dello strumento apposito) e la rianimazione cardiopolmonare (RCP), allo scopo di mantenere in vita gli organi più importanti del corpo ed evitare un loro danno permanente.
Una volta giunti i soccorsi medici, saranno questi a prendersi cura della persona colpita dall'arresto cardiaco, portandola in ospedale e sottoponendola alle terapie più appropriate.

RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE (RCP)

La rianimazione cardiopolmonare (RCP), se svolta immediatamente, può essere fondamentale per salvare la vita degli individui soggetti ad arresto cardiaco, infarto, annegamento o soffocamento.
La sua esecuzione, infatti, consente al sangue ossigenato di raggiungere i diversi organi del corpo, cervello in primis, e mantenerli in vita.
L'RCP consiste nell'alternare il cosiddetto massaggio cardiaco alla respirazione artificiale. Il massaggio cardiaco, effettuato con delle forti compressioni manuali a livello del torace, simula l'azione di pompaggio del cuore; mentre la respirazione artificiale, realizzata bocca a bocca e con le narici del paziente chiuse, consente l'introduzione nelle vie aeree di nuovo ossigeno.


RCP per chi è inesperto Domande frequenti sulla rianimazione cardiopolmonare

I soccorritori inesperti nell'RCP riceveranno tutte le informazioni necessarie nel momento in cui chiamano il 118. Ad essi, inoltre, verrà consigliato, salvo non si tratti di annegamento o soffocamento (per cui è fondamentale l'apporto di nuovo ossigeno), di praticare un massaggio cardiaco continuo, a ben 100 compressioni al minuto, fino all'arrivo dei soccorsi ospedalieri.

In caso di arresto cardiaco, è più importante il massaggio cardiaco o la respirazione artificiale?
È di primaria importanza il massaggio cardiaco, in quanto l'ossigeno permane nel sangue per svariati minuti.
Quando bisogna interrompere l'RCP?
L'RCP va eseguita fino all'arrivo dei soccorsi ospedalieri o fino a quando il soccorritore non esaurisce le proprie forze (N.B: il massaggio cardiaco è molto faticoso). Se i soccorritori sono più d'uno, possono alternarsi nella pratica del massaggio cardiaco e in questo modo riposarsi.
Cosa bisogna fare prima della respirazione artificiale?
Bisogna innanzitutto inclinare delicatamente all'indietro la testa del paziente, in modo tale da aprire le vie aeree, e successivamente chiudere le vie nasali, per impedire che l'aria immessa con la respirazione fuoriesca dalle narici.

DEFIBRILLAZIONE

La defibrillazione viene eseguita, prima della RCP (se ce n'è la possibilità), allo scopo di far ripartire il cuore e ripristinare il normale ritmo cardiaco.
Essa richiede l'utilizzo di uno strumento particolare, il defibrillatore, capace di emettere delle scariche elettriche.
Le scariche elettriche emesse sono adeguate alla situazione, in quanto lo strumento è costruito in modo tale da saper misurare l'attività elettrica del cuore e riconoscere i problemi cardiaci in atto.
I defibrillatori, pertanto, possono essere usati da chiunque, poiché è sufficiente seguire le istruzioni di cui sono corredati, relative al loro funzionamento.


Cosa fare se non si dispone di un defibrillatore?
Il soccorritore non deve allarmarsi, ma chiamare velocemente il 118 e dedicarsi subito alla rianimazione cardiopolmonare. Il defibrillatore è importante, ma si può salvare la vita di un individuo anche solo con l'RCP.

IN OSPEDALE

Le cure per stabilizzare la situazione e le indagini relative alle origini dell'arresto cardiaco possono cominciare solo dopo che il paziente è giunto in ospedale e il suo cuore ha ripreso a battere. I trattamenti più comuni sono:

  • La terapia farmacologica a base di antiaritmici e ACE-inibitori. La somministrazione di questi farmaci è finalizzata al ripristino e al mantenimento di un normale ritmo cardiaco. I farmaci antiaritmici più usati sono i beta-bloccanti (metoprololo), i bloccanti dei canali del potassio (amiodarone) e i calcio-antagonisti (diltiazem); mentre gli ACE-inibitori più somministrati sono il captopril o l'enalapril.
    Rischi del trattamento: talvolta, possono creare altre aritmie o peggiorare i disturbi del ritmo preesistenti. È importante, specialmente nella prima fase del trattamento, monitorare passo per passo le condizioni del paziente.
  • L'impianto di un defibrillatore cardioverter (ICD). L'ICD è un piccolo defibrillatore che viene alloggiato nella parte sinistra del torace e collegato al cuore tramite degli elettrocateteri. Esso, non appena il cuore varia in maniera anomala il proprio battito, registra la variazione ed emette una scarica elettrica correttiva, volta a ripristinare la normale frequenza cardiaca.
    Rischi del trattamento: talvolta, lo strumento può emettere delle scariche elettriche senza alcun motivo.
  • L'angioplastica coronarica. È la procedura chirurgica, praticata tramite catetere, che permette la riapertura delle arterie coronarie occluse. Chiaramente, la sua esecuzione è richiesta quando, dagli esami diagnostici svolti dopo l'arresto cardiaco, è emersa una coronaropatia.
    Rischi del trattamento: è una procedura invasiva e potenzialmente pericolosa, perché il catetere attraversa le arterie del corpo e perché viene diffuso, nei vasi sanguigni, un liquido di contrasto.
  • L'intervento di bypass coronarico. È un'alternativa all'angioplastica coronarica, pertanto si esegue anch'essa quando le coronarie sono occluse o ristrette. Il suo scopo è quello di "costruire" un ponte artificiale (bypass), che eluda l'ostacolo presente nelle arterie coronarie.
    Rischi del trattamento: è una procedura invasiva, perché prevede un intervento diretto sul cuore.
  • L'ablazione cardiaca a radiofrequenza. Essa prevede l'uso di un elettrocatatere, chiamato ablatore, il quale, una volta condotto fino al cuore, è in grado di distruggere la zona responsabile dell'aritmia. Per qualsiasi ulteriore informazione a riguardo si consiglia di consultare l'articolo relativo all'ablazione cardiaca.
  • La chirurgia correttiva dei difetti del cuore. È l'intervento chirurgico di correzione dei difetti valvolari (cioè delle valvole cardiache) e della cardiomiopatie dilatative.
    Rischi del trattamento: è una procedura invasiva, perché richiede un intervento diretto sul cuore.
  • Il trapianto di cuore. Chi è stato colpito da un arresto cardiaco può essere un candidato ideale per ricevere un cuore nuovo, da parte di un donatore compatibile.
    Rischi del trattamento: è un intervento altamente invasivo che, anche quando si conclude con successo, è ad alto rischio di rigetto.

Prognosi

Senza gli adeguati trattamenti, l'arresto cardiaco è quasi sempre letale. Il tasso di sopravvivenza, infatti, è soltanto del 2%.

Cardioconverter

Figura: un defibrillatore cardioverter impiantabile, o ICD

Inoltre, anche quando le cure vengono apportate per tempo, c'è una discreta probabilità che insorgano complicazioni, come per esempio il coma, o che il paziente subisca dei danni cerebrali permanenti e fortemente debilitanti.

Prevenzione

Agli individui a rischio di arresto cardiaco, il medico consiglia di adottare uno stile di vita sano (quindi non fumare, mantenersi attivi, attenersi a una dieta bilanciata ecc) e sottoporsi regolarmente ai controlli cardiologici, in maniera tale da monitorare la salute del proprio cuore.
Inoltre, in caso di ipercolesterolemia o diabete, suggerisce l'assunzione regolare dei farmaci adatti a tali circostanze; mentre, in caso di gravi malattie di cuore, raccomanda l'assunzione regolare di farmaci antiaritmici e l'installazione di un ICD, ovvero un defibrillatore cardioverter impiantabile.

Attenzione: è opportuno che i familiari delle persone con gravi disturbi di cuore imparino a praticare in modo eccellente la rianimazione cardiopolmonare, così che sappiano già come affrontare un eventuale episodio di arresto cardiaco.


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza