Ultima modifica 27.03.2020

Diagnosi

La rottura di un aneurisma cerebrale causa degli effetti immediati e alquanto inequivocabili.
Pertanto, già dalla descrizione dei sintomi patiti dal paziente, il medico è in grado di stabilire una pre-diagnosi.

Aneurisma Diagnosi

Figura: un'immagine diagnostica di un aneurisma cerebrale. Dal sito: www.fundaceclm.org

Chiaramente, servono delle indagini diagnostiche ulteriori, che forniscano maggiori informazioni relative alla sede e alla gravità dell'aneurisma.
Durante la diagnosi, è fondamentale procedere con la massima velocità e accuratezza, poiché le condizioni del paziente, colpito da aneurisma cerebrale, sono critiche.

ESAME OBIETTIVO

Durante l'esame obiettivo, il medico interroga il paziente, o chi era con lui al momento della comparsa dei sintomi, per capire se può effettivamente trattarsi di un aneurisma cerebrale. In questi frangenti, quindi, la descrizione dei sintomi e delle abitudini di vita diventa la prima vera fonte d'informazione (anamnesi).
La cefalea, la confusione, le difficoltà visive, le errate abitudine alimentari, l'ipertensione cronica ecc, sono tutti elementi, che, se presenti, inducono a pensare a un possibile aneurisma e a un'emorragia cerebrale.
L'esame obiettivo, inoltre, diventa molto importante anche quando ci si imbatte in un paziente che lamenta i sintomi di un aneurisma cerebrale non rotto.

LA DIAGNOSTICA STRUMENTALE

Gli esami strumentali permettono di confermare o escludere la pre-diagnosi, la sede dell'aneurisma e l'area di cervello colpita. Conoscere questi dettagli serve al medico per intervenire immediatamente sul paziente.
Inoltre, certi controlli diagnostici permettono di riconoscere anche aneurismi cerebrali non rotti o caratterizzati da piccole perdite di sangue.

  • Tomografia assiale computerizzata (TAC). È un esame ai raggi X, che fornisce delle immagini abbastanza chiare del cervello. Mostra se c'è stata la rottura di un aneurisma e dove questa si è verificata (angio-TAC). È il primo esame, di solito, a cui è sottoposto il paziente. È considerato lievemente invasivo, in quanto fa uso di radiazioni ionizzanti.
  • Puntura lombare. Consiste nel prelievo del liquido cefalorachidiano (o liquor) e nella sua analisi. Quando si verifica un'emorragia subaracnoidea, il liquor del paziente contiene tracce di sangue. Per i suoi possibili effetti collaterali, la puntura lombare viene effettuata solo se la TAC ha dato esito negativo, ma la presenza di un aneurisma rimane l'ipotesi più accreditata.
  • Risonanza magnetica nucleare (RMN). Fornisce immagini chiare dei vasi sanguigni e del sito di rottura. Inoltre, è l'esame più applicato nei casi di aneurismi cerebrali non rotti, poiché non fa uso di radiazioni ionizzanti nocive.
  • Angiografia cerebrale. Dopo aver inserito un catetere e un liquido di contrasto nel sistema arterioso principale di un paziente, è possibile vedere (ai raggi X) com'è il flusso di sangue all'interno dei vasi che irrorano il cervello.

LO SCREENING DEGLI ANEURISMI PRIVI DI SINTOMI

Non è nell'uso comune sottoporre gli individui ad esami strumentali per la ricerca di aneurismi non ancora manifesti. È il medico stesso a sconsigliare qualsiasi esame diagnostico, specialmente quelli di tipo invasivo.

Tuttavia, esistono delle eccezioni: se c'è una storia familiare di aneurisma cerebrale oppure se c'è una delle malattie congenite associate ad aneurisma, citate in precedenza, il medico potrebbe suggerire di sottoporsi a questi esami.

Trattamento

Quando un aneurisma cerebrale si rompe, la situazione è critica e il paziente richiede assistenza medica e un intervento chirurgico immediato.
Le stesse cure, prestate a questi individui, possono essere riservate anche a coloro che hanno aneurismi prossimi alla rottura. Tuttavia, in tali frangenti, la situazione va valutata caso per caso: se il rischio di emorragia è elevato allora si interviene, altrimenti ci si limita all'osservazione periodica e al controllo dei sintomi e delle situazioni predisponenti.

LA CHIRURGIA

Per curare la rottura di un aneurisma cerebrale, è possibile ricorrere a due tipi di intervento chirurgico:

  • Operazione di clipping (o clippaggio). Il chirurgo, dapprima, incide e rimuove parte del cranio (craniotomia), per accedere alla zona presieduta dall'aneurisma. Dopodiché, applica una sorta di morsetto (clip) al collo dell'aneurisma, con lo scopo di impedire al sangue di fluirvi ancora e rompere, in tal modo, la parete vasale per la seconda volta.
    Coiling Aneurisma Figura: un'immagine diagnostica di un aneurisma cerebrale. Dal sito: www.fundaceclm.org
    Pertanto, con questa procedura, si sigilla l'aneurisma dall'esterno.
    Pro: permette di riparare i vasi sanguigni che si sono rotti.
    Contro: notevole invasività, rischio di complicazioni durante l'intervento e ricovero ospedaliero assai lungo.
  • Operazione di coiling endovascolare (o chiusura dell'aneurisma). A differenza del clipping, questa è una tecnica che risolve l'aneurisma dall'interno. Infatti, il chirurgo inserisce un piccolo catetere a livello inguinale e lo trasporta dove c'è l'aneurisma. Questo catetere è munito di una o più spirali di platino, le quali vengono posizionate all'interno dell'aneurisma per occluderlo. Questa sorta di tamponamento consente agli elementi del sistema coagulativo di occludere l'apertura dell'aneurisma, così che il sangue possa circolare, senza più accedervi.
    Pro: meno invasiva, meno rischiosa e ricovero ospedaliero più breve.
    Contro: un caso su 5 richiede un secondo intervento.

La scelta della procedura chirurgica più adatta

Dimensione, forma e sede dell'aneurisma sono i tre fattori su cui si basa il chirurgo, prima di scegliere la procedura più appropriata.
Accanto a queste valutazioni, ci sono, poi, i pro e i contro legati a ciascun tipo d'intervento.
Le giuste considerazioni su tali parametri sono fondamentali, ma non devono essere le uniche. Infatti, è altrettanto importante ricordare che un aneurisma cerebrale è una situazione d'emergenza da trattare con rapidità e tempestività. Il chirurgo, molto spesso, non avendo il tempo per ragionare sui rischi e sui benefici di una determinata scelta operativa, deve affidarsi alla propria esperienza.

ANEURISMI NON ROTTI: COME E QUANDO AGIRE

Se dopo una diagnosi approfondita si constata che la rottura di un aneurisma ancora integro è altamente probabile, si opta per l'intervento chirurgico. In caso contrario, cioè se il rischio non è sufficientemente significativo, ci si limita all'osservazione periodica del paziente e dello stato in cui versa l'aneurisma.
Il giudizio, in questi casi, spetta al chirurgo, il quale considera i seguenti parametri:

  • Età del paziente. Per un paziente anziano, l'intervento nasconde più insidie, rispetto alla convivenza con un aneurisma non rotto.
  • Dimensione dell'aneurisma. Si interviene, solitamente, su aneurismi di 7 millimetri o superiori. Per quelli più piccoli, bisogna valutare la sede, la storia familiare e lo stato di salute del paziente.
  • Posizione dell'aneurisma. Il rischio di una rottura è maggiore se l'aneurisma si trova nei vasi più grandi, perché il flusso di sangue è più turbolento.
  • Storia familiare di rottura di un aneurisma.
  • Stato di salute del paziente e presenza di uno o più fattori di rischio di aneurisma. Vanno valutati i fattori di rischio (ipertensione, malattie congenite ecc).

ASSISTENZA MEDICA: GLI ALTRI TRATTAMENTI

Un paziente che ha subìto la rottura di un aneurisma, oltre a necessitare di un intervento chirurgico, ha bisogno anche di altre cure che rimedino alle conseguenze dell'emorragia e ristabiliscano la normale attività cerebrale. Senza di esse, una delle principali conseguenze in cui ci si può imbattere è l'ischemia cerebrale (o ictus ischemico).
La tabella seguente riassume i principali trattamenti farmacologici/clinici, messi in pratica in caso di rottura di un aneurisma cerebrale.


Trattamenti non chirurgici:

Prognosi e prevenzione

La prognosi relativa a un aneurisma cerebrale dipende da diversi fattori e varia da paziente a paziente.
Quando si verifica la rottura dell'aneurisma, il paziente versa in condizioni di salute critiche e necessita di cure immediate. Senza un pronto intervento, il paziente muore. Se i soccorsi (per un qualsiasi motivo) non sono tempestivi, la probabilità di morire, o quanto meno di subire gravi conseguenze, è elevata. D'altro canto, i dati statistici, relativi alla percentuale di morte per rottura di un aneurisma cerebrale, parlano chiaro: il 20-30% dei pazienti muore prima di raggiungere l'ospedale; mentre il 50% muore dopo 30 giorni.
Un discorso particolare, invece, va fatto per gli aneurismi non rotti: in questi casi, la prognosi dipende dall'entità dell'aneurisma e dalla necessità o meno di operare. Tuttavia, non va dimenticato che, in questi casi, molto dipende anche dal paziente e dalle attenzioni che egli dedicherà alla sua salute (controlli periodici e riduzione dei fattori di rischio).

PREVENZIONE

Come per tutte le patologie, la prevenzione dei fattori di rischio è fondamentale, soprattutto quando si è a conoscenza di essere predisposti a un aneurisma cerebrale, a un ictus ecc.
In questi frangenti, il consiglio più importante che si possa dare è di adottare uno stile di vita sano, quindi non fumare, non abusare di alcol, non assumere droghe, mangiare sano, praticare attività fisica anche moderata.
Se può risultare vitale seguire queste indicazioni prima della comparsa di un aneurisma cerebrale, lo è altrettanto dopo.


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza