Ablazione Cardiaca: cos'è, è dolorosa e quali sono i rischi?

Ultima modifica 09.10.2023
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos'è
  3. Come Funziona
  4. Quando Farla
  5. Preparazione
  6. Come si svolge
  7. Fase post-operatoria
  8. Rischi
  9. Risultati

Generalità

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L'ablazione cardiaca, o ablazione transcatetere, è un trattamento terapeutico riservato a persone che soffrono di un'aritmia cardiaca. Per aritmia cardiacas'intende qualsiasi alterazione del normale ritmo del cuore.

L'ablazione cardiaca non è sempre un intervento di prima scelta; tuttavia, in determinate circostanze, diviene fondamentale e rappresenta un'ottima soluzione al disturbo aritmico.

Prima del trattamento, non è richiesta una preparazione particolare, salvo qualche accertamento clinico e qualche raccomandazione, come per esempio presentarsi a completo digiuno da almeno 6-8 ore.

I rischi, legati alla procedura, sono diversi e non vanno affatto trascurati.

I risultati raggiungibili sono più che buoni; tuttavia, dopo l'intervento, è fondamentale combinare l'adozione di uno stile di vita sano, per preservare la salute del cuore.

Cos'è

L'ablazione cardiaca è una procedura medica moderatamente invasiva, praticata per correggere le anomalie del ritmo cardiaco.

Queste anomalie sono le cosiddette aritmie cardiache, disturbi che consistono in un'alterazione del ritmo sinusale, cioè il normale ritmo del cuore.

Eseguita da un cardiologo specializzato in elettrofisiologia, l'ablazione cardiaca prevede l'utilizzo di un catetere molto particolare, che viene inserito nel corpo attraverso la vena femorale (nella parte alta della coscia) o quella giugulare (nel collo), e da qui condotto al cuore, dove verrà messo in funzione.

L'obiettivo dell'ablazione cardiaca è quello di eliminare la causa dell'aritmia; non a caso, ablazione deriva da un verbo latino (auferre), che vuol dire "portare via".

Ritmo sinusale: cos'è?

Il ritmo sinusale è il normale ritmo cardiaco. Il termine sinusale deriva dal fatto che la normale cadenza cardiaca è regolata dal cosiddetto nodo seno atriale. Situato a livello dell'atrio destro, il nodo seno atriale è un centro per la generazione di impulsi elettrici, i quali contraggono il cuore e scandiscono la giusta frequenza cardiaca.
Questo centro generatore non opera da solo, ma in collaborazione con altri centri simili (centri secondari), i quali, tuttavia, devono sottostare alle sue direttive, se vogliono lavorare al meglio.

Aritmia cardiaca: cos'è?

Le aritmie cardiache sono delle alterazioni del ritmo sinusale. Le alterazioni non sono tutte uguali, ma possono provocare:

  • Una modificazione della frequenza cardiaca. Il battito cardiaco può diventare più veloce o più lento, rispetto alla soglia considerata normale (che è tra i 60 e i 100 battiti al minuto).
  • Una variazione del centro per la generazione degli impulsi elettrici. In altre parole, non è più il nodo seno atriale a dirigere il ritmo cardiaco.
  • Disturbi alla propagazione degli impulsi elettrici. Detti anche disturbi della conduzione, queste anomalie sconvolgono il normale ritmo sinusale.
https://www.my-personaltrainer.it/imgs/2023/10/09/ablazione-cardiaca-sistema-di-conduzione-orig.jpeg Shutterstock
I centri generatori degli impulsi elettrici: il nodo seno atriale è il principale e quello da cui deve dipendere il ritmo cardiaco; il nodo atrio ventricolare, il fascio atrio ventricolare (o fascio di His) e le fibre del Purkinje, invece, sono i cosiddetti centri secondari, che vengono diretti dal principale, ma che al tempo stesso collaborano con esso in modo determinante.

Come Funziona

Esistono due tipi di ablazione cardiaca: una tipologia sfrutta il calore (ablazione a radiofrequenza), l'altra il congelamento (crioablazione).

Con un'azione mirata sull'area cardiaca responsabile dell'aritmia, entrambi i tipi di ablazione creano tessuto cicatriziale che:

  • Interrompe qualsiasi impulso elettrico anomalo lungo il sistema di conduzione;
  • Distrugge le aree di muscolo che causano l'aritmia. 

Quando Farla

Quando si fa l'Ablazione Cardiaca?

L'ablazione cardiaca rappresenta uno dei possibili trattamenti per la cura delle aritmie cardiache.

In genere, non è la prima opzione terapeutica, ma lo può diventare se:

  • I trattamenti farmacologici per le anomalie del ritmo cardiaco (ovvero, gli antiaritmici) non hanno avuto alcun successo.
  • I farmaci antiaritmici hanno provocato degli effetti collaterali, peggiorando la situazione patologica, anziché migliorarla.
  • Le aritmie in atto sono particolarmente adatte al trattamento tramite ablazione cardiaca. Per esempio, una patologia come la sindrome di Wolff-Parkinson-White causa delle anomalie del ritmo cardiaco che si prestano molto bene alla cura con ablazione cardiaca.
  • Il paziente è a rischio di complicazioni, come l'arresto cardiaco.

Preparazione

Prima di procedere con l'ablazione cardiaca, il paziente deve incontrarsi con il cardiologo operante per conoscere le caratteristiche dell'intervento (rischi, misure pre-operatorie, procedura, fase di recupero ecc.) e per sottoporsi ad esami ed accertamenti clinici.

Esami preoperatori

I diversi accertamenti clinici pre-operatori consistono in una valutazione dello stato di salute del cuore e in un'analisi della storia clinica, sia recente che passata, del paziente. Il loro apporto informativo è fondamentale, in quanto è da essi che emergono le eventuali controindicazioni all'intervento di ablazione cardiaca.
In particolare, per quanto riguarda la storia clinica, è importante, per il medico, sapere se il malato soffre o ha sofferto in passato di gravi patologie (cardiache e non solo), se è portatore di un pacemaker al cuore o di un defibrillatore impiantabile o se assume farmaci di qualsiasi tipo.

Come prepararsi all'Ablazione Cardiaca: le indicazioni preoperatorie

Affinché tutto proceda per il meglio, è doveroso che il paziente, prima dell'ablazione cardiaca, si attenga alle seguenti precauzioni:

  • Si presenti, nel giorno dell'intervento, a completo digiuno da almeno 6-8 ore.
  • Interrompa qualsiasi trattamento farmacologico mirato a curare i disturbi del ritmo cardiaco (terapia antiaritmica). In caso contrario, infatti, si corre il pericolo di non ottenere i benefici sperati.
  • Chieda disponibilità a un parente o a un amico per il rientro a casa, in quanto, a intervento concluso, è possibile avvertire giramenti di testa ed essere confusi e incapaci di guidare un mezzo di trasporto.

Qualsiasi altra misura cautelare, presa in aggiunta alle tre sopraccitate, dipende dal medico e dal paziente in questione.

Differenze tra Ablazione Cardiaca e Cardioversione

L'ablazione cardiaca e la cardioversione sono due procedure dalle finalità abbastanza simili.
In entrambi i casi, infatti, lo scopo è ristabilire il normale ritmo cardiaco, alterato da un'aritmia.
Le differenze, allora, dove risiedono?
La cardioversione, nella sua versione elettrica, fa uso di uno strumento che emette scariche elettriche, chiamato defibrillatore. Queste scariche, una volta trasmesse, potrebbero provocare degli episodi di trombosi o di embolia, in quanto il cuore dei pazienti con aritmia presenta spesso, al suo interno, dei coaguli di sangue. Quindi, per evitare questa possibile complicazione, il malato comincia, almeno quattro settimane prima dell'intervento, una terapia a base di farmaci anticoagulanti, che fluidificano il sangue e sciolgono ogni coagulo sanguigno presente. Solo dopo aver adottato questa precauzione, è possibile sottoporsi alla cardioversione.

Come si svolge

L'ablazione cardiaca è un trattamento terapeutico di tipo ambulatoriale; pertanto, si esegue nell'arco di una sola giornata e, salvo complicazioni, non prevede alcun ricovero ospedaliero.

È previsto l'uso di un catetere davvero singolare, in grado di svolgere varie funzioni, che il cardiologo introduce nella vena femorale o in quella giugulare e che, da qui, conduce al cuore. Una volta raggiunto quest'ultimo, il medico aziona il catetere, osservandone passo per passo gli effetti.

Di seguito, è riportato in modo dettagliato ogni singolo passaggio della procedura.

Fase iniziale: sedazione e creazione dei punti di accesso

Poco prima dell'intervento, il paziente riceve una sedazione, per favorirne il rilassamento e perché potrebbe avvertire un minimo fastidio in alcuni particolari momenti della procedura. Tuttavia, rimane cosciente.
L'iniezione dei sedativi avviene tramite un'ago-cannula inserita nell'avambraccio o nella mano. Il dolore che il paziente patisce nel momento dell'inserimento dell'ago-cannula è minimo, talvolta quasi impercettibile.
Conclusa la sedazione, il medico operante (o uno specialista) anestetizza l'area inguinale o del collo (dove sono presenti, rispettivamente, la vena femorale e la vena giugulare), e vi applica un'altra ago-cannula, in modo tale da facilitare l'accesso del catetere.

Caratteristiche del catetere

Il catetere utilizzato non è un normale catetere, ma possiede varie caratteristiche: è fornito di un liquido di contrasto e presenta, a un'estremità, degli elettrodi e una fonte energetica, chiamata ablatore.
Il liquido di contrasto funziona da tracciante, perché permette al cardiologo di seguire il percorso del catetere su un monitor e sapere quando si è giunti al cuore. Il liquido di contrasto potrebbe provocare un danno ai reni (raro) e una sensazione lievemente fastidiosa, al momento del suo "caricamento" nel catetere (comune).
Gli elettrodi (di solito, in numero di tre) servono a registrare l'attività elettrica del cuore, in modo da individuare quale zona dell'organo non funziona in modo adeguato. In altre parole, tramite gli elettrodi, il medico analizza pezzo per pezzo tutto il tessuto muscolare cardiaco (il miocardio), alla ricerca dell'area aberrante che dà origine all'aritmia.
L'ablatore, invece, è, di fatto, lo strumento con il quale si distrugge questo tessuto aberrante, eliminando così la causa del problema cardiaco. Tale congegno può essere di diverso tipo: a radiofrequenza (ablazione cardiaca a radiofrequenza), laser (ablazione cardiaca con laser) oppure a bassa temperatura (crioablazione cardiaca).

Procedura vera e propria

Il cardiologo introduce il catetere attraverso l'ago-cannula (femorale o giugulare, è lo stesso ai fini della procedura) e lo indirizza fino al cuore, servendosi del liquido di contrasto e del monitor collegato.
Raggiunto il cuore, mette in funzione gli elettrodi e comincia a sondare tutto il tessuto cardiaco. La registrazione dell'attività elettrica permette, come detto, di individuare qual è la zona che provoca l'aritmia. Rintracciata l'area aberrante, aziona l'ablatore, il quale distrugge il tessuto patologico. Con l'eliminazione della piccola porzione di miocardio che dava origine all'aritmia, il medico cardiologo regolarizza il ritmo cardiaco e consente agli impulsi elettrici provenienti dal nodo seno atriale di tornare a viaggiare in modo normale.
Durante l'intera procedura, è possibile che il paziente riceva farmaci anticoagulanti, per prevenire la formazione di trombi all'interno delle cavità del cuore.

 

Come individuare l'area di miocardio che provoca l'aritmia

Alcune aritmie, come la tachicardia atriale o la fibrillazione atriale, alternano dei momenti in cui causano dei sintomi a dei momenti in cui sono asintomatiche. Ne consegue che rintracciare la zona di cuore responsabile del disturbo aritmico, non è sempre un'operazione semplice e immediata.
Per risolvere tale problema, durante l'ablazione cardiaca si utilizza un pacemaker esterno o, in alternativa, alcuni farmaci particolari come l'atropina, i quali tendono a favorire la comparsa dell'aritmia, latente in quel determinato istante del trattamento. In altre parole, il cardiologo induce volontariamente la comparsa dell'alterazione del ritmo, per poterne individuare meglio l'origine.

Ablazione Cardiaca: quanto dura?

L'ablazione cardiaca dura, in genere, dalle 2 alle 4 ore; tuttavia, se insorgono complicazioni, può durare anche più a lungo.

Ablazione Cardiaca: è dolorosa?

Il paziente può provare fastidio, dolore, una sensazione di calore, quando:

  • All'inserimento delle due ago-cannule, quella per i sedativi e quella per il catetere.
  • All'iniezione del liquido di contrasto nel catetere.
  • Alla messa in funzione della fonte energetica che distrugge il tessuto cardiaco aberrante.

Si tratta di sensazioni brevissime e, solitamente, di lieve entità; tuttavia, in alcuni casi, specie tra gli individui più sensibili al dolore, possono essere anche alquanto acute.

Casi particolari

Alcuni interventi di ablazione cardiaca vengono eseguiti a cuore aperto. In queste occasioni, è richiesta, per ovvii motivi, l'anestesia generale, la quale rende del tutto incosciente il paziente.

Ablazione Cardiaca e Anestesia

L'ablazione cardiaca non prevede anestesia generale, ma solo un'anestesia locale laddove il cardiologo inserisce le ago-cannule.

Fase post-operatoria

Concluso l'intervento, è previsto un periodo di ricovero della durata di alcune ore, durante il quale il personale sanitario si occupa di monitorare le condizioni del paziente (battito cardiaco, pressione sanguigna ecc.); si tratta di una misura precauzionale, finalizzata a intervenire tempestivamente in caso di complicanze.

In quest'arco temporale, il paziente potrebbe avvertire giramenti di testi e confusione: sono tutte normali sensazioni, indotte dai farmaci sedativi e dagli anestetici.

Dimissioni dopo Ablazione Cardiaca

A seconda delle sue condizioni al termine dell'intervento, il paziente può tornare a casa a fine giornata o il giorno dopo (in questo secondo caso, trascorrerebbe la notte in ospedale); a stabilire il momento delle dimissione è il cardiologo curante, il quale decide in base a come sta il paziente.
Per il rientro a casa, è consigliabile che il paziente abbia un accompagnatore, che lo aiuti in caso di necessità.

Convalescenza dopo Ablazione Cardiaca

Dopo l'ablazione cardiaca, è normale che il paziente si senta confuso e dolorante.
La confusione è dovuta ai farmaci sedativi e anestetici usati nel corso dell'intervento; in genere, dura qualche ora.
Il dolore, invece, dipende dall'invasività dell'intervento; di solito, si protrae per circa una settimana.

L'ablazione, inoltre, induce molta stanchezza: generalmente, i pazienti cominciano a sentirsi meglio dopo pochi giorni; ci sono delle persone, però, che recuperano le forze e le energie solo dopo alcune settimane.

Il ritorno alle normali attività, come per esempio guidare, può avvenire già dopo pochi giorni dall'intervento; in questi casi, il consiglio dei medici è attendere la cessazione del dolore.

Il ritorno al lavoro dipende dal tipo di attività lavorativa svolta: in caso di lavori poco impegnativi dal punto di vista fisico, la ripresa può avvenire già dopo pochi giorni; in caso di lavori tassanti dal punto di vista fisico, invece, la ripresa è più lenta e va concordata con il cardiologo curante, dopo opportune valutazioni.

A ogni modo, la ripresa dopo un intervento di ablazione varia da paziente a paziente: ci sono individui che recuperano prima e individui che recuperano dopo. Ciò che conta è rispettare i tempi di recupero soggettivi della persona, per evitare complicanze.

Rischi

Ablazione Cardiaca: è pericolosa?

Date le modalità con cui si esegue la procedura (dall'inserimento delle due ago-cannule, all'utilizzo di un catetere per distruggere una piccola parte di miocardio), l'ablazione cardiaca è considerata un intervento moderatamente invasivo. Come tale, essa può comportare dei rischi e delle complicazioni, talvolta anche molto gravi. Ecco in cosa consistono:

  • Perdita di sangue e infezioni nel punto d'inserimento del catetere.
  • Danno a vasi venosi, che vengono attraversati dal catetere.
  • Danno alle valvole cardiache, provocato dal catetere.
  • Ulteriore peggioramento dell'aritmia. Per normalizzare la conduzione dei segnali elettrici e risolvere tale problema, serve un pacemaker.
  • Tromboembolismo, ovvero formazione di coaguli di sangue (trombi o emboli) in gambe o polmoni. Di solito, per prevenire queste complicazioni, durante l'ablazione cardiaca si iniettano nel paziente degli anticoagulanti.
  • Ictus o attacco di cuore.
  • Restringimento delle vene che conducono il sangue ai polmoni e al cuore (stenosi delle vene polmonari).
  • Danno renale, provocato dal liquido di contrasto. Si tratta, comunque, di una circostanza molto rara.
  • Morte. È un situazione rarissima, che tuttavia può verificarsi.

La possibilità di incappare in una di queste complicazioni aumenta drasticamente se si soffre di diabete o di una qualche malattia renale. Questo è uno dei motivi, per cui, prima di sottoporre un individuo ad ablazione cardiaca, è necessario sottoporlo a tutti i controlli clinici del caso.

Risultati

In genere, l'ablazione cardiaca ha successo. In rari casi, però, può capitare che la procedura fallisca, ragion per cui bisogna ripeterla o adottare una terapia farmacologica di mantenimento; per terapia di mantenimento s'intende una cura intrapresa per mantenere i risultati ottenuti con un precedente trattamento terapeutico: nel caso specifico, lo scopo è far rimanere il ritmo cardiaco entro i limiti della normalità.

Ablazione Cardiaca: i benefici sono immediati?

Di solito, per apprezzare i benefici dell'ablazione cardiaca occorre attendere un lasso temporale che varia dalle 8 alle 10 settimane; quindi bisogna avere pazienza.
Durante queste settimane, il paziente potrebbe lamentare palpitazioni e altri sintomi cardiologici.

Ablazione Cardiaca: come ottenere i risultati migliori?

Se si adotta uno stile di vita più sano, riducendo per esempio le quantità di sale per condire i cibi oppure facendo più attività fisica (per tutti i consigli, si veda la tabella seguente), si migliora la salute del cuore, di conseguenza anche l'impatto che una terapia, come l'ablazione cardiaca, ha su di esso.

Di seguito, l'articolo riporta alcuni consigli utili a migliorare lo stato di salute generale e del cuore.

  • Ridurre le quantità di caffeina assunta giornalmente
  • Condire i cibi con meno sale, per mantenere a livelli normali la pressione sanguigna
  • Fare attività fisica
  • Non fumare
  • Evitare di bere alcolici
  • Mangiare cibi sani
  • Mantenere il giusto peso corporeo
  • Controllare le emozioni più forti

Autore

Dott. Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza