
Lo strappo (chiamato anche distrazione) è una lesione muscolare molto grave, che interessa i fasci fibrosi di uno o (raramente) più muscoli scheletrici.
Rappresenta il disagio muscolare più invalidante e anche il più complesso per quanto concerne la guarigione.
È caratterizzato dall'interruzione di continuità del muscolo e causa un versamento di sangue notevole (decisamente maggiore rispetto allo stiramento o elongazione).

Provocato da un'eccessiva sollecitazione delle fibre muscolari (contrazioni violente o scatti improvvisi), lo strappo si manifesta più facilmente negli sportivi e in certe condizioni predisponenti (muscolo freddo, scarso livello di allenamento, movimento incontrollato o brusco, squilibri posturali o muscolari o di coordinazione, condizioni ambientali avverse, microtraumi ripetuti, abbigliamento non idoneo, recupero/compensazione insufficiente ecc).
Lo strappo muscolare è più frequente nelle discipline di: forza elastica, forza massimale, forza esplosiva, rapidità e velocità. Alcuni esempi sono: sollevamento pesi, baseball, calcio, gare di sprint e di salto.
I distretti più interessati sono gli arti inferiori (quadricipite femorale, adduttori, bicipite femorale, tricipite surale) e superiori (tricipite brachiale e deltoide), più raramente la schiena e la fascia addominale.
Cosa Fare
- La prevenzione svolge un ruolo fondamentale: è possibile ridurre l'eventualità di strappi muscolari sfruttando una serie di avvedutezze propedeutiche (vedi sotto Prevenzione). In breve:
- Riscaldamento generale e specifico dei muscoli.
- Costruire una base di allenamento idonea.
- Dedicarsi ad attività consone alla propria condizione atletica.
- Curare o prendere in considerazione eventuali patologie muscolo-articolari e scompensi della catena motoria.
- Riconoscere i sintomi:
- Dolore acuto e improvviso, proporzionale all'entità del danno.
- Invalidità motoria totale del muscolo interessato.
- Muscolatura rigida e contratta.
- Edema.
- Gonfiore significativo.
- Talvolta, affioramento dell'ematoma.
- Interrompere non solo l'attività sportiva, ma qualsiasi movimento che interessa il muscolo strappato (nonostante la soglia del dolore possa consentire il prosieguo).
- Effettuare una diagnosi accurata per identificare la gravità della distrazione. In genere ci si rivolge subito al pronto soccorso; raramente si attende un incontro col medico di base. La stima viene effettuata tramite:
- Palpazione e verifica funzionale: è necessaria per controllare la gravità del danno e per escludere fratture, distorsioni ecc.
- Immaginografia: l'esame più idoneo è l'ecografia, che fornisce un dettaglio sulla vastità e sulla gravità dello strappo.
- Stima del livello di gravità:
- I grado: il danno interessa il 5% delle fibre muscolari. Si avverte come un fastidio durante la contrazione e l'allungamento. Determina una perdita di forza e limitazione del movimento. Alcuni lo confondono con uno stiramento grave.
- II grado: il danno interessa oltre il 5% delle fibre muscolari. Si avverte come un dolore acuto che insorge durante il gesto specifico, ma che non sempre impedisce la continuazione dell'attività motoria.
- III grado: il danno corrisponde a una lacerazione del ventre muscolare, che raggiunge il 75% della struttura. Provoca l'impotenza muscolare completa e un dolore tale da doversi sedere o sdraiare.
- Procedere con la cura. Consiste nel protocollo R.I.C.E. (acronimo inglese delle parole rest o riposo, ice o ghiaccio, compression o compressione, elevation o elevazione):
- Riposo: totale di almeno 1-2 settimane per le forme lievi, 15-30 giorni per i danni di II grado e oltre per quelli di III. Si consiglia di evitare sia lo sport che qualunque attività motoria riguardante il distretto specifico.
- Ghiaccio: spray o naturale da applicare con impacchi isolati (sacchetto plastico) e racchiusi in un panno di lana asciutto.
- Compressione: da effettuare durante l'impacco ma utile anche sotto forma di fasciatura.
- Elevazione: se possibile, il muscolo strappato dovrebbe essere posizionato al di sopra del livello del cuore, per facilitare il ritorno venoso e ridurre l'edema.
- Assumere farmaci antinfiammatori e miorilassanti dopo aver consultato il medico (vedi sotto Cure Farmacologiche).
- Sfruttare terapie mediche specifiche (vedi sotto Terapie Mediche) facendo attenzione a non aggravare la situazione.
- Eventualmente, praticare stretching autonomo sotto consiglio del fisioterapista (vale la raccomandazione di non aggravare il danno).
- Chirurgia: può sembrare un rimedio “estremo” ma talvolta è necessario.
- Prevenzione delle recidive: la riparazione del danno consiste nella strutturazione di tessuto cicatriziale meno resistente. Il muscolo diventa più delicato e richiede maggiori accortezze.
Cosa NON Fare
- Riscaldarsi in maniera incompleta, insufficiente o inadeguata.
- Dedicarsi allo stretching “a freddo” e subito prima dell'attività. Sono meno indicate le attività passive e quelle forzate (peggio se con rimbalzi che provocano il riflesso di stiramento ed eventuali microtraumi).
- Dedicarsi ad attività specifiche senza una base atletica dedicata.
- Cimentarsi in sport diversi dal proprio con intensità eccessiva, anche se prevedono gesti atletici molto simili alla consuetudine.
- Trascurare eventuali patologie o scompensi motori.
- Esporre i muscoli a traumi ripetuti; ad esempio contratture ripetute, stiramenti leggeri ecc.
- Insistere con l'attività anche dopo la manifestazione di sintomi inequivocabili.
- Non consultare il medico e/o accontentarsi di una diagnosi approssimativa.
- Non praticare il R.I.C.E.
- Favorire le recidive.
- Marinare le terapie mediche consigliate.
ATTENZIONE! L'allungamento muscolare in fase di remissione è una pratica che può conferire benefici o danneggiare ulteriormente il distretto a seconda del caso specifico e del metodo.
- Non rispettare i trattamenti farmacologici prescritti.
- Sfruttare terapie del calore (massaggi, pomate, fanghi ecc) nella fase acuta dello strappo.
Cosa Mangiare
Non esiste un regime nutrizionale specifico contro gli strappi muscolari. Tuttavia, è consigliabile incrementare l'apporto di molecole ad effetto antinfiammatorio:
- Omega 3: sono l'acido eicosapentaenoico (EPA), docosaesaenoico (DHA) e alfa linolenico (ALA). I primi due sono biologicamente molto attivi e sono contenuti soprattutto in: sarda, sgombro, palamita, alaccia, aringa, alletterato, ventresca di tonno, aguglia, alghe, krill ecc. Il terzo invece è meno attivo ma costituisce un precursore di EPA; è contenuto principalmente nella frazione grassa di certi alimenti di origine vegetale o negli oli di: soia, semi di lino, semi di kiwi, semi di uva ecc.
- Antiossidanti:
- Vitaminici: le vitamine antiossidanti sono i carotenoidi (provitamina A), la vitamina C e la vitamina E. I carotenoidi sono contenuti negli ortaggi e nei frutti rossi o arancioni (albicocche, peperone, melone, pesche, carote, zucca, pomodori ecc); sono presenti anche nei crostacei e nel latte. La vitamina C è tipica della frutta acidula e di alcune verdure (limoni, arance, mandarini, pompelmi, kiwi, peperoni, prezzemolo, cicoria, lattuga, pomodori, cavoli ecc). La vitamina E è reperibile nella porzione lipidica di molti semi e relativi oli (germe di grano, germe di mais, sesamo ecc).
- Minerali: zinco e selenio. Il primo è contenuto soprattutto in: fegato, carne, latte e derivati, alcuni molluschi bivalvi (soprattutto ostriche). Il secondo è contenuto soprattutto in: carne, prodotti della pesca, tuorlo d'uovo, latte e derivati, alimenti arricchiti (patate ecc).
- Polifenolici: fenoli semplici, flavonoidi, tannini. Ne sono ricchissimi: ortaggi (cipolla, aglio, agrumi, ciliegie ecc), frutta e relativi semi (melograno, uva, frutti di bosco ecc), vino, semi oleosi, caffè, tè, cacao, leguminose e cereali integrali ecc.
Cosa NON Mangiare
- Alcolici: l'alcol etilico esercita un'azione diuretica e interferisce col metabolismo farmacologico riducendo l'effetto dei principi attivi.
- Eccesso di acidi grassi omega 6 o errato rapporto omega 3/omega 6 (a vantaggio di questi ultimi). Potrebbero esercitare un effetto pro infiammatorio. E' buona norma limitare l'introduzione di cibi ricchi di acido linoleico, gamma-linolenico, diomo-gamma-linolenico e arachidonico, come: olio di semi (soprattutto arachidi), la maggior parte della frutta secca, certi legumi ecc. Al tempo stesso è necessario incrementare l'apporto di omega 3 (vedi sopra Cosa Mangiare).
Cure e Rimedi Naturali
- Terapia del freddo: diminuisce il flusso del sangue, limitando un eventuale versamento ematico.
- Bendaggio e compressione: utili nella prevenzione del gonfiore.
- Innalzamento del muscolo (se possibile): necessario a facilitare il ritorno venoso.
Cure Farmacologiche
Gli strappi sono la categoria di infortuni muscolari nella quale i farmaci assumono maggior rilevanza.
I più utilizzati sono di due tipi:
- FANS (antinfiammatori non steroidei): si suddividono in due categorie:
I FANS utilizzati nella terapia degli strappi sono:
- Ibuprofene: ad esempio Arfen®, Moment®, Brufen®, Nurofen®, in sale di lisina al 10% come il Dolorfast®.
- Diclofenac (ad esempio Voltaren®).
- Naproxene (ad esempio Aleve®, Naprosyn®, Prexan®, Naprius®).
- Ketoprofene 2,5% (ad esempio Fastum gel®, Ketoprofene ALM®, Steofen®).
- Miorilassanti: servono per rilassare la muscolatura. Esercitano la loro attività mediante un meccanismo d'azione che implica l'antagonismo del recettore GABA-A. Si suddividono in tre tipi:
- Ad uso sistemico (compresse, capsule, supposte ecc).
- Ad uso parenterale (iniezione).
- Ad uso topico (pomata, gel o crema).
I miorilassanti utilizzati negli strappi sono quelli che agiscono sul sistema nervoso:
- Suxametonio cloruro (ad esempio Myotenlis®).
- Tiocolchicoside (ad esempio Muscoril®, Miotens®).
Prevenzione
La prevenzione è un elemento essenziale per evitare gli strappi muscolari e le recidive. I punti fondamentali sono:
- Ottenere e conservare una temperatura corporea adeguata, soprattutto nei muscoli più interessati dall'infortunio. I mezzi utili sono:
- Abbigliamento tecnico: utile soprattutto nei mesi invernali o nelle mezze stagioni.
- Pomate specifiche.
- Praticare riscaldamento muscolare specifico e attivazione o “avvicinamento” specifico (riscaldamento più intenso e progressivo). Serve ad:
- Aumentare la temperatura periferica di tutta la muscolatura.
- Elasticizzare e mobilizzare i tessuti delle strutture reclutate nel gesto atletico (fasci muscolari, guaine ecc).
ATTENZIONE! L'allungamento può essere benefico o nocivo a seconda del momento, del tipo e dell'intensità. Si consiglia di eseguirlo sempre a caldo, non subito dopo esercizi di forza e/o esaurimento muscolare e senza sforzare o rimbalzare. Lo stretching è considerato preventivo se utilizzato come un protocollo a se stante da eseguire per aumentare l'elasticità muscolare di base.
- Comprendere il proprio livello di allenamento.
- Contestualizzare la prestazione evitando gli eccessi.
- Recuperare (o super compensare) adeguatamente tra le sessioni o le gare.
- Compensare le patologie o le condizioni disagevoli che interessano le articolazioni, i tendini e i muscoli.
- Valutare molto attentamente il terreno ed eventuali dissestamenti (consiglio utile nelle attività che prevedono la corsa).
Trattamenti Medici
- Trattamento fisioterapico: utile soprattutto nei casi più gravi. Prevede una serie di valutazioni e manipolazioni (stretching passivo, propriocezione, carico progressivo ecc.) che consentono di progredire in maniera ottimale con la terapia e la ripresa dell'attività.
- Tecarterapia: è un metodo terapeutico che sfrutta un condensatore elettrico per curare gli infortuni muscolo articolari. Il meccanismo della tecarterapia si basa sul ripristino della carica elettrica nelle cellule lesionate, per fare sì che si rigenerino più rapidamente.
- Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation (Tens): è un'elettroterapia antalgica, che agisce soprattutto contro il dolore. Invia degli impulsi elettrici sulla cute attraverso delle placche elettroconduttive. Queste bloccano i segnali nervosi del dolore e sollecitano la produzione di endorfine.
- Ultrasuoni: questo sistema sfrutta le onde acustiche ad alta frequenza. E' molto utile come antinfiammatorio, stimolante del riassorbimento edematoso e per sciogliere le aderenze che si formano durante la guarigione. Produce calore e aumenta la permeabilità delle membrane cellulari.
- Magnetoterapia: sfrutta gli effetti del campo magnetico sul corpo. Viene applicata mediante due solenoidi direttamente sul muscolo. Esercita una forza sui materiali ferro magnetici, paramagnetici e sulle molecole diamagnetiche. Quella ad alta e a bassa frequenza produce benefici se il trattamento è abbastanza prolungato. L'efficacia di quella statica non è scientificamente provata. I suoi effetti sulle cellule, sull'infiammazione, sulla flogosi ecc. sono diversi. Può ridurre i tempi di guarigione fino al 50%, ma l'efficacia cambia a seconda del danno.
- Laserterapia: è un trattamento che sfrutta i raggi direttamente sulla zona interessata. Il fascio di elettroni del laser agisce sulla membrana cellulare e sui mitocondri, incrementando l'attività metabolica, riducendo il dolore e l'infiammazione, creando vasodilatazione e aumentando il drenaggio linfatico.
- Kinesio taping: è più indicato nelle contratture e negli stiramenti lievi. Questo sistema sfrutta la trazione delle bende adesive ed elastiche; talvolta contengono piccole concentrazioni farmacologiche di antinfiammatori. Dovrebbero avere una funzione drenante, leggermente antidolorifica-antinfiammatoria e di tutore.
- Ionoforesi: è una forma di iniezione senza ago. Consente a un farmaco (in tal caso antinfiammatorio o miorilassante) di attraversare l'epidermide grazie all'applicazione di una corrente continua.