Ultima modifica 13.09.2018

A cosa servono i polifosfati e in quali alimenti si trovano

Nell'industria alimentare, i polifosfati trovano impiego come agenti addensanti, capaci di migliorare l'aspetto e la consistenza di molti prodotti quali formaggi fusi e carni conservate. Nel prosciutto cotto e nella spalla cotta, in particolare, esaltano la morbidezza delle carni aumentando la percentuale di acqua trattenuta. Per lo stesso motivo, i polifosfati vengono impiegati nella preparazione di varie tipologie di salumi cotti, carni in scatola, salse e budini, mentre nei formaggini aiutano a migliorarne la spalmabilità. Oltre ad esaltare tutte queste caratteristiche particolarmente apprezzate dal consumatore, l'impiego di polifosfati permette di monetizzare anche l'acqua extra trattenuta nell'alimento. Polifosfati

Maionese, filetti di pesce non lavorati, congelati o surgelati, molluschi e crostacei surgelati o congelati, ed alcuni prodotti vegetali in scatola, rappresentano ulteriori, possibili, prodotti alimentari addizionati di tali sostanze.

La categoria dei polifosfati è abbastanza ampia ed i vari additivi che ne fanno parte vengono comunemente indicati dalle sigle E450, E451 ed E452.

I polifosfati fanno male?

Le preoccupazioni sull'utilizzo dei polifosfati riguardano la loro interferenza sull'assorbimento di alcuni minerali, soprattutto del calcio alimentare. Il consumo costante ed elevato di questi additivi può quindi interferire con il normale processo di calcificazione ossea, aspetto particolarmente grave se si considera che i maggiori consumatori di formaggi fusi (la fonte più ricca di polifosfati) sono spesso i bambini e gli anziani. Consapevoli di tale rischio, molti industriali hanno optato per evitare l'aggiunta di polifosfati ai propri prodotti, sottolineandone chiaramente l'assenza in etichetta.