Pesce di allevamento o pesce selvatico?

Ultima modifica 13.09.2018

Pesce di allevamento o pesce selvatico: quale scegliere per godere a pieno delle preziose virtù nutrizionali di questo alimento? La risposta a questa domanda necessita di un preventivo esame delle tecniche di acquacoltura, un settore ormai essenziale nell'economia alimentare globale. Queste "fabbriche di pesce", infatti, sfornano esemplari adulti a ritmi insostenibili per i loro habitat naturali, riuscendo così a soddisfare le ingenti richieste internazionali.

Pesce di allevamentoSpesso, i pesci di allevamento si ritrovano in un ambiente talmente affollato da avere a disposizione un volume procapite d'acqua inferiore rispetto a quello di una normale vasca da bagno. Lo stretto contatto tra i vari esemplari e gli urti contro le gabbie possono determinare piccole ferite alle pinne e alla coda, aumentando la suscettibilità degli organismi a malattie epidemiche, fino a provocarne la morte prematura. Il propagarsi di infezioni ed infestazioni viene oltretutto favorito dall'affollamento delle vasche. Di conseguenza, per arginare questi fenomeni, i tecnici dell'acquacoltura si vedono costretti ad addizionare antibiotici e sostanze chimiche nell'acqua delle vasche.

L'alimentazione - prevalentemente a base di farine vegetali come quella di soia - riduce la concentrazione di sali minerali e dei preziosi omega-tre (soprattutto nelle carni dei salmoni e degli altri carnivori), aumentando nel contempo la frazione omega-sei. Si viene così a ridimensionare una delle migliori qualità nutritive di questo alimento.

Gli animalisti, dal canto loro, sottolineano che un pesce costretto a vivere in spazi ristrettissimi non può certo essere felice della sua condizione, che gli procura stress, frustrazioni e sofferenze. Un fenomeno, questo, che potrebbe suscitare qualche risata tra i lettori meno sensibili, ma che comunque si ripercuote in maniera negativa sulla qualità delle carni.

Il pesce di allevamento andrebbe quindi evitato? Certo che no. I sistemi di ossigenazione e depurazione delle acque, unitamente ai controlli sanitari, sono in grado di ridurre notevolmente la gravità delle problematiche esposte. D'altronde, anche gli stessi allevatori hanno tutto l'interesse a tutelare la salute degli animali; un'insufficiente ossigenazione dell'acqua, ad esempio, incide negativamente sui ritmi di crescita ed appetito degli esemplari. I vaccini, dal canto loro, hanno contribuito in modo significativo a prevenire le malattie infettive gravi e a ridurre il ricorso ad antibiotici e chemioterapici. Anche i controlli da parte degli organi preposti rappresentano un'ulteriore garanzia per il consumatore. Ovviamente tutto ciò non impedisce ad allevatori senza scrupoli di ricorrere ad antibiotici o promotori della crescita non approvati; questo fenomeno, d'altronde, è diffuso anche tra gli allevatori di bestiame.

In definitiva, la differenza che passa tra un pesce selvatico ed uno di allevamento è la stessa che separa un pollo ruspante allevato a terra da uno cresciuto in batteria. Ovviamente il pesce selvatico di mare o acqua dolce è da preferire, anche se tale scelta viene in parte penalizzata dalla sua maggiore suscettibilità all'accumulo di metalli pesanti, soprattutto se si tratta di un grande predatore pescato in acque contaminate.