Intolleranza Alimentare: Come Riconoscerla, Quali Conseguenze e Test Attendibili

Intolleranza Alimentare: Come Riconoscerla, Quali Conseguenze e Test Attendibili
Ultima modifica 25.03.2022
INDICE
  1. Cosa Sono le Intolleranze Alimentari?
  2. Come riconoscere un'intolleranza alimentare?
  3. Esistono test attendibili per diagnosticare un’intolleranza alimentare?
  4. Come Trattare le Intolleranze Alimentari?
  5. Diagnosi Differenziale: Se non è Intolleranza, Cosa Potrebbe Essere?

Le intolleranze alimentari sono reazioni disagevoli a una o più componenti chimiche dei cibi.

Oggi come oggi si dà sempre più importanza al concetto di intolleranza, anche se, per dirla tutta, talvolta questa tendenza sembrerebbe ingiustificata.

Valutando l'andamento corrente, sembrerebbe quasi che le intolleranze rivestano un ruolo anche in processi e funzioni del tutto estranei.

Primo fra tutti, il calo ponderale. Quindi, per correttezza, precisiamo fin da subito che: le intolleranze alimentari non ostacolano il dimagrimento. Se, ad esempio, si è apprezzata una riduzione del peso eliminando i cereali, i formaggi, l'olio e la carne di maiale e bovino, è perché la dieta è stata conseguentemente decurtata di gran parte delle calorie.

Non di meno, quella delle intolleranze è un "alibi" molto utilizzato dai malati/borderline di disturbi del comportamento alimentare (DCA); in particolare, dagli anoressici.

Sia chiaro, non stiamo alludendo che le intolleranze non esistano, ma semplicemente che l'autosuggestione e la conseguente psicosomatica possono farla da padrone.

D'altro canto, i casi di intolleranza "reale" possono risultare fastidiosi, talvolta addirittura invalidanti, e - nel caso della celiachia - compromettere certe funzioni organiche al punto da arrecare danni talvolta irreversibili - la malattia celiaca in gravidanza è molto pericolosa per il feto.

Procediamo.

Cosa Sono le Intolleranze Alimentari?

Potremmo definire "intolleranza alimentare": la difficoltà a digerire determinati alimenti, o certi nutrienti in essi contenuti, e la reazione avversa che ne consegue.

Le intolleranze alimentari non sono tutte uguali ma, rispetto alle allergie - con piccola eccezione della malattia celiaca - non stimolano il sistema immunitario - anche se, talvolta, la mucosa intestinale può essere interessata sensibilmente dall'infiammazione.

La celiachia è un “caso a sé stante”

Si tratta di una condizione caratterizzata da ridotta tolleranza al glutine e ad alcune sue parti. Non è un'allergia ma, se trascurata:

L'intolleranza alimentare propriamente detta provoca sia sintomi (soggettivi) che segni clinici oggettivi, come gonfiore, meteorismo, tensione addominale, flatulenza, dolori al ventre, diarrea, mucorrea ecc., che, "di solito", si verificano poche ore dopo aver consumato il fattore non tollerato.

Come anticipato, il numero di persone che "crede" di avere un'intolleranza alimentare è aumentato drasticamente negli ultimi anni, ma è difficile misurare realmente quante siano veramente colpite da una condizione oggettiva.

Inoltre, molti soggetti "ipotizzano" di avere un'intolleranza alimentare anche quando la causa dei sintomi e dei segni clinici risiede altrove.

Si pensi, ad esempio, quanta somiglianza ci potrebbe essere tra la sindrome del colon irritabile (IBS) e una manifestazione "lieve" (si fa per dire) d'intolleranza alimentare.

Come riconoscere un'intolleranza alimentare?

In "generale", le persone che hanno un'intolleranza alimentare sperimentano gas in eccesso, mal di pancia e diarrea e/o mucorrea (tardiva). Meno frequentemente vomito (probabilmente come riflesso intestinale).

Soprattutto nei soggetti ipersensibili all'istamina alimentare e/o agli alimenti istamino-liberatori, inoltre, possono comparire anche eruzioni cutanee e prurito.

Ecco perché il modo migliore per verificare la presenza di un'intolleranza alimentare è monitorare i sintomi e ridurre/sospendere l'assunzione dell'alimento ipoteticamente responsabile.

Tutti questi sintomi e segni clinici si verificano dopo aver consumato l'alimento/nutriente incriminato. Il tempo di insorgenza può variare molto a seconda della soggettività, della composizione e dell'abbondanza del pasto. Stesso discorso per il tempo di remissione che è, di solito, piuttosto breve - anche se nella malattia celiaca possono volerci diverse settimane.

Ribadiamo che la similitudine ad altre condizioni disagevoli intestinali rende la diagnosi delle intolleranze alimentari spesso difficile.

Un altro sistema "casalingo" abbastanza utile, perché integrativo e complementare ad un successivo percorso diagnostico, è il diario alimentare - nel quale si annoteranno i cibi e i sintomi.

Diagnosi di celiachia

Come altre intolleranze alimentari, anche la celiachia è spesso responsabile di sintomi gastro-intestinali. D'altro canto, l'aumento dello screening ha di conseguenza visto un aumento dei casi di diagnosi "atipiche", "silenti" e "latenti".

Ecco perché, per riconoscere la malattia celiaca, sono necessari approfondimenti specifici (anche più di uno) quali: indagine anticorpale, indagine genetica, breath test al sorbitolo, esame delle feci, biopsia duodenale (anche multipla) ecc.

Diagnosi di intolleranza al lattosio

L'intolleranza al lattosio è provocata dall'insufficienza dell'enzima lattasi nell'intestino.

La diagnosi è generalmente semplice. I sintomi possono essere forti o lievi, ma sempre dose-dipendenti.

Al sospetto, è quasi sempre sufficiente eseguire un breath-test specifico.

C'è tuttavia da riferire che una parte degli intolleranti manifesta sintomi anche in presenza di breath-test negativo e, al contrario, un'ulteriore fetta di popolazione presenta breath test positivo ma nessun sintomo.

Poiché, nell'adulto, l'intolleranza al lattosio di solito non genera alcuna complicazione grave, la scelta di consumare o meno latte e derivati è generalmente a discrezione del soggetto - talvolta, col supporto di lattasi esogena.

Diagnosi di intolleranza al fruttosio

Esistono due forme di intolleranza al fruttosio: una su base genetico-ereditaria e grave, l'altra probabilmente multifattoriale e lieve.

Intolleranza al fruttosio lieve multifattoriale

L'intolleranza al fruttosio lieve è provocata dall'insufficiente capacità dell'intestino di assorbire il carico di fruttosio giunto con gli alimenti.

La diagnosi è, anche in questo caso, molto semplice. I sintomi possono essere forti o lievi, ma ancor più dose-dipendenti rispetto al lattosio.

Un'intollerante lieve può consumare verdura in porzioni normali pressoché senza problemi - al contrario, un intollerante al fruttosio "severo" non può assumere nemmeno pochi grammi del monosaccaride. Diverso è se in caso di cospicue porzioni di frutta dolce, di saccarosio e di sciroppo di mais, nocivo anche per l'intollerante lieve.

Anche in tal caso, per confermare la diagnosi è sufficiente eseguire un breath-test specifico.

Attenzione! L'intolleranza al fruttosio lieve può "intrecciarsi" con la ridotta tolleranza ai FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi, polioli).

Intolleranza al fruttosio ereditaria

Causata dal deficit dell'attività epatica del fruttosio-1-fosfato aldolasi, comporta una malattia gastrointestinale e ipoglicemia postprandiale, sudorazione, confusione e possibile danno renale, secondari all'ingestione di fruttosio.

Per la diagnosi è necessaria una biopsia epatica.

Diagnosi di favismo

Il favismo è un'intolleranza grave che non determina sintomi gastro-intestinali.

Esatto, il favismo è un'intolleranza dovuta alla mancanza dell'enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD), implicato nella via biogenetica dei pentoso-fosfati.

L'assunzione di alcuni alimenti (fave, piselli) e farmaci (alcuni analgesici, antipiretici, antimalarici, salicilati, certi chemioterapici, chinidina, blu di metilene ecc.) può, nel fabico, provocare emolisi acuta con ittero o crisi emolitica.

Diagnosi delle intolleranze farmacologiche

Alcune sostanze ad azione vasoattiva possono determinare reazioni di intolleranza.

Tra le varie ricordiamo: istamina (abbondante nei pesci mal conservati, negli scombridi in genere ecc., ma che può aumentare a seguito dell'assunzione di alimenti istamino-liberatori), tiramina (nei formaggi, nei lieviti, nel vino rosso, nella salsa di soia), feniletilemina (vino rosso e cacao), caffeina (caffè, bevande cola), capsaicina (peperoncino), miristicina (noce moscata), alcol etilico.

In una certa misura, è normale che alcune sostanze provochino vasodilatazione o vasocostrizione; tuttavia, le persone più "sensibili" possono accusare effetti eccessivi, e sperimentare sintomi e segni clinici di vario genere (nausea, vomito, crampi intestinali, calore, formicolii, orticaria, sbalzi di pressione, rossore, mal di testa, sudorazione, ansietà, palpitazioni ecc.).

La sindrome sgombroide (o da ristorante cinese) è un fenomeno che interessa chi tollera poco l'istamina e, in minor misura, gli alimenti istamino-liberatori. In passato si reputava potesse trattarsi dell'eccesso di glutammato di sodio, ma non è così.

Nota: l'intolleranza all'alcol, frequente negli asiatici, consiste nella mancanza dell'enzima aldeide deidrogenasi - non dell'alcol deidrogenasi.

Non esistono mezzi diagnostici e si consiglia una diagnosi basata sull'esclusione e sull'osservazione.

Alcuni additivi al centro di numerose indagini, che però non hanno avuto riscontro in termini di evidenze, sono: solfiti, butilidrossianisolo, butilidrossitulene, sorbati, benzoati, pidrossibenzoati, nitrito e nitrato di sodio, glutammato di sodio, aspartame, sorbitolo.

Diagnosi della sensibilità al glutine non celiaca

La sensibilità al glutine non celiaca non risponde ai criteri diagnostici della celiachia.

Può essere confermata solo tramite dieta di esclusione del glutine ma, fortunatamente, non implica danni e complicazioni simili a quelli della malattia celiaca.

Esistono test attendibili per diagnosticare un’intolleranza alimentare?

Diverse aziende producono test per la diagnosi delle intolleranze alimentari. Per farla breve: non sono attendibili.

La maggior parte si basa sulla determinazione delle IgG4, che non sono markers di intolleranze alimentari (nemmeno di allergie). La positività delle IgG4 per diversi alimenti si riscontra anche nelle persone normali; anzi, l'aumento delle stesse negli ex-allergici è indicatore di "riduzione della sensibilità allergica".

La maggior parte non è basata su prove scientifiche e non è quindi raccomandata dalle istituzioni - Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), British Dietary Association (BDA) ecc.

Come Trattare le Intolleranze Alimentari?

Semplicemente escludendo i cibi/nutrienti dalla dieta, oppure, dove possibile, riducendoli.

Si consiglia di prestare particolare attenzione - soprattutto ai celiaci - ai "residui", alle contaminazioni crociate e agli ingredienti occulti.

Per la maggior parte delle intolleranze, è sufficiente eliminare il cibo sospetto per 2-6 settimane e verificare i sintomi.

Sarà dunque necessario tentare di reintrodurre il cibo per verificare se i sintomi si ripresentano.

Attenzione! Considera di consultare un dietista per assicurarti di ricevere tutti i nutrienti giornalieri raccomandati mentre esegui la dieta di esclusione. Evitare assolutamente di limitare la dieta degli infanti, tranne che sotto consiglio di un professionista.

Diagnosi Differenziale: Se non è Intolleranza, Cosa Potrebbe Essere?

Soffrendo regolarmente di diarrea, gonfiore, mal di pancia o eruzioni cutanee, per prima cosa è bene consultare il medico di famiglia.

Egli potrebbe riconoscere la causa valutando i sintomi e la storia medica. Se necessario, inoltre, potrebbe prescrivere esami di vario genere (ad es. un breath test).

Possono dare sintomi analoghi all'intolleranza alimentare:

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer