Lipidi e malattie cardiovascolari
Le LDL in eccesso presenti nel plasma si infiltrano sotto l'intima delle arterie, vengono modificate (ossidate) ed iniziano il processo aterosclerotico, vera e propria anticamera delle malattie cardiovascolari.
Tuttavia, non è solo il colesterolo in eccesso ad avere un effetto negativo sulla salute dei vasi. Infatti, anche un surplus di trigliceridi, nonostante non sia implicato nella formazione degli ateromi, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, poiché interferisce con la fibrinolisi. Tale termine indica un processo di natura enzimatica deputato alla dissoluzione dei coaguli di sangue che possono formarsi all'interno dei vasi sanguigni. Tali coaguli sono estremamente pericolosi, poiché possono dar luogo a trombosi o embolia. Il trombo (grumo di sangue) può rimanere nella sede di origine (dove può ostruire parzialmente o totalmente il vaso, fenomeno noto come trombosi), oppure staccarsi formando un embolo. Facilmente questo coagulo vagante può andare ad ostruire un piccolo vaso sanguigno, con conseguenze molto gravi o addirittura letali.
La fibrinolisi ci protegge da questi pericolosi eventi; per questo motivo un eccesso di trigliceridi nel sangue, rendendo meno efficiente tale meccanismo di difesa, aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
Gli acidi grassi saturi della dieta innalzano la colesterolemia, quindi sono aterogeni. E' utile ricordare, a tal proposito, che gli acidi grassi saturi non hanno tutti il medesimo potere aterogeno. Quelli più pericolosi sono il palmitico (C16:0), il miristico (C14:0), mentre il laurico (C12:0) sembra aumentare i livelli di colesterolo totale innalzando soprattutto la frazione HDL (aspetto positivo). Lo stearico (C18:0), invece, pur essendo saturo è poco aterogeno poiché l'organismo lo desatura rapidamente formando acido oleico.
Anche gli acidi grassi a media catena sembrano privi di potere aterogeno.
Gli acidi grassi saturi si trovano soprattutto in prodotti caseari, uova, carne e in alcuni oli vegetali (di cocco e di palma). Questi ultimi sono abbondantemente utilizzati dalle industrie alimentari, soprattutto nella preparazione di dolciumi e prodotti da forno.
Gli acidi grassi saturi possono essere ottenuti artificialmente, attraverso procedimenti industriali basati sull'idrogenazione di oli vegetali (come avviene, ad esempio, nella produzione della margarina). Tali acidi grassi vengono chiamati trans poiché, al contrario degli acidi grassi cis presenti in natura, i due idrogeni legati ai carboni impegnati nel doppio legame sono disposti su piani opposti.
Gli acidi grassi trans sono nocivi per la salute, in quanto aumentano i livelli di colesterolo cattivo LDL e riducono quelli di colesterolo buono HDL.
Gli acidi grassi trans sono presenti in numerosi prodotti alimentari di origine industriale, dove da fine 2014 vengono obbligatoriamente segnalati in etichetta con l'espressione «grasso totalmente o parzialmente idrogenato». Tuttavia, anche se non idrogenati, i grassi vegetali sono generalmente preparati con oli tropicali, ricchi di acidi grassi saturi e per questo molto distanti dall'essere considerati salutari.
Funzioni dei principali acidi grassi insaturi
Gli acidi grassi polinsaturi omega-6 abbassano la colesterolemia, riducendo i livelli plasmatici delle LDL. Questo beneficio, tuttavia, è in parte attenuato dal fatto che gli stessi acidi grassi omega-6 riducono leggermente anche il colesterolo "buono" HDL.
L'acido oleico (olio di oliva), invece, riduce i livelli di colesterolo-LDL (seppur in misura inferiore rispetto agli omega-6) senza intaccare la percentuale di colesterolo-HDL. Questo acido grasso, pur non essendo essenziale come gli altri due, è quindi molto importante per il nostro benessere. L'acido oleico si trova in numerosi condimenti di origine vegetale ed in particolar modo nell'olio di oliva che, anche per questo motivo, rappresenta uno dei migliori condimenti da utilizzare in cucina.
Gli acidi grassi polinsaturi omega-3 abbassano i livelli plasmatici di trigliceridi, interferendo con la loro incorporazione a livello epatico nelle VLDL. Per questo motivo possiedono un'importante azione antitrombotica (ricordiamo, infatti, che alti livelli di trigliceridi nel sangue riducono il processo di fibrinolisi, deputato allo scioglimento dei coaguli intravasali; per questo motivo l'ipertrigliceridemia si accompagna ad un aumentato rischio di patologie cardiovascolari).
Tutto ciò spiega come mai ogni giorno, tramite tv e giornali, medici e nutrizionisti sottolineino l'importanza di un regolare consumo di alimenti ricchi di omega-tre (pesci e semi di lino), in modo da tenere sotto controllo i livelli ematici di colesterolo, trigliceridi e, insieme ad essi, il rischio di malattie cardiovascolari.
NOTA BENE: Per ottenere dei benefici dalla correzione dei lipidi alimentari consumati, è necessario sostituire gli omega-6 e gli omega-3 ai grassi saturi ed idrogenati; il loro apporto, quindi, non dev'essere additivo ma sostitutivo. Inoltre, è fondamentale rispettare il vincolo calorico complessivo: un'alimentazione troppo ricca di grassi e calorie, anche se composta da lipidi di ottima qualità, rischia infatti di vanificare l'effetto protettivo di questi ultimi sul rischio cardiovascolare.
Lipidi e cancro
Un elevato consumo di grassi aumenta l'incidenza di vari tumori (seno, colon, prostata e pancreas). Gli studiosi, ormai da tempo, hanno infatti notato che l'incidenza di tumori aumenta in gruppi di popolazioni che passano da una alimentazione povera di grassi ad una iperlipidica. Questo fatto è stato riscontrato soprattutto nei Giapponesi che, dopo essersi trasferiti negli Stati Uniti ed aver adottato l'alimentazione iperlipidica tipica di questo Paese, hanno subìto una maggiore incidenza di tumori.
Si ritiene che i lipidi siano promotori e non iniziatori del processo tumorale. In altre parole una dieta ricca di grassi non darebbe l'avvio al tumore, ma stimolerebbe la proliferazione delle cellule tumorali già esistenti.
La quantità dei lipidi consumati, piuttosto che la qualità, avrebbe il maggiore impatto sull'incidenza tumorale.
Lipidi e obesità
E' assodato che un elevato introito di grassi predispone all'obesità per più ragioni:
i lipidi sono più energetici rispetto agli altri nutrienti.
Assumere troppi grassi non fa aumentare la loro ossidazione, a differenza dei carboidrati che, se consumati in eccesso, promuovono, entro certi limiti, un aumento della capacità dell'organismo di ossidarli.
I lipidi sono i nutrienti con il più basso effetto termogenico (ogni volta che mangiamo aumenta la spesa energetica; tale aumento è massimo per le proteine - 30% dell'apporto calorico proteico -, intermedio per i carboidrati - 7% - e molto basso per i lipidi - 2-3% dell'energia assunta -)
Lipidi e funzione immunitaria
Le carenze nutrizionali abbassano le difese immunitarie. Tuttavia anche chi consuma un eccesso di grassi corre gli stessi rischi di un individuo malnutrito. Nonostante possa sembrare un paradosso, anche l'eccesso alimentare (specie di lipidi) causa dunque una minore risposta immunitaria.
Quanti lipidi assumere quotidianamente?
Si conviene che la quantità ideale di lipidi nella dieta sia pari al 25-35% dell'apporto calorico totale. Per quanto detto sinora, è opportuno non superare il limite superiore, ma anche non scendere al di sotto del valore minimo, sia perché si andrebbe incontro a carenze nutrizionali, sia perché la dieta diverrebbe talmente insoddisfacente da essere abbandonata con facilità.
Per quanto riguarda il colesterolo, si consiglia di non assumerne più di 300 mg al giorno. In presenza di patologie cardiovascolari o di elevata predisposizione familiare verso queste malattie, l'apporto di colesterolo dovrebbe essere più contenuto.