Immunonutrizione: Ruolo di Micronutrienti e Adattogeni Naturali

Immunonutrizione: Ruolo di Micronutrienti e Adattogeni Naturali
Ultima modifica 24.11.2020
INDICE
  1. Immunonutrizione: Come la Dieta influenza il Sistema Immunitario
  2. Ruolo dell’Infiammazione nelle Patologie Croniche
  3. Come Ottimizzare la Risposta di Risoluzione
  4. Ruolo degli Attivatori alimentari contro l’infiammazione
  5. Immunonutrizione come Strumento di Prevenzione
  6. Infiammazione e COVID-19
  7. Micronutrienti e Adattogeni Naturali a sostegno del Sistema Immunitario
  8. Approfondimenti

Immunonutrizione: Come la Dieta influenza il Sistema Immunitario

L'alimentazione condiziona l'efficienza delle nostre difese: i cibi introdotti hanno, infatti, un'enorme influenza sul funzionamento del sistema immunitario e giocano un ruolo chiave nel sostenere o, al contrario, indebolire le specifiche reazioni a protezione dell'organismo. Ne consegue che una nutrizione corretta è fondamentale per garantire la disponibilità di fonti di energia, macronutrienti e micronutrienti indispensabili allo sviluppo ed al mantenimento della risposta immunitaria.

Attualmente al centro dell'interesse della comunità scientifica, l'immunonutrizione studia quali siano le implicazioni della dieta sulla nostra salute, approfondendo come sia possibile sostenere al meglio il sistema immunitario con un'alimentazione mirata e quali siano le strategie nutraceutiche da adottare che possono davvero fare la differenza soprattutto in questo periodo storico, in cui ci troviamo a fronteggiare l'infezione da SARS-CoV-2 (COVID-19).

Il webinar organizzato dall'Inflammation Research Foundation e da Zone Academy, intitolato "Immunonutrizione: micronutrienti e adattogeni naturali", diventa l'occasione ideale per aggiornarsi sullo stato di queste tematiche e su tutto ciò che la ricerca prospetta per il futuro.

Ruolo dell’Infiammazione nelle Patologie Croniche

Infiammazione: Cos’è e Quali sono le Cause?

L'infiammazione è una reazione fisiologica attivata dall'organismo al bisogno, cioè quando subentra un qualsiasi tipo di danno.

Semplificando ai minimi termini, è possibile schematizzare la risposta infiammatoria in due fasi:

  1. Infiammazione = Danno
  2. Risoluzione = Rigenerazione del tessuto danneggiato

Le cause d'innesco possono essere diverse e comprendono: lesioni fisiche, invasioni batteriche e virali, dieta non equilibrata (eccesso di calorie, elevati livelli di insulina ecc.), disfunzioni intestinali, stress ossidativo, farmaci, inquinamento e fattori emotivi.

Qualsiasi sia il motivo, in un primo momento, il sistema immunitario deve attivare il processo per bloccare le conseguenze della lesione subita. Una volta che l'insulto è stato rimosso, l'infiammazione deve essere disinnescata, affinché possano essere riparati i danni ai tessuti causati dalla stessa reazione flogistica.

Tuttavia, se la risposta iniziale non è del tutto conclusa, può diventare a sua volta una nuova fonte d'infiammazione cronica di basso livello, un processo silente e asintomatico che, alla lunga, ha importanti ripercussioni sull'intero organismo, al punto da essere associato all'insorgenza di diabete, cardiopatie e malattia di Alzheimer.

Perché si mantiene l’Infiammazione Cronica di Basso Livello?

Molte patologie croniche, come obesità e diabete, riconoscono alla loro origine una forte associazione con l'infiammazione cronica di basso livello cellullare che, se non viene risolta adeguatamente, contribuisce all'instaurarsi di una perdita di funzione e di un danno d'organo.

La ragione per cui esiste l'infiammazione cellulare è che il processo di attivazione (cioè l'avvio) delle risposte flogistiche non è sufficientemente bilanciato dal processo di disattivazione (cioè la risoluzione) delle stesse reazioni.

L'avvio dell'infiammazione riconosce un "interruttore genetico", presente in ogni cellula, mentre la fase di risoluzione dipende da un meccanismo molto più complicato, che vede implicata una complessa interazione di ormoni e geni specifici che riducono la flogosi in corso e riparano il tessuto danneggiato.

In sostanza, una risposta infiammatoria iniziale è necessaria, ma per tornare ad uno stato di equilibrio, deve essere controbilanciata da una risposta risolutiva adeguata. Solo così avverrà la guarigione del tessuto danneggiato.

Nelle malattie croniche, la risposta di risoluzione incompleta continua ad agire come se fosse una nuova fonte di infiammazione e può diventare una condizione permanente nell'organismo. Intorno agli organi interni si forma tessuto cicatriziale (fibrosi), che rimpiazza gradualmente quello sano. In più, le cellule diventano senescenti, per cui non riescono più a proliferare e perdono le normali funzioni fisiologiche.

Come Ottimizzare la Risposta di Risoluzione

In assenza di una solida risposta risolutiva, sono maggiori le probabilità di sviluppare malattie croniche in età precoce ed essere soggetti ad una resistenza limitata alle infezioni virali.

La chiave del mantenimento di uno stato di benessere sta nell'ottimizzare la risposta di risoluzione interna dell'organismo al danno infiammatorio, come spiega il Dr. Barry Sears, presidente dell'Inflammation Research Foundation, specializzato nel controllo dietetico delle risposte ormonali e ideatore del regime alimentare Zona: «l'infiammazione indotta da una lesione deve essere controbilanciata dai livelli adeguati della risposta di risoluzione dell'organismo, che deve sempre essere preparato».

Il professor Sears spiega che è possibile mantenere in equilibrio infiammazione e risoluzione del danno tramite un'alimentazione anti-infiammatoria e di prevenzione per molte patologie: diversi nutrienti fungono da agenti di segnalazione nell'ambito della complessa risposta che vede implicati ormoni, regolazione genica e metaboliti.

Per comprendere il significato di immuno-metabolismo, quindi, è necessario comprendere il ruolo delle molecole di segnalazione, fondamentali per una robusta risposta infiammatoria, e come questo sia influenzato da specifici nutrienti.

Principi della Nutrizione che favoriscono la Risposta di Risoluzione

La nutrizione che favorisce la risposta di risoluzione si basa sui principi denominati delle "3 R":

  • RIDURRE i mediatori che sostengono la risposta infiammatoria, cioè gli eicosanoidi (ormoni derivati da acidi grassi polinsaturi che possono accendere l'infiammazione cronica di basso grado) e le citochine. Tra i vari effetti, gli eicosanoidi favoriscono e amplificano l'insulino-resistenza, cioè una mancata capacità delle cellule di rispondere all'insulina. Questo meccanismo comporta una tendenza all'aumento di peso, ma anche un maggiore rischio di sviluppare patologie croniche;
  • RISOLVERE l'infiammazione cellulare residua, aumentando il livello delle resolvine, ormoni derivati dagli acidi grassi omega-3 che risolvono la risposta infiammatoria permettendo in tal modo al tessuto di tornare allo stato di equilibrio;
  • RIPARARE i danni provocati dall'infiammazione, attivando il principale interruttore genetico del metabolismo, noto come AMPChinasi (o AMPk, acronimo di adenosine monophosfate-activated protein kinase).

Solo così il processo di guarigione può definirsi concluso.

Ruolo degli Attivatori alimentari contro l’infiammazione

Nel corso del webinar il Dr. Barry Sears spiega che se sfruttiamo il metabolismo di diversi nutrienti come se fosse un "farmaco" d'assumere al dosaggio giusto e al momento giusto, possiamo ridurre l'intensità della fase di avvio dell'infiammazione e irrobustire la sua risoluzione, riuscendo così ad entrare nella Zona.

Nello specifico, gli ATTIVATORI ALIMENTARI della risposta di risoluzione consistono in:

  • Dieta Zona che riduce l'infiammazione, quindi consente di reagire meglio ad eventuali patologie;
  • Acidi grassi omega-3 per risolvere l'infiammazione residua;
  • Polifenoli al fine di attivare al meglio la riparazione dei tessuti danneggiati dall'infiammazione indotta da una qualunque lesione sofferta dall'organismo.

Ridurre l’infiammazione con la Dieta Zona

La Dieta Zona è una dieta antinfiammatoria, poiché riduce l'intensità dell'inizio del processo flogistico. Si tratta di un regime personalizzato, a basso indice calorico, con adeguato contenuto di proteine, povera in carboidrati e con limitazioni nella quantità di grassi (specialmente i grassi saturi e omega-6 che favoriscono l'infiammazione). La Dieta Zona si concentra anche sugli ormoni che vengono prodotti dopo aver mangiato un pasto per aiutare con il controllo della glicemia. Di contro, uno squilibrio aumenta l'infiammazione indotta dall'alimentazione che nel tempo può portare all'insulino-resistenza.

Il marker clinico per capire se si è in Zona è il rapporto TG/HDL che dovrebbe essere inferiore a 1.

Sebbene questo programma nutrizionale sia molto efficace, ridurre l'infiammazione è solo il primo passo verso la guarigione. L'impatto sulla risoluzione o sulla rigenerazione di tessuto danneggiato può essere rafforzato con un'integrazione ad alto dosaggio di acidi grassi omega-3 e di estratti di polifenoli raffinati, derivati dai cosiddetti superfood, quali pesce, alghe, verdure e spezie.

Risolvere con gli Omega 3

«Un aspetto fondamentale da considerare è il rapporto di equilibrio che ci deve essere tra acidi grassi omega 3, che stimolano le resolvine – ormoni che disattivano l'infiammazione – e acidi grassi omega 6 che contribuiscono a mantenere, invece, l'infiammazione» spiega il Dr. Barry Sears. «Il loro rapporto deve essere basso e ci dice se il nostro corpo è in grado di innescare una risposta positiva. In condizioni normali, se non sono presenti altre patologie come l'obesità, per mantenere uno stato di benessere sono necessari 2,5 grammi al giorno di Omega-3. Per sapere quali sono i livelli adeguati al proprio caso, si può fare un'analisi del sangue per stabilire il rapporto tra AA (acido arachidonico da cui derivano le risolvine) ed EPA (acido eicosapentaenoico da cui derivano gli eicosanoidi)». Il valore ideale AA/EPA è compreso tra 1.5 e 3.

Si possono introdurre quantità sufficienti di omega 3 consumando pesce azzurro come sardine, acciughe o salmone. In alternativa, si possono usare integratori di acidi grassi omega-3.

Riparare con i Polifenoli

I polifenoli attivano l'AMPk, proteina chinasi fondamentale per la riparazione tessutale. «Se inneschiamo quest'interruttore viviamo più a lungo, come è stato dimostrato da diversi studi», spiega il Dr. Barry Sears.

I polifenoli sono presenti nella frutta e nella verdura, ma servono quelli giusti, cioè quelli idrosolubili, che possono essere assorbiti con maggior impatto nell'attivare i geni SIRT, i quali, a loro volta, attivano l'AMPk.

Gli integratori di polifenoli, concentrati sotto forma di estratti a basso contenuto di glucosio, possono aiutare a fornire le quantità necessarie per attivare questa proteina chinasi fondamentale per il processo di riparazione dei danni causati dall'infiammazione. I livelli necessari possono essere determinati dal tasso di emoglobina glicosilata (HbA1c) nel sangue: il valore ideale dovrebbe mantenersi nel range 4,9-5,1%.

Immunonutrizione come Strumento di Prevenzione

Adottare una nutrizione che favorisca una risposta risolutiva interna significa avere disciplina: per innescare un vero circolo virtuoso del benessere, serve seguire la dieta zona che controlla l'eccesso calorico, avere livelli adeguati di omega 3 e polifenoli. «L'immunonutrizione è una scienza complessa che richiede un approccio sistemico e integrato, che dura tutta la vita. Il cibo va trattato come se fosse uno strumento per fare prevenzione» spiga il Dr. Barry Sears «ci vuole tempo e forza di volontà, "essere in zona" è un obiettivo che si può misurare attraverso dei marcatori e che richiede da tre a sei mesi; per "uscire dalla zona" bastano solo due settimane».

Infiammazione e COVID-19

COVID-19 si presenta con una forte componente infiammatoria. Di norma, le citochine vengono prodotte nel momento in cui il virus SARS-CoV-2 entra nell'organismo. Generalmente, questi mediatori infiammatori sono prodotti in quantità utili a sollecitare il lavoro del sistema immunitario, in particolare per attivare i macrofagi ed i linfociti, affinché si dirigano nella sede d'infezione, ma non creino un danno.

In una certa percentuale di casi, però, l'infezione da SARS-CoV-2 innesca una produzione massiva di mediatori flogistici da cui consegue un loro aumento esponenziale nel sangue, determinando quella che viene definita una "tempesta di citochine". Questa situazione si verifica soprattutto nelle persone affette da alcune malattie, come l'obesità e il diabete, che correlano ad un peggiore decorso di COVID-19. Nell'ambito dell'infezione da SARS-CoV-2, quindi, l'infiammazione irrisolta, riscontrata in presenza di queste patologie croniche, può contribuire all'insorgenza di gravi complicanze, come la sindrome da distress respiratorio acuto.

Anche nell'ambito di COVID-19, l'ottimizzazione dalla risposta di risoluzione interna dell'organismo al danno infiammatorio rappresenta una potenziale strategia: se il rapporto AA/EPA è equilibrato, le citochine si mantengono a livelli utili per contrastare gli effetti dell'infezione virale, quindi la risposta immunitaria si mantiene efficiente. «Poter contare su una risposta di risoluzione interna ottimizzata vuol dire mettere l'organismo nelle condizioni di controllare meglio la risposta delle citochine innescata dal coronavirus e magari di avere sintomi più lievi» spiega il professor Sears.

Micronutrienti e Adattogeni Naturali a sostegno del Sistema Immunitario

Il dottor Giovanni Scapagnini, professore associato di biochimica clinica del dipartimento di Medicina e scienze della salute dell'Università degli Studi del Molise, sottolinea anche il ruolo di altri immunonutrienti indispensabili alla corretta espressione della risposta immunitaria e per il mantenimento della nostra salute. Per tale motivo, è fondamentale assimilarne, ogni giorno, quantitativi adeguati: conoscere questi nutrienti permette di privilegiare i cibi che ne sono ricchi e, in caso di carenze, di ricorrere agli integratori alimentari a supporto del sistema immunitario.

Micronutrienti

I micronutrienti sono essenziali per assicurare la piena funzionalità delle barriere fisiche e delle cellule immunitarie: le evidenze più solide riguardano vitamina C, D e zinco. Una loro carenza può compromettere, infatti, l'immunità.

In particolare, la forma attiva della vitamina D è capace di influenzare l'immunità innata a livello locale e la risposta immunitaria cellulare specifica per l'antigene. Di conseguenza, la carenza è correlata ad una più alta suscettibilità alle infezioni, soprattutto quelle acute del tratto respiratorio superiore. Nel 2017, una metanalisi pubblicata sul British Medical Journal ha raccolto e valutato le evidenze degli studi clinici fino ad oggi effettuati sull'uso della vitamina D, dimostrando un effetto generale protettivo dell'integrazione, particolarmente evidente nei soggetti con una marcata carenza e predisposti a ricorrenti episodi di infezioni acute delle vie respiratorie, come il raffreddore. In questo caso, lo studio sopracitato ha dimostrato quanto sia più efficace la supplementazione giornaliera di vitamina D, piuttosto che un'assunzione settimanale o mensile.

Adattogeni

In questo contesto, un altro gruppo di nutraceutici di origine naturale, potenzialmente utili per rafforzare la fisiologia del sistema immunitario nei confronti delle infezioni virali: gli adattogeni, composti naturali che proteggono dallo stress o estratti vegetali che potenziano adattabilità, resilienza e sopravvivenza degli organismi. Gli adattogeni rafforzano lo stato di resistenza aspecifica degli organismi ai danni provocati, tra gli altri, da patogeni batterici e virali.

Tra le piante medicinali dotate di proprietà adattogene, capaci d'indurre effetti su target diversi del sistema immunitario-neuroendocrino, mediante attivazione delle risposte adattative allo stress, è stata recentemente richiamata l'attenzione sulla Withania somnifera, anche nota come Ashwagandha.

Ashwagandha

L'Ashwagandha è una pianta utilizzata da migliaia di anni nella tradizione indiana e cinese per promuovere la longevità, migliorare la vitalità e la concentrazione, aiutare a ridurre lo stress e la fatica della vita di tutti i giorni. La duplice funzione dell'Ashwagandha, rilassante e rinvigorente, ne svela il grande valore: quello di adattarsi perfettamente alle esigenze dell'organismo in quel momento.  Per questo motivo, l'Ashwagandha è considerata una pianta adattogena, la cui capacità di supportare un'adeguata risposta immunitaria è motivata dai componenti che si trovano all'interno dell'intera pianta:

  • Le foglie della pianta di Ashwagandha contengono bioattivi che aiutano a migliorare le capacità cognitive, il sonno e lo stress ossidativo, nonché una sana risposta immunitaria;
  • Le sue radici sono usate, invece, soprattutto per favorire la longevità, migliorare la vitalità e sostenere, ancora una volta, il sistema immunitario sia rafforzando la risposta innata, sia modulando l'immunità cellulo-mediata.

I meccanismi d'azione finora individuati sono diversi e comprendono:

  • Attivazione delle defensine;
  • Sistema di complemento;
  • Up-regulation dell'espressione dei recettori di riconoscimento dei profili (PPR - pattern recognition receptors) dei patogeni, in particolare dei TLR (toll-like receptors) e degli interferoni;
  • Attivazione delle cellule natural killer, delle cellule sentinella a livello mucoso e delle cellule fagocitiche.

Il dottor Giovanni Scapagnin pone l'attenzione, in particolare, sull'effetto inibitorio dell'NFkB (una proteina che si ritrova in molte delle vie della proliferazione e della regolazione immunitaria) da parte dei withanolidi contenuti nella Withania somnifera. Ciò si traduce nella down-regolazione dell'espressione delle citochine pro-infiammatorie, quindi nel supporto dell'adattogeno alla risoluzione dei processi infiammatori.

Beta-glucani

I beta-glucani sono dei polisaccaridi diffusi in natura e si trovano nel lievito, nei funghi shiitake e nei cereali, quali l'orzo, l'avena, la segale e il grano.

Numerose ricerche in laboratorio hanno evidenziato come i beta-glucani si comportino da immunomodulatori, cioè possono sostenere la funzione immunitaria, modificando, in genere in modo benefico, la reazione dell'organismo ad un'eventuale minaccia.

I beta-glucani derivati dal lievito, per esempio, influenzano le attività infiammatorie e antimicrobiche dei neutrofili e dei macrofagi, cellule che fanno parte del sistema immunitario innato. Alcune ricerche in corso di studio rivelano come i beta-glucani del lievito possono "addestrare" le cellule immunitarie del corpo a reagire più rapidamente quando viene rilevato un agente patogeno. Ciò si rivela particolarmente utile come supporto delle esigenze di alcune fasce della popolazione, come quella degli over 60, in cui può aumentare la fragilità e il rischio di malfunzionamento del sistema immunitario.

Negli anziani, infatti, le esigenze del sistema difensivo cambiano, complici i fattori ambientali, le carenze nutrizionali, le patologie croniche e la genetica: non a caso, dopo i sessant'anni si parla di immunosenescenza. Per contrastare questo fenomeno, è importante adottare dei comportamenti che possono contribuire ad invecchiare nel miglior modo possibile, preservando la salute. In questo senso, la nutrizione, con la sua adeguata dose di micronutrienti (vitamine e sali minerali) e macronutrienti (in particolare, le proteine) può influire in maniera positiva sul benessere di chi è in là con gli anni.

I beta-glucani consumati attraverso la dieta o assunti sotto forma di integratori alimentari s'inseriscono in quest'ambito: con le loro proprietà immunomodulatorie, questi possono aiutare a regolare la normale risposta immunitaria, così da rispondere in maniera più efficace non appena viene rilevato un agente patogeno.

Approfondimenti

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici