Acido aspartico: a cosa serve, dove si trova, quanto e quando assumerlo

Acido aspartico: a cosa serve, dove si trova, quanto e quando assumerlo
Ultima modifica 21.10.2022
INDICE
  1. A cosa serve l’acido aspartico?
  2. Dove si trova l’acido aspartico?
  3. Integratori di acido aspartico e aspartato
  4. Biosintesi dell’acido aspartico
  5. Acido aspartico in biochimica
  6. Cenni storici sull’acido aspartico

L'acido aspartico (Asp) – forma ionica: aspartato – è un aminoacido (AA) non essenziale per l'organismo umano.

L'enantiomero "L-" dell'acido aspartico è uno dei 22 amminoacidi proteinogenici – coinvolto nella sintesi proteica.

Il D-aspartato (DAA), isomero non proteinogenico e dai ruoli biologici limitati, è uno dei due D-amminoacidi che si possono normalmente trovare nell'organismo dei mammiferi.

L'acido L-aspartico viene abbondantemente assunto con la dieta grazie alla sua diffusa presenza nelle proteine alimentari – in alcune più di altre.

L'acido aspartico è anche disponibile come integratore alimentare, in varie forme. L'acido D-aspartico viene proposto come booster del testosterone ma, come vedremo, la sua utilità è più che controversa.

Nota: l'aumento del testosterone può avere sia una funzione positiva sulla libido e sull'erezione maschile, sia sull'aumento del potenziale anabolico muscolare.

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A cosa serve l’acido aspartico?

L'acido L-aspartico svolge molti ruoli biologici nell'organismo umano, che di seguito andiamo ad elencare:

  1. è uno dei "mattoni" che costituiscono i peptidi e le proteine (sintesi proteica). Partecipa, quindi, a tutti i ruoli biologici imputabili a queste bio-macro-molecole (tessuto contrattile, tessuto strutturale, proteine di trasporto e riserva, immunoglobuline, fattori emostatici, ormoni, enzimi, canali di membrana, segnalatori intracellulari ecc.);
  2. svolge un ruolo nel ciclo dell'urea, come l'ammoniaca, donando gruppi amminici che portano alla formazione di urea;
  3. partecipa alla gluconeogenesi;
  4. Trasporta equivalenti riducenti come vettore malato-aspartato – derivato ossidato (deidrogenato) dell'acido malico – utilizzando l'interconversione tra aspartato e ossalacetato;
  5. dona un atomo di azoto nella biosintesi dell'inosina, il precursore delle basi puriniche;
  6. funge da accettore di idrogeno in una catena di ATP sintasi;
  7. l'acido L-aspartico dietetico agisce come un inibitore della beta-glucuronidasi, che regola la circolazione enteroepatica della bilirubina e degli acidi biliari;
  8. l'aspartato stimola i recettori NMDA – anche se non così fortemente come il neurotrasmettitore dell'amminoacido L-glutammato.

Dove si trova l’acido aspartico?

Ribadiamo che l'acido aspartico non è un amminoacido essenziale, il che significa che può essere normalmente sintetizzato dal corpo umano.

Tuttavia, l'acido aspartico è abbondantemente presente nella dieta onnivora.

I cibi più ricchi di acido aspartico sono quelli di origine animale; alcuni esempi sono: prodotti della pesca (soprattutto ostriche), carne sia bianca che rossa – ma anche lavorata (salumi e insaccati), selvaggina ecc.;

È comunque presente in molte fonti vegetali, come i semi germogliati, fiocchi d'avena, avocado e asparagi, germogli di canna da zucchero e melassa di barbabietola da zucchero ecc.

Il dolcificante aspartame è formato da acido aspartico, fenilalanina, trimero di formaldeide.

Integratori di acido aspartico e aspartato

Sia l'acido aspartico che i suoi sali possono essere integrati con prodotti specifici.

Alcuni prodotti tuttavia, pur contendo aspartato, non sono concepiti per aumentare i livelli di questo amminoacido nella dieta. L'aspartato di magnesio ad esempio, ha la funzione di incrementare l'apporto di magnesio in una forma più biodisponibile, perché organica.

La molecola più implicata nella formulazione degli integratori alimentari basati sul ruolo specifico dell'amminoacido in questione è l'acido D-aspartico, ovvero l'isomero con minor ruoli biologici rispetto al più diffuso L-acido aspartico.

I presunti effetti dell'acido D-aspartico sarebbero di miglioramento degli ormoni sessuali e, più precisamente, del testosterone.

A livello sperimentale, l'acido D-aspartico sembra aver aumentato i livelli di testosterone (T) in due studi differenti e indipendenti.

Uno sui maschi sani ha riportato un aumento del 42% dei livelli di T (dosaggio 3.12 g / die), un altro sugli uomini sterili e che soffrivano di gravi limitazioni metodologiche, ha riportato un aumento del 30-60% di T (dosaggio 2.66 g / die).

D'altro canto, studi successivi eseguiti su maschi allenati non hanno apprezzato alcun aumento di T (dosaggio 3.00 g / die). L'ultimo effettuato ha perfino evidenziato una diminuzione del 12,5% di T (dosaggio 6.00 g / die).

Da quanto evinto, è possibile che il DAA possa migliorare la produzione di testosterone negli uomini con bassi livelli dello stesso, ma non in quelli sani ed allenati.

Pertanto, da un lato l'integrazione con acido D-aspartico si "potrebbe" rendere utile nel miglioramento della libido e dell'erezione in caso di problematiche reali. Dall'altro, se assunto per aumentare la massa muscolare in un contesto di piena salute e funzionalità – il testosterone è uno dei principali ormoni anabolici – l'acido D-aspartico potrebbe risultare potenzialmente inutile.

Non è noto se l'assunzione di DAA in condizioni sfavorevoli per la produzione di T nei soggetti sani anche allenati, come bassissime percentuali di massa grassa od overtraining o altro, possa in qualche modo risultare positiva sui livelli dello stesso.

Quanto acido aspartico o aspartato assumere?

Il dosaggio utile di acido D-aspartico può oscillare, come si evince dagli studi precedenti, da poco più di 2.5 g / die a 3.0 g /die; dosi superiori si sono dimostrate non solo inutili, ma addirittura controproducenti.

Quando assumere acido aspartico o aspartato?

L'assunzione di acido D-aspartico può essere fatta sia a digiuno che in concomitanza dei pasti, poiché non presenta alterazioni dell'assorbimento, e perché l'isomero D- non viene impiegato nei normali processi metabolici che interessano invece l'enantiomero L-.

Volendo identificare un momento "ipoteticamente" migliore per tentare di aumentare i livelli di testosterone nell'organismo, la scelta potrebbe orientarsi su:

  • pre-, peri- o post- workout per la forza e l'ipertrofia, in modo da ottimizzare la naturale secrezione dello stesso indotta dall'allenamento specifico;
  • prima del sonno notturno (pre-nanna), in modo da ottimizzare la naturale secrezione dello stesso nel momento della giornata in cui, secondo i ritmi circadiani, dovrebbe raggiungere il picco fisiologico.

Si tratta, tuttavia, di semplici supposizioni.

Biosintesi dell’acido aspartico

A livello genetico, l'acido aspartico è codificato dai codoni GAU e GAC.

La sintesi enzimatica dell'acido aspartico può dare luogo ad entrambi gli isomeri, creando una cosiddetta miscela racemica (mista).

Nel corpo umano, l'aspartato viene prodotto più frequentemente attraverso la transaminazione dell'ossalacetato.

La biosintesi dell'aspartato è facilitata da un enzima noto come aminotransferasi, che trasferisce all'ossalacetato un gruppo amminico proveniente da una molecola donatrice – ad esempio l'alanina o la glutammina – e producendo così una molecola di aspartato ed una di alfa-chetoacido.

Nei microorganismi e nelle piante

Nelle piante e nei microrganismi, l'aspartato è il precursore di numerosi amminoacidi, inclusi quattro essenziali per l'uomo: metionina, treonina, isoleucina e lisina.

La conversione dell'aspartato in questi altri amminoacidi inizia con la riduzione dell'aspartato nella sua "semialdeide", O2CCH(NH2)CH2CHO.

L'asparagina deriva dalla transaminazione dall'aspartato:

-O2CCH(NH2)CH2CO2- + GC(O)NH3+ O2CCH(NH2)CH2CONH3+ + GC(O)O

(dove GC(O)NH2 e GC(O)OH sono rispettivamente glutammina e acido glutammico).

Acido aspartico in biochimica

L'acido aspartico (simbolo Asp o D) è un α-amminoacido con forma ionica nota come aspartato.

In condizioni fisiologiche, possiede un gruppo α-amminico NH3+ (protonato), mentre il gruppo acido α-carbossilico è un COO– (deprotonato).

L'acido aspartico è provvisto di una catena laterale acida (CH2COOH) che reagisce con altri amminoacidi, enzimi e proteine.

In condizioni fisiologiche (a pH 7,4), di solito l'aspartato con carica negativa COO– costituisce ​​la catena laterale delle proteine.

I suoi gruppi laterali sono spesso vincolati con legami idrogeno per formare asx turns o asx motifs, più spesso in corrispondenza degli N-termini delle strutture secondarie ad alfa elica.

Come l'acido glutammico, anche l'acido aspartico è classificato come un amminoacido acido, con un pKa di 3,9; d'altro canto, nei peptidi questo parametro dipende fortemente dall'ambiente locale, e potrebbe elevarsi fino a 14.

Cenni storici sull’acido aspartico

L'acido aspartico fu scoperto per la prima volta nel 1827 da Auguste-Arthur Plisson e Étienne Ossian Henry, tramite l'idrolisi dell'asparagina, a sua volta isolata dal succo di asparagi nel 1806.

Il metodo inizialmente impiegato sfruttava l'idrossido di piombo, ma oggi sono più comunemente utilizzati altri acidi o basi.

A livello industriale, l'aspartato è frequentemente prodotto dall'amminazione del fumarato, catalizzata dalla L-aspartato ammoniaca-liasi.

L'acido aspartico racemico può essere sintetizzato dal dietil sodio ftalimidomalonato, (C6H4(CO)2NC(CO2Et)2).

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer