Ultima modifica 05.02.2020

Generalità

Lo scheletro è l'impalcatura interna del corpo umano. Alla sua costituzione, partecipano, principalmente, le ossa e, in seconda battuta, le cartilagini e le articolazioni.
ScheletroSecondo la più classica delle visioni anatomiche, lo scheletro umano è suddivisibile in scheletro assile e scheletro appendicolare. Lo scheletro assile comprende: il cranio, i tre ossicini di ciascun orecchio, l'osso ioide, la colonna vertebrale e la gabbia toracica. Lo scheletro appendicolare, invece, include: il cingolo scapolare, gli arti superiori, la pelvi e gli arti inferiori.
L'uomo possiede uno scheletro leggermente differente dalla donna: le diversità sono sottili, tuttavia un occhio esperto (es: un medico) è in grado di coglierle e capire il sesso di un individuo dalla sola osservazione dell'impalcatura scheletrica (quando, chiaramente, non è disponibile altra informazione).
Lo scheletro ricopre varie funzioni, tra cui: sostegno del corpo umano, protezione di organi e tessuti molli sottostanti, assistenza all'equilibrio e al movimento, produzione di cellule del sangue, rilascio dell'ormone osteocalcina e reparto di stoccaggio per sali minerali come il calcio e il ferro.
Lo scheletro può essere vittima di infortuni (es: fratture ossee o distorsioni articolari) e patologie, come l'osteoporosi o l'artrite.

Cos'è lo scheletro?

Lo scheletro è l'impalcatura interna del corpo umano, a cui partecipano le ossa (componente principale), i tessuti cartilaginei e le articolazioni.

Anatomia

Lo scheletro di un essere umano adulto costituisce il 30-40% della massa totale del corpo (massa corporea) e comprende ben 206 ossa, diverse per forma e funzione, e presenti in modalità pari (es: i due femori) o impari (es: osso ioide).

DIVISIONI ANATOMICHE: SCHELETRO ASSILE E APPENDICOLARE

Secondo la visione anatomica classica, lo scheletro dell'essere umano è suddivisibile in: scheletro assile e scheletro appendicolare.
Lo scheletro assile è l'insieme delle ossa che costituiscono il cranio, la colonna vertebrale e la gabbia toracica, più l'osso ioide e i tre ossicini di ciascun orecchio (martello, incudine e staffa). In tutto, comprende 80 elementi ossei:

  • Le 22 ossa del cranio;
  • Le 26 ossa della colonna vertebrale, a patto di considerare le ossa del tratto sacrale (o vertebre sacrali) un tutt'uno e costituenti il cosiddetto osso sacro (in caso contrario, le ossa della colonna vertebrale sarebbero 33-34);
  • Le 25 ossa della gabbia toracica (12 paia di costole più lo sterno).
  • I già citati osso ioide e 3 ossicini di ciascun orecchio;

Lo scheletro appendicolare, invece, rappresenta l'insieme delle ossa che formano la cintura scapolare (o cingolo scapolare), gli arti superiori, la pelvi e gli arti inferiori. Nel complesso, include 126 elementi ossei:

COMPOSIZIONE DELLE OSSA

Le ossa dello scheletro sono frutto di una componente cellulare e di una componente non-vivente, denominata matrice ossea.

  • La componente cellulare delle ossa scheletriche comprende tre tipi di cellule, che sono: gli osteoblasti, gli osteoclasti e gli osteociti. Il contributo delle cellule appena citate, alla massa totale dello scheletro, è esiguo; ciò non toglie, tuttavia, che abbiano un'importanza fondamentale per la salute delle ossa e dello scheletro in generale.
  • Passando alla matrice ossea, questa è, per metà, acqua e, per metà, collagene misto a fosfato di calcio (83-85%), carbonato di calcio (9-11%), fosfato di magnesio (1-2%) e fluoruro di calcio (0,7-3%). È doveroso precisare che, spesso, il fosfato di calcio, il carbonato di calcio e il fluoruro di calcio, presenti nelle ossa, sono conosciuti con un termine più generale, corrispondente a idrossiapatite.

Per conoscere più a fondo la componente cellulare delle ossa scheletriche, i lettori possono consultare l'articolo presente qui.


TIPI DI OSSA DELLO SCHELETRO

In base a forma e dimensioni, gli anatomisti distinguono le ossa dello scheletro umano in almeno 6 tipologie differenti, che sono:

  • La tipologia delle ossa lunghe. Appartengono a tale categoria tutte le ossa in cui la lunghezza prevale su larghezza e spessore. Le ossa lunghe si distinguono per una parte centrale stretta, chiamata diafisi o corpo, e per due estremità voluminose, chiamate epifisi.
    All'interno delle ossa lunghe, per la precisione all'interno della diafisi, risiede il midollo osseo, la cui funzione sarà presa in considerazione nel capitolo dedicato alle funzioni dello scheletro.
    Il tessuto osseo che costituisce le ossa lunghe è, in genere, molto compatto.
    Esempi tipici di ossa lunghe sono: l'omero, l'ulna, il radio, il femore, la tibia, il perone e la clavicola.
  • La tipologia delle ossa corte (o brevi). Appartengono a tale categoria le ossa in cui lunghezza e diametro si equivalgono.
    Le ossa corte (o brevi) presentano una composizione particolare: tessuto osseo spugnoso, internamente, e tessuto osseo compatto, esternamente.
    Esempi tipici di ossa corte (o brevi) sono: le ossa del polso, il calcagno e le vertebre.
  • La tipologia delle ossa piatte. Rientrano in tale categoria tutte le ossa di spessore contenuto e aspetto laminare.
    Malgrado l'esiguo spessore, le ossa piatte constano di due strati di tessuto osseo: uno strato interno, che comprende tessuto osseo spugnoso e midollo osseo, e uno strato esterno, che include tessuto osseo compatto.
    Esempi classici di ossa piatte sono: le ossa del cranio, del bacino e dello sterno e le scapole.
  • La tipologia delle ossa irregolari. Appartengono a tale categoria le ossa di forma irregolare, di cui è difficile riportare una descrizione.
    Due esempi di ossa irregolari sono l'etmoide e la sfenoide, due ossa del splancnocranio.
  • La tipologia delle ossa sesamoidi. Rientrano in tale categoria tutte le ossa piccole, di forma tondeggiante e appiattiate.
    Le ossa sesamoidi sono importanti per il rapporto che stabiliscono con i tendini.
    L'esempio più classico di osso sesamoide è la rotula del ginocchio.
  • La tipologia delle ossa wormiane o suturali. Appartengono a tale categoria le ossa piatte e di forma indefinita, che si trovano tra le suture delle ossa del cranio.

TESSUTI CARTILAGINEI

I tessuti cartilaginei, meglio conosciuti come cartilagini o cartilagine (al singolare), sono tessuti connettivi di sostegno, dotati di estrema flessibilità e resistenza.
Sprovviste di vasi sanguigni, le cartilagini sono tessuti che risultano dall'unione di cellule particolari, chiamate condrociti.
Nello scheletro umano, i tessuti cartilaginei possono avere peculiarità differenti, a seconda delle funzioni a cui devono adempiere. Per capire quanto appena affermato, il lettore pensi alla cartilagine dei padiglioni auricolari e alla cartilagine dei menischi: pur appartenendo alla stessa categoria di tessuto e pur risultando dall'unione di condrociti, questi due esempi di cartilagine differiscono notevolmente per consistenza e proprietà specifiche.
Lo scheletro dell'essere umano comprende tre tipologie di cartilagine:

Tipi di cartilagine del corpo umano Sede (esempi) Caratteristiche
Cartilagine ialina Costole, nasotracheabronchi e laringe Di colore bianco-bluastro, è il tipo di cartilagine più diffuso nel corpo umano.
Non è presente nelle articolazioni.
Cartilagine elastica Padiglioni auricolari, tube di Eustachio ed epiglottide Di colore giallo opaco, è dotata di notevole elasticità.
Cartilagine fibrosa Dischi intervertebrali, menischi del ginocchio e sinfisi pubica Di colore biancastro, è particolarmente resistente alle sollecitazioni meccaniche.
È riccamente presente a livello articolare.

ARTICOLAZIONI

Le articolazioni sono strutture anatomiche, talora complesse, che mettono in reciproco contatto due o più ossa. Nello scheletro umano, sono 360 e adempiono a funzioni di sostegno, mobilità e protezione.
Secondo la più comune visione anatomica, esisterebbero tre categorie principali di articolazioni:

  • Le articolazioni fibrose (o sinartrosi). Mancano generalmente di mobilità e le ossa costituenti sono tenute insieme da tessuto fibroso. Tipici esempi di sinartrosi sono le articolazioni presenti tra le ossa del cranio.
  • Le articolazioni cartilaginee (o anfiartrosi). Sono dotate di scarsa mobilità e le ossa costituenti sono unite da cartilagine. Classici esempi di anfiartrosi sono le articolazioni che collegano le vertebre della colonna vertebrale.
  • Le articolazioni sinoviali (o diartrosi). Sono provviste di una grande mobilità e comprendono varie componenti, tra cui: le superfici articolari e la cartilagine che le ricopre, la capsula articolare, la membrana sinoviale, le borse sinoviali e una serie di legamenti e tendini.
    Esempi tipici di diartrosi sono le articolazioni della spalla, del ginocchio, dell'anca e della caviglia.

DIFFERENZE TRA I DUE SESSI

Lo scheletro dell'uomo presenta alcune differenze rispetto allo scheletro della donna.
Tali diversità sono sottili (solo un occhio esperto è in grado di coglierle) e riguardano:

  • Il cranio. Tra il cranio maschile e il cranio femminile c'è una differenza grossolana a livello di: linea mediana nucale, processi mastoidei, margini sopraorbitali, arcate sopracciliari e mento.
  • Le ossa lunghe e la muscolatura che le riguarda. Le ossa lunghe dell'uomo sono più larghe delle ossa lunghe della donna. Inoltre, le zone d'inserzione dei muscoli, sulla ossa lunghe, sono molto più ampie e resistenti negli uomini, piuttosto che nelle donne, a dimostrazione della maggior forza muscolare del sesso maschile, rispetto al sesso femminile.
  • La pelvi. La pelvi femminile differisce dalla pelvi maschile per forma e dimensione. È infatti più larga e più spaziosa, per consentire la crescita del feto, durante un'eventuale gravidanza, e favorire la fuoriuscita dello stesso feto, al momento del parto. Pertanto, le diversità a livello pelvico tra i due sessi sono legate alla riproduzione.
    Al cospetto di un resto scheletrico di cui si ignora l'appartenenza di genere (è uomo o è donna?), l'osservazione della pelvi rappresenta uno dei metodi d'indagine più accurati e attendibili, per stabilire il sesso.
  • La robustezza generale dell'impalcatura scheletrica. Gli elementi scheletrici femminili hanno la tendenza a essere meno robusti e più piccoli degli equivalenti elementi scheletrici maschili.

Le differenze a livello scheletrico, esistenti tra uomo e donna, sono un esempio di dimorfismo sessuale.
Per dimorfismo sessuale, s'intende la differenza morfologica tra individui appartenenti alla stessa specie, ma di sesso diverso.


Forse i lettori non sanno che…
Nello scheletro umano, un osso lungo che permette di stabilire, con un certo grado di sicurezza, il sesso di un individuo è la clavicola.
Rispetto alla clavicola femminile, la clavicola maschile è più spessa, forma una S più accentuata, manca di simmetria (nel senso che la clavicola destra è diversa dalla clavicola sinistra) e, infine, possiede zone d'inserzione per i muscoli più ampie.

SCHELETRO NEI NEONATI

Lo scheletro di un essere umano appena nato comprende circa 300 ossa, quindi quasi un centinaio in più rispetto allo scheletro di un essere umano adulto.
Tale differenza dipende dal fatto che, con la crescita, molte ossa adiacenti distinte si fondono tra loro, formando un osso unico.
Esempi tipici di ossa che si fondono, durante la crescita, sono le ossa del cranio (processo di fusione delle suture craniche).

Sviluppo

Nel corso della vita, lo scheletro umano subisce diversi mutamenti.
Come affermato, muta nel numero di ossa, per effetto di processi di fusione; muta inoltre nella composizione, la quale passa da prevalentemente cartilaginea, durante la vita fetale e nei primi anni di esistenza, a prevalentemente ossea, nella vita adulta; infine, muta nelle dimensioni, per effetto di un accrescimento delle ossa in lunghezza e diametro.

Funzioni

Lo scheletro adempie a uno svariato numero di funzioni, tra cui:

  • Sostegno. Gli elementi ossei del cosiddetto scheletro assile sono indispensabili per il mantenimento della postura eretta e per lo scarico corretto del peso dalla parte superiore del corpo (testa, tronco e arti superiori) alla parte inferiore del corpo (anche e arti inferiori).
  • Protezione di organi e tessuti molli delicati. È il caso della scatola cranica (od ossa del cranio) nei confronti dell'encefalo, della gabbia toracica nei confronti degli organi situati nel torace (cuore, polmoni, aorta ecc.), delle vertebre nei confronti del midollo spinale e delle ossa del bacino nei confronti degli organi addominali.
  • Equilibrio e movimento, insieme a muscoli e nervi. All'equilibrio e al movimento provvedono principalmente le ossa dello scheletro appendicolare.
  • Produzione delle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). Il processo di produzione delle cellule del sangue spetta al midollo osseo, presente all'interno delle ossa lunghe, e prende il nome di ematopoiesi.
  • Plastica. Lo scheletro di ciascun individuo dà una forma ben precisa al corpo di quest'ultimo.
  • Deposito di sali minerali. Le ossa dello scheletro sono fondamentali per l'immagazzinamento e il metabolismo del calcio, per il metabolismo del ferro e per l'accumulo di ferro sotto forma di ferritina.
    Ciò non deve stupire, se si ripensa alla cosiddetta matrice ossea, ricca di fosfato di calcio, carbonato di calcio ecc.
  • Rilascio dell'ormone osteocalcina. I principali compiti dell'osteocalcina sono: aumentare la secrezione di insulina, agendo direttamente sul pancreas, e aumentare la sensibilità all'insulina, agendo sulle cellule adipose.

Clinica

Lo scheletro può essere vittima di infortuni e diverse patologie.
Tra gli infortuni dello scheletro, si segnalano, prima di tutto, le fratture ossee e, in secondo luogo, le distorsioni/dislocazioni articolari.
Tra le patologie dello scheletro, invece, meritano sicuramente una citazione: l'osteoporosi, l'osteopenia e l'artrite.

FRATTURE OSSEE E DISTORSIONI ARTICOLARI

Le fratture ossee e le distorsioni/dislocazioni articolari sono infortuni ai danni dello scheletro, che, in genere, hanno origine traumatica. Le prime riguardano le ossa, mentre le seconde interessano le articolazioni.
I sintomi tipici delle fratture ossee e delle distorsioni/dislocazioni articolari sono: dolore, limitazione nei movimenti (es: zoppia, se sono coinvolti gli arti inferiori), gonfiore ed ematoma.
Il trattamento dipende dalla gravità dell'infortunio: infortuni lievi guariscono con il riposo, un'ingessatura (in caso di frattura) e cure fisioterapiche, mentre gli infortuni gravi necessitano dell'intervento del chirurgo (oltre al riposo, all'ingessatura e alla fisioterapia).

OSTEOPOROSI  E OSTEOPENIA

L'osteoporosi è una comune malattia sistemica dello scheletro, che provoca un forte indebolimento delle ossa. Tale indebolimento ha origine dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo e dalla riduzione della massa minerale ossea che ne consegue (es: riduzione dei livelli di calcio e/o ferro ecc). Per effetto del suddetto indebolimento osseo, le ossa delle persone con osteoporosi sono più fragili e predisposte alle fratture.
L'osteopenia è una condizione molto simile all'osteoporosi; a distinguerla da quest'ultima sono il minor grado di riduzione della densità minerale ossea e il conseguente minor rischio di fratture scheletriche. In altre parole, l'osteopenia è un'osteoporosi in forma lieve.
Osteopenia e osteoporosi sono due condizioni tipiche dell'età avanzata: nella popolazione femminile, è particolarmente diffusa a partire dai 65 anni in su, nella popolazione maschile, invece, è particolarmente comune a partire dai 70 anni in su.

ARTRITE

Il termine artrite indica una qualsiasi condizione infiammatoria che interessa una o più articolazioni dello scheletro.
Esistono diversi tipi (o forme) di artrite, ognuna con cause e caratteristiche peculiari.
Tra i tipi più noti e diffusi di artrite, meritano sicuramente una citazione: l'osteoartrite (o artrosi), l'artrite reumatoide, l'artrite gottosa (o gotta) e la spondilite anchilosante.
I classici sintomi dell'artrite sono: dolore, rigidità articolare, gonfiore articolare, arrossamento e senso di calore in corrispondenza dell'articolazione interessata e, infine, ridotta capacità di movimento da parte dell'articolazione coinvolta.
L'artrite è una condizione morbosa dello scheletro assai diffusa, che, nelle sue varie forme, può colpire individui di ogni età.


Autore

Dott. Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza