Ultima modifica 04.11.2017

I macrofagi sono cellule immunitarie altamente differenziate nei vari tessuti dell'organismo, dove ricoprono il ruolo di "spazzini del corpo umano". I macrofagi si concentrano dove c'è necessità di eliminare un rifiuto, come un battere, un prodotto di disfacimento dei tessuti o una cellula danneggiata.

MacrofagiNel sangue, i macrofagi non sono presenti come tali, ma sotto forma di precursori chiamati monociti; la presenza di queste cellule in circolo (1-6% della conta leucocitaria totale) è assolutamente transitoria, nell'ordine di circa 8 ore, intervallo che riflette il tempo intercorso tra la loro sintesi nel midollo osseo, la comparsa in circolo e la definitiva migrazione nei tessuti (processo chiamato diapedesi). A livello tissutale, i monociti si ingrandiscono, aumentano i propri lisosomi e si differenziano divenendo macrofagi, alcuni dei quali rimangono fissi in una determinata sede (macrofagi residenti), mentre altri hanno la capacità di spostarsi tramite movimenti ameboidi (macrofagi reclutati). Popolazioni di macrofagi fenotipicamente distinte sono presenti in ciascun organo e nelle diverse zone della milza e dei linfonodi (due tra le sedi dove queste cellule sono maggiormente rappresentate, in quanto è necessario distruggere un gran numero di particelle, tossine e sostanze indesiderate).

Nel corso della propria esistenza, un macrofago può eliminare più di 100 batteri, ma in caso di necessità può rimuovere dai tessuti anche particelle più grandi, come i globuli rossi invecchiati o i neutrofili necrotici (i neutrofili sono un altro tipo di globuli bianchi con attività fagica, quindi simile a quella dei macrofagi; sono però più piccoli ed assai più numerosi, e agiscono soprattutto a livello ematico). In generale, i macrofagi inglobano e digeriscono gli antigeni, ovvero tutto ciò che è estraneo all'organismo o viene riconosciuto come tale, quindi meritevole di attacco e neutralizzazione. Una volta digeriti gli antigeni, i macrofagi ne processano alcune componenti esponendole sulla propria membrana esterna legate a recettori di superficie (proteine MHC, dette "complesso maggiore di istocompatibilità"). Questi complessi, importantissimi per la funzione immunitaria, fungono da speciali "antenne" o "bandierine identificative" che segnalano alle altre cellule immunitarie il pericolo, richiedendo rinforzi. Quando ricoprono tale funzione, i macrofagi prendono il nome di cellule presentanti l'antigene (APC, Antigen-Presenting Cell).

Oltre a presentare l'antigene ai linfociti, i macrofagi producono e secernono un'ampia gamma di prodotti di secrezione (come alcune interleuchine o il fattore di necrosi tumorale TNF-alfa), che permettono la comunicazione fra i vari tipi di linfociti; sono quindi capaci di influenzare la migrazione e l'attivazione di altre cellule del sistema immunitario.

FagocitosiMa come riesce un macrofago ad identificare una cellula come pericolosa? Esistono delle altre cellule immunitarie, i linfociti, capaci di riconoscere gli antigeni e di segnalarli come pericolosi agli occhi dei macrofagi. Questi ultimi, infatti, sono di per sé in grado di captare gli antigeni, riconoscendo particolari molecole di superficie che si legano direttamente ai loro specifici recettori di membrana. A questo punto il fagocita letteralmente ingloba e digerisce la particella estranea. Sebbene il macrofago sia in grado di riconoscere numerose particelle estranee, sia organiche che inorganiche (ad esempio il carbone e le particelle di asbesto), alcune sostanze sfuggono a questo processo di riconoscimento, ed il macrofago si trova quindi incapacitato a riconoscerne la pericolosità. E' il caso, ad esempio, dei batteri cosiddetti capsulati, nei quali una capsula polisaccaridica esterna maschera i marcatori di superficie. Altri patogeni batterici mimetizzano la propria superficie con molecole simili a quelle dei globuli bianchi, traendo così in inganno i macrofagi. Pur sfuggendo in un primo momento agli occhi vigili dei macrofagi, questi antigeni vengono comunque riconosciuti dai linfociti, che sintetizzano anticorpi contro di essi. Tali anticorpi si legano alla superficie dell'antigene, come una sorta di bandierina identificatrice che permette ai macrofagi di riconoscerne la pericolosità e neutralizzarli.

Dopo che il patogeno è stato trasformato in cibo per macrofagi, tali cellule lo legano, lo avvolgono e lo inglobano, confinandolo in vescicole definite fagosomi. All'interno del macrofago i fagosomi si fondono con i lisosomi, vescicole ricche di enzimi digestivi ed agenti ossidanti, come le idrolasi acide e l'acqua ossigenata, che uccidono e demoliscono quanto inglobato. Si formano così i fagolisosomi, altrimenti noti come "camere della morte".

Oltre ai grossi lisosomi, i macrofagi si contraddistinguono per le dimensioni nettamente superiori rispetto agli altri leucociti, per l'apparato del Golgi ed il nucleo particolarmente sviluppati, e per la ricchezza di filamenti acto-miosinici, che conferiscono al macrofago una certa motilità (migrazione nelle sedi di infezione).