Ultima modifica 01.04.2020

Gli acidi biliari sono sostanze detergenti, in grado cioè di disperdere in soluzione acquosa i lipidi insolubili in acqua. Per questo motivo gli acidi biliari ricoprono un ruolo di primo piano nei processi di digestione ed assorbimento dei lipidi.

Gli acidi biliari vengono prodotti dal fegato a partire dal colesterolo e - insieme ai loro coniugati ed ai rispettivi sali - sono i principali costituenti della bile.

 

Acidi biliari primari (prodotti dal fegato)

 

L'enzima 7-α-idrossilasi dà il via a quella serie di trasformazioni biochimiche che, partendo dal colesterolo, portano alla sintesi degli acidi biliari primari: l'acido colico e dall'acido chenodesossicolico (o semplicemente chenico).

La 7-α-idrossilasi rappresenta l'enzima limitante nella sintesi degli acidi biliari.

 

Acidi biliari coniugati

 

Nella bile gli acidi colici e chenodesossicolici si trovano in gran parte coniugati con due amminoacidi, la glicina e la taurina (con un rapporto di circa 3:1), e come tali prendono il nome di acidi glicocolici, taurocolici (più abbondanti), glicochenodesossicolici e taurochenodesossicolici. Tale coniugazione aumenta l'idrosolubilità degli acidi biliari.

 

Sali biliari

 

Poiché la bile è un liquido alcalino ricco di sodio e potassio si ritiene che gli acidi biliari primari ed i loro coniugati siano presenti in gran parte sotto forma di sali (principalmente di sodio).

 

Funzioni della bile

 

Nella fase interdigestiva la bile - sintetizzata dal fegato - viene concentrata nella cistifellea. Una volta riversata al bisogno nell'intestino, grazie ai sali biliari primari e ad altre sostanze anfipatiche (fosfolipidi e lecitine), la bile facilita la digestione e l'assorbimento dei grassi e delle vitamine liposolubili. Con la sua alcalinità, la bile neutralizza il pH francamente acido delle secrezioni gastriche (HCl); stimola inoltre la peristalsi intestinale ed esercita un'azione antisettica nei confronti della flora batterica, inibendo i fenomeni putrefattivi. Attraverso la bile vengono allontanati dall'organismo anche i prodotti derivanti dalla degradazione dell'emoglobina (bilirubina), sostanze ad azione tossica o farmacologica ed altre di natura endogena (ormoni tiroidei, estrogeni ecc.).

 

Acidi biliari secondari (prodotti dalla flora batterica intestinale)

 

A livello intestinale gli acidi biliari vengono in parte deconiugati e deidrossilati ad opera dell'enzima 7-α-deidrossilasi prodotto dalla flora batterica dell'intestino. I prodotti di queste reazioni sono chiamati acidi biliari secondari e sono rappresentati principalmente dall'acido desossicolico e dall'acido litocolico, rispettivamente derivati dall'acido colico e da quello chenodesossicolico.

In totale la maggior parte (94-98%) degli acidi biliari presenti a livello intestinale viene riassorbita e ricondotta al fegato tramite il circolo portale. Nel tenue e nel colon si ha un riassorbimento passivo che diventa attivo solo nell'ileo terminale (porzione conclusiva del tenue). Soltanto una piccola parte degli acidi biliari viene eliminata con le feci; tale quota è rappresentata perlopiù dall'acido litocolico, scarsamente riassorbito.

Gli acidi biliari, una volta riassorbiti, giungono a livello epatico dove sono riciclati e nuovamente secreti nella bile (circolo enteroepatico degli acidi biliari). La loro concentrazione, inoltre, influenza la sintesi ex-novo di acidi biliari, che risulta tanto più stimolata quanto minore è la quota di acidi biliari riciclabili (quelli secondari riassorbiti a livello intestinale), e viceversa.

 

Resine sequestranti gli acidi biliari (vedi colestiramina)

 

Per quanto detto nel precedente paragrafo, un farmaco in grado di limitare il riassorbimento intestinale degli acidi biliari stimola la sintesi ex-novo degli stessi. Dal momento che tale processo utilizza il colesterolo presente nell'organismo, questi farmaci abbassano la colesterolemia.

 

Acidi biliari nel sangue, acidi biliari alti

 

I sali biliari sfuggiti alla captazione epatica determinano le concentrazioni presenti nel sangue; per questo un danno epatocellulare riduce precocemente la captazione epatica degli acidi biliari (in particolare dal sangue proveniente dall'intestino). Alti livelli ematici di acidi biliari, ed in particolare di quelli secondari, si registrano quindi in presenza di epatite A, epatite B, mononucleosi infettiva, cirrosi, tumori del fegato ed epatopatie da farmaci o da alcol.

I livelli di acidi biliari nel sangue, ed in particolare di quelli primari, aumentano tipicamente nella colestasi, come quando - ad esempio - un calcolo impedisce il deflusso della bile nell'intestino. La stessa condizione si ha in alcune donne durante la gravidanza, a causa delle caratteristiche modificazioni ormonali che l'accompagnano.