Fascite Plantare: quali sono i sintomi e i rimedi?

Fascite Plantare: quali sono i sintomi e i rimedi?
Ultima modifica 28.09.2023
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos'è
  3. Cause
  4. Sintomi e Complicanze
  5. Diagnosi
  6. Terapia
  7. Prognosi

Generalità

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La fascite plantare è la più comune causa di dolore al tallone (tallonite) e, più in generale, alla pianta del piede.
Interessa soprattutto gli sportivi (es: runners) ed è solitamente una conseguenza della ripetizione continua di eccessivi sovraccarichi a livello podalico.
Dal punto di vista fisiopatologico, la fascite plantare sembrerebbe caratterizzarsi più per la degenerazione della fascia plantare, piuttosto che per una sua irritazione e infiammazione.
La diagnosi è essenzialmente clinica (anamnesi ed esame obiettivo); tuttavia, spesso, i medici prescrivono anche esami di diagnostica per immagini, per dirimere ogni dubbio.
La terapia di prima linea della fascite plantare è di natura conservativa. Il trattamento chirurgico è riservato ai pazienti che non rispondono alla cura conservativa e per i quali il disturbo è in atto da almeno 12 mesi.
Guarire dalla fascite plantare è possibile; tuttavia, il percorso di recupero è lungo e richiede al paziente di seguire la terapia in modo scrupoloso.

Fascia Plantare: un breve ripasso di Anatomia

Anche nota come legamento arcuato o aponeurosi plantare, la fascia plantare è una robusta banda di tessuto connettivo fibroso, di forma triangolare, che si trova nella parte inferiore del piede, appena sotto la pelle, e che si estende dal processo mediale del tubercolo calcaneare anteriore al punto di congiunzione tra le teste metatarsali e la base delle falangi.

La fascia plantare svolge varie funzioni:

  • Protegge le strutture più profonde del piede, come nervi e vasi sanguigni.
  • Sostiene e mantiene l'arco plantare.
  • È sede di aggancio per alcuni muscoli del piede.
  • Previene l'eccessiva dorsiflessione del piede ("dorsiflessione" significa "portare la punta del piede verso l'alto").
  • Assorbe le sollecitazioni e le tensioni che riguardano il piede, agendo sostanzialmente come un cuscinetto ammortizzatore.
  • Funzione correlata alla precedente, interviene nella distribuzione del peso sia in fase statica, sia in fase dinamica (ossia durante la deambulazione).

Particolarmente interessante è il comportamento della fascia plantare durante una normale camminata, ma anche una corsa o un salto: durante la fase propulsiva di questi movimenti, il calcagno si solleva da terra e le dita si flettono compiendo, di fatto, un movimento di dorsiflessione; con la dorsiflessione delle dita e il sollevamento del calcagno, la fascia plantare si tende e, agendo da tirante, accentua l'arco plantare e accorcia il piede.
Anche noti come meccanismo dell'argano, questi cambiamenti permettono una migliore distribuzione del carico durante la fase di deambulazione, funzione annoverata tra quelle appartenenti alla fascia plantare.

Cos'è

Fascite Plantare: Cos’è?

La fascite plantare, o fasciosi plantare, è un disturbo ortopedico, caratterizzato da dolore alla pianta del piede, in particolare tra il tallone e la zona antistante (solo le dita ne sono esenti).

Fino a qualche decennio fa, la comunità medica riteneva che la fascite plantare fosse una condizione infiammatoria, dovuta all'irritazione e infiammazione della fascia plantare.
Studi risalenti ormai a quasi 20 anni fa, però, hanno evidenziato che a provocare questo disturbo ortopedico è più verosimilmente una degenerazione dell'aponeurosi.

Questa scoperta è il motivo per cui esiste anche l'espressione alternativa di fasciosi plantare: fascite appartiene alla vecchia visione, quando ancora si riteneva che la condizione fosse di natura infiammatoria (il suffisso -ite è tipicamente usato per indicare un'infiammazione); fasciosi, invece, è il frutto delle evidenze più recenti e descrive meglio il fenomeno degenerativo del disturbo.

Epidemiologia: quanto è comune la Fascite Plantare?

La fascite plantare è la più comune causa di dolore alla base del calcagno (tallonite) ed il più diffuso infortunio a carico della fascia plantare.
Tanto per dare un'idea della sua frequenza, a essa è imputabile ampiamente più del 50% dei casi di tallonite.

La fascite plantare colpisce maggiormente la popolazione tra i 40 e i 60 anni; in particolare, poi, ricorre più spesso tra le donne, le persone in sovrappeso od obese, i ballerini, i runners e, più in generale, i praticanti l'atletica leggera.

Cause

Perché insorge la Fascite Plantare: le Cause

Il preciso meccanismo d'insorgenza della fascite plantare è ancora oggetto di studi, in quanto le ricerche condotte finora riportano dati contrastanti.

Gli esperti concordano nel considerare questa condizione come il risultato di un'eccessiva sollecitazione della fascia plantare: quest'ultima, infatti, se sottoposta a stress e microtraumi ripetuti nel tempo, degenera e diviene dolorosa.

Come anticipato, secondo le ultime evidenze, sembrerebbe più corretto parlare di degenerazione della fascia plantare, piuttosto che di una sua irritazione e infiammazione.

A ogni modo, tuttavia, la fascite plantare ha tutte le caratteristiche di una sindrome da sovraccarico funzionale, dove con questa terminologia s'intende una condizione muscolo-scheletrica dovuta a una sollecitazione ripetuta e costante di un dato comparto anatomico (es: ripetizione di un determinato gesto o movimento).

Fattori di Rischio di Fascite Plantare

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La fascite plantare presenta svariati fattori di rischio; tra questi, figurano:

  • Sovrappeso e obesità;
  • Tutte le attività sportive che prevedono un impatto ripetitivo del piede su una superficie dura (la corsa è l'esempio più significativo, ma in generale l'atletica leggera è considerata a rischio);
  • Uso di scarpe inadeguate (scarsa ammortizzazione);
  • Muscoli del polpaccio accorciati o retratti.

Inoltre, sono maggiormente a rischio di fascite plantare:

  • Coloro che  intraprendono, senza un minimo di programmazione, una nuova attività fisica ad alto impatto per il piede (es: camminata, corsa ecc.). Chiunque cominci un'attività di questo genere dovrebbe sempre procedere con gradualità.
  • Le persone che hanno per natura un arco plantare più alto della media.
    Si tratta di un'anomalia congenita impossibile da correggere, ma che si può comunque gestire con opportune contromisure.
  • Gli appassionati di corsa e sport affini che eseguono il gesto motorio caratteristico di queste attività con una scarsa tecnica. Anche in un sport semplice e apparentemente naturale come la corsa, un corretto schema motorio è fondamentale a preservare da infortuni.

Fascite Plantare e Sperone Calcaneare

Da anni ormai è in corso un dibattito sull'associazione tra fascite plantare e sperone calcaneare.

Con sperone calcaneare s'intende una neoformazione ossea (esostosi) a livello del tallone che provoca dolore.

Le ultime evidenze suggeriscono che non esista una correlazione significativa tra le due condizioni: infatti, il numero di persone con sperone calcaneare affette anche da fascite plantare è poco significativo e non fornisce sufficienti ragioni per credere a un rapporto di causa-effetto.

Per approfondire: Sperone Calcaneare: Cos'è, Sintomi e Terapia

Sintomi e Complicanze

Come si manifesta la Fascite Plantare: i Sintomi

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La fascite plantare si manifesta tipicamente con un dolore nella parte inferiore del tallone, talvolta esteso al mesopiede (metà piede, poco più avanti rispetto al tallone).

In genere, il dolore al tallone tipico della fascite plantare compare in modo graduale nel tempo: inizialmente è lieve, mentre in un momento successivo è molto fastidioso.

La maggioranza dei pazienti lamenta di avvertirlo in modo particolare dopo un periodo di prolungata inattività (es: al mattino, al risveglio, o dopo un lungo viaggio in macchina) o dopo una camminata, una corsa e altre pratiche affini (quindi, quando stressano il piede).

Un particolarità interessante è che, durante lo svolgimento delle attività fisiche a rischio, non reca particolare fastidio; appena terminato l'esercizio, però, divampa e diviene talvolta debilitante.

Il dolore da fascite plantare può essere sordo, acuto o bruciante; queste caratteristiche variano in base al paziente.

Solitamente, è unilaterale (ossia interessa un piede soltanto); tuttavia, esistono anche casi di fascite plantare bilaterale (ossia a carico di entrambi i piedi).

Per approfondire: Sintomi Fascite Plantare

Fascite Plantare: le Complicanze

Trascurare la fascite plantare può portare il paziente a sviluppare un dolore cronico che rende difficile e fastidioso lo svolgimento anche delle attività motorie più semplici (es: banale camminata).

Inoltre, chi non segue alcuna terapia e prova a convivere col disturbo attua dei compensi motori, utili a sopportare il dolore, i quali però aumentano il rischio di problematiche articolari a carico di caviglia, ginocchio, anca e, perfino, zona lombare della schiena.

È da segnalare, infine, che il mancato trattamento della fascite plantare, combinato a una continua stimolazione della fascia plantare, può sfociare, seppur raramente, nella rottura della fascia stessa.
La rottura della fascia plantare è motivo di dolore acuto e gonfiore, e richiede l'intervento del chirurgo.

Diagnosi

Come riconoscere la Fascite Plantare: la Diagnosi

Per la diagnosi di fascite plantare sono generalmente sufficienti le informazioni provenienti dall'anamnesi e dall'esame obiettivo (o esame fisico).
In caso di dubbi, però, può capitare che il medico debba ricorrere alla diagnostica per immagini, in particolare ai raggi X, alla risonanza magnetica e/o all'ecografia.

Possiedono le competenze per stilare una diagnosi accurata di fascite plantare il fisiatra e l'ortopedico.
È tuttavia doveroso precisare che la scelta dello specialista a cui rivolgersi spetta al medico di base, il quale deve essere contattato per primo.

Anamnesi

L'anamnesi (o storia clinica) è un'indagine fondamentale a stabilire un collegamento tra sintomi presenti e potenziali fattori causali.

Tramite l'anamnesi, il medico chiarisce tutti i dettagli della sintomatologia ponendo al paziente domande del tipo "quando sono comparsi i primi disturbi?", "in quali occasioni il dolore diviene più intenso?" ecc.

Inoltre, scandaglia la storia medica del paziente (patologie e infortuni del passato più o meno recente, terapie in corso ecc.) e ne indaga l'attività lavorativa (tipo di lavoro), lo stile di vitasedentario oppure una persona attiva? Se è attiva, quali attività svolge? Ecc.) e le abitudini (es: scarpe utilizzate).

Per le ragioni esposte nel capitolo relativo alle cause, è molto importante l'analisi dello stile di vita, in particolare tutto ciò che concerne eventuali attività sportive/motorie praticate.

Esame Obiettivo

L'esame obiettivo (o esame fisico) consiste nella valutazione medica dello stato di salute generale del paziente.
Esso prevede delle manovre diagnostiche che servono al medico per constatare la presenza o meno di segni indicativi di una qualche condizione patologica.

In un paziente che lamenta un dolore alla pianta del piede riconducibile a fascite plantare, l'esame obiettivo comprende:

  • L'osservazione dell'arco plantare;
  • La palpazione dell'area del tallone;
  • L'analisi delle conseguenze derivanti dal movimento delle dita del piede dolente (in genere, nel paziente con fascite plantare, la dorsiflessione delle dita del piede produce dolore);
  • La valutazione della mobilità della caviglia e della capacità di allungamento dei muscoli del polpaccio.

Diagnostica per Immagini

Esami come raggi X, risonanza magnetica ed ecografia permettono di accertare che il dolore al tallone non sia dovuto a cause diverse dalla fascite plantare.

In particolare, raggi X e risonanza magnetica sono utili nell'escludere che la dolenzia sia dovuta a fratture da stress o a fenomeni di artrite.

Terapia

Come si cura la Fascite Plantare?

Il trattamento di prima linea della fascite plantare è di natura conservativa (o non chirurgica).
Secondo alcune fonti, il 90% dei pazienti trae beneficio dall'approccio terapeutico conservativo, il che è un dato confortante.

In caso di fallimento della terapia conservativa, sussistono le condizioni per ricorrere alla chirurgia. Occorre però precisare che l'intervento chirurgico è riservato ai pazienti con fascite plantare cronica, in atto da 12 mesi, che hanno intrapreso seriamente, ma senza successo, un programma di recupero non chirurgico.

Per approfondire: Fascite Plantare: Cura e Trattamento

Terapia Conservativa della Fascite Plantare: i Rimedi

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Trattamenti Conservativi classici

Quando la fascite plantare è in fase acuta (quindi agli inizi della sintomatologia), è fondamentale stare a riposo, evitando tutte quelle attività che evocano dolore.

Sempre in questa fase, è consigliabile applicare localmente del ghiaccio e, se la dolenzia è notevole, assumere un farmaco antidolorifico da banco, come per esempio un FANS (es: ibuprofene). 

Trascorso il primo periodo, il piano classico dei piani terapeutici prevede della fisioterapia.
Avente un ruolo chiave nel percorso di recupero e guarigione, la fisioterapia per la fascite plantare prevede esercizi di stretching per il polpaccio e la fascia plantare, esercizi di propriocezione e, talvolta, un'attività specifica di rieducazione motoria (per esempio è molto utile ai runners principianti o a quelli che con una tecnica scadete).

Rientrano poi tra i trattamenti conservativi i plantari, le tallonette e le cosiddette stecche per la fascite plantare, che corrispondono di fatto a dei tutori notturni.
Tutte queste soluzioni possono aiutare ad alleviare la sintomatologia, ma – è bene precisarlo – non sono sufficienti per la guarigione.

Infine, un'ultima considerazione: in precedenza, si è detto che a favorire la fascite plantare possono essere fattori come per esempio l'eccessivo peso corporeo o l'utilizzo di scarpe inadatte; è logico, quindi, che, se il paziente presenta uno di questi fattori di rischio, la terapia conservativa deve includere anche un'azione mirata contro di esso (es: se il paziente è obeso deve intraprendere una dieta ipocalorica volta al dimagrimento; se il problema è imputabile in parte alle scarpe, occorre cambiarle; ecc.).

Altri Trattamenti Conservativi

Se i rimedi conservativi più classici non fossero sufficienti, il medico curante potrebbe prendere in considerazioni trattamenti come l'iniezione di un corticosteroide e la terapia extracorporea a onde d'urto (ESWT).

L'iniezione di un corticosteroide consiste, sostanzialmente, nella somministrazione per via parenterale di un potente farmaco antinfiammatorio, che allevia il dolore.
Si tratta di un trattamento efficace, ma con dei limiti: non agisce sulle cause e potrebbe essere causa di importanti effetti avversi.

La terapia extracorporea a onde d'urto (o semplicemente terapia con onde d'urto) è un tecnica terapeutica non invasiva, che sta trovando sempre più applicazione in campo ortopedico-riabilitativo, ma di cui ancora è incerta l'efficacia (i dati a riguardo sono contradditori).

Terapia Chirurgica della Fascite Plantare

Noti i requisiti per la sua attuazione, attualmente, la terapia chirurgica della fascite plantare annovera due opzioni di trattamento: la recessione del gastrocnemio e la distensione chirurgica della fascia plantare.

Il scelta di una tecnica piuttosto che di un'altra è in funzione dei meccanismi fisiopatologici che hanno indotto la fascite plantare: per esempio, la recessione del gastrocnemio è adatta ai pazienti con i muscoli del polpaccio estremamente accorciati, al punto da pregiudicare la mobilità della caviglia e incidere sulla salute della fascia plantare; la distensione chirurgica, invece, è indicata quando il paziente, nonostante una buona mobilità articolare della caviglia, continua a lamentare dolore.

La chirurgia per la fascite plantare presenta un rischio non trascurabile di complicanze; ecco perché la sua adozione è riservata a casi selezionati e solo dopo aver tentato tutte le terapie conservative disponibili.

Recessione del Gastrocnemio

Brevemente, la recessione del gastrocnemio consiste nell'allungamento di uno dei due capi del muscolo gastrocnemio, al fine di migliorare la mobilità articolare della caviglia.

La tecnica chirurgica impiegata solitamente per questa operazione è quella tradizionale (a cielo aperto, non endoscopica); prevede quindi un'incisione in sede d'intervento.

Distensione della Fascia Plantare

Brevemente, la distensione della fascia plantare consiste in un'opera di incisione parziale della fascia plantare, con lo scopo di allentare la tensione a suo carico e mitigare la sintomatologia dolorosa.

Esiste la possibilità di attuare la distensione della fascia plantare sia mediante tecnica chirurgica classica (più facile, ma più a rischio di complicanze), sia mediante tecnica chirurgica endoscopica (più complessa, ma meno a rischio di complicanze).

Fascite Plantare e Attività Sportiva: Cosa Fare?

Gli appassionati di corsa e sport affini temono molto la fascite plantare, in quanto il trattamento impone una lunga pausa dagli allenamenti.

Soffrire di fascite plantare, tuttavia, non impedisce qualsiasi tipo di attività fisica.

Affidandosi a un fisioterapista esperto in riabilitazione sportiva, è possibile individuare uno sport che possa soddisfare le esigenze motorie del paziente, senza inficiare sul recupero.

Per esempio, uno sport praticabile in attesa della guarigione è il nuoto, in quanto si tratta di un'attività a basso impatto.

Prognosi

Fascite Plantare: si può Guarire?

Dalla fascite plantare è possibile guarire; tuttavia, il percorso di recupero è lungo e richiede una terapia specifica e scrupolosa, basata anche sulle caratteristiche del paziente.

Fascite Plantare: Tempi di Guarigione

Per guarire dalla fascite plantare potrebbe occorrere molti mesi, anche 10-12.
Adeguatezza del trattamento e continuità nelle cure sono requisiti fondamentali per accorciare i tempi di recupero.

Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza