Ultima modifica 18.05.2020

L'ipertensione è una patologia a carico del sistema cardiaco, connotata da un aumento non fisiologico della pressione arteriosa sistolica e diastolica.
I parametri fisiologici delimitano una pressione arteriosa sistolica massima pari a 140 mmHg, ed una pressione diastolica massima pari a 90 mmHg. Una variazione maggiorativa di tali parametri causa gravi problemi a livello cardiaco, e nei casi più gravi può portare a vere e proprie modificazioni strutturali del cuore e dei vasi; l'aumento della pressione arteriosa, infatti, danneggia irrimediabilmente la parete dei capillari, provocando gravi danni a tutti gli organi terminali, quali cervello, cuore, reni ed occhi. A seconda del grado di incremento della pressione arteriosa è possibile distinguere:

  • Un'ipertensione primaria di tipo lieve, con una pressione massima compresa tra i 140 ed i 159 mmHg ed una pressione minima compresa tra i 90 ed i 99 mmHg;
  • Un'ipertensione secondaria di tipo moderato, con una pressione massima compresa tra i 160 ed i 179 mmHg ed una pressione minima compresa tra i 100 ed i 109 mmHg;
  • Un'ipertensione terziaria di tipo grave, con una pressione massima pari o maggiore a 180 mmHg ed una pressione minima pari o maggiore a 110 mmHg.

L'ipertensione primaria, altrimenti detta essenziale, non presenta un'eziologia nota ed è in assoluto la forma più comune di ipertensione; tuttavia sembra essere contraddistinta da comuni fattori di rischio: l'ereditarietà nel 30% dei casi; l'età, più facilmente riscontrabile negli uomini over 50; la presenza di patologie come il diabete e/o l'iperglicemia, che provocando un ispessimento delle pareti dei vasi generando una parziale riduzione del calibro vasale ed un aumento pressorio che colpisce prevalentemente l'occhio e il rene; l'ipercolesterolemia; il regime diuretico e quello alimentare (una dieta troppo ricca di sale e grassi saturi favorisce la comparsa di obesità ed ipertensione).
L'ipertensione  secondaria può avere cause ben individuabili, come l'occlusione dell'arteria renale, la presenza di feocromocitoma (tumore al surrene), l'aumento non fisiologico della concentrazione di adrenalina, il morbo di Cushing (che induce una ritenzione eccessiva di sodio), o l'iperaldosteronismo primario (che induce un aumento smodato dei mineralcorticoidi); in tutti i casi elencati si può intervenire all'origine per guarire l'ipertensione.

Da cosa dipende la pressione arteriosa? Come viene regolata?

Secondo la cosiddetta equazione idraulica, la pressione arteriosa è data dal rapporto tra:

gittata cardiaca che parte dal ventricolo sinistro verso l'aorta (tale gittata è a sua volta influenzata dalla frequenza  e dalla forza di contrazione cardiaca);

pressione di riempimento del cuore dettata dal ritorno venoso;

resistenza periferica, che aumenta proporzionalmente all'aumento del flusso sanguigno.

È pertanto possibile intervenire a vari livelli per ridurre la pressione arteriosa.

La gittata cardiaca e la resistenza periferica sono regolate dai riflessi barocettoriali, dal tono del sistema ortosimpatico con il rilascio dei neurotrasmettitori adrenalina e noradrenalina, e dal sistema renina-angiotensina; tali fenomeni definiscono i cosiddetti meccanismi endogeni di controllo della pressione sanguigna, ovvero di modificazione della gittata cardiaca e delle resistenze periferiche.
I barocettori costituiscono un meccanismo di controllo a breve termine della pressione e danno luogo ad una risposta immediata a livello dei centri vaso-motori; sono recettori pressori localizzati sulle pareti vasali delle carotidi e dell'aorta, sensibili alla distensione: quando la pressione aumenta la parete si distende ed i barocettori si attivano, inviando a livello bulbare segnali inibitori del sistema ortosimpatico, con una riduzione della noradrenalina e dell'adrenalina (che hanno effetto vasocostrittore e di aumento della gittata cardiaca); viceversa, quando la pressione si riduce i barocettori non vengono attivati e noradrenalina e adrenalina possono agire regolarmente a livello cardiaco e vasale come agenti vasocostrittori.
Il sistema renina-angiotensina rappresenta il meccanismo di controllo a lungo termine degli sbalzi pressori; quando la pressione arteriosa si riduce, a livello renale viene prodotta da un gruppo di cellule iuxtaglomerulari la renina, la quale attiva l'angiotensinogeno ad angiotensina; quest'ultima molecola esplica un potente effetto vasocostrittore aumentando le resistenze periferiche e, inoltre, stimola la secrezione di aldosterone a livello renale, favorendo l'assorbimento di sodio ed acqua, aumentando così il volume circolatorio e riportando la pressione a livelli normali.
In caso di ipertensione, si può intervenire su questi meccanismi con diverse categorie farmacologiche.

 


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