Ultima modifica 26.01.2018

In questo articolo prendiamo in esame alcune accortezze che devono assolutamente essere rispettate nelle fasi successive alla raccolta, per evitare che la droga subisca gravi alterazioni.
La pianta dev'essere innanzitutto sana ed esente da infestazioni; non deve presentare particolari patologie, e soprattutto non deve possedere fattori di inquinamento (ad esempio uova o larve di insetti).
La droga, una volta raccolta, dev'essere mondata, pulita; devono essere allontanate tutte quelle parti organiche ed inorganiche che non ne fanno parte. Se per esempio la droga è costituita dai capolini, questi vanno raccolti lasciando perdere tutti i peduncoli fiorali, i fusti, le foglie della stessa pianta, ma anche quelle di piante diverse.
La raccolta dev'essere effettuata rispettando criteri morfologici, morfometrici e di pulizia (igiene), per fare in modo che i fattori propriamente artificiali che seguono possano essere svolti nel pieno rispetto della qualità farmacognostica.
Nel post - raccolta intervengono poi tutta una serie di elementi che devono essere tenuti in stretta considerazione per mantenere, e se possibile migliorare, la qualità salutistica della droga.
Al momento della raccolta, la parte di pianta o la pianta intera comincia a subire fenomeni di degradazione, perché viene sradicata dal suo ambiente naturale; ne viene quindi immediatamente alterato il metabolismo e tutta la sua fisiologia. Nel momento in cui si raccoglie la fonte vegetale, viene allora messa a rischio non solo la qualità, ma anche la quantità di quei princìpi attivi che determinano la funzionalità della pianta e di quella droga.
I processi di alterazione sono innanzitutto legati all'attività di enzimi idrolitici, che in presenza di una molecola d'acqua catalizzano una reazione; in questo caso la presenza dell'acqua fa sì che gli enzimi attuino reazioni di idrolisi. Generalmente, questi enzimi non hanno specificità in relazione al substrato, quindi la loro attività si incrementa notevolmente una volta che la droga è stata raccolta. Questa tipologia di azione, abbastanza indiscriminata, porta alla rottura dei metaboliti secondari e delle molecole di struttura (fosfolipidi), determinando un grosso degrado.

Altre reazioni dannose che possono intervenire subito dopo la raccolta, sono le reazioni di ossidoriduzione. Queste mirano all'alterazione strutturale delle molecole, aggiungono o tolgono elettroni e modificano gli equilibri orbitali, per cui le molecole originarie non sono più le stesse; si viene quindi a determinare un'alterazione della qualità della pianta o della parte raccolta per diventare droga. C'è però un'eccezione che conferma la regola: è vero che in genere queste reazioni comportano uno scadimento qualitativo, ma se queste, in particolare quelle di ossido - riduzione, determinano una modifica antifunzionale, non è sempre detto che essa sia negativa per l'espressione salutistica della droga. In altre parole, se queste razioni determinano modifiche in una determinata molecola, quella molecola, una volta ossidata o ridotta, può determinarsi per caratteristiche strutturali, e anche funzionali, migliori rispetto alla stessa molecola di partenza.



Altri articoli su 'Il degrado post - raccolta della droga'

  1. Influenza del microambiente e raccolta della droga
  2. Farmacognosia
  3. Strategie per limitare il degrado post - raccolta di una droga