Ginkgo Biloba in Erboristeria: Proprietà del Ginkgo Biloba

Ginkgo Biloba in Erboristeria: Proprietà del Ginkgo Biloba
Ultima modifica 01.04.2020
INDICE
  1. Nome Scientifico
  2. Famiglia
  3. Origine
  4. Parti Utilizzate
  5. Costituenti Chimici
  6. Proprietà del Ginkgo biloba
  7. Avvertenze
  8. Interazioni Farmacologiche
  9. Effetti Collaterali
  10. Controindicazioni

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Nome Scientifico

Ginkgo biloba

Famiglia

https://www.my-personaltrainer.it/imgs/2020/02/20/ginkgo-orig.jpeg Shutterstock

Ginkgoaceae

Origine

Asia

Parti Utilizzate

La droga è costituita dalle foglie di Ginkgo biloba.

Costituenti Chimici

Proprietà del Ginkgo biloba

Il Ginkgo biloba può essere utilizzato per il trattamento di diversi disturbi, fra cui ricordiamo: deterioramento mentale, aterosclerosi e sue manifestazioni (prevenzione e cura), arteriopatie obliteranti degli arti inferiori, cerebrovasculopatie, cardiopatia ischemica, malattia di Raynaud, vasculiti, insufficienza vertebrobasilare, acufeni e sindromi vertiginose in genere, microangiopatia diabeticaipertensione arteriosa e retinopatie. Il Ginkgo biloba è impiegato anche nella prevenzione dei danni da fumo e delle trombosi venose.

Tuttavia, benché molto diffuse, non tutte le suddette applicazioni del ginkgo sono state approvate.

Attività biologica

Al ginkgo sono attribuite numerose proprietà, fra le quali, sicuramente, spiccano quelle antinfiammatorie e antiossidanti.

Più nel dettaglio, l'azione antiflogistica attribuita a questa pianta è ascrivibile ai ginkgolidi in essa contenuti. Alcuni studi hanno dimostrato che il ginkgolide B in particolare è in grado di inibire l'attività del PAF (fattore di attivazione piastrinico) attraverso l'antagonizzazione del suo recettore. Il fattore di attivazione delle piastrine, infatti, svolge un ruolo importante nei processi infiammatori e nelle variazioni della permeabilità vascolare.

L'attività antiossidante del ginkgo, invece, è imputabile ai flavonoidi e ai derivati terpenici (ginkgolidi e lattoni sesquiterpenici) in esso contenuti. Infatti, queste molecole - oltre a prevenire la perossidazione lipidica - esplicano anche un'azione di "spazzini" dei radicali liberi (free radical scavenger).

Inoltre, da alcuni studi è emerso che il ginkgo sarebbe in grado di esercitare un'azione antiossidante anche direttamente a livello del fegato, dove - agendo sul sintema microsomiale epatico P450 - sembra essere in grado di ridurre la produzione di radicali liberi.

Le proprietà del ginkgo hanno suscitato molto interesse ed è per questo motivo che numerose ricerche sono state condotte sui principi attivi in esso contenuti.

Fra queste, spicca uno studio relativamente recente (2001) che ha messo in luce come l'estratto di ginkgo sia in grado di aumentare l'efficacia e la tollerabilità del 5-fluorouracile (o 5-FU) in pazienti affetti da cancro del colon-retto refrattari al trattamento con solo 5-FU.

Un'altra ricerca, invece, ha dimostrato che il ginkgo - se somministrato come trattamento aggiuntivo alla terapia a base di aloperidolo in pazienti schizofrenici - è in grado di aumentare l'efficacia dello stesso aloperidolo, favorendo così un miglioramento nella sintomatologia della schizofrenia.

Ad ogni modo, nonostante i risultati incoraggianti, queste applicazioni terapeutiche del ginkgo non sono state ancora approvate.

Ginkgo per migliorare le funzioni cognitive e la memoria

Numerosi studi sono stati condotti sulla capacità del ginkgo di migliorare le funzioni cognitive e la memoria.

Più nel dettaglio, da questi studi è emerso che il ginkgo è in grado di migliorare le funzioni cognitive - e soprattutto la memoria - solamente in pazienti con età superiore ai 50 anni affetti da disturbi della memoria, appunto, mentre non influenza in alcun modo le capacità cognitive di pazienti giovani con età compresa fra i 20 e i 40 anni.

Il miglioramento cognitivo e mnemonico esercitato dal ginkgo è da imputarsi ai flavonoidi e ai terpeni in esso contenuti e alla loro spiccata attività antiossidante e antinfiammatoria.

La dose solitamente consigliata per incrementare le funzioni cognitive e, in particolare, la memoria è di 120 mg/die di estratto di ginkgo standardizzato al 24% in flavonoidi e al 6% in derivati terpenici, da assumersi in due o tre somministrazioni frazionate nell'arco della giornata.

Ginkgo contro acufeni e vertigini di origine vascolare

Come già accennato, il ginkgo può essere impiegato per trattare gli acufeni e le sindromi vertiginose di origine vascolare.

Per quel che riguarda le vertigini, uno studio ha dimostrato che l'estratto di ginkgo è in grado di ridurre l'intensità, la durata e la frequenza degli attacchi vertiginosi. Mentre, per quel che riguarda il trattamento degli acufeni, il dibattito sull'utilità del ginkgo è ancora aperto a causa dei risultati contrastanti ottenuti dai vari studi effettuati.

Ad ogni modo, questa pianta viene comunque impiegata per il trattamento dei suddetti disturbi.

A titolo indicativo, per trattare le vertigini e gli acufeni sopra menzionati, la dose solitamente consigliata è di 120 mg di estratto di ginkgo al giorno, da assumersi in 2-3 dosi frazionate. Tale dose fa riferimento ad un estratto standardizzato al 24% in flavonoidi e al 6% in derivati terpenici.

Ginkgo per contrastare la claudicatio intermittens

La claudicatio intermittens è un disturbo della deambulazione, spesso sintomo di una malattia occlusiva arteriosa periferica. Diversi studi hanno dimostrato come l'assunzione di estratti di ginkgo possa aiutare nel ridurre il dolore che i pazienti affetti da questo disturbo provano durante la deambulazione.

Per queste ragioni, il ginkgo è considerato il principale rimedio fitoterapico per contrastare la claudicatio intermittens.

Anche in questo caso, la dose di estratto standardizzato (24% in flavonoidi e 6% in derivati terpenici) che solitamente si consiglia di assumere è di 120 mg al dì in dosi frazionate.

Nota bene: quando il ginkgo viene utilizzato per fini terapeutici, è essenziale utilizzare preparazioni definite e standardizzate in principi attivi (flavonoidi e derivati terpenici), poiché solo così si può conoscere la quantità esatta di sostanze farmacologicamente attive che si stanno assumendo.

Quando si utilizzano preparazioni a base di ginkgo, le dosi di prodotto da assumere possono variare in funzione della quantità di principi attivi contenuta. Tale quantità, solitamente, è riportata direttamente dall'azienda produttrice sulla confezione o sul foglietto illustrativo dello stesso prodotto, pertanto, è molto importante seguire le indicazioni da essa fornite.

In qualsiasi caso, prima di assumere per fini terapeutici un qualsiasi tipo di preparazione contenente ginkgo, è bene rivolgersi preventivamente al proprio medico.

Ginkgo nella medicina popolare e in omeopatia

Nella medicina popolare cinese il ginkgo veniva utilizzato per il trattamento dell'asma, dell'angina pectoris, del tinnito (o acufeni) e anche come rimedio contro l'ipertonia.

Il ginkgo viene anche sfruttato dalla medicina omeopatica. Lo si può trovare sotto forma di granuli con indicazioni per il trattamento delle tonsilliti e della cefalea, in particolar modo, per il trattamento della cefalea temporale sinistra.

La quantità di rimedio da assumere può variare in funzione della diluizione omeopatica impiegata.

Nota bene: le applicazioni del ginkgo per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.

Avvertenze

È molto importante ricordare che sia i frutti, sia i semi del Ginkgo biloba sono tossici e, per questa ragione, non devono essere ingeriti in alcun caso. Inoltre, in seguito al contatto della cute con la polpa dei frutti di ginkgo, potrebbero manifestarsi dermatiti da contatto.

Interazioni Farmacologiche

  • Possibili interazioni con acido acetil-salicilico, warfarin, acetaminofene, caffeinaed ergotamina, ma anche con preparati erboristici a base di aglio e/o salice;
  • Possibile interazione con altre piante ad attività antiaggregante, pentossifillina, ticlopidinae trombolitici, con aumento del rischio di emorragie;
  • I-MAO: possibile potenziamento del farmaco;
  • Papaverina: potenziamento degli effetti del farmaco sui corpi cavernosi;
  • Diuretici tiazidici: descritto un caso di ipertensione arteriosa in paziente che stava assumendo diuretici tiazidici e contemporaneamente Ginkgo biloba;
  • Induttore enzimatico su alcuni citocromi;
  • Potenzia i seguenti farmaci: nifedipina, diltiazemdigossina, antiaggreganti, papaverina, trazodone;
  • Riduce l'effetto di omeprazolo, tiazidici, nicardipina, aloperidolo, ipoglicemizzantisia insulina che antidiabetici orali;
  • Evitare l'associazione con meliloto, aglioe piante contenenti salicilati;
  • Evitare associazioni del Ginkgo biloba con antiaggreganti piastrinicied anticoagulanti, pentossifillina, ticlopidina, trombolitici: possibile aumento del rischio di emorragie.

Effetti Collaterali

Ad alti dosaggi, o per l'impiego di estratti non purificati da acidi ginkgolici, dopo l'assunzione del ginkgo si possono lamentare disturbi a carico dell'apparato digerente, come nauseavomitodiarrea. Inoltre, in alcuni casi, potrebbero manifestarsi anche effetti indesiderati quali mal di testa, capogiri, ipotensione e aritmie cardiache.

Sono possibili anche reazioni allergiche e sono stati riportati casi d'insorgenza di sindrome di Stevens-Johnson.

Infine, sono stati descritti tre casi isolati di sindromi emorragiche (cerebrali e oculari) in pazienti che stavano assumendo Ginkgo biloba: un ematoma subdurale bilaterale, un caso di ematoma subdurale spontaneo e un caso di emorragia subaracnoidea.

Controindicazioni

Evitare l'assunzione di Ginkgo biloba in pazienti con turbe della coagulazione, in pazienti con disturbi convulsivi e in caso d'ipersensibilità accertata verso uno o più componenti.

L'utilizzo del ginkgo è controindicato anche in gravidanza e durante l'allattamento.

Anche i pazienti che devono sottoporsi a interventi chirurgici non dovrebbero assumere il ginkgo, poiché questa pianta può favorire l'insorgenza di emorragie durante l'intervento stesso.

Autore

Dott.ssa Ilaria Randi

Dott.ssa Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista