Ultima modifica 23.12.2019

A cura del Dottor Fabio Schirru

 

Naturalmente il titolo del mio articolo è provocatorio... Ho deciso di scrivere questo articolo perché sento sempre più spesso, persone che rivolgendosi a me per avere delle consulenze alimentari, per una vera e propria dieta o anche solo chiacchierando tra amici, mi fanno la ormai mitica domanda...

"Ma come mai non riesco a dimagrire??? Eppure non mangio chissà che cosa... anzi, mangio poco!!!"

Beh, il mio primo pensiero è "Eccone un altro"  e naturalmente la mia prima risposta dopo aver sorriso è..."Beh, bisogna vedere quant'è questo poco..."

In realtà nella maggior parte dei casi la persona mangia davvero poco...
Una colazione dolce al bar, il pranzo fuori con un'insalatona e a cena un bel pasto completo con pasta e pane, perché la sera "finalmente sono a casa e allora cucino un po' per me".

Che dire, niente di più sbagliato. Specialmente se il vostro obiettivo è dimagrire.
meno mangio e più ingrassoIl nostro corpo, che se ne dica, è una macchina perfetta con i suoi meccanismi ben oliati e le sue contromisure per rimediare ai nostri numerosi errori. Ed è esattamente quello che fa quando mangiamo poco. Il nostro corpo, nonostante milioni di anni passati dalla prima apparizione dell'uomo, ha mantenuto ancora i suoi comportamenti primitivi. Reagisce quasi istintivamente, come per proteggersi, a quello che giudica come l'inizio di un periodo di carestia, cercando in qualche modo di sopravvivere alla minaccia della mancanza di cibo.
Più o meno lentamente, a seconda della restrizione calorica, il corpo inizia a modificare il suo metabolismo, ovvero il quantitativo di energia necessario a svolgere le attività della vita di tutti i giorni.

Immaginate una donna che necessita di circa 1800 Kcal per svolgere tutte le sue attività quotidiane e che per una serie di motivi, inizia a mangiare 1000 Kcal al giorno. Dopo un primo periodo di assestamento e di conseguente perdita di peso (attenzione, ho detto di peso non di grasso) il metabolismo continuerà a scendere avvicinandosi sempre di più a quelle 1000 Kcal che vengono introdotte con l'alimentazione ogni giorno.
Questo perché il corpo vedendosi arrivare meno carburante di quanto necessiti in realtà, pensa: "Oh, qui mi sa che è meglio che iniziamo a risparmiare perché sennò finisce male".

Il problema maggiore è che il metabolismo rallenta molto in fretta e non altrettanto riesce a tornare ai suoi livelli normali.
La perdita di peso fin lì ottenuta è causa di una perdita di liquidi, di una distruzione e cannibalizzazione delle masse muscolari e in minuscola parte di una perdita di massa grassa. Questo innesca un circolo vizioso che rallenta ulteriormente i consumi in quanto la masse muscolari sono importanti acceleratori del metabolismo.

Per non parlare di quello che un'alimentazione come quella sopra citata, può causare. Dopo una colazione dolce e un pranzo misero, sfido chiunque a non arrivare a casa dopo una giornata di duro e stressante lavoro con una fame tale da divorare l'intero frigorifero... Ed è così che nell'ultimo pasto della giornata (quando in realtà la giornata è finita e molto probabilmente la serata si passerà in relax) si introducono la maggior parte delle calorie giornaliere.
Le calorie appena introdotte non essendo utilizzate a causa della poca attività serale, vengono "messe da parte" dal corpo che ancora si ricorda dei periodi carestia e si porta avanti con il lavoro. Quasi inutile dire che tutto ciò causa aumento del grasso corporeo.

Partendo da una situazione come quella appena descritta (che è molto diffusa), per raggiungere gli obiettivi ricercati dal paziente, il professionista deve:

  1. riportare il metabolismo ai suoi livelli normali attraverso un'alimentazione normocalorica e un adeguato allenamento
  2. effettuare una corretta educazione alimentare
  3. attuare un'alimentazione ipocalorica per incentivare il dimagrimento

Quindi, prima riportare il metabolismo ai livelli normali e solo successivamente attuare un regime alimentare ipocalorico che prima non avrebbe potuto avere successo. Pertanto è fondamentale che vi sia una programmazione accurata del percorso dietetico e non un'improvvisazione o peggio ancora una dieta "fai da te".

Al fine di garantire il raggiungimento dei risultati i  5 punti fondamentali nel trattamento dei pazienti sono:

  1. una corretta anamnesi alimentare e patologica
  2. il calcolo dei fabbisogni energetici dell'individuo
  3. le misurazioni antropometriche
  4. l'elaborazione del piano dietetico
  5. i controlli periodici per garantire il mantenimento dei risultati

Tutte operazioni molto specialistiche che solo un adeguato percorso di studi può fornire.
E' importante inoltre ricordare che ogni individuo ha delle esigenze diverse e pertanto l'unico approccio possibile è quello individuale e personalizzato che faccia attenzione alle abitudini di vita, alimentari, eventuali patologie, agli esami ematochimici (volgarmente "esami del sangue") e a tutti quegli elementi che ci rendono completamente diversi gli uni dagli altri.

Il mio consiglio è di rivolgersi ad un dietista o ad altri specialisti del settore dell'alimentazione.

Diffidate da coloro che hanno altre specializzazioni e si spacciano per guru dell'alimentazione senza aver seguito un corso di laurea ed essersi laureati. Sono troppi coloro che pur di guadagnare soldi ogni giorno, abusano di una professione che non è la loro, non immaginando neanche minimamente quali danni si possano fare alla salute di una persona con un piano dietetico improvvisato o prestampato...