Dieta iperproteica: compromette la densità ossea?

Dieta iperproteica: compromette la densità ossea?
Ultima modifica 21.03.2023
INDICE
  1. Le proteine fanno male alle ossa?
  2. Conclusioni

In questo breve articolo cercheremo di riassumere quanto più brevemente ma semplicemente possibile un argomento, in verità, piuttosto spinoso; ovvero la correlazione tra proteine dietetiche e densità delle ossa.

La dieta iperproteica compromette realmente la salute dello scheletro, promuovendone la demineralizzazione e facendogli perdere densità ossea?

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Le proteine fanno male alle ossa?

Non troppo tempo fa, alcuni studiosi presunsero che livelli proteici superiori al fabbisogno potessero, in una certa misura, compromettere la solidità dello scheletro.

Le stesse fonti proposero che il meccanismo di questa "degenerazione" si celasse dietro un effetto "acidificante" delle proteine stesse nel sangue, il quale enfatizzerebbe poi l'escrezione renale del calcio (calciuria).

Inutile dire quanto ciò fece scalpore nell'ambito della medicina, della dietetica, delle scienze motorie e della salute in genere.

Specifichiamo fin da subito che, in seguito, tali congetture vennero completamente confutate da successivi e ben più esaustivi approfondimenti.

Nel soggetto sano, elevati livelli proteici nella dieta non possono ridurre la quantità totale di calcio nell'organismo, pregiudicando la densità ossea, per diverse ragioni che, di seguito, elencheremo brevemente:

  • Livelli sub ottimali di calcio (non nel sangue, ovviamente) vengono rapidamente compensati aumentandone l'assorbimento intestinale (azione promossa dalla vitamina D). La dieta contemporanea occidentale non è "quasi" mai povera di calcio, ma è sempre buona norma assicurarsi di raggiungere la razione raccomandata;
  • Inoltre oggi sappiamo che ridotti apporti proteici peggiorano l'assorbimento del calcio (forse per l'aumento del paratormone) *. Ovviamente ciò non significa che più si aumentano le proteine, più calcio si assorbe; il meccanismo è molto finemente regolato;

* Studi su donne in menopausa dai 50 ai 75 anni, ed un altro studio su uomini e donne dai 50 anni in su, sono stati condotti per valutare l'effetto sui livelli di calcio e metabolismo osseo provocato da un incremento proteico (da carne) da 0,94 a 1,62 e da 0,78 a 1,55 g pro kg di peso corporeo, rispettivamente, dopo 5 e fino a 9 settimane. I risultati dei due studi non riportarono alcuna ipercalciuria e tanto meno alcun decremento nella ritenzione di calcio.

Nel primo studio l'iniziale escrezione acida renale riportata dal gruppo con assetto iperproteico decrementò significativamente nel tempo e nessun marker del metabolismo osseo subì variazioni. Nel secondo, invece, risultò una decrementata escrezione urinaria dell'N-telopeptide (marker di riassorbimento osseo) e un incremento degli IGF-1 (somatomedina favorente l'anabolismo, anche di natura ossea).

  • Sempre la vitamina D, favorisce la deposizione del calcio nelle ossa;
  • Ancora una volta, la vitamina D promuove il riassorbimento del calcio e del fosforo nel rene;
  • Il cosiddetto PRAL ("Potential Renal Acid Load") ovvero potenziale di carico acido renale, ha progressivamente ma inesorabilmente perso di valore nella valutazione dell'impatto della dieta sulla funzione renale, quindi sulla calciuria*;

* In uno studio pubblicato sul "Journal of Nutrition" si è voluto determinare gli effetti di una dieta iperproteica e ad elevato PRAL sui livelli di assorbimento e ritenzione di calcio, nonché sui marker del metabolismo osseo.

A tal fine si sono messe a confronto la dieta iperproteica ad elevato PRAL (HPHP) con la dieta ipoproteica a basso PRAL (LPLP).

La dieta HPHP ha fatto registrare valori di IGF-1 più elevati e valori decrementali di paratormone rispetto alla dieta LPLP.

Inoltre, la dieta HPHP ha riportato valori più elevati nell'assorbimento di calcio ed anche nell'escrezione rispetto alla dieta LPLP, ma la differenza netta tra i valori di calcio assorbiti ed escreti non differiva tra i due approcci.

Il protocollo HPHP non ha determinato variazioni nei marker del metabolismo osseo e l'incremento dell'assorbimento di calcio osservato in HPHP compensa la sua escrezione.

In aggiunta a ciò, gli incrementati livelli di IGF-1, le decrementate concentrazioni di paratormone e la contemporanea stabilità dei marker del metabolismo osseo indicano che l'approccio iperproteico non è responsabile di risvolti negativi sulla salute delle ossa.

  • Non di meno, le proteine costituiscono la matrice ossea, ovvero "l'impalcatura" sulla quale vengono poi fissati i cristalli di idrossiapatite (calcio e fosforo). Non stiamo dicendo che aumentando le proteine si possa ottenere una maggior resistenza ossea, ma di sicuro livelli sub-ottimali delle stesse potrebbero pregiudicare le normali proprietà dello scheletro.

Conclusioni

In conclusione, apporti superiori al range raccomandato per il fabbisogno proteico non possono in alcun modo essere responsabili di una perdita di mineralizzazione ossea. All'opposto, un adeguato apporto proteico è essenziale sia per l'ottimizzazione dell'assorbimento del calcio, sia per un corretto mantenimento dell'integrità ossea.

Attenzione! Tutte le argomentazioni esposte riguardano esclusivamente il soggetto sano e normo-dotato a livello funzionale.

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer