Importanza della Dieta
Post infarto: perché seguire una dieta?
Dopo aver subìto un infarto, il rispetto di alcune semplici regole alimentari diviene di fondamentale importanza per recuperare al meglio ed evitare di affaticare ulteriormente un cuore già provato dalla malattia.
Una dieta corretta, infatti, diminuisce il rischio di subire un nuovo attacco cardiaco e aiuta a controllare la pressione arteriosa e il peso corporeo.
Risulta importante, quindi, seguire scrupolosamente quanto prescritto dal medico in termini di scelta degli alimenti e loro preparazione.
Di seguito riportiamo, a puro scopo indicativo, alcuni semplici consigli sulla dieta nel post-infarto, ribadendo che essi non devono in alcun modo sovrapporsi o sostituirsi a quanto prescritto dal medico.
Principi Fondamentali
I principi fondamentali della dieta post infarto sono:
- Pasti numerosi, piccoli e frequenti, per una corretta ripartizione dell'energia
- Raggiungere o mantenere un peso adeguato:
- In caso di sovrappeso: dieta ipocalorica per favorire il dimagrimento (senza estremismi)
- In caso di normopeso: dieta normocalorica per mantenere il peso
- Basso contenuto di sodio
- Carenza di nutrienti nocivi
- Ricchezza di nutrienti e fattori nutrizionali benefici.
Vediamo più nel dettaglio come rispettare questi principi.
Pasti Piccoli e Frequenti
Perché ripartire le calorie in pasti numerosi, piccoli e frequenti?
Un pasto troppo abbondante aumenta enormemente il lavoro del cuore, sia per fattori puramente meccanici, dati dall'espansione dello stomaco, sia per il minor apporto di sangue al miocardio (il flusso ematico si concentra a livello degli organi digestivi).
Dopo aver subìto un infarto è quindi importante consumare pasti piccoli e frequenti, cominciando con una sana colazione ed evitando le abbuffate (anche quelle occasionali).
Inoltre, la maggior ripartizione dei pasti, associata a una scelta corretta dei cibi e delle porzioni, favorisce il raggiungimento o il mantenimento di un peso adeguato.
Peso Adeguato
Importanza del normopeso
Il peso è un fattore molto importante. E' determinante sia nella prevenzione, sia nella terapia post infarto.
Infatti, l'eccesso ponderale (inteso come esubero adiposo) è la conseguenza di una dieta scorretta e di uno stile di vita sedentario e malsano, e predispone all'insorgenza di patologie metaboliche come ipertensione, ipercolesterolemia, diabete mellito tipo 2, ipertrigliceridemia, iperuricemia e gotta ecc.
Mantenendo o raggiungendo il normopeso si riducono molti fattori di rischio che predispongono all'infarto o peggiorano la condizione del post infartuato.
Il sistema migliore per raggiungere questo obbiettivo è l'associazione tra dieta e attività fisica PRATICABILE (non tutti i post-infartuati possono svolgere qualunque tipo di sport).
Dieta post infarto e peso fisiologico
L'apporto calorico della dieta post-infarto dev'essere calibrato in modo da mantenere, raggiungere o perlomeno avvicinare il peso forma.
Quando necessario, infatti, il calo ponderale riduce significativamente alcuni dei più importanti fattori di rischio dell'infarto.
Ricordiamoci comunque che le persone reduci da un infarto non devono essere sottoposte a uno stress eccessivo o soggettivamente non tollerabile; sono quindi da bandire le diete dell'ultimo minuto, quelle estremizzate e tutti i regimi nutrizionali alla moda, privilegiando invece la nutrizione clinica.
In generale potremmo definire che occorre:
- Evitare diete drastiche
- Prestare maggiore attenzione alle porzioni
- Scegliere accuratamente i cibi, evitando quelli spazzatura
- Consumare alimenti:
- non troppo calorici
- ricchi di fibre
- poveri di grassi
- a basso carico e indice glicemico
- Aumentando l'attività fisica (anche questa dev'essere prescritta dal medico e monitorata da un esperto).
Ribadiamo ancora una volta che, normalmente, il raggiungimento del peso ideale si accompagna a una diminuzione dei valori pressori e della lipemia, e migliora il controllo del diabete di tipo II e dell'aterosclerosi (importanti fattori di rischio per l'infarto).
Dieta Iposodica
Diminuire il sodio nella dieta: quanto è importante?
Ridurre l'apporto di sodio è fondamentale per controllare la ritenzione idrosalina e la pressione arteriosa.
Tale risultato si ottiene da un lato abolendo o limitando fortemente l'uso del sale da cucina (detto sale discrezionale) e dall'altro riducendo il consumo dell'ampia schiera di alimenti ricchi in sodio (per l'aggiunta nelle fasi di lavorazione o nella ricetta).
E' eventualmente possibile utilizzare il sale iposodico al posto di quello tradizionale, ma solo ed esclusivamente su indicazione medica, in quanto potrebbe interagire negativamente con certi farmaci.
Sale iposodico: è sempre utile?
L'utilizzo di sale iposodico ha un significato nutrizionale solo nel caso in cui venga utilizzato nell'identica quantità (o inferiore) del sale tradizionale.
D'altro canto, poiché il sale iposodico “sala di meno” (per il minor contenuto di sodio), la maggior parte delle persone tende a utilizzarne di più vanificandone il significato nutrizionale.
Accorgimenti utili per diminuire l'apporto di sodio con la dieta
Limitare l'apporto di sodio con gli alimenti è tutto sommato facile, basta adottare alcuni semplici accorgimenti:
- Limitare il consumo di cibi conservati sotto sale o trasformati (salumi, insaccati cotti, formaggi - ad eccezione di piccole quantità di stracchino, mozzarella, ricotta fresca e fiocchi di latte - tonno o sgombro in scatola, verdure in salamoia, carne e pesce essiccati, affumicati ecc.)
- Limitare il consumo di cibi confezionati (crackers, grissini, taralli, crostini, patatine in sacchetto, nachos, popcorn in busta ecc)
- Non aggiungere sale sugli alimenti; è utile rimuovere la saliera dalla tavola
- Utilizzare poco sale durante la cottura (quando si prepara la pasta, abituarsi, per esempio, ad aggiungere il sale gradualmente e solo a cottura ormai terminata; in questo modo si riduce considerevolmente la quantità di sale assorbito re dalla pasta o dal riso)
- Esaltare la sapidità dei cibi con altri condimenti, come le spezie, il limone o l'aceto tradizionale/balsamico; evitare i brodi di carne e di dado
- Se la frutta è gradita, può essere consumata in sostituzione degli snack salati come spuntino.
Il contributo del sodio presente nell'acqua che beviamo è praticamente nullo, dato che in un litro di una comune acqua oligominerale ne ritroviamo soltanto 5-15 mg.
In generale, la dieta di un paziente che è stato colpito da infarto non dovrebbe apportare più di 2 grammi (2.000 mg) di sodio al giorno, o anche meno quando i valori pressori sono particolarmente elevati.
Note: il contenuto in sodio degli alimenti trasformati varia in base alle metodiche produttive utilizzate; per questo motivo raccomandiamo di abituarsi a controllare l'etichetta dei vari prodotti alimentari prima di acquistarli.
Dieta iposodica: è determinante per tutti?
Nella dieta post infarto la dieta iposodica è considerata una caratteristica nutrizionale molto utile.
Il sodio naturalmente contenuto nei cibi “grezzi” è sufficiente a compensare le richieste dell'organismo (eccezion fatta per gli sportivi che sudano molto) e tutto quello aggiunto o presente negli alimenti lavorati è da considerare “di troppo”.
Bisogna però ammettere che la dieta priva di sale è mediamente poco tollerata e, soprattutto quando assume anche un ruolo dimagrante (poche calorie), ha una percentuale di rinuncia molto elevata.
Abbiamo già visto che la dieta iposodica nel post infarto assume un ruolo preventivo-curativo nei confronti della ritenzione idrosalina e dell'ipertensione arteriosa.
D'altro canto, la sensibilità al sodio e la conseguente predisposizione all'ipertensione arteriosa è soggettiva.
Esistono infatti delle forme di ipertensione, dette sodio-sensibili, nelle quali l'esubero di questo minerale è fortemente nocivo, e delle altre che subiscono meno negativamente tale effetto.
Spesso, in questi ultimi casi, è di maggior importanza preservare il peso fisiologico curando o prevenendo il sovrappeso.
In conclusione, la dieta iposodica è un fattore nutrizionale che “può” essere necessario alla terapia post infarto ma, soprattutto in caso di sovrappeso e difficoltà nel dimagrimento, è necessario valutarne accuratamente l'impatto sulla gradevolezza del regime alimentare.
Qualora si dimostri eccessivamente sgradevole, potrebbe essere consigliato accontentarsi di una diminuzione parziale del sodio complessivo, privilegiando invece l'aspetto dimagrante della terapia.
Contenuto in sodio di alcuni alimenti (espresso in mg/100 g)
ALIMENTO | Sodio (mg/100g) | ALIMENTO | Sodio (mg/100g) |
bistecca | 60 | pomodoro | 3 |
bistecca surgelata | 1300 | ketchup | 1040 |
filetto di maiale | 290 | piselli | 1 |
salsiccia | 1100 | piselli in scatola | 230 |
pollo | 50 | arachide | 5 |
lardo | 68 | burro di noccioline | 600 |
salmone fresco | 48 | patata | 3 |
salmone affumicato | 520 | patate fritte | 1000 |
passera, sogliola | 80 | cipolla | 10 |
sardine al pomodoro | 40 | cipolle all'aceto | 1420 |
ostrica | 73 | pop-corn naturale | 3 |
capa santa surgelata | 206 | pop-corn salato | 1940 |
cavolo | 20 | riso soffiato | 360 |
crauti | 750 | latte intero di mucca | 50 |
asparago | 2 | latte materno | 16 |
Ulteriori Consigli
Consigli utili e caratteristiche nutrizionali della dieta post infarto
Aldilà delle importanti raccomandazioni nutrizionali fin qui elencate, la dieta nel post-infarto dovrebbe ricalcare a grandi linee quella consigliata per le persone sane.
Grassi nella dieta post infarto
-
Grassi “cattivi”: particolare attenzione dovrebbe essere posta nel limitare l'apporto di colesterolo e acidi grassi saturi, idrogenati e in conformazione trans.
- I grassi saturi si trovano in elevate quantità nei lipidi solidi a temperatura ambiente, come quelli della carne (tagli grassi come il lardo e la pancetta), del burro, dei formaggi grassi e di certi oli tropicali (palma, palmisto ecc).
- Il colesterolo è presente soltanto negli alimenti di origine animale, come i suddetti, il tuorlo d'uovo, le frattaglie, i crostacei e certi molluschi.
- I lipidi idrogenati, invece - spesso ricchi di acidi grassi trans - si ritrovano in molte margarine e nei grassi lavorati che li contengono; ad esempio biscotti, cracker e snack fritti.
- Grassi “buoni”: in almeno tre occasioni settimanali è importante sostituire la carne con i legumi e con il pesce. Quest'ultimo - specialmente quello azzurro del mediterraneo, il merluzzo e il salmone - è ricco dei famosi acidi grassi omega tre, che hanno un effetto protettivo sulle malattie cardiovascolari. Altri acidi grassi essenziali omega 3 e alcuni omega 6 (anch'essi, nelle giuste quantità, benefici per le patologie metaboliche) abbondano in certi semi oleosi e oli che se ne ricavano (olio di kiwi, di noce, di canapa, di lino ecc). Da non sottovalutare l'importanza delle lecitine (contenute principalmente nei legumi e nel tuorlo d'uovo – che tuttavia è anche ricco di colesterolo), utili per diminuire i valori di colesterolo ematico. Inoltre, va ricordata l'importanza dei fitosteroli che come vedremo in seguito sono anch'essi molto utili per combattere le alterazioni negative della colesterolemia.
Antiossidanti nella dieta post infarto
"Consumare un arcobaleno di alimenti" è un'espressione metaforica con cui si sottolinea l'importanza di consumare un'ampia varietà di cibi naturali colorati, ricchi di vitamine e antiossidanti.
Queste sostanze sono contenute nella frutta e nella verdura, a cui donano tipiche colorazioni: gli antociani nei frutti di bosco, il licopene nei pomodori, i carotenoidi nella carota, la clorofilla nei vegetali a foglia verde ecc (vedi dieta dei colori).
Se possibile, si consiglia di preferire frutta e verdura di stagione.
Una dieta ricca di questi alimenti apporta numerose sostanze funzionali (fitocomplessi tra cui anche fitosteroli), che agiscono armoniosamente nel regolare le funzioni biologiche ed eliminano qualsiasi necessità di ricorrere a integratori vari.
Le linee guida italiane per una sana alimentazione consigliano di consumare almeno 5 porzioni al giorno di vegetali, dove ognuna di queste è rappresentata, ad esempio, da un frutto di media grandezza (con dimensioni simili a una pallina da tennis), una tazza (240 ml) di macedonia o 120 ml di succo di frutta al 100%.
Fibre e indice glicemico nella dieta post infarto
E' importante consumare cibi ricchi di fibre e limitare gli zuccheri ad alto indice glicemico (detti anche carboidrati raffinati).
Le migliori fonti di fibre sono la frutta e la verdura fresca, i cereali integrali e i legumi.
I cibi purificati o ricchi di zuccheri raffinati - come i succhi di frutta industriali, le bevande dolci gassate, il pane e la pasta bianchi - sono invece poveri di fibre e ricchi di carboidrati ad alto indice glicemico; per questo motivo, dovrebbero essere limitati sia nella prevenzione primaria dell'infarto miocardico che in quella secondaria.
Potassio e magnesio nella dieta post infarto
Potassio e magnesio sono due minerali che hanno un'azione positiva sull'ipertensione e agiscono come alcalinizzanti.
Favoriscono l'escrezione urinaria del sodio e sono molto importanti nel trattamento delle forme sodio sensibili.
Il potassio è abbondante nella maggior parte dei cibi, anche se il VI e VII gruppo fondamentale degli alimenti (frutti e ortaggi freschi) sono considerati la fonte nutrizionale più rilevante .
Il magnesio è meno abbondante nella dieta e le fonti nutrizionali più rilevanti sono i cereali integrali e le leguminose (III e IV gruppo fondamentale degli alimenti); questo minerale non manca poi nella frutta, nella verdura e nei semi oleosi.